COSA CI ASPETTA NEL 2007?
Meglio ascoltare la
Madonna che leggere gli oroscopi: guardiamo a Fatima (e a Medjugorje…)
Giorni fa ho partecipato al programma di
libri di Rai 1 (quello presentato da Gigi Marzullo). Mi avevano chiesto di
presentare il mio ultimo volume, “Il quarto segreto di Fatima”.
Naturalmente dei critici letterari presenti – chiamati a commentare le
opere proposte – quasi nessuno aveva letto il mio libro. E’ stato
abbastanza deprimente, anche perché alla non-lettura del libro si
acconpagna la consueta ignoranza del cristianesimo e della Chiesa. Ancora
maggiore dunque era l’ignoranza di Fatima. Eppure il “caso Fatima” resta –
almeno per noi cattolici – qualcosa di enorme su cui continuiamo a non
riflettere.
Continuiamo a essere sordi e ciechi. Che la Madre di Dio sia scesa dal
Cielo all’inizio del Novecento per consegnare all’umanità e alla Chiesa –
in vista di un secolo apocalittico - un messaggio di vitale importanza per
la salvezza terrena e per quella eterna del genere umano, è un avvenimento
così enorme che non può essere relegato nel “settore devozionale”, non può
essere consegnato a chi riteniamo interessato alle apparizioni. Riguarda
tutti!!! Chiunque abbia a cuore almeno se stesso o i propri figli!!!
In sostanza: o è vero o è falso ! Non ci sono vie di mezzo. E siccome la
Chiesa – notoriamente molto prudente e guardinga – ha ufficialmente
riconosciuto quell’apparizione, con una solennità senza eguali, ciò che la
Santa Vergine ci raccomanda deve essere assolutamente e urgentemente preso
sul serio. A meno che non vogliamo essere sordi come lo furono i cristiani
negli anni Venti e Trenta che – non avendoLe creduto – videro verificarsi
tutte le sue terribili profezie (l’avvento del comunismo, la seconda
guerra mondiale, popoli interi massacrati, orrende persecuzioni alla
Chiesa…).
Ad oggi deve ancora verificarsi la terza parte del Segreto: quella della
visione rivelata dalla Chiesa nel 2000 (la città in rovina cosparsa di
cadaveri, il martirio di un Papa con tanti vescovi e fedeli). Che quella
visione terrificante (che fa pensare a uno scenario da guerra mondiale)
non corrisponda all’attentato al Papa del 1981 possiamo dirlo in quanto il
card. Ratzinger dichiarò che la Chiesa non ne dava nessuna interpretazione
ufficiale. Possiamo dirlo inoltre perché una montagna di indizi inducono a
pensarlo (li ho esposti nel mio libro). Infine perché la stessa suor Lucia
nella lettera al Papa del 1982 (l’anno dopo l’attentato) scriveva
esplicitamente “se non constatiamo ancora la consumazione completa del
finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco
a larghi passi”. A questo si aggiunga la parte del terzo segreto non
ancora rivelata (la cui esistenza documento nel libro) che dovrebbe essere
ancora più scioccante
L’anno che si apre – il 2007 – è il 90° anniversario delle apparizioni di
Fatima. Forse è il caso di tornare all’accorato appello della Madonna e al
suo invito ad affidarsi al Suo Cuore Immacolato. Gli eventi di questi mesi
infatti inducono a pensare che sia l’unico rifugio sicuro…
Un augurio a tutti che questo anno ci faccia accorgere della presenza di
Lei fra noi… Infatti la Vergine stessa disse, apparendo nel 1830 a santa
Caterina Labouré:
“Il momento verrà, il pericolo sarà grande, si crederà
tutto perduto. Allora io sarò con voi”
Antonio Socci
P.S. Tutto quello che abbiamo detto trova conferma a Medjugorje che sembra
l’estrema prova di appello che la Vergine ha ottenuto per salvare
l’umanità…
***
L’INCOMBERE DI UNA DEFLAGRAZIONE NUCLEARE…
di Antonio Socci
Saddam Hussein è stato eliminato, ma la minaccia che incombe sul mondo no.
Anzi, potrebbe perfino accrescere la sua pericolosità. Se ne parla poco e
si conosce ancora meno: si tratta di un possibile conflitto nucleare.
Sembra una mitologia da anni Sessanta o al più si pensa (con poco
interesse) alla controversia in corso sul nucleare iraniano, credendo che
riguardi “solo” la sicurezza dei paesi vicini (Israele per primo).
Invece non è così. La minaccia riguarda tutti ed è oggi più incombente che
mai. Oggi più di dieci anni fa. A paventare (in questo inizio del 2007)
una “possibile catastrofe atomica” non è un qualche opinionista
apocalittico, un allarmista di professione, ma una persona pacata e
razionale, l’uomo più saggio e illuminato che calca la scena mondiale:
Benedetto XVI. Nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, che
la Chiesa celebra il 1° gennaio 2007, esprime la sua “grande inquietudine”
per “la volontà, manifestata di recente da alcuni Stati, di dotarsi di
armi nucleari”. Ed ecco la “paura per una possibile catastrofe atomica.
Ciò riporta gli animi indietro nel tempo” osserva il Papa “alle ansie
logoranti del periodo della cosiddetta ‘guerra fredda’. Dopo di allora si
sperava che il pericolo atomico fosse definitivamente scongiurato e che
l’umanità potesse finalmente tirare un durevole sospiro di sollievo.
Purtroppo” prosegue il Santo Padre “ombre minacciose continuano ad
addensarsi all’orizzonte dell’umanità”. Il Pontefice esorta dunque a
stipulare nuovi accordi internazionali per “la non proliferazione delle
armi nucleari” e chiede un serio impegno per arrivare alla loro
“diminuzione e al loro definitivo smantellamento”. Tuttavia, mentre lancia
il suo appello accorato (“niente si lasci di intentato”), è ben
consapevole del rischio imminente: “E’ in gioco il destino dell’intera
famiglia umana!”.
E’ incredibile che un così autorevole allarme sia passato e passi
pressoché inosservato. A parte gli addetti ai lavori, che sanno come
stanno le cose e sono estremamente preoccupati, i mass media e la gente
sembrano non rendersi conto. Anche il cupo segnale del maggio 2005 è stato
del tutto snobbato: il fallimento a New York della settima Conferenza di
revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (è l’appuntamento
che ogni cinque anni, dal 1970, si tiene per vigilare sull’osservanza
dell’impegno sottoscritto dai Grandi di ridurre ed eliminare le armi
nucleari). Il motivo del fallimento è molto semplice (e lo abbiamo già
scritto su queste colonne): la situazione è fuori controllo. Gli esperti
ormai rimpiangono il vecchio “equilibrio del terrore”. Oggi lo scenario è
peggiore. Si è scatenata negli ultimi anni una corsa al nucleare che non
ha eguali nei 50 anni precedenti. Secondo documenti ufficiali dell’Onu
sono circa 40 i Paesi che già dispongono di “capacità nucleare” e fra
quelli che da tempo posseggono armi nucleari vi sono Stati come l’India e
il Pakistan che sono da sempre a rischio di conflitto armato.
Gli Stati Uniti – dopo l’11 settembre 2001, con la convinzione di una
minaccia inedita alla propria popolazione civile – hanno preso ad
investire cifre gigantesche nel riarmo. Gli altri hanno seguito. Questa
corsa planetaria alle armi nucleari si somma alla scarsa manutenzione e
all’ insicurezza di tanti arsenali (soprattutto dell’Est europeo),
all’esistenza di organizzazioni terroristiche internazionali capaci di
tutto e al commercio clandestino di ordigni atomici.
L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, William J. Perry di recente
ha dichiarato: “Non ho mai avuto tanta paura come ora di un conflitto
nucleare. Esiste una probabilità di un attacco rivolto contro obiettivi
Usa nei prossimi dieci anni superiore al 50 per cento”. Non è un caso se
la Russia e gli Stati Uniti hanno cominciato a teorizzare un possibile uso
“limitato” di armi atomiche.
Ritengono di poterlo fare perché dispongono di nuovi ordigni dagli effetti
“controllabili” che potrebbero servire a distruggere armi atomiche in
costruzione da parte di regimi pericolosi, ma questo passo resta un salto
nel buio. Che potrebbe avere effetti incalcolabili. Viviamo su una
polveriera. Gli scenari più allarmatisici parlano di 30 mila ordigni
nucleari di cui 17.500 operativi: più che sufficienti per distruggere
migliaia di volte il pianeta. Ma anche se consideriamo lo scenario “meno
scioccante” le cose non cambiano. I dati ufficiali dicono che gli Stati
Uniti dispongono circa di 4.500 testate nucleari strategiche offensive, la
Russia 3.800, infine Gran Bretagna, Francia e Cina fra 200 e 400 ciascuno
(senza considerare quelle degli altri Paesi dotati di qualche centinaio di
bombe nucleari). Anche se arrivassimo ad avere “solo” 3.200 testate (come
sarebbe previsto dagli accordi russo-americani per il 2012) avremmo una
capacità distruttiva pari a 65 mila volte (ripeto: sessantacinquemila
volte) quello della bomba di Hiroshima dove morirono 200 mila persone.
Ciò che rende purtroppo possibile un grande botto della polveriera
chiamata “Terra”, non è neanche il divampare di un conflitto fra Stati
(sempre possibile) o un attacco terroristico, ma il caso. Sì, la
casualità, l’errore, l’incidente involontario, l’equivoco. Ho già
ricordato su “Libero” l’intervento dell’anno scorso su “Foreign Policy” di
Robert McNamara (fu segretario alla Difesa degli Stati Uniti dal 1961 al
1968, con Kennedy e con Johnson ed è uno dei maggiori esperti mondiali di
armi nucleari). Ebbene McNamara sostiene che il rischio più terribile è
proprio quello: un errore nei sistemi di controllo computerizzato, un
guasto a una macchina e tutto salta per aria. Impossibile? Niente affatto.
Possibilissimo. C’è un’ampia e agghiacciante casistica di incidenti già
accaduti nel corso dei quali la catastrofe è stata scongiurata per un
soffio. Si sa che il presidente americano e quello russo – quando ricevono
l’allarme di un possibile attacco atomico - devono decidere la risposta
nell’arco di 20 minuti. Un pugno di uomini hanno solo pochi secondi per
capire se si tratta di un falso allarme. E’ addirittura miracoloso che
fino ad ora – con la quantità di incidenti accaduti – sia stato sempre
evitato il peggio. Ma possiamo continuare così?
McNamara definisce ormai “inaccettabile” questo rischio perché “comunque
sia, gli esseri umani possono sbagliare. E un errore commesso in simili
circostanze avrebbe condotto alla distruzione delle nazioni. La
conbinazione di fallibilità umana e armi nucleari comporta un rischio
elevatissimo di catastrofe nucleare” (per non dire della quantità di
ordigni nucleari “persi”, per incidenti vari, nei mari).
La soluzione a cui viene da pensare è una progressiva riduzione degli
arsenali atomici, ma, secondo McNamara, anche sostanziose riduzioni di
armi nucleari non cambierebbero nulla perché “la testata statunitense
media” spiega “ha un potenziale distruttivo 20 volte superiore a quello
della bomba di Hiroshima”.
Dunque c’è una sola strada. Obbligata. La totale cancellazione di armi
nucleari dalla Terra. Ma oggi pare impossibile e si sta facendo l’opposto
“Siamo in un momento critico per la storia dell’umanità”, ha concluso
McNamara. Il Papa grida il suo allarme, ma la gente è distratta. Una
spensieratezza collettiva che deve ricordare al Santo Padre l’inquietante
profezia di Gesù nel Vangelo di Luca: “Come avvenne ai tempi di Noè, così
sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano si sposavano,
fino al giorno in cui Noè entrò nell’Arca e venne il diluvio e li fece
perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano,
compravano, vendevano, piantavano, costruivano…”.
©“Libero” 31 dicembre 2006
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