Il regime comunista lo aveva raso al suolo. Ma nel cuore di tanti Albanesi quel luogo, incastonato tra le montagne, ha continuato a rappresentare la "casa" di Maria, l’unico faro di speranza capace di rischiarare la lunga notte delle persecuzioni. La storia del Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Scutari, in Albania, si intreccia, nella sua drammaticità, con la storia delle sofferenze del popolo albanese e con la sua tenace speranza. Ed è una storia che si annoda anche, per vie singolari e misteriose, all’Italia, alle vicende di un lembo dell’Italia Centrale, non lontano da Roma: una località che si chiama Genazzano e che da più di cinque secoli ha stretto un legame indissolubile, perché tenacemente "mariano", con i fratelli di fede albanesi. Ma procediamo con ordine. Tutto cominciò nel lontano 1467. A Scutari, piazzaforte albanese tenuta dai Veneziani ma ormai prossima a cadere in mano dei Turchi, un affresco raffigurante la "Madonna del Buon Consiglio" si staccò dalla parete e, si dice, venne portato dagli Angeli in volo fino a Genazzano, la cittadina laziale distante 48 km da Roma, fermandosi il pomeriggio del 25 aprile 1467 su di una parete della Chiesa di Santa Maria. All’indomani, il popolo fece gran festa all’immagine; e da allora ogni anno il 26 Aprile rimane consacrato alla "Madonna del Buon Consiglio", la cui devozione andò rapidamente estendendosi in tutta la Cristianità. Una pia leggenda? Una vicenda mitologica legata semplicemente alla tradizione di un popolo e di un luogo? Molto di più, in realtà. È una storia che testimonia il Calvario ed al tempo stesso il Tabor di un popolo, quello albanese, che dovette molto soffrire nel corso dei secoli, nella stretta delle persecuzioni anticristiane, e che solo da poco più di un decennio è tornato alla vita e alla fede proclamata finalmente senza paura. Sotto il giogo della persecuzione Shkoder, da noi meglio conosciuta come Scutari, è una delle Città più antiche dell’Albania, oggi un importante Centro economico e culturale con circa 190.000 abitanti. Si estende nella parte meridionale della pianura di Mbishkodra, presso il lago di Shkodra [Liqeni i Shkodres], tra i fiumi Drini e Bune, la catena montuosa di Tarabosh ed il Castello di Rozafat. Nel 1396 Scutari cadde sotto il dominio dei Veneziani. Nei decenni successivi, dopo aver resistito strenuamente agli attacchi dei Turchi, finì in mani ottomane nel 1479. La Città fu completamente devastata e un numero molto grande della popolazione perì in una spaventosa strage; altri, più fortunati, fuggirono lontano. Il Santuario della "Madonna del Buon Consiglio", edificato nel VI secolo, era stato distrutto già qualche anno prima, nel 1467, dalle orde ottomane, proprio mentre l’immagine della stessa Vergine appariva miracolosamente a Genazzano, presso Roma, nella Chiesa dei Padri Agostiniani [dove tuttora è venerata]. Il popolo albanese si ribellò più volte al giogo degli ottomani, finché, nel corso della Prima Guerra Mondiale, Scutari fu accerchiata dai Serbi e da questi occupata nell’Aprile del 1913, per poi finire nelle mani degli Austro-Ungarici nel Gennaio del 1916. Nel 1938 Scutari aveva una popolazione di 29.000 abitanti, era la dimora degli Arcivescovi cattolici e in essa erano state aperte molte Scuole affidate a Religiosi. Ma in quegli anni si andava formando anche il gruppo comunista di Scutari, che fu la più grande organizzazione albanese, nata per diffondere la propria nefasta ideologia atea in tutto il Paese.
Una Chiesa martire che risorge Nella Città di Scutari, alle falde della ciclopica fortezza di Rozafat, proprio sul luogo in cui una volta sorgeva la chiesa della "Madonna del Buon Consiglio" con l’affresco trasportato a Genazzano, nel 1917 era stato eretto con grande entusiasmo popolare un nuovo Santuario dedicato sempre alla "Madonna del Buon Consiglio". L’11 febbraio 1943, solennità della Madonna di Lourdes, l’Arcivescovo di Durazzo, mons. Vincenzo Prennushi, vedendo il Comunismo ormai alle porte, volle consacrare la Nazione al Cuore Immacolato di Maria, affermando: "Adesso posso anche morire, perché – comunque vadano le cose – il nostro popolo non perirà". Purtroppo, tale rinascita ebbe breve durata perché nel 1945 l’Albania venne proclamata "Repubblica Popolare Comunista", perdendo così ogni diritto di praticare la propria fede religiosa. Il Santuario della "Madonna del Buon Consiglio" venne raso al suolo; tutte le Chiese furono devastate o trasformate in Magazzini, Teatri e persino in stalle; tutti i Sacerdoti furono ferocemente perseguitati, condannati al carcere, alla tortura e alla fucilazione [tra gli altri: don Ndre Zadeja, padre Daniel Dajani, padre Giovanni Fausti, padre Gjon Shllaku, padre Mattia Prennushi, Provinciale dei Francescani, padre Cirpian Nikaj…; solo per fare qualche nome]. La persecuzione ebbe il suo culmine nel 1967, quando l’Albania si autoproclamò "primo Stato ateo del mondo". Questa situazione terribile continuò fino al 4 Novembre 1990, giorno che segnò l’apertura della nuova epoca, con una Santa Messa celebrata al Cimitero cattolico di Scutari. Questa data fu seguita da altri eventi molto felici: la visita in Albania di Madre Teresa di Calcutta, e poi dello stesso Santo Padre, Giovanni Paolo II, l’apertura del Seminario interdiocesano "Madonna del Buon Consiglio" e, insieme alla ricostituzione della Gerarchia ecclesiastica, la venuta di molti Missionari dalle Chiese sorelle. Tutte le persecuzioni subite dagli Albanesi nel corso degli anni non ne avevano potuto fiaccare né tantomeno distruggere la fede religiosa e, soprattutto, mariana. Già infatti in quel Novembre 1990 l’Albania cominciava la ricostruzione delle sue Chiese e dei suoi venerati Santuari mariani.
Protettrice e Patrona dell’Albania A Genazzano, dove ora sorge il Santuario della "Madre del Buon Consiglio", esisteva un’antica Chiesa del decimo secolo. Nella seconda metà del 1400, una vedova e terziaria agostiniana di nome Petruccia, mise a disposizione tutti i suoi beni per ingrandire e restaurare questa vecchia Chiesa ormai fatiscente. Ma il preventivo di spesa si rilevò insufficiente per portare a termine il progetto. I lavori furono sospesi e la popolazione, con sarcasmo, derideva la santa vedova per l’insuccesso della sua impresa. Ma Petruccia con serenità diceva loro: "Figlioli miei, non vi preoccupate, perché prima che io muoia [ed era già molto vecchia] la Beata Vergine e Sant’Agostino porteranno a termine questa Chiesa!". Non passò un anno dalla predizione perché nel 1467, il 25 di Aprile, festa di San Marco, un’immagine della Beata Vergine apparve miracolosamente in una parete della Chiesa. Secondo diversi testimoni, quell’immagine era venuta in volo da Scutari. L’immagine miracolosa aveva abbandonato la residenza originaria dove era in atto la persecuzione dei Cristiani da parte dei Musulmani e, attraversato il mare in volo, trasportata da due Angeli, era fuggita dal suolo albanese poco prima che il territorio cadesse nelle mani dei Turchi.
Ed è così che la storia del Santuario di Scutari – testimone delle molteplici sofferenze del popolo albanese – si intreccia con la storia e il patrimonio di fede della nostra cara Italia. Diversi Pontefici hanno manifestato una grande devozione verso la "Madonna del Buon Consiglio"; e tra i titoli con i quali l’Ordine Agostiniano onora Maria, quello del "Buon Consiglio" è anche quello che ha avuto più successo e maggior diffusione tra il popolo. Il culto della "Madre del Buon Consiglio", favorito dai Sommi Pontefici, diffuso dagli Agostiniani e sempre sostenuto dai fedeli, trova pure la sua espressione più elevata nella liturgia [cfr. la Messa in onore di "Maria Vergine Madre del Buon Consiglio", n. 33 della raccolta di formulari di ‘Messe della Beata Vergine Maria’]. Papa Giovanni Paolo II, nel benedire la prima pietra del nuovo Santuario, il 25 Aprile 1993, fece dono ai fedeli albanesi dell’immagine, copia perfetta della "Madonna del Buon Consiglio" di Genazzano, da collocarsi nell’erigendo Santuario, proclamandola Protettrice dell’Albania e del suo popolo. La Madonna di Scutari ha sempre guidato e protetto i suoi figli. Ha vegliato su di loro nei lunghi anni delle "Catacombe", ed anche ai giorni nostri continua a rispondere alle incessanti, silenti preghiere di un popolo che faticosamente, ma con coraggio, cerca la via del suo futuro di pace e di fede rinata. Maria Di Lorenzo Fonte: rivista "Madre di Dio", giugno 2005 |