Storia dell'ortodossia Il primo millennio della comune storia cristiana è il periodo delle persecuzioni, dell'espansione e dell'organizzazione della Chiesa. Esso registra la formulazione della fede nei dogmi dei sette concili ecumenici e la definizione del culto, la formazione della pentarchia (struttura ecclesiale costituita attorno a cinque sedi principali: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme), uno stretto rapporto tra la Chiesa e l'impero diventato cristiano. Lo scisma del 16.VII.1054 fu il risultato di un processo di estraniamento che cominciò nel sec.VII. Nel 691-692 la Chiesa bizantina celebrò il concilio Trullano, che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non recepita dall'Occidente. L'indebolimento dell'impero bizantino di fronte all'avanzata degli arabi musulmani ne minò la funzione di difensore dell'Occidente dalle invasioni. L'incoronazione (800) di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero, sorto in Occidente anche in opposizione a quello bizantino e che si riteneva legittimo erede della romanità, pose le premesse dello scisma, in quanto si rompeva l'unità politica della cristianità ed entrava in crisi la concezione secondo la quale all'unico regno celeste doveva corrispondere un unico regno terrestre. Sul piano teologico lo scontro Oriente-Occidente si acutizzò con la questione del Filioque. La differenza di visione della Trinità che la formula del Filioque implicava pesò notevolmente anche nella bolla di scomunica di papa Leone IX nel 1054 contro il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario e i suoi fedeli, accusati di aver tolto il Filioque dal Credo. Il patriarca a sua volta ritorse la scomunica contro la Chiesa romana. Le differenze teologiche invocate nel momento dello scisma furono il primato del papa, il Filioque, e il Purgatorio, tutt'ora non riconosciuti dagli ortodossi; l'uso per l'eucaristia del pane lievitato in Oriente e del pane azzimo in Occidente. La separazione venne resa definitiva dalla IV crociata del 1204, dirottata contro Costantinopoli non solo per depredarla economicamente e occuparla politicamente, ma anche per imporre il rito e la giurisdizione latina sulla Chiesa bizantina. Le due parti del mondo cristiano diventarono due Chiese. L'impero di Bisanzio incominciò a essere sottoposto alla terribile pressione dei turchi. In questi secoli di difficoltà della Chiesa ortodossa, furono celebrati dei concili per ricomporre l'unità tra le Chiese greca e latina. I più importanti furono i concili di Lione (1274) e di Ferrara-Firenze (1438-1439). Essi mostrarono che l'idea di una sola Chiesa era ancora viva, ma il desiderio di comunione non si realizzò, perché le motivazioni degli incontri erano politiche più che teologiche: ottenere aiuti economici e militari per far fronte al pericolo turco. Ma gli aiuti non arrivarono e Bisanzio fu sconfitta dall'impero ottomano. Nei secc. XV-XVIII, dopo la caduta dell'impero bizantino, le Chiese ortodosse risentirono l'oppressione di uno Stato la cui fede era l'Islam. Il patriarca ortodosso di Costantinopoli venne nominato "etnarca" cioè capo dei cristiani, considerati "una sola nazione" non per ragioni etniche, ma a causa dell'appartenenza alla stessa religione. La Chiesa assunse il compito di conservare la coscienza etnica dei popoli ortodossi soggiogati ai turchi. Il regime islamico proibiva il proselitismo e puniva la conversione di un musulmano al cristianesimo con la pena capitale. Ai cristiani invece si chiedeva di rinnegare la propria fede per poter occupare posti nell'amministrazione pubblica. Mentre il patriarca di Costantinopoli acquistava prestigio, quelli di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme perdevano di importanza. Anche i paesi ortodossi si confrontarono con la Riforma protestante e con la Controriforma cattolica. Alcuni gruppi di fedeli ortodossi vennero distaccati dalle loro Chiese e formarono Chiese cattoliche di rito orientale o "uniate" in Ucraina, Transilvania, Cecoslovacchia, e nel patriarcato di Antiochia. Il risveglio delle nazioni nei secc.XIX-XX non rimase senza conseguenze nella vita delle Chiese ortodosse. Nel 1821 i greci ottennero la liberazione dai turchi e rifondarono il loro Stato. Con il crollo dell'impero ottomano e dell'impero austro-ungarico si formarono nuovi Stati, le cui Chiese reclamarono la piena indipendenza ecclesiastica, o autocefalia, dal patriarcato di Costantinopoli. A una difficile prova le Chiese ortodosse furono sottoposte quando dal 1917-18 nei paesi dell'Unione Sovietica, e dal 1944-45 nei paesi dell'Europa orientale, si trovarono a confrontarsi con l'ateismo di Stato dei regimi comunisti. La situazione generale, pur diversa da paese a paese, fu caratterizzata da limitazioni della libertà religiosa, oppressione dei fedeli e del clero. La creazione nel 1948 del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a cui nel 1961 aderirono anche le Chiese dell'Europa orientale, rese possibile la testimonianza della difficile esperienza pastorale ortodossa. Dopo il crollo dei regimi comunisti nel 1989 le Chiese ortodosse godono di libertà, ma hanno oggettive difficoltà nello svolgimento della loro attività. Esse risentono della crisi materiale generale nei paesi passati dall'economia socialista a quella di libero mercato. Non hanno l'esperienza necessaria per gestire la libertà, fanno fatica a liberarsi dalla paura, ma hanno mostrato un vero fervore spirituale, organizzativo e missionario. Sono state rifondate strutture annullate: diocesi, parrocchie, seminari, facoltà teologiche. Le Chiese ortodosse, quali Chiese nazionali, pur rispettando la formula bizantina della "sinfonia" tra Chiesa e Stato, intendono affermare la loro autonomia, per evitare ingerenze dannose e limitanti. Sul piano ecumenico si è verificata una certa tensione, che si sta attenuando. Dopo aver collaborato per l'abbattimento dei regimi comunisti, le diverse realtà religiose hanno sentito il bisogno di affermare la propria identità e si sono trovate in conflitto tra loro. I conflitti più dolorosi sono stati creati dal proselitismo delle sette occidentali o asiatiche, che trattano i paesi dell'Europa dell'Est come terra di missione, come se in paesi con regimi comunisti tutta la gente fosse diventata atea. I primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli, il 15.III.1992, hanno protestato contro questa attività missionaria che va "a detrimento dell'anelato cammino verso l'unità dei cristiani". Oggi la Chiesa ortodossa si presenta organizzata in 15 Chiese indipendenti tra loro, che confessano la stessa fede, celebrano la stessa liturgia e si organizzano secondo gli stessi principi canonici. Appartengono alle culture greca, slava, romena, araba e si inseriscono sempre di più nelle culture dei paesi occidentali dove si organizzano come diaspora. |