In convento a sedici anni Caterina di Geri de’ Pazzi nacque a Firenze nel 1566 da una nobile e facoltosa famiglia. Fece la prima Comunione a dieci anni, cosa molto insolita a quei tempi, e nello stesso anno ebbe la prima estasi, un dono del Signore che si ripeterà altre volte. Tornata a Firenze, dopo una breve parentesi a Cortona, all’età di quindici anni chiese di fare due settimane di “stage” vocazionale, non in azienda, quindi, ma in convento, per studiare il proprio futuro, la propria professione da esercitare nella vita (vocazione). Questa esperienza la fece tra le carmelitane di Santa Maria degli Angeli a Firenze, un convento di stretta osservanza. E Caterina superò la prova, brillantemente. Capì qual era la strada che Dio voleva da lei. E nonostante la giovane età aveva gia deciso. La famiglia, fece grandi resistenze: farsi monaca, lei una ragazza nobile, ricca, bella, con all’orizzonte un ottimo matrimonio? Aveva un futuro ricco e brillante, senza problemi economici o di inserimento nella società nobile fiorentina. Ma cosa voleva di più a sedici anni? Sì, Caterina voleva di più, molto di più: voleva Dio stesso, il Tutto che dà senso a tutto. Non era una infatuazione adolescenziale la sua, ma una ferma decisione, non un proposito di corto respiro, ma un progetto per tutta la vita. Le pressioni aumentarono, ma lei non cedette. Come molti genitori “moderni” che non accettano la vocazione religiosa dei loro figli, anche il padre di Caterina non voleva assolutamente. Tuttavia alla fine cedette e, per consolarsi davanti alla “perdita” della figlia così giovane e così bella, ottenne da lei il permesso (era una condizione) di farle un ritratto, da ammirare a casa e da mostrare... ai propri amici. E così nel 1582 Caterina entrò in convento, vestendo l’abito carmelitano, e prendendo un nuovo nome: Maria Maddalena. Già durante il noviziato fu colpita da una misteriosa e dolorosa malattia. Per i dottori non c’era niente da fare, loro vedevano già le porte del Paradiso aprirsi per la giovane suora. La madre superiora poi, molto premurosa, le permise di fare in anticipo (non c’era più tempo terreno!) la professione religiosa, per questo la portarono in cappella. Era il mattino del 27 maggio 1584, festa della Santissima Trinità. Subito dopo entrò in estasi molto profonda che la unì spiritualmente alla Trinità, durante la quale, come lei stessa affermò, aveva offerto a Dio il proprio cuore. Si “risvegliò” tra le lacrime, di consolazione e di gioia, per quello che aveva sperimentato. Lassù avevano stabilito diversamente, ed infatti Maria Maddalena guarì miracolosamente e riprese la propria formazione principalmente con lo studio della Scrittura (i Vangeli in particolare), dei Padri della Chiesa (in primis Sant’Agostino), e gli scritti dei Santi (con un posto d’onore per Santa Caterina da Siena). Compartecipazione alle sofferenze di Cristo per la Chiesa Quella prima esperienza soprannaturale non rimase isolata, infatti i fenomeni estatici continuarono in modo impressionante anche in seguito. L’8 giugno 1584 vide il dramma della Passione del Cristo; due giorni dopo scambiò il proprio cuore con quello di Gesù, il 28 giugno ricevette le stigmate e alcuni giorni dopo, il 6 luglio, la corona di spine. Nell’aprile dell’anno seguente ricevette dal Cristo un anello, simbolo delle nozze mistiche. Questi rapimenti, puro dono di Dio, avvenivano non solo durante la preghiera ma anche durante altre attività, come affermarono i testimoni. Il suo confessore inoltre per accertarsi che quello che viveva veniva da Dio e che non erano illusioni o frutto di isterismi, le comandò di mettere tutto per iscritto. Ella obbedì naturalmente, anche se poi disse che nonostante tutti i propri sforzi non riusciva a mettere in parole terrene le esperienze che viveva. Il confessore incaricò allora tre sue consorelle a stendere per iscritto le parole pronunciate da Suor Maria Maddalena durante i rapimenti estatici. Fu proprio questa felice intuizione che ha regalato ai posteri ben cinque volumi di manoscritti, ricchi di profonda dottrina spirituale, che ebbero un impatto profondo sulla spiritualità cristiana dei secoli seguenti fino ai nostri giorni.
Nello stesso anno 1585 le fu detto che sarebbe stata privata della percezione della grazia divina. In altre parole: era l’annuncio di una lunga prova di aridità spirituale, del deserto della desolazione più nera da attraversare, la “notte dello spirito” insomma: si sarebbe sentita esistenzialmente inutile e addirittura abbandonata spiritualmente da Dio, sottoposta ad ogni genere di tentazioni. Fino a quella terribile e drammatica del suicidio. Ma anche in quel momento della più bassa disperazione la sua fede rimase ferma: depose infatti il coltello ai piedi della statua di Cristo e si affidò di nuovo e totalmente a Lui. Dopo essere sopravvissuta alla “fossa dei leoni” come lei chiamò quel terribile periodo di prova, nel 1598 divenne Maestra delle novizie, e alcuni anni dopo anche vice priora. Suor Maria Maddalena poteva insegnare alle altre consorelle, attraverso le sofferenze e le prove spirituali subite e superate. Qual era il suo insegnamento alle novizie e il suo messaggio per noi oggi? Prima di tutto e soprattutto veniva messa in risalto la bontà paterna di Dio, e non il suo volto severo di giudice inflessibile, come si usava in quel tempo. È l’amore infinito del Padre che ci dona il Verbo nell’Incarnazione e attraverso la Sua santa umanità entra in piena comunione con l’umanità di tutti i tempi, e questo avviene attraverso il dono continuo dello Spirito Santo, che ci conforma, se lo si lascia lavorare, al Cristo. Secondo Santa Maria Maddalena la radice di tutto in Dio è l’amore, e questa volontà di amore e donare amore a tutti avrebbe fatto sì che l’Incarnazione sarebbe avvenuta anche senza il peccato. È su questa Umanità di Cristo che ella insiste molto: “Chi non passa per questa santa umanità non può arrivare a salvamento”, essa infatti è “il ponte”, la “scala”, la “nave che conduce in porto”. Il Verbo incarnato posto “come per incudine tra l’ira di Dio e l’iniquità dell’uomo”, è strumento perfetto di Redenzione. Ma nell’insegnamento della Nostra non c’è solo teologia e contemplazione del mistero ineffabile e inesprimibile di Dio, c’è anche un capitolo sull’ascesi: l’anima del discepolo si configura e si unisce a Dio nella misura in cui si spoglia di ogni cosa superflua nel cammino verso Dio e diventa un “nulla”. Di Maria mette in risalto la santità unica: “la più santa che sia stata, sia al presente e abbia a essere per l’avvenire”, la sua maternità spirituale, ed il suo essere Mediatrice di grazia. Anche Maria Maddalena, come Caterina da Siena, si adoperò (su richiesta del Signore) per la riforma della Chiesa. Era una missione difficile ma importante. Compito che la spaventò perché si riteneva inadatta e incapace. Era forse un’idea del diavolo o un’auto illusione? I suoi direttori spirituali la incoraggiarono ad andare avanti. Scrisse alcune lettere al Papa e ad altri prelati in tal senso. Sembra però che tali missive non siano
mai arrivate a destinazione o non siano state prese sul serio. a cura di MARIO SCUDU Tratto dalla rivista "Maria Ausiliatrice", maggio 2004
Davanti al mistero della sofferenza “Davanti al mistero della sofferenza, del pianto, del dolore nella vita dell’uomo, ci dobbiamo perdere nel disegno di Dio. Si tratta di questo, in sostanza. Ci possiamo arrampicare finché vogliamo, ma ad un certo punto ci dobbiamo fermare, perché non c’è più strada. Il disegno di Dio! Di fronte ad esso i nostri perché debbono tacere, le nostre ribellioni debbono cadere. Dobbiamo soltanto adorare. Allora emerge la beatitudine”. Emerge la gioia anche se si è nel dolore, ritorna la speranza anche se si è nella notte, ritorna il sereno dopo la tragica e dolorosa tempesta. Tutto questo quando ci saremmo concentrati non più sul nostro io che soffre, ma sul Dio che consola”. (Card.
Anastasio Ballestrero, carmelitano e già
arcivescovo di Torino) IMMAGINI: 1 Anonimo XVI, Firenze : Per lasciarla entrare in convento, il padre chiese come condizione di avere un ritratto della figlia, ora esposto nel Convento delle Carmelitane a Firenze. 2 Luca Giordano (1680) Chiesa di Santa Maria Maddalena de' Pazzi / |