La "Madre di Dio di Kykkos" è il più celebre Monastero mariano dell’Isola – L'icona della "Panaghía Kykkiotissa". L'Isola di Cipro, oggi oggetto di contesa fra i Greci ortodossi che costituiscono la maggioranza della popolazione e la minoranza turca musulmana, è un luogo di antica civiltà che ha visto susseguirsi numerose culture. È anche un luogo di antica cultura cristiana di cui Cristo e la sua Santissima Madre formano il cuore battente. L’Isola è anche un grande luogo di culto mariano, costellato di Chiese e di Santuari dedicati alla Madre di Dio. Fra questi, occupa un posto di privilegio quello detto di Kykkos, rinomato per la presenza di una icona mariana attribuita al pennello di San Luca. Il Santuario costituisce l’istituzione religiosa più ricca, più venerata, più celebre e frequentata del Paese. Alle origini del Cristianesimo L'Isola di Cipro ha accolto il Cristianesimo ai tempi di San Paolo e di San Barnaba, ai quali si attribuisce la fondazione della Chiesa dell'Isola. Questa, dipendente inizialmente dal vicino Patriarcato di Antiochia, riuscì ad ottenere la sua "autocefalia", o indipendenza ecclesiastica, nel III Concilio Ecumenico tenutosi ad Efeso nel 431. Fra i Padri più celebri della Chiesa di Cipro spicca la figura di Sant'Epifanio, Vescovo di Salamina [l’attuale Salamis] dal 365 al 403, autore di opere teologiche rimaste celebri, fra le quali spicca il suo "Panarion", il cui insegnamento segna un progresso rilevante nella dottrina mariana del secolo IV. In seguito, l'Isola ebbe una vita travagliata. Occupata nel secolo VII dagli Arabi musulmani, fu riconquistata dai Bizantini nel secolo IX, ma cadde sotto la dominazione latina, successivamente dei Lusignano (1191-1373), dei Genovesi (1373-1489), dei Veneziani (1489-1571), dei Turchi musulmani (1571-1878) e infine degli Inglesi, fino alla infelice divisione dell'isola fra Turchi e Greci (1974), la quale dura tuttora. Dal punto di vista dell'arte, l'Isola può essere considerata una provincia dell'arte bizantina, sia dal punto di vista architettonico che pittorico, come stanno a dimostrare le numerose opere monumentali e quelle in affresco, in mosaico, e il cospicuo numero di icone che si sono conservate fino ai nostri giorni. Ben dieci Chiese sono state acquisite dall’UNESCO al Patrimonio mondiale dell’umanità. Antiche fonti apocrife sostengono che Maria SS. si sia recata a Cipro per fare visita ai Cristiani dell'Isola. Pertanto, Cipro costituisce come un unico, vasto Santuario mariano per il numero di Monasteri, Chiese e Santuari dedicati alla Madonna sotto i nomi più vari e più suggestivi, una racolta dei quali forma una vera litania. Così, ad esempio, si parla di Panaghía Troodotissa, Apsiontissa, Arakiotissa, Chrysorraitis, Kamariotissa, Chryssaliniotissa, Phorbiotissa, Avgasidio, Sfalangiotissa, Angheloktistos, Kykkiotissa, ecc. Il titolo di Panaghía [Tuttasanta] è uno dei più cari che la pietà orientale riserva alla Madre di Dio, insieme naturalmente al titolo Theotókos [Madre di Dio]. Gli altri titoli, particolari dell’Isola e difficilmente traducibili, si riferiscono a nomi di luoghi, di personaggi celebri o meno e di prodigi operati dalla Madonna.
Il Monastero della Panaghía di Kykkos trae il suo nome dal monte omonimo, nel massiccio montagnoso detto Troodos, sul quale è costruito. La sua fondazione si fa risalire alla fine del secolo XI, ad opera di un monaco di nome Isaia, che ne fu anche il primo igumeno (abate). Il Monastero conobbe durante la sua lunga storia una grande prosperità e fu centro di intensa vita spirituale e liturgica. Durante l'occupazione turca dell'Isola ebbe molto a patire e molti dei suoi Monaci furono uccisi ed i loro beni sequestrati, dispersi o incendiati. Alcuni di loro divennero Vescovi e Arcivescovi. Fra i più celebri spicca nel secolo XII Neofito, soprannominato il Recluso, definito il Crisostomo di Cipro, per la bellezza dei suoi scritti, fra i quali omelie sulla Madre di Dio; in tempi più recenti spicca il nome dell'Arcivescovo Makarios che vi fu monaco prima di divenire Arcivescovo ed etnarca [cioè, Capo di Stato]. L’interno della Chiesa del Monastero ha di che stupire il visitatore. La sua forma che imita una L, è costituita in pratica da due diverse chiese giustapposte, la prima in forma basilicale allungata, la seconda in croce greca centrata. L’interno comporta una immensa iconostasi che, per l’irregolarità della pianta, non è visibile nella sua interezza dalla navata. La decorazione della Chiesa è di una ricchezza incredibile, a cominciare dai lustri, candelabri tutti diversi e sontuosi, alcuni dei quali hanno la forma della Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli; e dappertutto ori e volute d’incenso. Il tutto lascia nell’animo di chi vi entra una sensazione indefinibile di pace e di profonda spiritualità.
Al centro della celebrità del Monastero sta l'icona mariana, detta "Panaghía Kykkiotissa" che vi si venera. L'icona ha fama di essere un ritratto originale della Madonna fatto da San Luca. Secondo una tradizione difficilmente controllabile, era dapprima venerata in Egitto, poi in seguito alla conquista araba della terra del Nilo, fu messa in salvo e portata a Costantinopoli. Lì rimase fino al 1082, anno in cui fu donata dall'Imperatore Alessio I Comneno (1082-1118) al monaco Isaia che aveva costruito il Monastero. Al suo arrivo nell'Isola l'icona si segnalò con numerosi prodigi, i quali si rinnovarono spesse volte in seguito. Essa si è resa celebre anche per essere scampata a ben quattro incendi. Il Monastero divenne così meta di numerosi pellegrinaggi, non solo degli abitanti dell'Isola ma di pellegrini provenienti da tutto il mondo ortodosso. Attualmente l'icona si festeggia non meno di due volte all'anno: la prima, l'8 Settembre, in occasione della festa della Natività della Madonna; la seconda il 15 Agosto, nella festa della Dormizione di Maria. Anche gli abitanti Turchi dell'Isola, benché musulmani, non mancano di partecipare a questa venerazione. Da due secoli nessuno è mai riuscito a vedere l’icona, coperta da una custodia in oro e argento che risale al 1776; e la fantasia popolare è fortemente impressionata da racconti di castighi inflitti a profanatori o ad audaci curiosi. Ancora oggi nella mano bronzea visibile a destra dell'icona (un ex voto) è indicato dalla tradizione il castigo di un turco che, per aver osato accendere una sigaretta alla lampada votiva, ebbe disseccata la mano. È possibile farsene un’idea dalle numerose repliche esistenti nell'Isola, risalenti al secolo XIV e XV, e dalle molte calcografie del secolo XVIII. Il tipo iconografico dell’icona è quello generico dell'Eleousa in cui si manifesta un sentimento di tenero affetto tra Madre e Bambino, con alcune particolarità originali. Nel tipo della Kykkiotissa, Maria, in busto e vestita come di solito di chiton (tonaca) e maforion (mantello), si china con affetto sul Bambino che si contorce appoggiato contro la spalla destra; con la mano sinistra regge il Bambino, mentre con la mano destra leggermente sollevata mantiene la mano destra del Bambino, come per aiutarlo a sollevare il rotolo aperto. Le iscrizioni ai lati del capo nimbato sono abitualmente due: i due diagrammi MP ΘY, per Madre di Dio, e il nome aggiunto PANAGIA TOY KYKKOY, ossia "La Tuttasanta di Kykko". Il Bambino, fasciato e vestito di abiti coperti di assist (striature in oro) e che lasciano i piedi scoperti fino alle ginocchia, sembra disinteressarsi della Madre e guarda verso lo spettatore; con la mano destra sollevata tiene un rotolo di carta. Questi non è come al solito chiuso e arrotolato, ma svolto e aperto, e vi si legge la seguente scritta: "Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18).
Diffusione dell’icona e feste che la celebrano Da Cipro il tipo della Panaghía Kykkiotissa si è diffuso in tutto il mondo ortodosso: Sinai, Monte Athos, Bulgaria, i Balcani, Russia, ecc. Esso si ritrova anche in non poche icone occidentali, specie in Italia. Fra queste ultime, citiamo la Madonna detta "delle Vergini", e anche "delle Monache nere": risale ai primi del secolo XIV e si conserva nella Pinacoteca Provinciale di Bari. Lo stesso tipo si ritrova, fra l'altro, nella "Madonna" di Velletri, nel Museo Civico di Viterbo, e nella "Madonna della Vittoria" di Piazza Armerina. La Panaghía Kykkiotissa ha trovato grande diffusione nella Chiesa russa, che la venera non meno di due volte nel suo calendario: il 20 aprile e l'8 luglio. L’icona della "Madonna di Kykkos" è fatta oggetto di un intenso culto, non solo dalla Comunità del Monastero, ma anche dai fedeli che vi abitano attorno, dalla popolazione dell’Isola di Cipro e da molti pellegrini provenienti dall’Estero. Gli Uffici liturgici, che cominciano la Vigilia con i Vespri solenni, si prolungano durante la notte con processioni e inni che permettono alla gente di trascorrere lunghe ore in preghiera. Il giorno della festa le preghiere cominciano molto presto con il Mattutino e si prolungano con la solenne Liturgia di Giovanni Crisostomo i cui canti sono eseguiti dal Coro del Monastero. Le Ufficiature delle due feste sono di grande ricchezza poetica, spirituale e teologica. Per la festa della Natività, ad esempio, si cantano le seguenti due Antifone, attribuite a San Germano, Patriarca di Costantinopoli (+ 733): "La gioia universale, la Tuttalodata Vergine, è nata per noi da Gioacchino ed Anna, i giusti: è colei che per la sua purezza indicibile è divenuta il Tempio animato di Dio, e la sola ad essere riconosciuta secondo verità Madre di Dio. Per le sue preghiere, Cristo Dio, largisci al mondo la pace e la grande misericordia del Signore". "O Vergine, come ha annunciato l'Angelo, tu nasci dai giusti Gioacchino ed Anna, tu cielo e trono di Dio, ricettacolo purissimo che annuncia la gioia a tutto il mondo, o causa della nostra vita, distruttrice della maledizione, antidoto e benedizione! Perciò, nel giorno della tua nascita, o Fanciulla eletta da Dio, implora per le nostre anime la pace e la grande misericordia del Signore!". Anche per la festa della Dormizione i testi sono di grande ricchezza. Riportiamo qualche espressione di due Inni tratti dal Canone di Giovanni Damasceno (+749), cantati nel Mattutino: Megalinario – "Gli Angeli, vedendo la Dormizione della Vergine, si stupirono che essa si sia elevata dalla terra al cielo". Irmo – "Ogni mortale esulti in spirito con fiaccole accese nelle mani; la natura immortale degli esseri spirituali celebri con gioia la sacra solennità della Madre di Dio ed esclami: ‘Ave, beatissima e pura Madre di Dio Semprevergine!’ ". George Gharib Fonte: rivista "Madre di Dio", novembre 2005 |