Apparizione di Lampedusa
- 1602 -
e successiva costruzione del
Santuario di
Nostra Signora di Lampedusa
a Castellaro Ligure (IM) |
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Andrea Anfossi, schiavo fuggiasco
miracolato |
Lampedusa e Castellaro Ligure
E' del periodo piratesco saraceno della
fine del
1500 l'avventura tra storia e leggenda, capitata al marinaio cristiano
Andrea Anfossi di Castellaro Ligure, in provincia di Imperia. Castellaro è un paese dell'entroterra ligure di ponente, morbidamente accoccolato
sulle falde di una collina a 300 metri s.l.m., distante km 2 da Imperia, km
5,5 da Taggia e km 13 da Sanremo.
Ne dette felice immagine da innamorato lo scrittore Giovanili Ruffini nel romanzo
"Il dottor Antonio":
«Sopra una cresta elevata sorgeva Castellaro inondato di raggi solari.
Il
più gaio paesello del mondo. Si potrebbe immaginare che Castellaro senza
la felicità dell'esistere e, nell'impeto della gioia, stia per
precipitarsi in braccio alla valle...».
Fu per inconsapevole merito di Andrea Anfossi, contadino e marinaio, che
si creò da allora e dura tuttora un ideale ponte di amicizia e di fede tra
le due cittadelle collocate l'una nel cuore del Mare Ionio (Lampedusa) e
l'altra sulle rive del Mar Ligure (Castellaro).
L'avventura di
Andrea Anfossi |
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A quel tempo (1561) la pirateria turca (o saracena) infestava pressoché
indisturbata tutto il Mediterraneo.
Ogni anno diventava più audace tanto da allontanarsi dalle sicure basi
mediorientali e nordafricane per aggredire le coste del Mar Ligure
depredando villaggi, paesi, cittadelle e persino le fortificate città
dell'immediato retroterra collinare.
«Avevano il loro famigerato ricetto (= ricettacolo, nascondiglio)
nella
baia di Olivula, ora Villafranca, e a Frassinello, ora Freyus, donde
partivano
per riversarsi poi su città e paesi del litorale. Baldanzosi ed insolenti,
assalivano nottetempo le terre delle sponde liguri, le incendiavano, ne
rubavano le ricchezze, ne menavano schiavi i miseri abitanti... I Comuni
si univano in alleanza per difendersene ed erigevano nei punti più
strategici i "castellari" (=castelli di protezione contro gli invasori)».
(1)
Si racconta che nella notte del 6 agosto 1534 la cittadella di Sanremo
venne assalita da dodici galere saracene ma gli assalitori furono respinti.
Tornarono con maggior successo l'anno dopo e, depredata Sanremo,
aggredirono Santo Stefano i cui abitanti fuggirono lasciando le case nelle
mani dei predoni. Alcuni abitanti furono catturati e condotti schiavi
sulle navi dei pirati.
A Castellaro viveva un uomo «di costumi semplici e di fede ardente»
(1), a cui era stato dato il soprannome di Gagliardo per la statura robusta
e il molto coraggio.
Durante l'invasione piratesca della notte del 25 giugno 1561 fu catturato
dai nemici mentre navigava lungo le coste alla loro caccia. Due iscrizioni,
una in latino all'esterno della chiesa di N.S. di Lampedusa e l'altra in
Italiano all'interno (traduzione della prima), sono testimonianza della sua
cattura: «Piraticam in turcas exercens...» e «Contro i Turchi corseggiando
a giorno... ».
Infatti le autorità civili e i privati cittadini volentieri si univano
alle milizie cristiane e formavano piccole flottiglie delle loro
imbarcazioni da pesca con il compito di vigilare e, se necessario, dare
battaglia ai pirati in difesa delle terre costiere e dei villaggi.
Fu in uno di questi scontri che Andrea Anfossi, detto il «Gagliardo»,
cadde prigioniero. Sarà una prigionia da galeotto che durerà ben 40 anni,
sopportata con rassegnazione, sostenuta dalla fede in Dio, senza che i
maltrattamenti fisici siano riusciti a stroncare la forte fibra del corpo.
Il pensiero costante era di tornare un giorno al suo podere denominato
Costaventosa. La nave pirata, navigando verso il mare meridionale, ebbe
necessità di fare scalo alla piccola rada interna dell'isola di Lampedusa
per approvvigionarsi di legname che era abbondante e di buona fibra in
tutta l'isola.
Andrea Anfossi, provvisto di una scure, fu mandato a terra per tagliare
legna. Inoltratosi verso l'interno dove più fitta era la vegetazione, la
sua mente escogitò di profittare dell'occasione favorevole per fuggire. Ma
subito si scoraggiò. L'isola, disabitata, era piccola e in un solo giorno
di rastrellamento poteva essere esplorata in ogni angolo. Essa distava
tuttavia dalla terraferma tunisina, la più vicina, 100-125 miglia; e
questa era comunque terra dei pirati. Dalla terraferma italiana più vicina
(Porto Empedocle sulla costa meridionale di Sicilia) distava 110 miglia;
troppe in ambedue i casi per essere percorse a nuoto o con una modesta
imbarcazione.
Non gli restò che chiedere aiuto e consiglio al Cielo.
S'inginocchiò per pregare e poco dopo vide salire dalla boscaglia una luce
intensa. S'avvicinò e in una cavità della roccia apparve, in una grande
tela dipinta, la dolce immagine della Madonna che tiene in braccio il
piccolo Gesù con le mani colme di rose. Accanto alla Madonna, sulla
destra, in atto di reverenza e con il capo incoronato, sta l'immagine
della vergine e martire Santa Caterina, nobile giovanetta di Alessandria
d'Egitto, di rara bellezza e dotata di eccezionale ingegno.
Di lei s'era invaghito l'imperatore Gaio Galerio Valerio Massimino Dàia,
tristemente famoso per la ferocia delle persecuzioni contro i cristiani.
Aveva preteso di indurre la giovane Caterina a rinunciare al culto
cristiano, cui s'era dedicata con intenso amore, e di obbligarla ad offrire
barbari sacrifici a Giove. Non essendo riuscito nel perverso disegno
condannò la bella e sapiente Caterina al martirio.
Il corpo fu legato a una ruota munita di lunghi e crudeli uncini di ferro
che ne avrebbero dilaniato le carni. Ma la ruota miracolosamente si
frantumò in mille inutili pezzi prima di straziare la vittima. Allora l'imperatore la condannò al taglio immediato della testa. Appena il
carnefice ebbe reciso il capo con la spada, dalla ferita sgorgò abbondante
latte a testimonianza della sua innocenza.
Il corpo ancora caldo fu subito prelevato dagli angeli che lo
trasportarono sul Monte Sinai dove fu sepolto.
Sulla tomba fu eretto, più tardi, un grandioso monastero a memoria della
vergine martire.
Questo era accaduto nel primo decennio del sec. IV d.C.
L'immagine apparsa al marinaio fuggiasco mostrava Santa Caterina che
stringe con la mano destra la ruota con uncini. Ai lati di tutta
l'apparizione due angeli seduti sulle nubi tenevano distesa la tela.
Andrea Anfossi implorò a gran voce l'aiuto della Madonna e della vergine
martire promettendo, in cambio, la donazione dei suo unico podere di
Costaventosa, posseduto a Castellaro, affinché vi fosse costruito un
tempio per la venerazione della Madre di Gesù e di Santa Caterina.
Con tutto il vigore del suo corpo possente abbatté con foga un grande
albero centenario, con l'accetta ne scavò il tronco trasformandolo in
rudimentale robusto scafo, e lo trascinò fino a una spiaggia remota e
solitaria. Ne fece il varo e prima di imbarcarsi per la fuga dall'isola
tornò al luogo dell'apparizione per prendere con sé la tela dipinta da
collocare nel futuro tempio di Castellaro.
Quella tela aiutò la lunga e difficile navigazione dell'improvvisata
imbarcazione. Il marinaio l'usò, tenendola alzata con le braccia, come
vela per dirigerla verso il lontano nord quando il vento lo consentiva.
Appena allontanatosi da Lampedusa fu inseguito dalle veloci galere dei
pirati ma la rozza barchetta di Andrea Anfossi fu miracolosamente più
veloce. Ogni tentativo di catturarla fu vanificato dalla forza del vento-della-fede e i pirati dovettero rassegnarsi alla perdita del
gagliardo schiavo ligure.
Un giorno dell'anno 1602 il coraggioso fuggiasco approdava in una spiaggia
deserta del suo Mar Ligure, probabilmente tra le odierne Arma di Taggia e
Santo Stefano al Mare.
Aveva percorso incolume non meno di 1.500 miglia su quel difficile mare
che è sempre stato il Mediterraneo.
Raggiunto il paese natìo Andrea Anfossi raccontò con voce tremante ogni
dettaglio della incredibile ma vera impresa e confermò l'impegno di donare
tutto il terreno del suo podere di Costaventosa. Ma i concittadini lo
ritennero inadatto per la costruzione della nuova chiesa e ne scelsero un
altro meno scosceso, distante circa 500 metri e denominato Cappella per la
presenza di una chiesetta di cui oggi restano pochi ruderi.
Al termine dei lavori vi fu collocato il dipinto dell'apparizione
nonostante le animate ma inutili proteste dell'Anfossi.
Dopo pochi giorni il dipinto scomparve e fu ritrovato al centro del podere
Costaventosa. La Madonna lo voleva nella proprietà di colui che aveva
donato per il suo tempio l'unica ricchezza che possedeva in cambio
dell'aiuto divino ricevuto.
Era nei patti tra lo schiavo miracolato e la Regina del Cielo. Ma
l'ostinazione dei castellaresi non si arrese: il dipinto fu ripreso e
ricollocato nella chiesa costruita in località Cappella.
Poiché Andrea Anfossi era stato sospettato del trasferimento clandestino,
alcune guardie furono collocate a protezione del dipinto, giorno e notte.
Ma l'indomani era sparito di nuovo e ritrovato ancora nel podere
Costaventosa dell'Anfossi. Evidentemente la Madonna aveva confermato il
suo disappunto per la violazione del patto stabilito con lo schiavo
miracolato che aveva mantenuto fede alla promessa.
Agli abitanti di Castellaro non rimase altra alternativa che rispettare il
volere divino. Furono subito iniziati i lavori di migliorie e appianamento
del terreno di Costaventosa e là fu eretto il santuario, per ricordare la
benevola protezione della Madre di Gesú e per ospitare il prezioso dipinto
che ne fu il sacro strumento.
Al santuario fu dato il nome, che ha tuttora, di Nostra Signora di
Lampedusa sulla cui porta è riprodotta, in un antico affresco, la scena di
Andrea Anfossi imbarcato sul piccolo naviglio che innalza il dipinto
dell'Apparizione per essere sospinto e guidato dal vento.
Il prodigioso quadro, originale, è collocato al centro dell'abside
centrale ed è portato in processione la domenica dopo l'8 settembre di
ogni anno, festa della Natività della Madonna. Invano cerchereste a
Lampedusa un solo isolano disposto a dubitare della verità della vicenda
accaduta al "gagliardo" schiavo ligure sfuggito, dopo quarant'anni, alla
prigionia dei pirati.
(1) "Filippo Anfossi, N.S. di Lampedusa, venerata in Castellaro", Alzani,
Pinerolo, 1938.
Tratta da “Le Isole del Sole” di Enzo
Mancini
U.Mursia Editore S.p.A. - Milano
Fonte:
www.isoladilampedusa.it
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Santuario di
Nostra Signora
di Lampedusa
- Castellaro Ligure - |
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Il santuario della Madonna di
Lampedusa, “A Madòna” come viene chiamato dai cittadini
castellaresi, fu costruito fra il 1602 e 1619 in una località a circa un
chilometro dall’abitato di Castellaro grazie all’opera di un marinaio
castellarese, Andrea Anfosso, che grazie all’intervento del quadro
miracoloso conservato nel Santuario riuscì a liberarsi dalla prigionia e a
ritornare sano e salvo alle proprie terre di origine. Il Santuario
rappresenta oggi uno dei principali luoghi di culto della provincia di
Imperia e grazie alla sua importanza come centro di religiosità è stato
inserito nell’itinerario giubilare dell’anno 2000.
Non sappiamo se il Santuario sia stato costruito com’è attualmente; molto
probabilmente fu ingrandito e migliorato nel corso degli anni mano a mano
che la devozione alla Vergine si andava sviluppando. Certamente l’opera di
costruzione non fu facile a causa dell’impervia natura del luogo sul quale
è costruito. A circa un chilometro da Castellaro sul pendio ripido di un
monte che ha costretto ad importanti opere di contenimento ancor oggi
ammirabili nei maestosi muri in pietra a vista. La strada che conduce al
Santuario è fiancheggiata da quindici cappellette che rappresentano i
misteri del Rosario. L’esterno della costruzione è semplice ma
estremamente elegante ed armoniosa. Affianco al corpo principale si erge
il campanile costruito in epoca successiva. L’interno della chiesa è di
forma ovale ed estremamente accogliente.
L’altare maggiore che si
presenta ricco di marmi è preceduto da una balaustra in marmo di Carrara e
accoglie in alto l’immagine del quadro miracoloso della Madonna che
raffigura la Vergine con in braccio il Divino Bambino e alla destra
l’immagine di Santa Caterina. Sopra il Santuario sono state predisposte
alcune stanze per chi volesse trascorrere un periodo di raccoglimento e
preghiera.
Fonte:
www.rivieraholidays.it
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