LA RIVOLTA DEI BOXER
UN "FONDAMENTALISMO" CINESE di 100 ANNI FA |
|
PREMESSA
La rivolta dei Boxer del 1900 in Cina viene stentatamente ricordato da
qualche rigo nei libri di testo in uso nelle scuole. La stampa l'ha
citata recentemente a proposito della polemiche fra Vaticano e Cina
seguiti alla proclamazione di 120 cinesi martirizzati dai Boxer ma pochi
in Occidente sapevano di che si trattasse. Eppure si tratta di un
avvenimento di grandissima importanza che ha segnato profondamente la
storia della Cina e quindi dell'umanità: con essa infatti tramontò ogni
possibilità che in Cina si affermasse la" modernizzazione" portata dagli
Europei come invece avveniva in Giappone. La conseguenza fu che, mentre il
Giappone, che in sostanza è un paese periferico della civiltà cinese, ha
svolto una parte di primo attore nella storia del 900, la Cina invece fu
economicamente e politicamente dominata dagli Europei e poi, caduto il
potere centrale fu preda di guerre infinite fra i signori della guerra, i
nazionalisti, i comunisti, i Giapponesi e solo in tempi recentissimi pare
riprendere quel posto primario nel mondo che ha sempre avuto dagli albori
della civiltà
In questo lavoro non intendiamo approfondire la "cronaca" degli
avvenimenti che descriviamo solo per sommi capi, ma cerchiamo soprattutto
di chiarire motivazioni e atteggiamenti degli attori di quell'antico
dramma: i cinesi comuni e gli intellettuali, i Boxer, la Corte imperiale,
gli Europei, i cristiani.
Siamo altresì convinti che la comprensione di quei lontani avvenimenti
possa giovare a comprendere quello che avviene ai nostri giorni: noi
crediamo che fondamentalismo islamico e rivolta dei Boxer, pur nella loro
profonda diversità, abbiano cause ed effetti analoghi come alla fine di
questo lavoro chiariremo.
LE ORIGINI DEL NAZIONALISMO CINESE
Tutte le civiltà e tutti i popoli per una illusione prospettica quasi
impossibile ad evitare sono etnocentrici: ritengono cioè di aver un
primato su tutti gli altri. Molte etnie primitive non hanno nemmeno un
termine per indicare se stessi ma semplicemente si definiscono "gli
uomini", quasi che gli "altri" non lo siano veramente.
Un fenomeno simile si manifestava in Cina: essi definirono il loro Paese
"Zhongguo", con una parola che possiamo tradurre come "il centro" nella
convinzione che tutto il resto del mondo è periferia, popolata da
"barbari" come essi definivano gli altri popoli. La Cina effettivamente si
trovò, nella sua millenaria storia nella condizione in cui si era trovato
per qualche secolo l'Impero Romano al suo apogeo: uno spazio di civiltà
circondato dalla barbarie. Geograficamente la Cina era isolata dalle altre
civiltà, circondata da montagne, giungle e soprattutto steppe dalle quali
potevano irrompere popoli barbari e distruttori, contro i quali bisognava
innalzare muri e difese (La grande muraglia!).
Nelle altre tre grandi civiltà storiche: Cristianesimo, islam, India, non
abbiamo un fenomeno simile. L'Europa cristiana si è sempre dovuta
confrontare con l'Islam che a sua volta ha dovuto confrontarsi anche con
l'india.
Quando alla fine del 1500 in Cina arrivarono gli Europei, i Cinesi non
cambiarono la loro convinzione di fondo: ne apprezzarono pure alcune
capacità come ad esempio le cognizioni astronomiche e le tecniche della
fusione di cannoni portate dai Gesuiti ma le considerarono sempre
eccezioni al principio generale che non ci fosse nulla al di fuori della
Cina che i cinesi non sapessero fare meglio e che nulla veramente di
interessante potesse mai venire dal di fuori. Pure avendone le capacità
tecniche marittime i Cinesi non vollero, deliberatamente, impegnarsi nelle
scoperte geografiche. Non esplorarono il Pacifico che pure era alla loro
portata nè tanto meno l'America e l'Africa. L'atteggiamento cinese è ben
rappresentato dalla risposta che nel 1770 l'imperatore Cieng lung diede
all'ambasciatore del re Giorgio III di Inghilterra che chiedeva maggiori
rapporti:
"Se pure tu affermi che la tua riverenza verso la nostra celestiale
dinastia ti riempie del desiderio di acquistare gli elementi della nostra
civiltà, il nostro cerimoniale e i nostri codici di leggi differiscono
così radicalmente dai vostri che, anche se il tuo inviato riuscisse ad
impadronirsi dei rudimenti della nostra civiltà, tu non potresti mai
riuscire a trapiantare le nostre maniere e i nostri costumi nella tua
terra straniera. Perciò, per quanto esperto possa il tuo inviato divenire,
non potrebbe esserci alcun vero vantaggio. Nel reggere il vasto mondo, io
non ho che uno scopo, quello di mantenere un buon governo e di adempiere
ai doveri dello stato: oggetti strani e costosi non mi interessano".
Un barbaro non solo non aveva nulla da offrire se non cose futili, ma non
sarebbe nemmeno mai riuscito, per quanto si fosse sforzato, a diventare un
cinese, cioè un "uomo civile".
Ma alla metà dell'800 la situazione mutò profondamente. L'Occidente aveva
sorpassato, e di molto, il livello tecnico della Cina. Nella guerra
dell'oppio (1839-42) i Cinesi furono stupefatti non tanto dalla sconfitta
ma dalla facilità con cui gli Europei la ottennero. Nei 50 anni seguenti
gli Europei umiliarono continuamente i cinesi che si mostravano del tutto
incapaci di opporsi ad essi. Nel 1894 poi anche i Giapponesi, che avevano
adottato parzialmente elementi di civiltà europea, sconfissero facilmente i
Cinesi in Corea.
IL NAZIONALISMO COLTO
La superiorità occidentale era ormai innegabile, era sotto gli occhi di
tutti; con le cannoniere sempre pronte ad aprire il fuoco ad ogni minima
resistenza cinese alle prepotenze Europee. Gli Occidentali non occuparono
la Cina come avevano fatto con quasi tutto il resto del mondo ma, in
effetti, la controllavano spartendola anche in zone di influenza.
Gli intellettuali si posero il problema del riscatto della Cina e si
divisero in due correnti. Secondo la prima, rappresentata fra gli altri da
K'ANG YU-WEI, bisognava tornare una volta ancora a Confucio ma con un
rilettura che in effetti recuperava gli elementi di novità portata dagli
Occidentali. Una seconda corrente invece cercava una assimilazione della
civiltà occidentale più decisa sul modello che aveva prodotto imponenti
risultati in Giappone.
Dopo la sconfitta del 1894 contro i Giapponesi parve per un momento che i
riformatori potessero avviare la Cina sulla via della modernità. In poco
tempo furono emanati un gran numero di decreti innovatori: forse troppa
fretta, forse troppi interessi concreti colpiti, forse troppa paura del
salto nel nuovo: la riforma fu fermata e molti dei suo sostenitori
condannati a morte. Falliva cosi la possibilità di una riforma dall'alto
come era avvenuto in Giappone, l'unica via che avrebbe potuto portare la
Cina nel XX secolo in modo ordinato e pacifico.
IL NAZIONALISMO POPOLARE
Ma bisogna porsi il problema delle reazioni del cinese "comune"
illitterato, del contadino, dell'artigiano. A parte quei piccoli gruppi
che erano in diretto contatto con gli Europei come ad esempio i
commercianti, gli operai e anche i convertiti al cristianesimo, il cinese
comune non poteva assolutamente pensare che gli Europei avessero una
civiltà superiore. Certo vedevano le sconfitte, il dilagare del loro
potere che si sovrapponeva a quello delle autorità legittime ma non poteva
ammettere che questi barbari venuti dal mare potessero essere qualcosa di
più di barbari. Non potevano proprio "concepire" l'idea che ci fosse in
loro qualcosa da imitare come invece più o meno apertamente ammettevano
gli intellettuali.
Essi imputavano la difficoltà della Cina a due motivazioni fra loro
convergenti.
Innanzi tutto la colpa era della dinastia al potere che non era in
grado di opporsi agli stranieri per viltà o per incapacità o per calcolo
personale. Secondo un'esperienza millenaria la Cina decadeva quando la
dinastia non era più in grado di mantenere l'ordine interno o di
respingere le invasioni degli stranieri. Per di più ci si ricordava ad un
tratto che la dinastia era di origine Manciu, quindi straniera e non
veramente cinese anche se ormai da secoli si era cinesizzata.
In secondo luogo la decadenza era dovuta all'abbandono degli antichi
costumi cinesi: non bisognava quindi in qualche modo occidentalizzarsi,
come suggerivano gli intellettuali ma bisognava tornare alle origini, non
fare alcun compromesso con la barbarie venuta dall'Occidente.
Si inquadrava quindi la realtà con categorie mentali del passato e non si
comprendeva che la causa reale ultima di tutti i mali della Cina e del
dominio degli Europei era il suo ritardo scientifico, culturale e politico
rispetto all'Occidente: Invece di cercare di colmare il divario lo si
voleva approfondire.
CHI ERANO I BOXER
In questo contesto culturale prendono consistenza quelli che in Occidente
furono denominati "boxer". Il movimento era composto da persone umili e
ignoranti, in genere di origine contadina ma molti erano battellieri che
avevano anche una ragione personale per odiare l'Occidente; con l'avvento
delle navi a vapore avevano perso il lavoro. Con connotazioni fortemente
tradizionaliste e xenofobe essi si dedicavano alle tradizionali arti
marziali fra cui una anche una forma di boxe tradizionale da cui il nome
di "boxer" dato ad essi dagli inglesi. Forse però il nome potrebbe
derivare anche da denominazioni che facevano riferimento al "pugno" come
simbolo di organizzazione unitaria: "Società dei pugni armoniosi" oppure,
"Pugno della giustizia e della concordia". I Boxer rifiutavano infatti
l'uso di armi da fuoco, preferendo le armi bianche della tradizione. A
volte vivevano dando spettacolo delle loro abilità nelle antiche arti
marziali, come dei giocolieri da fiera. Indossavano abiti azzurri con una
fascia rossa.
Si trattava di un movimento spontaneo senza una vera gerarchia e
organizzazione centrale, che si diffondeva in modo incontrollabile. In
genere i Boxer erano convinti che i loro amuleti li avrebbero resi immuni
dalle armi degli Europei e che le loro abilità nella lotta avrebbero loro
permesso di aver facilmente ragione degli eserciti Occidentali e fra di
loro avevano grande credito personaggi che avevano fama di potere magici.
Stranamente nel movimento erano ammesse anche le donne che erano
raggruppate in gruppi chiamate "lanterne" di vari colori: rosse per le
ragazze, bianche per le sposate, verdi per le vedove, nere per le più
anziane.
Per un certo periodo le loro attività non preoccuparono più di tanto le
autorità e gli Europei: movimenti analoghi erano comuni in Cina. La
situazione precipitò quando dalle manifestazioni più o meno folcloristiche
i Boxer cominciarono ad assalire le missioni cristiane, cattoliche e
protestanti, viste come espressione degli Europei, dei "diavoli stranieri"
come essi dicevano. Gli Europei non potevano restare indifferenti a
massacri di cinesi convertiti e tanto meno di missionari Europei e così
esplose la tragica crisi.
LA CORTE IMPERIALE
La situazione della casa imperiale gia accusata di essere straniera (Mangiu
dal 1644) in quel momento era molto complicata. L'impero era retto da una
donna che comunemente viene indicata come "imperatrice" ma, non
ammettendo le leggi cinesi che una donna ricoprisse tale carica, era
giuridicamente solo la reggente. Veniva denominata "Cixi" che non è un
nome ma un appellativo che significa "materna e propizia". Donna di natali
piuttosto modesti era stata sposa (di rango inferiore) dell'imperatore e
aveva avuto la fortuna di dargli un erede maschio. Alla morte del marito
nel 1861 veniva quindi elevato al trono un bambino di due anni e nominata
reggente la madre secondo una procedura non troppo consona alle tradizioni
cinesi. Cixi, donna intelligente e colta, fu maestra nell'arte dell'intrigo
e degli equilibri di corte. Morto l'erede al trono ne fece nominare un
altro, bambino, e potè continuare a gestire il governo per moltissimo
tempo. Dopo la sconfitta della Cina da parte del Giappone l'imperatore
nominale, il giovane Tongzhi, prese direttamente le redini del governo e
tentò la riforma del governo in senso occidentale e moderno. Allora ci fu
una sollevazione della Corte, l'imperatore fu dichiarato folle e confinato
in un padiglione fino alla sua morte.
Al tempo dei Boxer il prestigio imperiale era pertanto scosso: il popolo
vedeva una "donna", cosa inaudita, governare in un posto che aveva
raggiunto con l'intrigo: come meravigliarsi che non fosse in grado di
opporsi agli stranieri! Nell'ambito della Corte rispetto ai Boxer vi
erano due fazioni opposte. Una era loro favorevole e faceva capo al
principe Touan: molti pensano che in fin dei conti il responsabile della
crisi fosse proprio questo principe che spinse la massa informe dei Boxer
allo scontro diretto con gli Europei. Un'altra fazione faceva capo al
principe Cing ed era decisamente avversa ai Boxer. In realtà la
situazione della Corte era molto difficile: da una parte vi erano gli
Europei che prendevano sempre più il sopravvento creando immenso scontento
e rivolta nel paese, dall'altra i Boxer erano una doppia incognita:
potevano scatenare la guerra contro i potenti Europei e d'altra parte
potevano anche innescare una rivolta contro la Corte e in particolare
contro Cixi: I Boxer potevano esser però anche l'unico mezzo per indurre
gli Europei a più miti pretese intimorendoli con lo spettro di una rivolta
generale e incontrollabile.
La reggente Cixi pensò di poter gestire questa intricata situazione come
aveva gestito tante crisi di palazzo: ma non valutò sufficientemente la
reazione europea e la crisi sfuggi completamente al suo controllo.
ATTEGGIAMENTO EUROPEO
Attualmente siamo abituati a considerare il colonialismo in base a criteri
di ordine economico e a una generale condanna di esso. Ma alla fine
dell'800 le opinioni erano ben diverse. Si credeva che l'Europa
rappresentasse "la civiltà" e che gli Europei avessero il compito di
portarla a tutti gli altri popoli della terra. Come si esprimeva Kipling "il fardello dell'uomo bianco" era quello di portare fra mille difficoltà e
pericoli il progresso al resto del mondo.
Nell'800 le guerre in Europa si combattevano secondo un codice umanitario,
se mai guerra può poi veramente essere tale. Tuttavia non si infieriva sui
civili, si risparmiavano i prigionieri, non si operavano massacri
indiscriminati, non si tolleravano saccheggi. Diverso invece era il
comportamento degli eserciti Europei negli altri continenti. Si era
convinti che trovandosi di fronte a popoli barbari non potevano bastare le
regole civili dell'Europa e che occorreva agire in modo spietato, essere
più barbari dei barbari. Non si riusciva poi nemmeno a distinguere i gradi
di civiltà dei vari popoli: non si facevano grosse differenze tra Cinesi e Maori: erano tutti
popoli a cui portare la civiltà.
Nella crisi dei Boxer le potenze interessate erano quelle che avevano
ottenute delle "concessioni", cioè dei punti di appoggio per i loro
interessi e commerci e precisamente furono le seguenti: Inghilterra,
Francia, Russia, Germania, Austria-Ungheria, Italia, Stati Uniti e
Giappone; ciascuna delle quali avevano un suo atteggiamento particolare. La
Francia si era impadronita dell'Indocina che era stata un protettorato
cinese e inoltre aveva garantito la libertà di culto dei cristiani
imponendo un trattato alla Cina dopo che nel 1860 le sue truppe avevano
occupato Pechino. Gli inglesi, con la guerra dell'oppio, erano per primi
entrati in Cina e avevano i maggiori interessi in essa. La Russia
confinava per migliaia di chilometri con la Cina alla quale aveva
strappati ampi territori. La Germania, in verità, non aveva alcuna
tradizione coloniale ma da alcuni anni aveva cominciato a crearsi proprie
colonia in Africa e soprattutto, con il suo impetuoso sviluppo industriale,
si era sviluppato un nazionalismo esasperato. L'Austria-Ungheria seguiva
la Germania secondo una alleanza naturale. L'Italia aveva anche essa
cominciato a crearsi delle colonie, aveva aspirazioni nazionalistiche e
coloniali ma scarsi mezzi.
In una situazione particolare invece si trovavano gli USA: questi per
principio erano contrari al colonialismo: tuttavia in seguito alla guerra
con la Spagna avevano in governo le Filippine e comunque il loro sviluppo
economico li portava inevitabilmente a porsi sulla scena mondiale ma
contemporaneamente aveva anche una tradizione isolazionista: si trovavano
a disagio fra tutte le altre nazioni con appetiti colonialistici e furono
gli unici a rinunciare agli indennizzi e e non pretendere nulla. Caso a
parte era il Giappone: esso aveva sconfitto la Cina qualche anno prima,
sviluppava una sua politica coloniale molto aggressiva e si affiancava
alle potenze europee: per semplicità quando parliamo di "Europei" in
questo lavoro intendiamo anche i Giapponesi.
LO SCOPPIO DELLA RIVOLTA
Verso la fine del 1899 i Boxer cominciarono ad attaccare le missioni
cristiane: nel giugno del 1900 gli Europei preoccupati organizzarono una
corpo di spedizione di 2.000 uomini che agli ordini dell'ammiraglio
inglese Seymour partì dal porto di Tianjin per Pechino in treno.
Contemporaneamente bande di Boxer cominciarono ad affluire minacciose
nella capitale e ad attaccare le missioni cristiane. L'imperatrice Cixi
tentò allora da una parte di calmare i Boxer e all'altra di convincere gli
Occidentali a non fare affluire proprie truppe nella capitale
assicurandoli che avrebbe garantito con l'esercito regolare la protezione
delle loro rappresentanze. Ma la situazione le sfuggi completamente di
mano. I comandanti militari europei persero il contatto telegrafico con le
truppe di Seymour, temendo il peggio attaccarono e presero i forti di
Tianjin e allora l'esercito regolare cinese reagì attaccandoli e il
contingente di Seymour dovette tornare indietro.
Cixi allora tentò di convincere i diplomatici delle potenze a lasciare
sotto la sua protezione momentaneamente Pechino per rifugiarsi a Tianjin,
ma questi rifiutarono. Il 20 giugno l'ambasciatore tedesco fu ucciso per
strada da una folla inferocita. Gli Europei si chiusero allora nelle loro
Legazioni cercando di provvedere direttamente alla propria difesa in
attesa di aiuti militari.
Le Legazioni si trovavano addossate alla Citta Proibita e quindi
vicinissime alla sede imperiale ed erano circondate da grosse mura. Vi
erano circa 500 soldati e vi si rifugiarono anche circa 3.000 cinesi
cristiani.
Contro di esse si riversarono le masse dei Boxer ma per ben 55 giorni gli
Europei resistettero strenuamente e questa resistenza; fu forse
l'umiliazione più cocente per i cinesi che non riuscivano nemmeno a
sopraffare un minuscolo gruppo di stranieri nella loro stessa capitale.
Le bande dei Boxer in effetti non avevano, come abbiamo prima notato, un'organizzazione militare: male armati e peggio organizzati attaccavano in
massa senza ordine e disciplina e cadevano in massa davanti al fuoco degli
europei troppo tardi accorgendosi che i loro amuleti non li proteggevano
dalle pallottole e che tutte le loro arti marziali erano inutili.
L'esercito regolare cinese non diede loro nessun supporto di artiglieria.
Non riuscirono a sopraffare nemmeno un altro piccolo nucleo di resistenza
che si era attestato nella cattedrale cattolica di Pechino.
Intanto le potenze organizzavano un corpo di spedizione. Anche da Napoli
partiva un reparto di bersaglieri che però giunse troppo tardi. Appena si
furono riunite forze sufficienti esse marciarono sulla capitale. Si
trattava di circa 16.000 uomini che avanzarono sbaragliando ogni
resistenza ed entrarono in Pechino il 14 agosto, giusto in tempo per
salvare le Legazioni la cui difesa era ormai agli sgoccioli.
In fondo si trattava solo di 16.000 uomini in un paese che contava allora
circa 200 milioni di abitanti: eppure i cinesi non potevano nulla contro
di essi.
LA REPRESSIONE
L'esercito che entrava in Pechino non era in grado di distinguere
responsabilità, amici e nemici: tutti i cinesi erano collettivamente
responsabili e dovevano essere puniti severamente. L'imperatore Guglielmo
di Germania dichiarava:
"Non fate prigionieri... il nome della Germania dovrà diventare famoso
come quello di Attila, che nessun cinese osi più guardare negli occhi un
tedesco".
I soldati si abbandonarono subito a massacri indiscriminati nei quali si
distinsero in particolare i cosacchi russi e i Cepoys dell'esercito
inglese. Templi e palazzi furono incendiati senza motivo, cominciarono
saccheggi e furono depredate banche e case private. In seguito poi alcuni
reparti si recarono nelle province dove si erano avuto persecuzioni
anti-cristiane e si abbandonarono a rappresaglie indiscriminate su
villaggi locali generalmente del tutto estranei alle vicende.
Il terrore si spargeva in tutta la Cina, e con esso il risentimento e
l'odio verso i "diavoli stranieri", verso i loro crimini; per un cinese
l'atteggiamento europeo era crudele, umiliante e anche incomprensibile.
Dopo 100 anni ancora nella memoria collettiva cinese è rimasto il trauma
di quel lontano avvenimento.
All'arrivo degli Europei l'imperatrice Cixi era fuggita nell'antica
capitale X'ian, si dice, travestita da contadina. Molti funzionari
favorevoli ai Boxer ebbero la dignità di suicidarsi secondo le tradizione. Cixi invece, in seguito, respinse ogni responsabilità dell'accaduto e agli
europei conveniva crederle perchè avevano bisogno di qualcuno disposto a
firmare l'umiliante pace. Questa impose un'indennità enorme alla Cina
che si impegnava a pagarla in 39 anni! Per garantirla le dogane venivano
affidate agli europei che poi avrebbero versato il restante alle casse
dello Stato. Gli europei poi presero in gestioni le attività più
redditizie come miniere e foreste.
Cixi riprese il potere che gestì assistendo passivamente alla rovina del
suo paese fino alla sua morte avvenuta nel 1908. Poco prima aveva
nominato come erede un altro bambino, Pu Yi, l' "L' ultimo imperatore"
le
cui vicende sono state raccontate nel famoso film di Bertolucci
Dopo appena tre anni nel 1911 il millenario impero cinese cadeva per
sempre.
PERSECUZIONE DEI CRISTIANI
Esaminiamo un po' più dettagliatamente cosa avvenne nelle missioni
cristiane sparse in Cina. La furia dei Boxer si abbattè su di essi e si
calcola in circa 30.000 i cristiano cinesi uccisi e con essi perirono 200
missionari europei. I fatti furono spesso atroci, ci furono torture,
furono decapitati perfino bambini, alcuni morirono nel rogo delle loro
chiese. Comunque a tutti i cristiani veniva lasciato la possibilità di
salvezza: bastava gridare ""Pei chiao!",(rinuncio alla religione) per
salvarsi; ma pochi lo fecero.
Non è da pensare però che i cristiani restassero passivi: in molte
località si organizzarono in difesa armata e resistettero alle disordinate
bande dei Boxer fino alla fine della rivolta.
Il 1° ottobre 2000 il papa ha dichiarati "beati" 120 cinesi morti per la
fede molti dei quali (ma non tutti, come spesso si dice), durante la
rivolta dei Boxer. Naturalmente sono stati dichiarati "beati" solo quelli
per i quali si è potuto rintracciare una documentazione sull'effettiva
scelta cosciente del martirio, di quelli che potevano salvarsi con
l'apostasia ma preferirono la morte.
Vi è stata una violenta reazione da parte del governo cinese che ha
allontanato per il momento ogni tentativo di regolarizzazione fra Vaticano
e Cina. Fra l'altro il giorno era stato scelto dal Vaticano per la
ricorrenza della festività delle missioni ma esso è anche l'anniversario
della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. I dirigenti cinesi
hanno affermato che le persone beatificate erano colpevoli di crimini
comuni, di traffico d'oppio, di furto, di stupro addirittura.
Noi non crediamo che il Vaticano abbia proclamati dei beati con leggerezza
e non ci risulta che le accuse cinesi siano documentate. Ma il vero
problema è chiaramente un altro: quei cristiani apparvero cento anni fa e
tuttora appaiono ai cinesi come la quinta colonna del colonialismo
europeo. In Cina vi è sempre stata tolleranza religiosa ed essa non ha
conosciuto le tragiche lotte religiose come l'Europa. Ma la tolleranza
verso i cristiani era stata sancita anche con un trattato imposto nel 1860
dopo che i Francesi avevano incendiato Pechino, i cristiani erano
garantiti dagli europei. Durante tutta la crisi essi furono oggettivamente
dalla parte degli stranieri. E dopo cento anni nulla pare essere stato
dimenticato.
I missionari erano spinti oltre che da zelo religioso anche da spirito caritativo,
dalla volontà eroica di fare del bene alle popolazioni locali; niente in
comune con quei connazionali che avevano imposto con la guerra alla Cina
l'uso dell'oppio, che cercavano di impadronirsi di tutto ciò che potevano:
ma i cinesi in generale erano in grado ci comprenderlo? Come non
accomunare tutti gli stranieri in un unico stereotipo?
Quando parliamo di popoli e civiltà noi operiamo mentalmente delle
semplificazioni che poi spesso diventano pericolose: non esiste un solo
"tipo" eterno e immutabile di cinese: esistono cinesi buoni e cattivi,
religiosi e atei, tradizionalisti e innovatori cosi come per gli europei e
per qualsiasi altra civiltà e popolo. Ma è difficile capirlo, è più
facile, più naturale diremmo, crearsi uno stereotipo. Cosi per i Boxer
tutti gli europei in fondo erano dei profittatori, per i soldati della
repressione in ogni cinese si nascondeva un Boxer.
DUE PUNTI DI VISTA
In Europa la repressione della rivolta dei Boxer fu esaltato come un fatto
glorioso, giusto, anzi doveroso. Si era intervenuti in difesa di Cristiani
perseguitati e orribilmente massacrati, si erano difese le ambasciate
attaccate contro ogni diritto delle genti, si erano puniti gli autori dei
misfatti. E poi si si era mostrato un gran valore militare: pochi soldati
avevano strenuamente difeso le ambasciate da folle strabocchevoli, il
piccolo corpo di spedizione militare aveva piegato l'immensa Cina. Dei
saccheggi, dei massacri e delle ruberie operate dagli europei poco si
seppe e comunque sono cose che accadono, "effetti collaterali" diremmo
modernamente, di ogni spedizione militare. In sintesi: si era difesa la
civiltà dalla barbarie mostrando nel contempo gran valore militare.
In Cina invece la cosa apparve sotto luce ben diversa: i "diavoli
stranieri" avevano profittato della debolezza e complicità di una Corte
indegna, guidata da una usurpatrice corrotta, avevano massacrato
innocenti, avevano incendiato templi e capolavori architettonici,
saccheggiato e rubato dovunque e si erano sopratutto installati per
appropriarsi delle ricchezze della Cina. I cristiani erano traditori,
alleati con i nemici e la loro persecuzione fatti episodici presi a
pretesto dagli stranieri, i Boxer erano patrioti eroici che si erano
immolati per la patria.
Ognuno guardava a fatti diversi o meglio dava agli stessi fatti diverso
peso e proporzione come sempre avviene nei contrasti politici e a oltre
cento anni pare che i due punti di vista non si siano poi tanto
avvicinati.
Noi non ci poniamo il problema da che parte fosse la regione e in quale
misura. La storia non è giudizio morale ma comprensione dei fatti.
Crediamo che in effetti gli europei non potevano agire sostanzialmente in
modo diverso da come si comportarono: non potevano non protestare di
fronte alle persecuzioni contro i cristiani nè tanto meno non intervenire in
favore delle loro ambasciate attaccate nè soprattutto rinunciare ai grandi
interessi economici che avevano, o meglio, speravano di avere in Cina.
La Corte ebbe la maggiore responsabilità sottovalutando la situazione:
Cixi credette di poter gestire la crisi come fosse un intrigo di Palazzo
senza capire che il destino della Cina non si giocava più nell'ambito
della Corte.
Ma la vera e profonda causa di questa e delle tante altre crisi che la
precedettero e la seguirono fu un altra: la incapacità della classe
dirigente cinese di avviare il paese sulla via della modernizzazione come
era avvenuto negli stessi anni in Giappone. Il Giappone si apri al moderno
e da "potenziale" colonia divenne un paese colonialista, entrò nel club
delle grandi, sconfisse anche uno stato europeo, la Russia, nel 1905. La
Cina rifiutò la modernizzazione e solo 16.000 armati europei la misero in
ginocchio.
BOXER E FONDAMENTALISMO ISLAMICO
A prima vista nulla accomuna Boxer e fondamentalismo islamico.
Effettivamente vi sono differenze fondamentali prima fra tutte l'ispirazione principale: lo zelo religioso che muove il secondo ma pare del
tutto assente nei primi. Tuttavia le analogie sono pure molte.
La prima e fondamentale ci sembra questa: ambedue i movimenti vedono come
nemici e combattono insieme la "modernizzazione" e gli europei. Ritengono
cioè che la lotta al predominio europeo si operi soprattutto rigettando la
loro civiltà. Essi credono che il "predominio" europeo nasca da
chissà
quali malvagità, da quali complotti, quali complicità e viltà delle loro
autorità: pare che non si rendano conto che è la "modernizzazione" a
rendere la civiltà europea vincente nel confronto.
I fondamentalisti islamici credono, come i Boxer, che tornare alle origini
sia la salvezza. Si vuole tornare a un Islam di mille anni fa ma dovunque
ciò è stato tentato e nella misura in cui è stato realizzato non ci sono
stati che disastri: crisi economiche, guerre disastrose in Iran, Afganistan, Algeria, Sudan. A prescindere dallo scontro con gli
Occidentali il regime del Mullah Omar in Afganistan certo non portò la
felicità a Kabul ma solo oppressione, miseria e guerre
I Boxer come i fondamentalisti riducono a entità demoniache gli europei: I
"diavoli stranieri", dicevano i Boxer, "il grande satana" diceva Komeini:
ma gli europei non sono peggiori o migliori degli altri e nemmeno più
intelligenti: hanno solo raggiunto un progresso tecnico e politico che ha
dato loro prosperità e libertà.
L'unico modo veramente efficace per sottrarsi al loro predominio non è
combatterli ma imitarli, seguire il loro sviluppo.
I Boxer si illusero di vincere gli europei con il coraggio, con arti
marziali e sciabole tradizionali e morirono a migliaia senza quasi
infliggere perdite al nemico, nemmeno riuscirono ad eliminarli dalla loro
stessa capitale.
I fondamentalisti alla Bin Laden pensano di vincere militarmente gli
Occidentali con il coraggio e i kamikaze (Shaid, martiri). Riescono sì a
fare stragi ma poche migliaia di americani hanno occupato sia l'Afganistan
che l'Iraq senza quasi nessuna perdita (in rapporto alle forze in campo).
Personaggi come Saddam Hussein, Koemeini e Bin Laden non potranno mai far
rinascere i paesi islamici come non potevano i cortigiani dell'imperatrice
Cixi difendere la Cina: ci vollero persone che guardavano all'occidente
come Sun yat sen, Ciang kaii schek , Mao tze tung.
I fondamentalisti e i Boxer nascono dallo stesso senso di smarrimento
e di
"stupore" di fronte al crollo dell'illusione di essere la "civiltà
superiore" e non sembrano comprendere il senso della storia.
La differenza preoccupante è che i I Boxer avevano solo sciabole: i
fondamentalisti potrebbero procurarsi l'atomica e altre armi di sterminio
di massa.
Fonte:
http://www.giovannidesio.it/
INDIETRO |