Un cucchiaio usato al posto del calice, il vino fatto con qualche chicco d'uva trovato per strada. Messe clandestine che poi portavano i fedeli - una volta scoperti - ad essere perquisiti nudi con temperature anche di 30 gradi sotto zero e a finire in carcere, dove venivano sottoposti ad altre umiliazioni. Al Sinodo del vescovi arriva la drammatica testimonianza del presidente della Conferenza episcopale romena, mons. Lucian Muresan, sulle persecuzioni subite in Romania dai greco-cattolici, da lui definiti «martiri moderni», ai tempi del regime di Ceausescu. Un intervento che ha sollecitato l'applauso dei padri sinodali, il primo di questa assise. «Nel nostro Paese - ha detto Muresan durante la sesta Congregazione generale di ieri mattina - i comunisti hanno cercato di dare all'uomo soltanto il pane materiale, e hanno voluto cacciare dalla società e dal cuore della persona umana il "pane di Dio". Adesso ci rendiamo conto che, mettendo fuori legge la nostra Chiesa greco-cattolica, avevano una grande paura del Dio presente nell'eucaristia». L'arcivescovo metropolita di Fagaras e Alba Julia dei Romeni ha voluto ricordare i sacerdoti messi in carcere «per la sola colpa di esser cattolici», i laici che subivano la stessa sorte per aver partecipato alle messe celebrate clandestinamente. «Nel famoso periodo della rieducazione e del lavaggio del cervello - ha proseguito - nelle carceri della Romania, per compromettere i sacerdoti, per ridicolizzare l'eucaristia e per distruggere la dignità umana, i persecutori li hanno obbligati a celebrare con degli escrementi, ma non sono riusciti a togliere loro la fede». Muresan ha rievocato le «tante umiliazioni», le «tante giornate passate nella famosa stanza nera» per chi veniva scoperto nella preghiera. «Questi martiri moderni del ventesimo secolo - ha aggiunto - hanno offerto tutta la loro sofferenza al Signore per la dignità e la libertà umana». Nasce anche da qui, secondo mons. Muresan, che è anche presidente del Consiglio della Chiesa romena, la vera e propria «fame di pane eucaristico» esistente oggi tra i cattolici di Romania, dove la partecipazione alla liturgia tocca l'80% dei fedeli e dove «non mancano le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Purtroppo - ha concluso l'arcivescovo - dopo la caduta del regime sono sorte nel nostro paese delle piaghe molto pesanti: l'aborto, l'abbandono dei bambini, la corruzione, l'immigrazione. Il comunismo ha promesso all'uomo il
paradiso sulla terra, ed è riuscito a distruggere la coscienza dei nostri
popoli dell'Est europeo: adesso per rifarla c'è bisogno di molto tempo».
La Chiesa Cattolica, comunque minoritaria (12%), in collaborazione con «i
fratelli ortodossi», lavora per «rimarginare queste piaghe». Fonte: www.iltempo.it |