CINA:
Da militante
comunista a sacerdote della Chiesa sotterranea
di Bao YuanjinA |
Pechino (AsiaNews) - In Cina crescono le
conversioni al cristianesimo e nascono anche vocazioni consacrate. Pur
nella mancanza di libertà religiosa e nella propaganda ateista
martellante, vi sono molti giovani che si avvicinano al cristianesimo per
curiosità e a volte diventano cattolici. Un’inchiesta dell’Accademia delle
scienze sociali di Pechino ha scoperto che nelle università di Pechino e
Shanghai oltre il 60% degli studenti sono interessati al cristianesimo.
La storia che presentiamo è significativa perché è la storia della
conversione di un militante del Partito comunista in un’università del
nord del Paese. In Cina è in atto una crisi di identità del Partito e in
pochi ormai credono ancora agli ideali maoisti o comunisti. Ma quello che
pochi mettono in luce è che molti membri del Partito – anche segretamente
– si avvicinano alla religione e alla fede cristiana. Non è per nulla
infrequente che nei weekend membri e alti funzionari vadano a trovare il
loro direttore spirituale, a fare silenzio in un monastero buddista; a
partecipare a qualche celebrazione in una chiesa o in un tempio. A
dimostrazione, come dice il nostro sacerdote, che il sangue dei martiri è
seme di nuovi cristiani. (N.B.: nella testimonianza abbiamo lasciato
indicazione generiche di nomi e luoghi geografici, per motivi di
sicurezza)
Mi chiamo Bao e sono un sacerdote della Cina del nord. Sono divenuto prete
alcuni anni fa. E ho ricevuto il battesimo solo 11 anni fa. Prima ero
ateo, anzi un militante del Partito comunista cinese. All’università ero
il capo dei giovani comunisti nella mia facoltà. Nel mio cuore avevo tanti
progetti e programmi per il futuro, ma tutti distanti da Dio, che per me
non esisteva nemmeno. Nella mia famiglia, solo mia nonna era protestante.
Quando ero piccolo una volta l’ho sentita parlare di Gesù: diceva che Gesù
era Dio. Ma a me non ha mai interessato nessuna religione. In Cina, dalla
scuola elementare fino all’università è obbligatoria l’educazione
all’ateismo. La mia mente era piena di teorie atee e pensavo che credere
in Dio è una cosa fanciullesca, forse un po’ stupida.
Militante del Partito comunista cinese
Al quarto anno di università ho preso la tessera del Partito. In Cina ci
si iscrive al Partito un po’ per convinzione, ma soprattutto perché ci si
fa degli “amici” che poi ti aiutano a trovare lavoro, ti sostengono se hai
dei guai.
La mia vita nella cellula comunista non era né buona, né cattiva. Eravamo
studenti buoni con tutti, bravi nello studio, nell’organizzare tante
attività. Ma quello che mi colpiva è che nel Partito tutte queste cose,
anche buone, erano fatte non per il bene degli altri, ma per sé, per far
carriera. E poi fra noi dominava la menzogna: tutti raccontavano bugie e
tutti sapevano che erano bugie, ma si andava avanti lo stesso.
Un esempio: ad ogni incontro della cellula c’è sempre il momento della
confessione e dell’autocritica (il nome preciso è: “criticare gli altri e
criticare se stesso”. In realtà, nessuno davvero critica se stesso e
nessuno davvero critica gli altri. Si instaura una comunicazione formale,
che può perfino diventare lusinga o adulazione. Ad esempio uno dice al
rettore: “Rettore, io devo criticare una cosa che non hai fatto bene. Tu
hai lavorato troppo per noi. Sì, il lavoro è importante, ma la salute è
anche importante. Devi averne cura perchè tu possa lavorare ancora meglio
per la comunità…”. In momenti come questi una voce dal cuore mi diceva: È
una bugia, è una bugia!”. Ma anch’io dovevo fare così.
Dopo un po’ di tempo mi sono ammalato. Avevo spesso degli incubi che mi
svegliavo perfino di notte. Una notte ho sognato di aver trovato un pacco;
l’ho aperto e dentro vi era un libro. Era una Bibbia, tutta luminosa e
splendente. Mi sono svegliato e ho pensato che solo mia nonna mi aveva
parlato della Bibbia. Mi sono ricordato che lei diceva che Gesù è
onnipotente. Allora ho concluso: forse, se Gesù è onnipotente, mi potrà
guarire da questa malattia! E così ho cercato una chiesa lì attorno e ho
trovato una chiesa protestante. Ma per un comunista, credere in una
religione è proibito. Per questo andavo all’incontro coi protestanti di
nascosto e in segreto.
La paura e i miracoli
Appena finiti gli studi, dopo la laurea, grazie agli appoggi nel Partito,
ho trovato subito un buon lavoro in una grande città. Prima di iniziare a
lavorare, la ditta mi ha dato il permesso di andare per un mese a salutare
i miei che vivono in un’altra regione. Quasi alla fine del mio mese di
vacanza, un mio amico – che ho scoperto poi essere cattolico - mi ha
regalato 10 cassette su cui erano registrate delle prediche di un
sacerdote cinese. Dopo aver ascoltato quelle cassette, è cominciata una
grande battaglia nel mio cuore: pensavo che forse Dio esiste veramente;
forse davvero la religione cattolica è quella vera… Ma nello stesso tempo
mi venivano in mente tutte le teorie sull’ateismo studiate a scuola e
all’università. Sono caduto nell’angoscia, anche perché avevo paura che
accettando la fede cattolica, rischiavo di perdere il mio lavoro.
Non sapevo cosa fare. Quel giorno dovevo ritornare in città a iniziare il
mio impiego. Avevo già il biglietto del pullman. Per la prima volta nella
mia vita mi sono rivolto alla Madonna: “Santa Maria – le ho detto – se tu
veramente esisti, se la fede cattolica è vera, se vuoi che io diventi
cattolico, dammi un segno: domani, durante il viaggio fa’ succedere
qualcosa di importante, magari un incidente, in cui io sopravviva, e così
crederò”. Adesso penso che sono stato molto stupido sfidare o tentare Dio.
Ma a quel tempo è stata l’unica preghiera che mi è venuta in mente.
Il giorno dopo è successo davvero un incidente: il pullman su cui
viaggiavo, mentre percorreva la strada ad alta velocità, ha bucato la
ruota anteriore destra. Il pullman è uscito fuori strada e si è capovolto.
Tutti ci siamo salvati, ma abbiamo dovuto faticare a uscire dai finestrini
e dai rottami. Io sono rimasto scosso, ma non ho dato molto retta a questo
segno.
Dopo ore ed ore di attesa, la società dei pullman ne ha mandato un altro
in sostituzione e abbiamo continuato il viaggio. Ma l’incidente ci aveva
fatto perdere tempo. Quando siamo arrivati alla stazione ferroviaria –
dovevo ancora prendere il treno – era molto tardi e i biglietti per il mio
treno erano esauriti. Allo sportello vi era una lunga coda e tutti ci
dicevano che avremmo trovato biglietti solo per un treno dopo 3 giorni.
Ero sfinito e in angoscia: mi sarei dovuto presentare con enorme ritardo
al mio primo impiego e al mio primo giorno di lavoro. Mi è venuto in mente
di pregare ancora la Madonna: “Aiutami a comprare un biglietto del treno.
Se questa volta mi aiuti, ti giuro che ti seguirò!”.
Stando in coda nella lunga fila, avevo perso la speranza. A un tratto, un
uomo arriva gridando: “Questo biglietto è per la città di….. . È per oggi.
Chi lo vuol comprare?”. Era la mia destinazione. L’ho comprato subito.
L’uomo mi ha detto che aveva preso il biglietto per un suo amico, il quale
gli aveva telefonato in quel momento per dirgli che non riusciva ad
arrivare in tempo. Gli ha chiesto di restituire il biglietto, ma siccome
mancavano 40 minuti alla partenza del treno, il biglietto non si poteva
rimborsare, e allora ha domandato in giro, cercando di venderlo a
qualcuno.
Era un segno piccolissimo, ma è stato l’inizio, il primo passo della mia
conversione. Dopo aver cominciato a lavorare, sono andato in cerca di una
chiesa cattolica e lì frequentavo la messa, ma sempre in segreto. Pian
piano ho compreso di più cos’è la fede cattolica e alla fine mi sono
deciso a chiedere il battesimo.
Diventare cattolico e trovare la pace
Trovando la fede cattolica, ho scoperto una comunità piena di gente
semplice e buona, dove non ci si raccontava più bugie. Avevo trovato degli
amici veri. Per me è stata una liberazione: non avevo più bisogno di
mentire. Nella comunità si criticava davvero se stessi e si criticava
perfino il sacerdote. Incominciavo a vedere la luce e a capire che avevo
trovato il senso della vita.
Ma per ricevere il battesimo dovevo superare un grande ostacolo: la mia
appartenenza al Partito comunista.
Un comunista è ateo; il cristiano crede in Dio: non è possibile essere
cattolici e comunisti nello stesso tempo. Anche il sacerdote che mi
istruiva mi ha detto che dovevo uscire dal Partito. Ma io non avevo questo
coraggio: temevo che lasciando il Partito avrei subito brutte conseguenze:
forse avrei perduto il mio lavoro; sarei andato incontro magari alla
persecuzione…Il Partito in Cina governa tutto; mettersi fuori da esso
significa in qualche modo togliersi ogni possibilità di tranquillità nella
vita, sentirsi come stranieri.
Nel Partito comunista cinese vi è una regola: ogni membro deve dare una
certa somma mensile al Partito. Se uno non la consegna per 6 mesi
consecutivi, viene punito e talvolta estromesso dal Partito. Siccome non
avevo il coraggio di uscire dal Partito in modo pubblico, ho pensato di
uscirne in questo modo e così per 6 mesi non ho consegnato la mia quota.
Ma non è successo niente: a mia insaputa, il responsabile della cellula,
vedendo che io non pagavo, aveva pagato per me! Non so perché lo abbia
fatto. Era un tipo normale, né buono, né cattivo. Forse ha pensato a una
mia dimenticanza e ha anticipato i soldi aspettando che io glieli
restituissi in seguito; forse non voleva che i suoi superiori scoprissero
che nella sua cellula c’erano dei tipi “lassi”, perché avrebbe subito
delle critiche.
Alla fine mi restava solo la via ufficiale e ho scritto la mia lettera con
la richiesta di uscire dal Partito. Ma non avevo il coraggio di
consegnarla. Ho deciso tante volte di presentarla, ma poi alla fine mi
ritiravo. A un certo punto, ho preso grande coraggio e sono andato dritto
dal responsabile del Partito e gli ho consegnato la lettera. Lui è rimasto
senza parole: era la prima volta che gli capitava di vedere che uno
rifiuta di rimanere nel Pcc. Era in totale confusione. Finalmente potevo
ricevere il battesimo. E con esso ho cominciato a gustare una pace
profonda.
Dopo un po’ di tempo, una volta incontro un mio vecchio amico della
cellula. Eravamo amici anche prima di entrare insieme nel Partito. Aveva
saputo che ero uscito dal partito per diventare cristiano. Mi ha detto che
ero molto coraggioso e ha aggiunto che lui non avrebbe mai avuto il mio
stesso coraggio.
La vita in un seminario sotterraneo
Dopo essere divenuto cattolico ho continuato a frequentare la messa ogni
domenica, ma dentro una comunità sotterranea, non riconosciuta dal
governo.
Una volta una suora mi dice: perché non segui Gesù totalmente e diventi
prete? Io ho detto subito di no. Nella mia famiglia sono tutti non
credenti e diventare prete sarebbe stato difficile. Nella tradizione
cinese il figlio primogenito, come sono io, deve sostenere i genitori
quando sono vecchi. Entrando in seminario i miei primi nemici sarebbero
stati i miei genitori.
Sei mesi dopo ero a pregare nella mia stanza e sento una voce che mi
chiama: “Seguimi”. Nella stanza non c’era nessun altro. Nel cuore ho
compreso che era Gesù che mi chiamava, ma io ero troppo spaventato: fare
il prete – della Chiesa sotterranea – voleva dire abbandonare tutto,
lasciare la famiglia, il lavoro, mettersi in una situazione di rischio e
di pericoli, abbracciare la croce, la sofferenza, la prigionia. Ho detto
di no. Ma con il mio rifiuto, è finita la mia pace perché sono divenuto
inquieto e senza gioia. Non volevo seguire Gesù perché avevo un buon
lavoro, una vita tranquilla. Ma non potevo resistere alla chiamata del
Signore. Così l’ho pregato di poter trovare un altro lavoro, in una città
più lontana. In questo modo avrei potuto lasciare l’impiego senza dare
troppo nell’occhio e sarei potuto entrare in seminario. Ho lavorato in
quest’altra città per quasi due anni, guadagnando e risparmiando su tutto
per lasciare dei soldi ai miei genitori e alla fine ho seguito la chiamata
di Gesù. Sapevo che ero debole e allora ho pregato: “Gesù, se tu vuoi,
puoi rendermi fedele fino in fondo, tuo discepolo per sempre. Questo sarà
un grandissimo miracolo”.
Ho passato 5 anni in un seminario della Chiesa sotterranea. La vita era
molto faticosa e piena di rischi. La sveglia era alle 5. Dopo mezz’ora di
meditazione, celebravamo la messa e poi le lodi. Dopo la colazione
facevamo le pulizie e poi cominciava la giornata di studio. Si andava a
letto alle 10 di sera. La vita nei seminari sotterranei è un po’ dura:
vivevamo in una casa di campagna messa a disposizione da un fedele. Ma
quando avevamo il sentore che la polizia ci aveva scoperto, dovevamo
fuggire e trasferirci in un altro luogo. In 5 anni abbiamo cambiato casa 3
volte.
Noi seminaristi ci dovevamo occupare della pulizia, ma anche della cucina,
preparando da mangiare per tutti. Dal punto di vista materiale, la vita
era davvero dura: poco cibo, poca verdura, quasi mai carne; stanze
affollate e senza spazio… Ma nel mio cuore sentivo la pace e anche una
gioia tutta nuova, diversa da quella che sentivo prima. Fra i seminaristi
vi era una forte amicizia e fratellanza. Le difficoltà si superavano in un
attimo perché ognuno era pronto ad amare l’altro.
Dopo 5 anni di studio, è venuto il giorno della mia ordinazione
sacerdotale. In quel momento nella mia diocesi vi era grande tensione e
c’era il rischio che la polizia ci imprigionasse. Così abbiamo celebrato
la messa di ordinazione alle 4 del mattino: a quell’ora in Cina dormono
tutti, anche i poliziotti.
Anche se la vita di noi cattolici è difficile, la fede ci sta davvero
rafforzando. E questo anche grazie alla testimonianza dei sacerdoti che
sono in prigione. Un piccolo esempio: nel mio paese natale, nell’83,
quando la Cina ha cominciato le grandi riforme economiche, vi erano solo 3
famiglie cattoliche. Adesso, dopo quasi 20 anni, i cattolici sono più di 4
mila. È proprio vero che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani.
Anche per me, la mia forza è Gesù stesso. Lui ha detto: “Non voi avete
scelto me, ma io ho scelto voi” (Giov. 15,16). Su questa strada io trovo
la croce, ma anche la gioia e la pace. Con il suo aiuto, lo seguirò
sempre, superando tutte le difficoltà.
24 Giugno 2005;
AsiaNews
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