O Dio! Dove sei?
Mio Signore, Gesù e il Padre, voi che vivete e risiedete nel
silenzio e che vi fate trovare nella solitudine!
Dove siete ora che non ho più il permesso o la possibilità di
allontanarmi dal tutto della vostra creazione per ritrovarvi solo
nel volto degli uomini!
O beata solitudine
o sola beatitudine!
Dove sono andate le preziose ore di questa “sola beatitudine” in cui
percepivo i passi di colomba dell’Amore...
«Nel silenzio
parlerò al tuo cuore».
Da sempre e per sempre Dio si
trova e si troverà nel silenzio.
Ci può essere l’incontro nella folla, però anche nel seno di questa
folla sei fondamentalmente solo e puoi ritrovarti inesorabilmente
solo.
Ci può essere l’incontro nella parrocchia, ma anche qui ci sarà in
un momento in cui ti apparti ed entri in te. In qualche modo ti
ritrovi solo e rimani con te stesso.
Ci può essere anche la cella di un
luogo di ritiro. Certo. Tutto può essere. Ma il luogo teologico
dell’incontro con la Vita della tua vita non può essere altro che una
solitudine accompagnata da una certa qualità di silenzio.
Bisogno di umiltà
E così vero che una delle cause del
nostro attuale sgomento, tanto da farci sembrare, noi credenti, quasi
come venuti da un altro pianeta rispetto al mondo di oggi, è proprio il
fatto che tutto risuona intorno a noi di un chiasso insopportabile, un
chiasso da discoteca che è come una droga per stordire e arriva a far
credere che si è circondati di gioia mentre sovente, malgrado gli
stimoli musicali ed altro, producono un fenomeno di eccitazione che
giunge solo a smuovere dall’apatia e dalla noia quotidiana.
Il silenzio fa paura,
la solitudine viene aborrita.
Quando apri la televisione poi, diventi un robot mangia immagine,
subisci testi da fare vomitare un animale... È una vera e propria
aggressione alla mente.
Sei maneggiato come un
pupazzo di stracci, devi essere convinto che questo e quell’altro sono
cose indispensabili per vivere, gli spettacoli più violenti sono
chiamati alla riscossa per fare di te una preda, la tua umanità deve
essere annichilita e incretinita in modo tale da condizionarti e
orientarti come vogliono i padroni dei mass-media che, guarda a caso,
sono anche i padroni del denaro e delle industrie che regnano sul mondo.
E il tutto in nome della pubblicità e della libertà d’espressione.
Una cosa che doveva aiutare l’umanità a progredire la sta asservendo.
L’uomo per essere uomo ha bisogno di
essere “uno”. Di conoscere la terra dove vive. Non la sua configurazione
geologica e geografica, ma i suoi ritmi di vita, il suo respiro per così
dire, deve sapersi orientare sul suo territorio, che gli rivela anche il
sacro. Lo sappiamo tutti, anche senza riferirci a San Paolo. Il bambino
tenuto per mano e accompagnato alla scoperta dei sentieri della foresta
o del mare, diventa a modo suo un sapiente. Il poveretto di oggi che
nasce e muore tra supermercati e cinema, per forza diventa un violento e
un disperato.
Senza il mondo
della terra, e il contatto con la natura, è difficile aprirsi al
Sacro e senza il Sacro come si fa a riconoscere Gesù? Mi direte sto
vagando lontano dal silenzio, forse, ma sto solo illustrando le
condizioni base per potersi aprire al senso del divino.
Tutte le grandi cose richiedono silenzio...
L’oscuro silenzio della tomba di
Cristo è il grembo della Risurrezione! Nel mezzo della notte, a
Betlemme, nasce Gesù, lontano dalla città degli uomini. Nella solitudine
e l’allontanamento da tutti, Gesù andava tutto solo a pregare di
notte... Le guardie della tomba erano addormentate quando, trionfante,
Gesù si libera delle catene della morte. Nel silenzio eterno, il Padre
crea il cielo e la terra e il dispiegarsi dell’essere fa sì che si metta
in moto il tempo. E noi siamo compresi in questo atto iniziale... Da un
punto, che non c’era, si apre il ventaglio del creato e noi già siamo
compresi in questa meraviglia che per un lasso di tempo, si dipana fino
al suo ritorno nel seno primitivo per il misterioso disegno del Padre!
Cercare il silenzio
L’esclamazione di Giobbe dopo che Dio
gli apparve dice tutto: «Ecco sono ben meschino! Che ti posso
rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non
replicherò, ho parlato due volte ma non continuerò... Io parlavo per
sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono, perciò mi ricredo e ne
provo pentimento su polvere e cenere»
(Giobbe
42,5).
L’uomo davanti a Dio
può solo tacere se desidera incontrarLo.
«Ora i miei
occhi ti vedono», ecco il mistero. Chi vede Dio ha grande difficoltà a
parlare. È la vita che diventa un libro.
Riportare l’uomo alla ricerca del silenzio è il grande compito di noi
credenti.
Mi ricordo, all’arrivo nel chiostro della fraternità di Spello...
regnava il silenzio, e nella cappella gremita di persone di ogni età,
regnava il silenzio, e sotto gli ulivi degli eremi regnava il silenzio.
E nella voce di
Carlo Carretto
sentivi vibrare l’amore di questo silenzio. Era la scoperta di Dio.
Il genio di
Carlo è stato di portare la sua gente ad entrare nel silenzio.
Quanti luoghi religiosi ho visto da 33 anni e quanto pochi
accompagnati dal silenzio!
Forzare se stessi ed essere capaci di rimanere in silenzio, in
silenzio totale, senza canti né preghiere vocali è la cosa più
bella che possiamo fare per la nostra gente!
Nelle parrocchie, nei raduni di preghiera, negli incontri, educare
la gente, soprattutto i giovani, a scoprire cosa si nasconde nel
silenzio prolungato... davanti a Gesù-Eucaristia!
Non avere paura e non tirarti indietro
perché tutti vogliono fare, strafare, cantare, fare musica chiassosa,
danzare...
Annunzialo in ogni momento, opportuno ed inopportuno e soprattutto metti
in contatto la gente con il silenzio, con la solitudine e con la
bellezza del mondo così com’è.
Aiutare ad entrare nel silenzio: questo è l’apostolato che persuade più
delle prediche, più dei logici trattati, più delle brillanti esegesi;
senza diminuire l’importanza di tutto questo, certo, ma il silenzio è
l’anima della vita cristiana.
C’è un tempo
per tutto, ma il tempo riservato a Dio nello
stare davanti a Lui in silenzio
amoroso è il tempo in cui diventi uomo e sei ciò che devi
essere.