Medjugorje,
viaggio alla ricerca di Maria
di
Antonio Socci
Ho fatto circa 2000
chilometri fra terra e mare sulle tracce di una donna. E’ una donna
“di una bellezza indescrivibile”, dice chi l’ha incontrata. E per
noi curiosi tenta una vaga descrizione: alta circa 1 metro e 65,
longilinea, circa 18-20 anni, volto regolare, quasi sempre sorridente,
guance rosate, capelli neri ondulati, occhi spiccatamente azzurri, voce
dolce da adolescente, vestito molto semplice.
Innamoramento
Ma i testimoni precisano subito che la sua è una bellezza
inimmaginabile, nessun volto al mondo è paragonabile al suo. Non stiamo
parlando di un sogno o di un'immagine letteraria. Ma di una persona
viva, che sorride, parla e ascolta, piange, abbraccia, chiama per nome,
che insegna e che implora, che si appassiona ai piccoli problemi di
ognuno. Dal 1981 sei ragazzi di un paesetto della Bosnia croata -
Medjugorje - la incontrano quasi quotidianamente e lei - a precisa
domanda - ha risposto di essere la Vergine Maria. Il punto è che: è
viva. E questi sei ragazzi non sono pazzi, sono del tutto normali, anche
a giudizio della scienza, perfino dell'ex regime titoista. All'inizio
perseguitati dalla polizia comunista, sono cresciuti con lei accanto,
hanno fatto l'università, si sono sposati, hanno figli. Non sono degli
allucinati (ce ne passano diversi anche da Medjugorje e si riconoscono
subito). Invece questi sei - che nel 1981 peraltro non erano fra i
ragazzi più assidui in parrocchia - sono tipi equilibrati, razionali,
cordiali. Ma, come dice una di loro, Marija, che oggi abita a Monza,
"ci siamo in un certo senso innamorati di lei. Specialmente
all'inizio, non dico che eravamo dipendenti, tuttavia la bellezza del
suo viso e la sua voce quando parlava ci attiravano...Poi, pian piano,
ci ha portato verso Gesù, verso la Chiesa, verso l'Eucaristia e ci ha
fatto scoprire un mondo così grande, così immenso..."
La sua bellezza e la sua “eterna giovinezza”, sottolinea padre Livio,
direttore di Radio Maria, si spiegano col fatto che tutto l’essere di
Maria, anima e corpo, risplende di Grazia ed è nella Gloria di Cristo.
E’ dunque paradiso. Con i suoi 23 anni di presenza costante, secondo
il padre, siamo di fronte a un fatto assolutamente unico nella storia
della Chiesa che evidentemente è dovuto a qualcosa di eccezionale, a ciò
che deve accadere.
Così abbiamo raggiunto quel paesino bosniaco per assistere ad
un’apparizione. Per capire e per interrogarci su questa giovane donna,
la sua “filosofia” e anche la “missione segreta” che giustifica
una così lunga permanenza (se, per esempio, è un’impresa che deve
salvarci da catastrofi imminenti).
Un Palazzo imperiale
A giudicare dai milioni di persone che questa estate si sono mossi per
lei, è decisamente il personaggio del momento (è entrata addirittura
in una diatriba fra Giuliano Ferrara e Francesco Merlo). Statisticamente
è la donna più amata della storia umana, la più cantata da poeti e
musicisti, la più raffigurata da pittori e scultori, la più invocata.
I suoi sono “gli occhi da Dio diletti e venerati” (Dante). Se
perfino Dio ne è innamorato si capisce perché questa estate 2004 un
fiume di gente – giovani e non solo – ha fatto chilometri per
cercarla nei luoghi dove lei è passata (Lourdes, Fatima, Chestochowa,
Loreto, Guadalupe): dove è passata a guarire, ad asciugare lacrime, a
dare riparo e conforto a desolati e disperati, ad abbracciare la
solitudine e chiamare tutti. Giacché di lei si dice da secoli (Bernardo
di Chiaravalle) che non delude mai e non abbandona mai nessuno.
Con questi pellegrini - per la festa dell’Assunta - il papa stesso
torna a Lourdes: sono 150 anni dalla proclamazione del dogma
dell’Immacolata Concezione che la Chiesa oppose, nel XIX secolo, a
tutte le nuove ideologie fondate sull’illusione che l’uomo –
pretendendosi dio - possa costruire un paradiso in terra con le sue
forze. La storia del XX secolo ha dimostrato che invece ha costruito
inferni. E proprio per abbattere questi inferni del XX secolo lei è
apparsa prima a Fatima e poi a Medjugorje.
Giuliano Ferrara ha ricordato, con stupore, che è venerata come Regina.
Non ingannino il suo aspetto da adolescente, la sua umiltà, la sua
mitezza. Ha potere regale e lo ha esercitato in momenti decisivi della
storia umana. Per esempio apparendo a un povero indios a Guadalupe
(1531) ha determinato la storia americana e quindi il nostro oggi.
Strana regina: cambia la storia umana scegliendo persone insignificanti
e con la predilezione per le cose più piccole e umili. Nel viaggio che
mi porta all’imbarco di Ancora verso la Croazia passo infatti – il
29 luglio - da quella che lei stessa ha definito la sua reggia: lì
apparve a Francesco di Assisi come “Regina degli angeli” e confidò
a lui di aver scelto la misera Porziuncola, una minuscola e spoglia
chiesina nella valle spoletana, come suo palazzo regale.
E’ spontaneo il paragone con un altro palazzo imperiale che
s’incontra dopo l’imbarco da Ancona, quello che appare già dal
traghetto sulla costa dalmata: il Palazzo di Diocleziano a Spalato,
costruito proprio 1700 anni fa, nel 304. Era il Palatium per antonomasia
(da cui il toponimo Spalato). La reggia possente dell’ultimo feroce
persecutore dei cristiani. Oggi su quelle pietre colossali svetta un
alto campanile con la croce. Vengono in mente le parole di lei nel
Magnificat: “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli
umili”.
I cristiani perseguitati dell’impero romano non potevano neanche
immaginare, nel 304, che di lì a pochi mesi sarebbe salito al trono
Costantino e tutto sarebbe cambiato. E i cristiani perseguitati
dall’impero comunista – che proprio su questa riva aveva la sua
frontiera occidentale – potevano immaginare di veder implodere nel
nulla – e senza sangue - il grande moloch persecutore? C’è la lieve
mano di Maria, come dice il Papa? Mi lascio Spalato – e questi
pensieri – alle spalle e il 2 agosto percorro verso sud la splendida
costa croata devastata a tratti da una urbanizzazione selvaggia.
Verso Medjugorje
Cento chilometri di strada a due corsie a strapiombo sul mare. Poi
l’entroterra e la desolata Bosnia: il ponte di Mostar è appena stato
ricostruito. Le ferite sanguinano ancora. In una campagna povera, di
piccole coltivazioni di tabacco e viti, svetta una chiesetta bianca con
i due noti campanili: è Medjugorje. Un posto sperduto e insignificante:
fino all’81. Strade sconnesse ed erbacce. Il sole, in un cielo
biancastro, fa già caldo alle 7.30. I bar stanno aprendo, ma già
circolano tanti pellegrini perché il 2 di ogni mese Mirjana Dragicevic,
una delle veggenti, ha la sua apparizione, sotto un tendone al “Campo
della vita” dei ragazzi di suor Elvira. Basta seguire la gente. A
sinistra della chiesetta si va verso la frazione di Bijakovici, dove
abitavano i ragazzi, e dopo 800 metri si arriva a uno stradone in
salita: saprò poi che i ragazzi stavano proprio su questo stradone
polveroso, oggi occupato dai pullman, quando una di loro scorse, a
200 metri , dove inizia la collinetta brulla e sassosa del Podbrdo, una
giovane donna inondata di luce con un bimbo in braccio. La quale faceva
segno con la mano di avvicinarsi: loro scapparono a rotta di collo,
impauriti. L’incontro vero avverrà l’indomani e il 26 il primo
messaggio, quando piangendo chiederà loro “pace, pace, pace, pace con
Dio e fra gli uomini”. Nessuno capiva. Ma esattamente dieci anni dopo,
nel 1991, quello stesso 26 giugno, lì in Bosnia sarebbe scoppiata la
prima feroce guerra in Europa dal 1945, quel 24 giugno 1981, verso le
18.15.
Il tendone verde del
“Campo della vita” è già pieno di gente dalle ore 6 e anche il
prato attorno. Alle 8 comincia il rosario. Si dicono tutti i 4 misteri
in diverse lingue. Nel frattempo arriva Mirjana, una bella trentenne
bionda, occhi azzurri, vivaci, laurea in agraria. Appena iniziato il
quarto mistero glorioso – l’Assunzione – di colpo Mirjana cade in
ginocchio e dappertutto si fa un silenzio mai sentito. Nessuno parla,
tutti sanno che Maria è venuta, è qui fra noi. Il volto di
Mirjana, totalmente assorto in lei, è leggermente trasformato,
luminoso. Parla con lei, Mirjana, ma la sua voce è del tutto silenziosa
per noi. Tutti tacciono, raccolti.
“Stando lì” mi dirà Piergiorgio, torinese, neolaureato ingegnere
“senti quello sguardo di lei proprio su di te, anche se non la
vedi”. Se ne rese ben conto un medico milanese, il dottor Frigerio,
che andò a Medjugorje per un’apparizione e portava con sé la borsa
piena di oggetti sacri che i suoi pazienti gli avevano affidato perché
fossero benedetti dalla Vergine. Ma, per la folla, non riuscì ad
arrivare fino all’altare dove si dovevano deporre. Finita
l’apparizione stava per tornarsene via, dispiaciuto, sennonché
proprio lui fu cercato dal piccolo Jakov che gli disse: “Sei tu il
medico? La Madonna mi ha detto di dirti che non devi preoccuparti: ha
benedetto ugualmente tutti gli oggetti che hai nella borsa”.
E’ questa sua delicatezza per ogni singolo che stupisce. Chiama
“piccolo mio” Juan Diego a Guadalupe. A Lourdes dà del “voi” a
Bernadette che tutti trattavano con lo sprezzante “tu” dei pezzenti.
A Medjugorje ogni volta – per migliaia di volte – ringrazierà i
ragazzi “per aver risposto alla mia chiamata”. I racconti dei
testimoni la descrivono tutti piena di attenzioni e di amore per
ciascuno. “Voi non potete capire” dirà in un suo messaggio
“quanto grande sia la vostra persona nel disegno di Dio”.
Il 2 agosto dopo l’apparizione a Mirjana non ci sono messaggi
pubblici. I quali arrivano il 25 di ogni mese attraverso un’altra
veggente, Marija Pavlovic. Messaggi che la Bella Ragazza di Nazareth dà
alla parrocchia di Medjugorje e per suo tramite al mondo. Sono sempre
poche parole semplici che invitano alla conversione e alla preghiera
perché “l’umanità si trova in un grande pericolo” e il rosario
è l’arma potentissima per permettere a Cristo di dare salvezza e pace
all’umanità.
A Mirjana però lei ha affidato i dieci segreti che riguardano le sorti
del mondo. Ognuno sarà rivelato tre giorni prima del suo accadere,
perché tutti abbiano il tempo di convertirsi. Si sa che il terzo è un
bel segno che lei lascerà sul colle della prima apparizione, un segno
incancellabile e chiaro della sua presenza. Ma gli altri pare siano
molto preoccupanti.
Quell’arsenale esploso
7 agosto. L’imbarco a Spalato è proprio accanto al Palazzo di
Diocleziano. Fisso a lungo, dal brumoso Adriatico, quelle mura possenti
e quella croce che oggi vi svetta. Mentre sul traghetto risuonano le
chitarre e i canti dei giovani che sono stati a Medjugorje, cerco
mentalmente di rimettere in ordine gli eventi e le date.
Il 13 maggio 1917 appare a Fatima e profetizza l’avvento in Russia del
comunismo e le piaghe derivanti da questo capolavoro di Satana: una
nuova guerra mondiale, immense stragi e persecuzioni mai viste in 2
millenni di cristianità, fino al martirio di un papa. E’ stata
esattamente la storia del Novecento. Per una serie di ragioni non era
stata fatta – nelle modalità dovute - quella consacrazione della
Russia al Cuore Immacolato di Maria che lei aveva chiesto.
Il 13 maggio 1981, proprio nel giorno della Madonna di Fatima, un
attentato colpisce il Papa a san Pietro. Nei giorni successivi
dall’ospedale Giovanni Paolo II ricorda che proprio questo evento era
predetto nella terza parte del segreto di Fatima. Il papa decide di fare
la consacrazione. Il 25 marzo 1984, solennemente, affida il mondo al
“cuore materno di Maria”, “madre degli uomini e dei popoli, tu che
conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze”. Cosa accade?
Gli esperti di questioni politico-militari dicono che il 1984, con
Andropov e Cernenko al Cremlino e il duro scontro sui missili con gli
Usa di Reagan, che mise alle corde il sistema sovietico, fu il momento
di massima tensione fra Est e Ovest. L’Urss stava perdendo e un
conflitto armato – apocalittico - veniva davvero ritenuto probabile.
Ma nel giro di pochi mesi – con la morte di Andropov e Cernenko e
l’arrivo di Gorbacev (1985) - il comunismo andò verso un’implosione
fulminea a causa del suo fallimento economico e sociale. La più grande
dittatura della storia crollò in 4 anni senza violenze né vittime: il
“caso” vuole che l’atto di liquidazione dell’Urss del 1991 sia
stato firmato l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione (“il
mio Cuore Immacolato trionferà” fu detto a Fatima) e che la bandiera
rossa sia stata ammainata sul Cremlino il 25 dicembre 1991, per Natale.
Ma cosa era accaduto in Urss fra 1984 e 1985? Bastano la morte di
Andropov e Cernenko a spiegare il capovolgimento di una linea politica?
Molte cose dovremo scoprire. Tornato a casa trovo il Domenicale che
suggerisce proprio uno dei tasselli mancanti. L’esperto di storia
militare Alberto Leoni illustra il fatto che mise ko il potenziale
militare sovietico durante la crisi del 1984: l’esplosione
dell’arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord. “Senza
quell’apparato missilistico che controllava l’Atlantico” dice
Leoni “l’Urss non aveva più alcuna speranza di vittoria. Per questo
l’opzione militare fu cancellata”. Quell’incidente avvenne due
mesi dopo il rito solenne della Consacrazione in piazza San Pietro. Può
essere casuale. Ma molti hanno notato con qualche brivido la data
dell’incidente di Severomorsk: 13 maggio 1984, anniversario e festa
della Madonna di Fatima e dell’attentato al Papa…
Senza
sapere nulla di tutto questo, Lucia, l’ultima delle veggenti di Fatima
ancora vivente, in un’intervista dichiarò candidamente: “ La
Consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe
accaduta nel 1985” . Un mese dopo l’attentato al Papa sono iniziate
le apparizioni di Medjugorje che, ha detto Maria, compie ciò che è
iniziato a Fatima. Questa estate i giornali hanno dedicato molte pagine
alla ripresa dei pellegrinaggi. Maria attrae silenziosamente. Il 15
agosto, per l’Assunta, il Papa è a Lourdes: questo sperduto paesino
dei Pirenei è la più grande meta di pellegrinaggi del mondo, più
della Mecca. “L’Assunzione al cielo, in corpo e anima, di Maria che
si celebra” mi spiega un teologo “significa che perfino ogni capello
del nostro capo è amato da Dio, innamorato di noi, ed è destinato –
con tutto il nostro essere – alla gloria, alla divinizzazione. Che
trasfigurerà il corpo”.
Ripenso alla bellezza della giovane donna che appare a Medjugorje.
E’ la donna “vestita di sole” che schiaccerà Satana, il leone
ruggente che sempre cerca chi divorare.
Ripenso alle parole di
Dostoevskij: “ La Bellezza salverà il mondo”.
Tratto
da: Il
Giornale 15.8.2004
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