Per la salvezza delle anime S. Domenico nel 1216 fondava l'Ordine del frati predicatori, chiamati in seguito domenicani. Per la salvezza delle anime, dei suoi sudditi, la contessa di Fontanellato, Veronica da Correggio vedova di Giacomo Antonio Sanvitale († 1511), nel 1512 faceva venire a Fontanellato i frati domenicani. Provenivano questi dal convento osservante di S.Maria delle Grazie di Zibello, fondato nel 1496 dal marchese Pallavicino presso la riva del Po, e appartenevano all'area riformata dell'Ordine. Sotto l'ispirazione di S.Caterina da Siena (1347-1380) i figli di San Domenico nel secolo XV si erano impegnati a osservare integralmente la regola primitiva, formando comunità di santi religiosi e di insigni predicatori, che, città e castelli, cercavano a gara di avere dentro o vicino alle loro mura. Per tale motivo la contessa Veronica si rivolse al priore dei frati osservanti di Zibello, padre Alberto da Milano, e per suo tramite al Vicario generale della Congregazione riformata di Lombardia e al Maestro dell'Ordine, padre Tommaso de Vio detto il Gaetano, ottenendo alla fine quanto aveva desiderato. I domenicani, come si legge nei documenti di fondazione, vennero a Fontanellato per pregare, celebrare le S. Messe, ascoltare le confessioni, evangelizzare il popolo, assistere spiritualmente gli ammalati che si trovavano nelle case sparse nelle campagne: in tal modo avrebbero procurato la "salus animarum", la salvezza delle anime, intesa dal Santo Fondatore. Appena giunti a Fontanellato (1512) i domenicani ebbero in dono dai marchesi Galeotti di Soragna un antico oratorio (del 1397) dedicato a San Giuseppe, distante 300 metri dalle mura del castello; dalla contessa Veronica ebbero il terreno su cui fabbricare il convento, dalla popolazione aiuti d'ogni genere. Purtroppo la guerra si presentò ben presto con la sua furia devastatrice. Nel 1521 il ducato di Parma veniva occupato dalle milizie francesi, ma subito ricacciate dalle truppe imperiali: in poco tempo fu rovina dovunque. I frati di Fontanellato, insieme con la gente di campagna, si salvarono rifugiandosi nella rocca dei Sanvitale. Il convento di San Giuseppe patì saccheggi. Dieci anni dopo (1531), assicurata la pace tra i belligeranti, i frati restaurarono l'edificio monastico. Ma nel 1543, invaso il ducato dall'esercito milanese, i signori di Fontanellato demolirono il convento per ricavare pietre da usare in fortificazioni. Questa volta la comunità trovò rifugio nel priorato di San Benedetto a Cannetolo, concesso loro da papa Giulio III il 6 giugno 1550. Terminata la guerra, nel 1552 i frati tornarono a Fontanellato tra le rovine della loro casa. Sorretti da inesauribile fiducia
costruirono ancora una volta tempio e monastero, dedicandoli come prima a San Giuseppe. La seconda metà del secolo XVI non registrò nello stato di Parma grandi rumori di guerre e i domenicani poterono attendere alla loro missione di "salvezza delle anime" con una pastorale rinnovata dalla moderna devozione alla Madonna del Rosario. Nel 1566 veniva eletto sommo pontefice il domenicano "osservante" fra Michele Ghislieri, il quale, preso il nome di Pio V, riformò con esemplare fermezza la Chiesa secondo i decreti del Concilio di Trento (1563). La vittoria ottenuta dalle navi della lega cattolica
contro la invadente flotta turca nelle acque di Lepanto il giorno 7 ottobre
1571, venne attribuita dal medesimo Papa alla celeste intercessione della Beata Vergine del Rosario, della quale era devotissimo. A perenne memoria dell'evento l'anno seguente istituiva la festa della Madonna del Rosario, estendendola alla chiesa universale. Infine dava forma definitiva alla preghiera del Rosario. Da parte sua l'Ordine domenicano, tramite il Capitolo generale celebrato nel 1592 a Venezia, disponeva che in tutte le nostre chiese venisse istituita la Congregazione o Confraternita del Rosario, con cappella e altari propri, per curare e diffondere al massimo la devozione del Santo Rosario.
La risposta data a tali inviti dai conventi dell'Ordine, esistenti in Europa, nell'America Latina e già nell'Estremo Oriente, fu unanime, com'era da aspettarsi in un momento di netta ripresa spirituale della Chiesa cattolica.
In tale contesto di fervida religiosità il convento di San Giuseppe in Fontanellato aveva trovato la sua specifica missione, promuovendo la devozione alla Madonna del Rosario e istituendo la relativa Confraternita nella seconda metà del secolo XVI. All'entusiasmo primitivo subentrò un breve periodo di assopimento, superato da una travolgente ripresa. Nel 1615 i padri domenicani di Fontanellato ordinavano a un anonimo artista di Parma di scolpire in legno la statua della Madonna del Rosario e di rivestirla con preziosi abiti secondo la foggia di quei tempi, per esporla sopra l'altare della sua cappella alla venerazione dei fedeli. Ma perché l'avvenimento sortisse tutto l'effetto desiderato, il superiore del convento, p.Bonifacio da Milano, il 9 ottobre 1616 organizzava
"una Processione solenne con occasione di far portare la Madonna di rilievo" fatta eseguire l'anno precedente.
L'immagine della Madonna, che regge un regale e benedicente Gesù Bambino e che sembra porgere al fedeli la corona del Rosario, piacque moltissimo e suscitò grande devozione tra il popolo. I padri, da veri maestri in teologia, istruirono adeguatamente i fedeli sul significato della sacra immagine, sul valore della sua corretta venerazione, sul dovere di imitare le virtù della Madonna e rivivere i momenti gaudiosi, dolorosi, e gloriosi della sua vita intrecciata con quella del suo Figlio, Gesù Salvatore. Il tempo più forte della predicazione al popolo e della catechesi era allora la quaresima. Una devozione così illuminata ravvivò la fiducia nella Vergine santissima, la preghiera divenne più fervorosa ottenendo grazie e prodigi senza numero, come riferiscono le cronache del tempo.
Il primo miracolo si verificò nell'ottobre del 1628 quando un certo Gian Pietro Ugolotti di Borgo San Donnino (oggi Fidenza), di anni 65, colpito da febbre continua maligna, raccomandatosi alla Santissima Vergine di Fontanellato ottenne immediata guarigione. Il prodigio - rappresentato anche in un quadro votivo - venne approvato dalla Curia di Parma e poi dato alle stampe, insieme con altre grazie che i padri cominciarono a scrivere in appositi libri su testimonianza del devoti "graziati". La notizia del prodigi si diffuse in tutta l'Emilia e nelle diocesi limitrofe. Il continuo e crescente afflusso di fedeli e pellegrini richiese, per conseguenza, la costruzione di un edificio sacro più vasto e più degno. Ma il progetto del nuovo santuario fu bloccato da due tristi avvenimenti quasi contemporanei: la peste scoppiata nel 1630, che raggiunse sia pure in forma meno virulenta anche Fontanellato, e la guerra scatenata dal governatore di Milano contro il ducato di Parma. Per salvare l'immagine miracolosa della Madonna del Rosario da temuti sacrilegi da parte delle soldatesche, i padri di Fontanellato la trasferirono nottetempo a Parma per esporla nella chiesa del loro confratelli, detta di San Pietro Martire, che a quei tempi si trovava all'interno dell'attuale piazza della Pace (Pilotta), dove si vede il monumento a Giuseppe Verdi. La Madonna del Rosario ottenne per la città e per il ducato di Parma il dono sublime della pace e per la provatissima popolazione nuove grazie e prodigi materiali e spirituali.
Il miracolo più conosciuto della Madonna di Fontanellato durante la sua permanenza in Parma, e del quale esiste una relazione autentica nella Curia Vescovile, è quello operato a beneficio delle Madri Agostiniane di S. Cristoforo. Quelle pie religiose vivevano in povertà estrema. Tante volte loro unico sostentamento era un pezzo di pane intinto nel vino. Ma ecco che tutto il loro vino va a male così da non essere più bevibile.
La Madre Priora mette tutte le sue speranze nella Madonna di Fontanellato. Propone alle consorelle di recitare cento Ave Maria ad onore della Vergine e ad implorazione del suo soccorso. La mattina dopo, spillato un po' di vino da ogni botte, fu trovato, dice la relazione, "tutto sanissimo, chiaro e bello come un rubino".
Senza numero le grazie fatte, particolarmente ai bambini. Si direbbe che la Madonna di Fontanellato abbia preso sotto la sua tutela speciale i piccoli innocenti, esposti a pericoli di ogni sorta.
La Madonna di Fontanellato è la «Madonna dei bambini» . Dopo sette anni di permanenza a Parma, ristabilito il sereno politico, la venerata immagine viene riportata a
Fontanellato. Questa volta però il viaggio fu in pieno giorno e svolto in maniera trionfale. Il lunedì dopo la Pentecoste del 1637 essa passò fra due ininterrotte ali di popolo plaudente, dalla chiesa di S.Pietro Martire fino alla riva destra del Taro. Passato il fiume, essa fu accompagnata al suo santuario da una moltitudine di fedeli osannanti. Col suo ritorno ebbe inizio - dalla primavera del 1641 - la costruzione della nuova chiesa, quella attuale, che richiese quasi vent'anni per portarla a termine. Il "trono" o nicchia della Madonna venne innalzato nel 1650. Ne fu instancabile promotore p.Tommaso
Pallavicino, il quale in veste di Vicario resse la comunità religiosa di Fontanellato dal 1623 al 25 luglio 1662, con soli tre anni di interstizi.
Terminata la chiesa, il 18 agosto del 1660, dopo otto giorni di sacri riti, alla presenza di una folla immensa, fuori del tempio, il vescovo di Fidenza (allora si chiamava Borgo San Donnino) Mons.Alessandro Pallavicino incoronava regalmente la statua della Madonna col Bambino. A ricordo di quella storica incoronazione, che fu la prima, il 15 agosto rimarrà in perpetuo festa solennissima per
Fontanellato. Chi volesse sapere, a parte l'iniziativa che va assegnata ai conti Sanvitale signori di Fontanellato, chi furono coloro che prima e dopo il 1660, fino ai nostri giorni, sostennero le spese per le opere compiute a onore della Madonna del Rosario, a ornamento del suo santuario, a soccorso delle varie istituzioni assistenziali create nel corso dei secoli, rilegga la iscrizione scolpita nel secolo XVII sopra la porta centrale della chiesa: "Ex eleemosinis et pauperum pietate erga Deiparam"; ossia, quanto ammirate è stato compiuto "grazie alle elemosine e alla pietà del popolo verso la Madre di Dio". Quella frase "pauperum pietate", letteralmente "dalla religiosità dei poveri", ci richiama allo spirito delle beatitudini evangeliche e all'obolo della vedova. Nel 1663 vengono ordinati sette quadri per gli altari di altrettante cappelle; per l'ottavo altare venne fatto scolpire un Crocifisso in legno; nel 1672, per i religiosi addetti al servizio del santuario, ha inizio la costruzione del nuovo convento , che si protrarrà per trent'anni; nel 1680 viene inaugurata la facciata della chiesa (che non è l'attuale), ornata con quattro statue di marmo raffiguranti: S.Giuseppe e S. Domenico nelle nicchie superiori e i due Santi domenicani S. Rosa da Lima (1586-1617) e S. Ludovico Bertrando (1526-1581) in quelle inferiori.
L'anno 1684 il conte Alessandro Sanvitale con la sposa Paola Simonetta fa pavimentare di marmo il presbiterio e lo circonda con una nobile balaustrata, contrassegnata dallo stemma di famiglia. Nel 1690 il nuovo organo monumentale viene sistemato in fondo alla chiesa sopra le porte di ingresso. Giunsero poi i tempi della irreligione e delle soppressioni. Ma la Divina Provvidenza seppe cavare il bene anche dal male. Il giovanissimo Ferdinando I Borbone, duca di Parma, allora succube di consiglieri illuministi come il ministro G.Dutillot, il 14 marzo 1769 allontanava i domenicani dal santuario di Fontanellato. Il 13 agosto 1775, sbarazzatosi dell'astuto ministro e assunto direttamente il Governo e professando il più ortodosso cattolicesimo, li faceva rientrare a comune conforto. Nel 1805, Napoleone I, Re d'Italia, sopprime tutti gli ordini religiosi e i domenicani di Fontanellato devono anche essi lasciare chiesa e convento, disperdendosi. Allora il conte Stefano Sanvitale interviene presso l'imperatore e ottiene che il Santuario e gli edifici monastici annessi siano assegnati alla "Scuola delle Figlie della Carità" che era una casa di educazione e di lavoro per ragazze povere. Negli edifici dei frati domenicani trovò ospitalità anche l'altra opera istituita per i maschi col nome di "Scuola di Santo Stefano" nome - dice lo storico Lorenzo Molassi - che fu mutato in quella di "CORPO DELL'INDUSTRIA" nel dì 26 dicembre 1805 , (festa di S. Stefano), epoca in cui i fanciulli vennero vestiti con abito uniforme di taglio militare". Era direttore spirituale, almeno per le Figlie della Carità, l'ex priore del convento, il domenicano p.Carlo Burzio. Alla morte (1811) del Burzio subentra come custode del santuario l'agostiniano p.Giovanni Battista Micheletti fino al 1816. È in questo anno che il domenicano p.Giovanni Rosa Raimondi ottiene dalla duchessa di Parma, Maria Luisa d'Asburgo Lorena, seconda moglie di Napoleone, che le claustrali domenicane del soppresso monastero di Colorno, allora viventi in una casa privata, possano occupare l'ex convento dei padri domenicani di Fontanellato, ormai libero anche delle due opere benefiche (orfanotrofi) volute dal conte Stefano Sanvitale per i maschi e le fanciulle poveri. Nel 1822, restaurato il monastero e costruito per i padri, cappellani delle claustrali e custodi del santuario, l'ospizio di fronte alla facciata della chiesa, (ora distrutto), ricomincia la presenza dei domenicani con padre Raimondi. Così anche i fedelissimi devoti della Madonna del Rosario ritrovano i loro zelanti sacerdoti.
I segni di un forzato abbandono materiale vengono cancellati con il restauro generale della chiesa, avvenuto negli anni 1858-1860.
Ma pochi anni dopo, nel 1866, il 7 luglio la legge di soppressione degli istituti religiosi colpisce nuovamente il monastero delle domenicane e l'ospizio dei frati addetti al santuario di Fontanellato. Il 15 dicembre viene dichiarata sciolta la comunità dei frati domenicani intimando loro di smettere l'abito religioso. Il fabbricato passa alla amministrazione municipale mentre le proprietà immobiliari vengono incamerate dal demanio. Le monache avevano potuto restare nel monastero ma prive di qualsiasi rendita. Il papa Pio IX venne in soccorso delle monache, imitato da buone persone.
Finalmente nel 1879, dopo dieci anni di confisca, la famiglia domenicana riscatta chiesa, monastero ed ospizio pagando il corrispettivo prezzo al municipio di Fontanellato. In un clima di vivaci manifestazioni religiose, di profondi movimenti sociali e anche di spavaldo anticlericalismo i "concorsi" estivi e i pellegrinaggi riprendono sempre più numerosi. La devozione verso la Madonna del Rosario di Fontanellato è un faro di fede e di pietà popolare. La vita del cardinale beato Andrea Ferrari è un esempio: sua madre lo porta infante, gravemente malato, ai piedi della Madonna ottenendo piena guarigione; don Andrea Ferrari celebra la sua prima Messa (21 - XII - 1873) sull'altare del santuario che lo vide ricuperare la salute; il cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, solennizza il giubileo sacerdotale (21 dicembre 1898) ancora sull'altare della Madonna di Fontanellato. Come pegno del suo amore e della pia gratitudine a Maria lascia un bellissimo calice sbalzato con policromie incastonate. La sua devozione, manifestata ancora nelle immancabili visite annuali a ricordo del suo battesimo, meritò d'essere immortalata nel monumento bronzeo, innalzato davanti alla facciata del santuario (1925), che lo vede inginocchiato in atto di intensa preghiera. È l'immagine del "pellegrino". Nuovamente la guerra Quando la costruzione dell'orfanatrofio era quasi finita scoppiò la II guerra mondiale (1940). Requisito dal governo l'orfanotrofio fu successivamente prigione di ufficiali inglesi, messo a sacco durante il governo Badoglio, trasformato in scuola per allievi ufficiali della Repubblica di Salò, perciò bombardato dagli alleati. Padre Mazzetti, che per cinque anni assistette impotente allo scatenarsi della furia bellica contro quest'opera di misericordia, al termine della vita († 1951) ebbe il conforto di vedere grosse nidiate di orfanelli, d'ambo i sessi, raccolte nella "Casa del Fanciullo Madonna di Fontanellato", perfettamente rimessa a nuovo dal dinamico sacerdote domenicano padre Domenico Acerbi (1900-1984) e diretta con tanto amore dalle suore domenicane della Beata Imelda. L'orfanotrofio di Fontanellato, modello di organizzazione e di metodo educativo, fu aperto nel 1948, conobbe il massimo splendore nei decenni 1950-1970 raggiungendo il numero di 250 assistiti e di 23 suore, e fu chiuso nel 1982 a seguito delle leggi regionali sull'assistenza dei minori. Venne sostenuto in parte da Enti pubblici (Enaoli) e in parte dalla popolazione, tanto devota alla Madonna quanto generosa a favore dell'innocenza. Quelle opere che abbiamo sopra ricordato sono un riflesso della fede cristiana, favorita dalla devozione verso la Madonna del Rosario promossa dalla comunità dei frati domenicani, custodi del santuario , e da quanti altri sacerdoti, religiosi e laici, collaborano nei tempi forti dei concorsi e dei pellegrinaggi, che non conoscono diminuzioni.
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