L'elaborazione dottrinale E' soprattutto durante il regno di Edoardo VI che la Riforma fu introdotta nella Chiesa d'Inghilterra, grazie all'azione dei due "protettori del regno" (Edoardo era un bambino di 9 anni) e all'arcivescovo Thomas Cranmer. Particolarmente viva fu l'influenza calvinista sul piano delle dottrine, mentre l'ordinamento della Chiesa rimase episcopale. Nel 1549 il parlamento attribuì forza di legge al Libro della preghiera comune, cioè pubblica, con il quale venne attuata la riforma del culto. Questo Libro, che ha subito nel corso dei secoli diversi ritocchi e rifusioni, resta basilare per gli anglicani, non solo per il culto e la pietà ma anche per l'articolazione della fede e l'orientamento etico. Nel 1552 venne redatta una confessione di fede che, successivamente rielaborata nel 1563, venne approvata dal parlamento del 1571: sono i Trentanove articoli, che rappresentano ancora oggi la piattaforma teologica della Chiesa d'Inghilterra e dell'anglicanesimo. Pur respingendo la dottrina della transustanziazione, affermano la presenza reale del Cristo nell'eucaristia; sostengono la giustificazione per "sola fede", ma ribadiscono come le "buone opere" ne costituiscano la necessaria manifestazione. Sotto un profilo generale, nel testo si possono notare, accanto a influssi calvinisti, ormai sensibili accenti di distacco dai luterani, su una linea di tendenza che W.Shakespeare rese in modo suggestivo quando giudicò "malinconici" i riformatori tedeschi. |