TUTTA LA VITA DI CRISTO FU CROCE E MARTIRIO

 

1 Quanto costò o Gesù la sua vita sulla Terra! 2 Non fu, l'Orto con il Calvario, sofferenza di alcune ore: tutta la vita fu Orto e Calvario. 3 Egli cresceva in età e sapienza e in Lui e con Lui cresceva la croce. Non se ne separò un solo istante: in essa cresceva, in essa soffriva; ma sempre con sorriso e bontà, con i suoi sguardi pieni di fascino e di attrattiva. Così Lo vidi e sentii dentro di me, a soffrire in me e con me. 4 Fu un essere umano che soffrì; una Vita divina che vinse.

 

"Padre l'ora è venuta" (Gv 17,1)

"E' stato messo nel numero dei malfattori" (Lc 22,36)

5 Oggi, giovedì, fin dal mattino presto, mi sentivo molto addolorata: al vedere che tutto il popolo stava in attesa di nuovi avvenimenti, provavo una ripugnanza molto grande e insieme vergogna. Mi pareva di vedere gruppi qua e là intenti a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerdì! che paura! I miei sguardi sembrano penetrare nell'intimo di tutta la moltitudine che occupa le strade: la mia anima sente tutto. Sulla costa di un'altura, presso l'entrata della città, il fico maledetto. Più in basso, un uomo porta sul capo una brocca d'acqua. Si intrecciano abboccamenti... 6 Con gli occhi dell'anima vedo gesti di rancore contro di me; vedo persone che camminano in fretta qua e là a prepararmi il tradimento, la congiura per catturarmi. 7 Oh, come io vedo il tradimento che mi preparano! 8 Cade sopra di me il peso di tutte le umiliazioni: non vi è alcun male che non dicano contro di me. 9 Da lontano, molto lontano, si fanno commenti; il mio nome corre su tante bocche: è diffamato, è avvolto nel fango come foglia che in esso marcisce. La mia anima sente tutto e si disfa nel dolore. 10 Tutto questo che io sento e vedo, è avvenuto in Te, o Gesù! Sono sofferenze tue; e tutte le hai sofferte per amor mio!

 

« Parto ma resto con voi »

11 Mi si impresse nell'anima la visione di Gesù con gli apostoli. Gesù vedeva approssimarsi la morte e, quasi senza forze per affrontare la separazione da loro, diceva: « Egiunta la mia ora: vado a morire. Parto, ma resto con voi ». E il Cuore divino di Gesù ardeva di amore. Passavano le ore. L'orrore della sofferenza aumentava, ma anche l'amore cresceva. Io sentivo il mio petto come una fornace e il cuore in essa, come un recipiente sul fuoco, era in continua ebollizione: quanto più bolliva, più traboccava; quanto più traboccava, più si riempiva. Gesù fissava la Mamma; tornava a fissare gli apostoli. In un dolore molto profondo mormorava:« Devo lasciarvi, ma non posso separarmi da voi. Io vado, ma resto: mi lega a voi il mio amore ». I legami d'amore di Gesù si avvolgevano sempre più al Cuore santissimo della Madre e degli apostoli .

 

« Devo dare il Cielo al mondo »

12 Corre verso di me la morte. Il sepolcro è pronto. 13 La mia anima vede che tutti già si preparano per catturarmi e togliermi la vita ad ogni costo. 14  Vede tutto ciò che strapperà la vita al corpo. 15 Mi sento consumare dalla visione dell'agonia nell'Orto e della morte. 16 Sento nel cuore le corde che domani legheranno il corpo; sento gli schiaffi e gli sputi che dovranno cadere sul volto. 17 Vedo la grande corona di spine che, in forma di casco, dovrà avvolgere il mio capo. 18    La mia anima geme e agonizza. Triste giovedì! che cosa mi aspetta mai! Sento e vedo che il mio sangue tra poco scorrerà dal corpo. 19 Sento che le anime ne dovranno essere bagnate. 20 Già vedo la croce! 21 Sono di scandalo in mezzo alla moltitudine. L'anima piange; il corpo trema. 22 O Orto, o Calvario, o morte, o orrore, o sgomento! 23 Il mio spirito si mantiene fisso nel Signore. In silenzio, vado esclamando: « Mio Dio, mio Dio! Padre mio, Padre mio! ». 24 Fisso i miei occhi al Cielo: « Avvenga ciò che deve avvenire! Devo dare il Cielo al mondo. Devo comprarlo con la moneta della mia sofferenza ».

 

 « Una tristezza mortale mi opprime » (Mt 26,38)

25 Nel pomeriggio avevo l'impressione di percorrere delle strade. Camminavo, ed ero schernita da quanti mi vedevano e additata come rea di tutte le colpe, come la più grande criminale. 26 Vidi la terra dell'Orto, il luogo che sarebbe stato irrorato con il mio sangue. In un impulso di amore volevo baciare ed abbracciare quel terreno. 27 Più di una volta venne verso il mio cuore l'immagine della montagna del Calvario, grande come il cielo. La mia anima vedeva sulla sua cima, presso la croce, la Mamma piangente in grande agonia, attorniata da alcune anime care. Vedevo la Maddalena sciolta in lacrime. 28 Il mio cuore ripeteva: « L'anima mia è triste fino a morirne ». 29 Io mi interessavo di tutte le cose e il mio pensiero stava sempre nell'Orto. Camminavo per diverse strade e il cuore viveva sempre là. Non valeva la pena parlare anticipatamente di quelle sofferenze: non sarei stata compresa.

 

Due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore

30 Il dolore, lo sgomento schiacciavano il cuore: lo distruggevano. L'amore lo ricreava. E così ripetute volte. 31 Il mio cuore volava verso l'Orto a bere alla fonte di ogni dolore. Portava con sé un'altra fonte, più ricca ancora: quella dell'amore. Questo mi obbligava a bere nell'altra. 32 Sentivo in me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore. Quello di amore stava sopra il suolo dell'Orto; e in esso sfociava, ma senza esaurirsi, il mare di dolore. L'amore tutto assorbiva. 33 Un fuoco divoratore bruciava tutto il mio intimo giungeva fino alle labbra secche e aride: era fuoco di amore, era fuoco di consegna totale, era fuoco di vita. 34 L'amore vibrava; l'amore cresceva, vinceva, copriva il dolore. Che cuore grande, io avevo! Grande come Dio. Oh, quanto è grande, grande, infinitamente grande l'amore di Dio!

 

« Per eliminare il peccato offre se stesso in sacrificio » (Eb 9,26)

35 Il mondo era tutto tenebre e guerra: era come un mare immenso scatenato contro di me. Io mi sentivo assalita e ferita da tutti. Ma il cuore amava; e amava tanto che, per liberare dalle tenebre quanti mi ferivano, andavo a dare la vita. 36 Per tutto il giorno non potei distogliere il mio spirito dall'Orto. Ma una Vita suprema, che era in me, leniva il mio dolore. Questa Vita aveva in sé la visione e il ricordo di essere discesa sulla Terra, inviata dall'Eterno Padre. 37 Mi offersi, per Suo amore, a pagare tutto il debito dell'umanità intera. Soltanto la sua divina Volontà era la mia; mia era la sua Vita; mio era il suo Amore. 38 La volontà ferma e totale di compiere la Volontà dell'Altissimo, fu ciò che rese soave il dolore di questa giornata; dolore che non mi pareva di un giorno, bensì di molti anni. Parlavo, camminavo, lavoravo, con il mondo nel cuore.

 

« Gerusalemme! Gerusalemme! Tu metti a morte i profeti » (Mt 23,37)

39 Da me partivano, verso la città di Gerusalemme, i più dolci e teneri sguardi: erano sguardi di invito, sguardi di compassione. Ma oh, che cosa io vedevo uscire di là, quale rivolta contro di me! 40 Piansi, o meglio, pianse la mia anima. Le mie lacrime erano lacrime di Padre: erano un incessante invito al pentimento. Era l'ora della Grazia, che non sarebbe più tornata! 41 Io vedevo ciò che la Città era e ciò che sarebbe stata verso di me. E piangevo per quanto le sarebbe accaduto e perché non approfittava dell'ora di Grazia che le era data. La mia anima piangeva e fissava l'umanità intera. Penetrava tutto e in tutti i cuori che sarebbero esistiti.

 

«Giuda si mette d'accordo per aiutare a impadronirsi di Gesù» (Lc 22,4)

42 La mia anima soffrì molto nel vedere Giuda contrattare, di porta in porta, la vendita di Gesù. I suoi occhi e i suoi capelli parevano essere già quelli del maligno. Dentro di me vi erano gli occhi divini di Gesù, che seguivano Giuda ovunque. Tutti i passi, uno per uno, che egli faceva verso un così crudele tradimento, erano come pugnali che si configgevano nel Cuore divino e rudi e nere corde che lo stringevano crudelmente. 43 Mi sentivo disperare. La disperazione era in me, ma credo non fosse mia; infatti la mia anima si manteneva in pace. Il mio Gesù mi fece comprendere che tale disperazione era quella di Giuda. Essa rese più intense tutte le sofferenze della sua santa Passione.

 

« Per prendere su di sé i peccati degli uomini » (Eb 9,28)

44 Cominciai a sentire e a vedere, come luce splendente, la vita del Cielo: si macchiava immergendosi nella Terra. Era Gesù che veniva a soffrire. 45 Mi pareva venissero dal Cielo raggi di sole che davano vita alla Terra, sommersa in fitte tenebre, illuminandola. Contro questo sole avanzavano nubi nere, spaventose, per coprirlo. Mi pareva di avere Gesù in me: contemplava questo sole e fissava le nubi formate da tutte le malvagità. Egli si lanciava verso le nubi per abbracciarle, pur sentendone spavento. Il suo divin corpo si copriva di sudore. 46 Egli piangeva, gemeva. Lo sentivo curvarsi sotto il peso schiacciante dell'umanità. 47 Egli doveva diventare una massa sola con il mondo, doveva immergersi nel fango; ed aveva paura. Era come un lanciarsi nel fuoco per esserne bruciato. Il suo divino amore era molto grande: Lo obbligava ad unirsi a noi, a rivestirsi delle nostre malvagità. L'unione della Purezza somma con il fango immondo! 48 Di tanto in tanto, Gesù fissava il Cielo e lodava il suo Eterno Padre.

 

« Ma io sono un verme e non un uomo » (Sal 21,7)

49 Verso sera sentii come se mi togliessero un bel vestito, che mi conferiva tutta la grazia e la bellezza, e mi facessero indossare un abito mondiale, che mi fece diventare scandalo per tutta la gente: tanta era la corruzione di cui era tessuto! 50 Sentii come se assumessi tutta la malvagità umana. Tutto entrò in me: io ero il mondo. 51 Mi pareva di essere venuta dal Cielo a trasformarmi in un verme della Terra. Ero un verme nauseante, putrefatto, corroso, che avanzava scavando sempre dentro tutta la Terra immonda. 52 Ne provai tale tormento da non potere resistere. Cominciò il mio cuore ad ardere. Su questo fuoco ardente si abbatté un mondo di miserie, tutto malvagità e furore infernale. Su questo mondo venne il Cielo. Si ingaggiò una lotta, una grande guerra: il Cielo contro la Terra; la Grandezza contro il nulla; la Purezza contro il fango. 54 Il Cielo scendeva sulla Terra morta per il peccato. Pareva che il firmamento si dissolvesse in fuoco. Mio Dio, che rivolta! Sentivo che le anime non temevano Dio.

 

« Una nuova alleanza tra Dio e gli uomini » (Eb 9,15)

55 Tutta la giustizia del Cielo si riversò sopra di me! 56 Il Cielo pareva respingermi. Ma vi era in me una forza che non badava a ciò che dovevo soffrire. E io aprivo le braccia per abbracciare l'immensità di quel dolore; immersa in esso, volevo dare la vita alla Terra, volevo dar luce. 57 Cominciai a sentire vivamente nella mia anima l'indignazione del Cielo contro la Terra. Dovevo riconciliare il Cielo con la Terra. Dovevo essere riconciliato e, allo stesso tempo, dare una nuova vita. Ero corruzione e dovevo, con il mio sangue, cancellare la corruzione. Ero nulla e, allo stesso tempo, stavo nelle altezze: avevo la vita stessa di Dio e ne ero la giustizia stessa. 58 La malvagità del mondo saliva, saliva: giunse al Cielo. Sfidò la giustizia divina: respinse l'amore. 59 Nei miei riguardi tutto è disprezzo: dalla Terra e dal Cielo!

 

«Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi» (Lc 22,15)

60 La mia anima vede tutto il mio sangue scorrere per il mondo; e dal mondo tutto è disprezzato e calpestato! La mia carne è dall'umanità mangiata e subito vomitata. Che grande orrore! Meglio sarebbe essere divorata dalle belve. 61 Nuovo fuoco si accende nel mio cuore. Ho aneliti infiniti di darmi: di essere Ostia per alimento e Sangue per bevanda.

INDIETRO