BASTA CON IL CALCIO E I SUOI SCANDALI:
ECCO L’ITALIA
CHE LA TV NON RACCONTA
13.05.2006
La grande e umile Italia cristiana che i
media disprezzano in tre testimonianze…
E ora tutti addosso a Moggi (fino a ieri ammirato e intoccabile). Sembra la
metafora della sempiterna Italia alle vongole e darà la stura alle solite
lamentazioni “calviniste” sulla nazione decaduta e levantina. Non entro nel
merito. Vorrei solo testimoniare che l’Italia non è tutta e solo questa. Non
è neanche quella che affolla gli stadi del cosiddetto “calcio pulito”, che
ha trasformato il calcio in una religione, in un fanatismo di massa, che
produce ore e ore di televisione, che scatena istinti tribali e violenze,
che trasforma dei ragazzotti a volte incapaci perfino di parlare italiano in
divi miliardari, osannati e strapagati. Come non lo è l’Italia del Grande
Fratello e dell’Isola dei famosi.
Devo una testimonianza. Mentre leggo sui giornali le notizie su questo
ennesimo “scandalo”, prendo a caso tre delle mail che mi arrivano. Ripeto:
sono solo tre prese a caso, ce ne sarebbero molte altre, squarci di luce
sull’Italia vera.
La prima arriva da Macerata:
“permettimi due parole su un fatto accaduto ormai alcuni giorni fa e di cui
nessuno, a parte i giornali locali, ha dato notizia. Mercoledi' 26 aprile,
Andrea Pianesi di 36 anni, sposato con Barbara e padre di 6 figli, e' morto
all'ospedale di Joannesburg, per malaria cerebrale. Era partito con la
famiglia (allora composta di 4 figli) circa 4 anni fa per andare insieme ad
altre 2 famiglie a costruire (implantatio ecclesiae) la Chiesa in Camerun,
su richiesta del vescovo locale. Noi piangiamo un Giusto. La famiglia piange
un marito, un figlio,un padre, un genero, un cognato etc. Nessuno ne ha
parlato.... Padre Livio (di Radio Maria) e voi amici siate il megafono per
dire a questa generazione che c'e' ancora chi ama Gesu' al punto di
scommetterci la vita senza sentirsi fregati, neanche ora che siamo al
Venerdi' Santo... ma la Pasqua e' vicina. Siamo chiesa, siamo uniti,
amiamoci, catecumeni, ciellini etc.. tutti per Cristo e Maria.Un abbraccio,
un bacio, un grazie. Cristo e' Risorto! E' veramente Risorto alleluja!!!”.
Riconoscerete che nel Paese in cui si dedicano commossi articoli
all’abnegazione di D’Alema (santo e martire in quanto avrebbe rinunciato a
una poltrona, ma solo perché non ce l’ha fatta a prendersela), e nel Paese
che trasforma in eroe il centravanti tale e che dedica trasmissioni tv (su
Rai 2) ad Amadeus e alla sua vita e carriera (sì, è successo davvero, su Rai
2, con tanto di esperti a discettare) fa una certa impressione rendersi
conto che per questi altri italiani non c’è una riga.
La seconda mail arriva dal Piemonte, da Vilma e Pino: “Siamo una
coppia cinquantenne. Oltre ai nostri figli naturali, Marta di 25 anni e
Samuele di 23, abbiamo adottato tre bambini abbandonati alla nascita e
gravemente handicappati: M. (fetopatia alcolica), di 17 anni, A. (bimbetta
down di 5) ed ultimo il piccolo A. (focomelico, di soli 8 mesi). La nostra
storia è iniziata 14 anni fa con Manuela perché vedendo i progressi che
faceva di giorno in giorno ci è venuto il desiderio di accogliere altri
bambini in difficoltà. Per prima cosa abbiamo pensato di costruire per loro
una casa idonea. E infatti, da circa un anno viviamo nella casa arcobaleno
tutta luce e colori, a misura di bambino. E’ stato un lavoro lungo e
impegnativo, tutto basato sul volontariato, poiché non abbiamo ricevuto
aiuti ufficiali da enti o istituzioni preposte a questo…. Le scriviamo
perché abbiamo notato e apprezzato molto il suo determinato esporsi a favore
dei più deboli e può bene immaginare come la pensiamo. Noi pure crediamo
fortemente nel valore della vita dignitosa per tutti. Per questo facciamo il
possibile per conquistare per i nostri piccoli quel rispetto e quella
dignità che da soli non possono ottenere. Finché ci siamo noi non c’è
problema, ma siamo preoccupati per il loro futuro. Percepiamo attorno a noi
un disagio e una indifferenza che, per quanto malcelati, non ci lasciano
certo tranquilli”.
E’ ben comprensibile questa inquietudine in un mondo in cui accettare di
mettere al mondo comunque un figlio down è considerato quasi una colpa, una
crudeltà, vista la facilità con cui si può individuare ed eliminare prima
della nascita.
L’ultima lettera che ho scelto arriva da Mario, che fa parte del Cammino
Neocatecumenale: “A Marina, mia moglie, era stato diagnosticato un
tumore al seno un anno e mezzo dopo la nascita di Annalisa, la nostra figlia
più piccola. Subito era stata operata una mastectomia totale. Lì è iniziato
il nostro percorso nella malattia e anche un tempo nuovo nel nostro cammino
spirituale. Quando la Croce si fa concretamente presente nella tua vita, la
Fede comincia ad essere provata e nello stesso tempo si fa unico sostegno se
si entra nell'accettazione, nell'Amen, nella preghiera di Gesù al Getsemani.
Abbiamo avuto alti e bassi, attese, gioie e poi delusioni per gli andamenti
delle cure... poi ancora attese, ancora speranze, ancora delusioni, ancora
paure, ancora fede.
Ho visto mia moglie compiere un percorso di conversione, perché né lei né,
tanto meno, io, siamo persone "super" o "cristiani adulti nella fede". Così
l'ho vista passare in cinque anni di combattimento, dalla ribellione,
dall'angoscia, dalla non accettazione a quell'Amen di cui scrivevo. L'ultimo
abbandono alla volontà del Padre è stato affidarmi i figli, per i quali sino
a pochi giorni dalla sua chiamata al Cielo, scriveva appunti su un
blocchetto, perché non riusciva più a tenere le cose a mente, quelle mille
cose che ogni Madre sa che sono da fare e di cui ha premura. Ciò che di Lei
più mi manca, ciò che subito di Lei mi affascinò dal primo momento, è il suo
sorriso. Un sorriso che le illuminava il volto e ti illuminava il cuore. Un
sorriso, che solo per brevi periodi le è mancato, quelli più duri, della
"notte oscura", ma che è tornato, infine, per rimanere sino all'ultimo
istante.
La mia forza? Che Dio è Padre, un padre che ci ama, spesso in modo
misterioso, come in modo misterioso ha amato Suo Figlio, sino a chiederGli
da dare la Sua vita per noi. Quel Dio che ha tratto la mia vita dalla morte
(parlo di esperienza concreta) che mi aveva fatto questo stupendo dono di
una Donna che per quindici anni è stata carne della mia carne, compagna,
amante, sorella, amica, mio riposo, mio aiuto, mia difesa... tutti attributi
che a Dio solo si dovrebbero riconoscere, ma che Lui, conoscendo la nostra
debolezza, ci dona per mostrarsi Egli stesso a noi, in un uomo o in una
donna, in nostra moglie o in nostro marito. Anche umanamente parlando, è
stato per me un vero privilegio poter stare vicino a mia moglie sino al
momento del suo ultimo respiro…. Sai la malattia è veramente un insulto. Mia
moglie era una bellissima ragazza, ma negli ultimi tempi la malattia non
aveva lasciato nulla della bellezza di un tempo (se non quel sorriso di cui
già ho scritto). Offesa pure nella sua femminilità dall'operazione di
mastectomia, ma così bella! L'Amore ti dà di vedere che ciò che ami è ancora
tutto lì, racchiuso in un corpo che si è fatto solo contenitore della
bellezza di un'anima... tale era il Corpo del Cristo sulla Croce. Così con
gli occhi pur velati dal pianto ho visto non solo la mia Amata in quel
corpo, ma lo stesso Cristo Sofferente, così vicino a me e così bisognoso del
mio misero aiuto. Tutto il resto passa, anche nella storia di un uomo e di
una donna, ma quello che resta è la Carità. Il nostro non è stato un
matrimonio da "famiglia del mulino bianco", ci sono stati momenti molto
difficili come coppia anni addietro. Notti in cui, come nel più classico dei
cliché, sono andato a dormire sul divano, periodi in cui ho fatto molto
soffrire mia moglie. Quello che sempre ci ha riportato a riprendere il
cammino, penso sia stata la convinzione profonda che Dio ci aveva scelto e
che non poteva esserci uomo o donna, marito o moglie migliori l'uno per
l'altra.
Quante volte mia moglie mi ha perdonato! …E i miei figli, Chiara, Francesco
e Annalisa. Loro hanno vissuto in tutto con noi questa prova. Sono stati in
questi anni sempre molto "adulti" e molto affettuosi, ma anche per loro è
giunta "l'ora", di entrare nel mistero della morte. Alla vigilia della morte
della loro Madre li ho riuniti in salotto e ho ricordato loro, da dove
veniamo e dove andiamo, ho parlato loro dell'Amore di Dio che li ha chiamati
alla vita (tutte cose che ovviamente già ben sapevano) e ho concluso dicendo
che ero convinto che con quella malattia, Gesù stesse chiamando la Mamma...
Compresa la realtà, hanno molto pianto e mi sono saltati al collo. Dio mi ha
dato una grande Fortezza e uno spirito saldo, per rincuorarli senza piangere
io stesso. Qualcuno ha detto che il funerale è stato bello come un
matrimonio... (le letture erano in effetti quelle del nostro matrimonio). Un
sacerdote ha detto che "sette funerali come quello nella sua parrocchia,
procurerebbero più conversioni che tutte le conferenze che potrebbe far fare
in un anno". Io non lo so, so che ho visto tante lacrime, una chiesa piena
all'inverosimile, ma si gustava il "sapore" della Buona Notizia - la Morte è
stata vinta, Gesù Cristo ha spezzato le catene della Morte, le ha strappato
il suo pungiglione. Ho visto mio figlio Francesco (12 anni), andare
all'ambone a leggere, con voce ferma, una preghiera che aveva scritto
assieme alla sorella, senza che io sapessi nulla. Nella loro preghiera,
ringraziavano Dio per il dono della loro Madre e già chiedevano a Lei
l'aiuto”.
L’Italia che non si vede in tv e sui giornali è questa. Grande e umile,
eroica e mite, fatta di padri, madri, figli, di laboriosità e generosità. Di
fede. Disprezzata dai media.
Di Antonio Socci
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