Liturgia: Benedetto XVI riporta i neocatecumenali sul retto cammino

Il documento riservato con cui il papa tronca gli abusi del Cammino Neocatecumenale nel modo di celebrare la messa.

di Sandro Magister

ROMA, 27 dicembre 2005 – Nel suo poderoso discorso prenatalizio alla curia, Benedetto XVI ha dedicato un passaggio anche al sinodo dei vescovi sull’eucaristia, tenuto in Vaticano lo scorso ottobre. Il papa ha apprezzato che “dappertutto nella Chiesa si stia risvegliando la gioia dell’adorazione del Signore risorto, presente nell'Eucaristia con carne e sangue, con corpo e anima, con divinità e umanità”.

Ha ricordato che questo risveglio dell’adorazione eucaristica s’è manifestato anche nella Giornata Mondiale della Gioventù dello scorso agosto, a Colonia. E l’ha contrapposto a una tendenza invalsa nel dopoconcilio, da lui giudicata negativa:

“Nel periodo della riforma liturgica spesso la messa e l'adorazione fuori di essa erano viste come in contrasto tra loro: il pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato, secondo un’obiezione allora diffusa”.

Questa tendenza ha lasciato il suo segno nel modo in cui si celebra la messa, in molti luoghi. E continua ad avere importanti sostenitori. Ad esempio, nel sinodo dello scorso ottobre, l’arcivescovo di Agana, nell’isola di Guam, Anthony Sablan Apuron, presidente della conferenza episcopale del Pacifico, ha chiesto che si estenda l’uso di far la comunione seduti, perché “se l’eucaristia è un banchetto, questa è la postura più adatta”.

Gli ha fatto eco il vescovo polacco Zbigniew Kiernikowski, di Siedice, secondo cui, per evidenziare che la messa è un banchetto, “il pane dovrebbe avere l’aspetto di un cibo” e “il calice dovrebbe essere dato per berne”.

Entrambi questi vescovi hanno portato come esempio da seguire il modo di celebrare la messa in uso tra i neocatecumenali.

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È il Cammino Neocatecumenale, infatti, tra i nuovi movimenti sorti nella Chiesa cattolica, quello che si è spinto più in là nell’innovare il modo di celebrare la messa. Nel Cammino Neocatecumenale la comunione si fa seduti attorno a una grande mensa quadrata, col pane che è una grossa pagnotta divisa fra i commensali e col vino che circola di mano in mano in boccali. Ma non è solo la comunione a distaccarsi dalla liturgia tradizionale. Anche altre parti della messa registrano sensibili innovazioni.

Ad esempio, nella liturgia della Parola le letture sono commentate ciascuna da lunghe “ammonizioni” da parte dei catechisti del gruppo, e seguite da “risonanze” da parte di numerosi presenti. L’omelia del sacerdote si distingue poco o per nulla dall’insieme dei commenti. Anche i tempi e i luoghi delle messe sono particolari. I neocatecumenali celebrano le loro messe non la domenica ma il sabato sera, in piccoli gruppi, separatamente dalla comunità parrocchiale alla quale appartengono. Dato che ciascun gruppo neocatecumenale corrisponde a un suo particolare stadio del Cammino, ciascun gruppo di venti-trenta persone ha la sua messa. Se in una parrocchia i neocatecumenali hanno dieci gruppi, il sabato sera celebrano dieci messe a sé stanti, in locali separati.

Dal 2002 lo statuto approvato dalla Santa Sede obbliga le messe dei neocatecumenali ad essere “aperte anche ad altri fedeli” (art. 13, 3), ma nei fatti niente è cambiato. I loro riti d'ingresso sono scambi di saluti, di presentazioni, di applausi che fanno da naturale sbarramento agli estranei.

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Ebbene, su tutto questo Benedetto XVI ha scritto la parola fine.

A metà dicembre i fondatori e dirigenti del Cammino Neocatecumenale – gli spagnoli Kiko Argüello e Carmen Hernandez e il sacerdote italiano Mario Pezzi – hanno ricevuto una lettera di due pagine dal cardinale Francis Arinze, prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, con un elenco di “decisioni del Santo Padre” alle quali dovranno ubbidire.

La lettera è riprodotta più sotto. Dei sei punti in cui si articolano le direttive del papa, uno solo concede ai neocatecumenali di continuare come fanno. Riguarda lo scambio della pace anticipato a prima dell’offertorio: prassi tradizionale nella liturgia cristiana e in uso fino ad oggi, ad esempio, nel rito ambrosiano celebrato nell’arcidiocesi di Milano. Su tutti gli altri punti il Cammino Neocatecumenale dovrà azzerare gran parte delle sue innovazioni liturgiche.

Nel praticarle, fino a ieri i fondatori e dirigenti del Cammino s’erano fatti scudo di autorizzazioni verbali accordate – a loro dire – da Giovanni Paolo II. Ma con Benedetto XVI la vacanza è finita. E sta per finire anche per gli abusi liturgici praticati nell’insieme della Chiesa. Sarà di grande interesse, in proposito, il documento che papa Joseph Ratzinger emanerà a coronamento del sinodo sull’eucaristia. La lettera del cardinale Arinze è stata recapitata ad Argüello, Hernandez e Pezzi in via riservata. Ma il 22 dicembre il vaticanista Andrea Tornielli ne ha dato notizia sul quotidiano “il Giornale”.

Eccola qui di seguito per intero:

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”Sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre...”

Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum

Prot. 2520/03/L

Dalla Città del Vaticano, 1 dicembre 2005

Egregi Signor Kiko Argüello, Sig.na Carmen Hernandez e Rev.do Padre Mario Pezzi,

a seguito dei dialoghi intercorsi con questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti circa la celebrazione della Santissima Eucaristia nelle comunità del Cammino Neocatecumenale, in linea con gli orientamenti emersi nell’incontro con Voi dell’11 novembre c.a., sono a comunicarVi le decisioni del Santo Padre.

Nella celebrazione della Santa Messa, il Cammino Neocatecumenale accetterà e seguirà i libri liturgici approvati dalla Chiesa, senza omettere né aggiungere nulla. Inoltre, circa alcuni elementi si sottolineano le indicazioni e precisazioni che seguono:

1. La Domenica è il “Dies Domini”, come ha voluto illustrare il Servo di Dio, il Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica sul Giorno del Signore. Perciò il Cammino Neocatecumenale deve entrare in dialogo con il Vescovo diocesano affinché traspaia anche nel contesto delle celebrazioni liturgiche la testimonianza dell’inserimento nella parrocchia delle comunità del Cammino Neocatecumenale. Almeno una domenica al mese le comunità del Cammino Neocatecumenale devono perciò partecipare alla Santa Messa della comunità parrocchiale.

2. Circa le eventuali monizioni previe alle letture, devono essere brevi. Occorre inoltre attenersi a quanto disposto dall’”Institutio Generalis Missalis Romani” (nn. 105 e 128) e ai Praenotanda dell’”Ordo Lectionum Missae” (nn. 15, 19, 38, 42).

3. L’omelia, per la sua importanza e natura, è riservata al sacerdote o al diacono (cfr. C.I.C., can. 767 § 1). Quanto ad interventi occasionali di testimonianza da parte dei fedeli laici, valgono gli spazi e i modi indicati nell’Istruzione Interdicasteriale “Ecclesiae de Mysterio”, approvata “in forma specifica” dal Papa Giovanni Paolo II e pubblicata il 15 agosto 1997. In tale documento, all’art. 3, §§ 2 e 3, si legge:

§ 2 - “È lecita la proposta di una breve didascalia per favorire la maggior comprensione della liturgia che viene celebrata e anche, eccezionalmente, qualche eventuale testimonianza sempre adeguata alle norme liturgiche e offerta in occasione di liturgie eucaristiche celebrate in particolari giornate (giornata del seminario o del malato, ecc.) se ritenuta oggettivamente conveniente, come illustrativa dell’omelia regolarmente pronunciata dal sacerdote celebrante. Queste didascalie e testimonianze non devono assumere caratteristiche tali da poter essere confuse con l’omelia”.

§3 - “La possibilità del ‘dialogo’ nell’omelia (cfr. Directorium de Missis cum Pueris, n. 48) può essere, talvolta, prudentemente usata dal ministro celebrante come mezzo espositivo, con il quale non si delega ad altri il dovere della predicazione”.

Si tenga inoltre attentamente conto di quanto esposto nell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, al n. 74.

4. Sullo scambio della pace, si concede che il Cammino Neocatecumenale possa usufruire dell’indulto già concesso, fino ad ulteriore disposizione.

5. Sul modo di ricevere la Santa Comunione, si dà al Cammino Neocatecumenale un tempo di transizione (non più di due anni) per passare dal modo invalso nelle sue comunità di ricevere la Santa Comunione (seduti, uso di una mensa addobbata posta al centro della chiesa invece dell’altare dedicato in presbiterio) al modo normale per tutta la Chiesa di ricevere la Santa Comunione. Ciò significa che il Cammino Neocatecumenale deve camminare verso il modo previsto nei libri liturgici per la distribuzione del Corpo e del Sangue di Cristo.

6. Il Cammino Neocatecumenale deve utilizzare anche le altre Preghiere eucaristiche contenute nel messale, e non solo la Preghiera eucaristica II.

In breve, il Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri 1, 2, 3, 4, 5 e 6.

Riconoscente al Signore per i frutti di bene elargiti alla Chiesa mediante le molteplici attività del Cammino Neocatecumenale, colgo l’occasione per porgere distinti saluti.

+ Francis Card. Arinze
Prefetto
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Egregi
Sig. ARGÜELLO Kiko, Sig.na HERNANDEZ Carmen, Rev.do P. PEZZI Mario
Via dei Gonzaga, 205
ROMA

Per capire chi sono i Neocatecumenali:

"Nel nome di Kiko. La carica dei Neocatecumenali"

(da un articolo di Sandro Magister del 1996)

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