All'interno
si trova la Cappella dell'Apparizione, con il gruppo ligneo
policromo della Vergine. L'altare su cui posa il gruppo è ricco
di preziosi marmi scolpiti in stile impero, con artistici
bassorilievi. Molte altre sono le opere pregevoli: affreschi,
sculture, tele, intarsi e persino una statua di S. Michele
Arcangelo eseguita in rame sbalzato dorato. Un maestoso organo
occupa tutto l'arco sinistro del transetto, sorretto da otto
colonne di marmo rosso.
Oltre
alle feste mariane della liturgia si celebrano la festa
dell'apparizione, il 29 settembre e la giornata dell'ammalato la
prima domenica di settembre; grande è la partecipazione dei
fedeli.
"BENE AVRAI"
L’Apparizione
della Vergine avvenne nel corso di un periodo politicamente e
religiosamente agitato. Come segno della verità delle sue
parole, assicura a Mario Omodei, la guarigione del fratello
Benedetto
Alcune incisioni rupestri, i
massi coppellati e due corte spade dell’età del bronzo scoperte
nei dintorni, dimostrerebbero che la zona di Tirano fu
probabilmente abitata già in epoche remote.
Le prime notizie storiche documentate risalgono al secolo XI. Un
documento del 1073 parla del castello del Dosso, costruito dalla
famiglia Omodei; in seguito Tirano si costituisce in Comune,
quindi è sottoposto alla Signoria dei Capitanei, dei Visconti e
degli Sforza di Milano.
Lodovico il Moro fortifica
Tirano con una nuova cerchia di mura, con tre porte e con il
nuovo castello di Santa Maria. Proprio in quel periodo,
politicamente e religiosamente tanto agitato, avviene
l’apparizione prodigiosa della Madonna che, con la costruzione
del Santuario, rende celebre la città e l’intera regione.
L’Apparizione
Gli storici della Valtellina
riferiscono che l’Apparizione della Vergine al Beato Mario
Omodei, avviene la mattina del 29 settembre 1504 in Tirano,
presso il ponte della Folla, sul torrente Poschiavino, dove oggi
sorge il Santuario. Sotto l’altare una lapide reca l’iscrizione:
HIC
STETERVNT PEDES MARIAE
(qui si posarono i piedi di Maria).
Don Simone Cabassi, parroco di
Tirano, l’8 settembre 1601 ne descrive per primo la storia.
Il giorno di San Michele, 29 settembre 1504, un contadino “di
santa vita e religiosi costumi”, di nome Mario, della nobile
famiglia degli Omodei, esce di casa prima dello spuntar del
sole, per andare nella vigna a raccogliere alcuni pochi frutti,
quando improvvisamente, ha l’impressione che le cime dei monti
siano illuminate da una nuova strana luce.
Mentre incerto si domanda da
dove provenga tanto chiarore, si sente alzare da terra e
trasportare in un piccolo orticello, coltivato in quella zona
solitaria. Deposto a terra, gli si presenta davanti agli occhi
una fanciulla, dall’apparente età di 14 anni, o poco più, con
una veste candidissima, dalla quale Mario comprende provenire la
strana luce che lo avvolge. La fanciulla, circondata da una
moltitudine di angeli, gli rivolge la parola, chiamandolo per
nome «Mario! Mario!». Il buon Mario, rincuorato, risponde
«Bene?». «Bene avrai!» riprende la fanciulla.
«Vai
a Tirano, e chiedi a quella gente di costruire, in questo
luogo, una chiesa per il culto del Signore ed in onore del
mio santo Nome».
A Mario, preoccupato per
l’incarico ricevuto, che teme di non essere creduto dai
compaesani, la fanciulla assicura che, se non crederanno, la
pestilenza che al presente affligge il bestiame, si estenderà
anche alla popolazione. Come segno dell’autenticità delle sue
parole, gli annuncia la guarigione del fratello Benedetto che ha
appena lasciato infermo.
Terminato il colloquio, la
visione scompare lasciando un’intensa fragranza di soavi
profumi.
Fattosi giorno, Mario, colmo di meraviglia, si precipita nella
chiesa parrocchiale dedicata a San Martino, nella quale i fedeli
stanno assistendo alla celebrazione della prima Messa, ed
annuncia loro a gran voce quanto la Madonna gli ha comunicato.
Dopo un primo iniziale momento
di incredulità e di incertezza, i fedeli corrono alla casa di
Mario, dove constatano la guarigione del fratello Benedetto che
ormai credevano morto, e che invece li accoglie, in piedi, senza
febbre, con solo una leggera debolezza dovuta alla lunga
malattia.
Il Santuario
Il 25 marzo
del 1505 vengono gettate le fondamenta del Santuario di
Nostra Signora di Tirano, su un terreno appartenente a un
capitano degli Sforza. |
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Confermate le parole di Mario
dalla dichiarazione dei medici, che bene conoscono le condizioni
del malato, ora pienamente guarito, l’entusiasmo dei fedeli dà
inizio alla costruzione di una piccola Cappella che in breve
viene completata. Ma il concorso è tanto che subito si sente la
necessità di una Chiesa più ampia e più accogliente, per cui il
25 marzo 1505, festa dell’Annunciazione di Maria, su terreno del
cav. Luigi Quadrio, capitano degli Sforza, vengono gettate le
fondamenta del Santuario attuale che, nel corso dei secoli, si è
sviluppato ed abbellito.
L’Apparizione della Madonna ed il Santuario di Tirano hanno
avuto grande importanza nelle vicende religiose della
Valtellina.
Il Beato
Mario Omodei affermerà di aver visto la Beata Vergine il
giorno di San Michele, il 29 settembre dell’anno 1504.
Proprio negli anni
dell’Apparizione della Madonna, la Valtellina sta diventando
dominio dei Grigioni svizzeri.
Gli abitanti della Valtellina, rassegnati alla loro triste sorte
di essere in continuazione oggetto di invasione da parte degli
stranieri, ritengono i Grigioni non peggiori degli invasori
precedenti. Gli Elvetici però instaurano subito un regime
amministrativo quanto mai fazioso e la Valle è abbandonata
all’arbitrio di governatori mercenari e ostilmente rapaci.
Quando poi iniziano le lotte di carattere religioso, il dominio
dei Grigioni diventa estremamente vessatorio.
Nei primi decenni che seguono
l’Apparizione, i Grigioni passano in maggioranza alla riforma
protestante e tentano ogni via per introdurre in Valtellina il
protestantesimo. Gli abitanti della Valtellina resistono con
impavida fermezza. Nel clima di pressione calvinista, Tirano,
per la sua posizione geografica, viene a trovarsi
particolarmente esposta agli attacchi dell’eresia. Si rivela
allora quanto sia stato provvidenziale l’intervento della
Madonna e soprattutto quanta importanza abbia avuto il Santuario
che diventa ben presto centro di intenso fervore religioso e di
resistenza spirituale della Valtellina.
Proprio a Tirano si manifesta
più vivace l’opposizione cattolica ai soprusi religiosi dei
Grigioni. In un’atmosfera di tensione e di accesa rivalità si
svolgono a Tirano nel 1595 le dispute del prevosto Cabasso e
dell’arciprete Rusca, ardimentosi esponenti del clero
valtellinese che ha intuito il pericolo incombente sulle
vallate. La visita di San Carlo Borromeo al Santuario, avvenuta
in quegli anni, ha lo scopo di rincuorare i cattolici della
Valtellina, e dimostra come il grande Cardinale avesse intuito
che il cedimento spirituale della Valle avrebbe dato via libera
al protestantesimo in tutta l’alta Italia. Nei primi anni del
’600, la devozione alla Vergine di Tirano si è propagata
intensamente ed il Santuario ha raggiunto il suo massimo
splendore.
Ma proprio in questo periodo,
anche i contrasti religiosi coi Grigioni si vanno acuendo e
conducono alla sanguinosa rivolta del 1620, che sfocia, la
mattina del 19 luglio, nella strage dei riformati che si estende
poi per tutta la Valle. È questa la pagina più drammatica e
penosa della storia della Valtellina. Il nome di Tirano, ormai
legato alla bella vicenda spirituale dell’Apparizione della
Madonna, rimane coinvolto in questo triste episodio di sangue
che va sotto il nome di «sacro macello».
Dopo questa sollevazione
religiosa, i Grigioni organizzano subito una massiccia
spedizione punitiva contro i ribelli valtellinesi e con un
potente esercito, ai primi di settembre, scendono su Bormio, la
devastano, e puntano su Tirano, disseminando ovunque morte e
rovine. I Valtellinesi, spalleggiati da contingenti spagnoli, si
attestano in difesa sulle fortificazioni di Tirano. La mattina
dell’11 settembre gli Svizzeri prendono d’assalto Tirano. Ma i
Valtellinesi, sostenuto il primo urto, escono in campo aperto e
la battaglia si svolge con sorti alterne; alla fine gli Svizzeri
sono sopraffatti e lasciano sul campo numerosi morti, tra i
quali gli stessi comandanti.
Gli storici riferiscono che in
quel giorno la statua di bronzo di San Michele arcangelo, posta
sulla cupola del Santuario, fu vista roteare su se stessa e
brandire la spada di fuoco contro il campo avversario.
A distanza di tanti secoli, questo fatto è entrato nella viva
tradizione della gente della Valtellina e sta a significare la
protezione della Madonna che quelle popolazioni hanno
sperimentato in anni di durissime e drammatiche prove
spirituali. La Madonna di Tirano si è dimostrata ancora una
volta Ausiliatrice del popolo cristiano, nella difesa della vera
fede.
Don Mario Morra -
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2007 - 8
http://www.donbosco-torino.it/
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