Dal capitolo XXVI dell'opera "Lassù sui monti...",

di padre Pietro Lavini

(Un cammino verso la meta)

 Il libero arbitrio

(...) Costeggiato un buon tratto del fiume per circa mezzo kilometro, imboccai un sentiero appena accennato, che si inerpicava alla mia destra tra ripidi tornanti, tra faggi di alto fusto che, ai primi tepori della primavera, incominciavano ad arricchirsi di foglie.

E' una delle faggete più belle ed interessanti dei monti Sibillini. E' ricca di grossi ed altissimi faggi le cui chiome svettanti si inchinano ad ogni soffio del vento. Le radici che numerose si immergono nel suolo, sono lì a proteggere il lato scosceso che si affaccia sul fiume Tenna. Nel sottobosco, dopo il lungo riposo invernale, fioriscono dovunque bucaneve, ciclamini, viole e tanti altri fiori.

La vera nota stonata è costituita dalla presenza di numerose scritte, iniziali di nomi e cognomi, incisi sulla corteccia di tanti faggi. "Giochi innocenti - è il caso di dire - per bambini deficienti!". E' la dimostrazione più chiara dell'inciviltà ed impreparazione di tanta gente che scarica su di essi la propria stupidità. Come Orlando Furioso che, non corrisposto nel suo amore per Angelica, se la prendeva con le piante, e le sradicava, così oggi molta gente che frequenta la montagna se la prende con le piante; non è ancora riuscita a capire che la natura va rispettata. Quelle incisioni sono come degli sfregi, delle vere ferite che si procurano a degli esseri che non hanno la possibilità di difendersi. Si è ben lontano dal profondo rispetto che il poverello di Assisi nutriva anche per queste creature: "Laudato sii, mi Signore - cantava - per madre terra la quale produce...".

"Lottando contro ogni speranza ho cercato di restituire a questi monti uno dei monumenti più antichi e più belli del nostro passato..."

Nulla è più seducente per l'uomo che il libero arbitrio ma anche nulla è più doloroso, perché, approfittando di questo grande dono, spesso l'uomo se ne avvale non per il suo bene, non per lodare e ringraziare Colui che è il padrone assoluto della natura, ma addirittura per saccheggiare e distruggere ciò che la natura stessa gli offre con tanta generosità. La libertà non deve ledere la libertà altrui altrimenti va a sfociare nel libertinaggio e nella violenza: anche se viene esercitata nei confronti di esseri indifesi come la natura, gli animali e le piante.

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