Agosto 1953 Una sera mi ero messa da poco a letto e stavo pregando. Ad un certo momento sentii un piccolo rumore nella cella, ma non ci faci caso. Dopo poco sento come una mano posata sulla testa. Mi impressionai. Allungai il braccio per accendere la luce, ma non la trovai. Mi spaventai. Mentre ero lì, che non sapevo cosa fare, sentii la voce del giovane che avevo visto le due volte precedenti, che mi diceva: - Non temere, sono io, l'angelo del Signore. Allora guardai: era proprio lui! Egli proseguì: - Non avere paura, vengo per il tuo bene. Perché non mi hai ascoltato? Sii buona, ascolta il mio consiglio, altrimenti ti pentirai quando sarà troppo tardi. Se continui così non farai che ingannare! Confessa che questa storia è stata tutta una tua illusione e non pensare più a queste cose. Ero titubante e piena di paura, ma mi ricordai di quello che mi aveva detto il Padre. Volevo prendere l'acqua santa che tenevo sul comodino accanto al letto, ma ebbi paura. Allora presi il Crocifisso che tenevo sempre sul petto e alzandolo dissi: - "In nome di Cristo e della Vergine Immacolata, va’ via di qua!" Egli fece una smorfia, con voce severa disse: - Maledetta tu e chi ti ha suggerito questa cosa: me la pagherai! Se non ci fosse "Lei" ti strozzerei! Diventò come un carbone acceso e fuggì lasciandosi dietro come una scia di fuoco, che durò alcuni minuti. Le lascio immaginare, Padre dell'anima mia, il terrore che provai. Mi prese ancora più forte il timore che tutto quello che c’era stato tra me e la cara Mamma fosse veramente illusione mia. Quale tormento! Non riuscivo più a dormire per la paura. Allora decisi di chiamare di nuovo quel Padre e gli raccontai tutto. Dopo aver ascoltato mi disse - Questa è la rabbia del demonio! Ora sono ancora più convinto che ti ha parlato veramente la Vergine santa per dare quel suo dono all'umanità, come pegno del suo amore di Mamma per la salvezza delle anime. Non avere paura! - Padre, temo tanto! - No, sta' serena! Ti assicuro che la Vergine non permetterà che Satana ti faccia del male. Non sei forse nel suo cuore? - Sì, Padre, mi aiuti lei perché io mi sento tanto piccola e povera!... E lui: - Abbi fiducia e vivi il tuo abbandono totale in Lei che ti ama con cuore e tenerezza materna! L'ANGELO DELLE TENEBRE GETTA LA MASCHERA "Ecco, sono qui, ora me la pagherai!" Novembre 1953 In quel periodo c'era in uno dei due dormitori pericolo di cedimento, per lo spostamento delle travi, e fummo perciò costrette a ritirarci tutte nell'altro. Ci eravamo perciò accordate di dormire in due per ogni cella, con un piccolo paravento a separazione dei letti. Qui è avvenne il colpo più grosso. Quella sera io ero già a letto, così pure la sorella vicina, e mi sembrava che lei già avesse preso sonno. Non so il perché, ma non ero capace di dormire. Dopo circa un'ora, mi sentii chiamare da una voce che mi impaurì dicendo: - Ecco, io sono qui: ora me la pagherai! Aprii gli occhi e mi vidi davanti quel giovane che diceva di essere l'angelo del Signore. Solo Dio sa quale fu lo spavento che provai!, solo Dio lo sa. (...) Egli mostrava di volersi avvicinare al mio letto (...) Non so, caro Padre mio, se può immaginare quello che provai! Fuggire non potevo... Quanta angoscia avvertii dentro di me...! Mi vidi perduta e, senza volerlo, mi misi a chiamare aiuto. La sorella si svegliò chiedendomi se mi sentissi male. Subito si è avvicinò al mio letto, vedendomi tremare dalla paura mi chiese: - Che cosa hai? Le risposi: - Per carità; butta acqua santa, che c'è il demonio! Prega la Vergine Santa che allontani da me questo mostro, mi sento morire! La poverina, si mise a fare segni di croce con l'acqua benedetta e recitare l'Ave Maria. Non so spiegare quello che avvenne. So che quel giovane si trasformò in un mostro ributtante e fuggì urlando, facendo tremare la stanza. Avendo chiesto alla sorella che dormiva nella stessa cella con me, se avesse visto qualche cosa, mi rispose: - No, però sentivo che succedeva qualche cosa che non sapevo spiegarmi. (…). Scusi, Padre dell'anima mia, se le ho raccontato tutto questo. Mi sono fatta violenza solo per ubbidire (…). |