Dal capitolo XXVII dell'opera "Lassù sui monti...", di padre Pietro Lavini (Finalmente... la meta) La fame (...) Tante e tante volte, durante la mia vita, avevo ascoltato e meditato le ultime parole del Poverello di Assisi; mai però come in quel momento mi si presentavano in tutta la loro intensità. Finché non riusciamo a riviverle, rimarranno sempre oscure. Solo allora uscirà da esse come un fascio di luce insospettata che ci rivelerà il loro più recondito significato e i sentimenti acquisteranno tutto il calore e la potenza che soltanto la realtà vissuta può comunicare. Le parole del Poverello mi riempivano in quel momento di fiducia e di speranza quasi profetizzassero il mio futuro. Infatti per venticinque anni mi sono recato alla mensa del Signore: una mensa semplice, povera, dove spesso trovavo del pane ammuffito. Ma ciò che conta non è il pane fresco di giornata, ma il pezzo di pane mangiato con gioia, con serenità. Oggi gli uomini stentano a capire questa grande verità. Si dice che "il troppo nuoce", mentre "chi poco ha, caro tiene". Ed è vero: il troppo non solo ci ha portato allo spreco ma anche a non più apprezzare questo grande dono di Dio. Oggi non solo non riusciamo più a sentirne il profumo, ma neppure a gustarne il sapore nonostante le trentasette qualità di pane che la nostra era consumistica ci offre. Basterebbe dare uno sguardo nei numerosi contenitori dell'immondizia: si rimane davvero sconvolti dinanzi al triste spettacolo di tanto pane gettato via senza scrupoli come oggetti che non servono. Spesso mi sento sanguinare il cuore quando, girando per il prato, vedo pezzi di pane abbandonati o nascosti dietro qualche cespuglio in buste di plastica. Eppure sappiamo che diverse parti del mondo sono sconvolte dalla fame. Ogni giorno muoiono migliaia di bambini per mancanza di cibo. E' uno degli spettri più paurosi che oggi si affaccia sul mondo. Tra i ricordi della mia vita, difficilmente riuscirò a cancellare dalla mia mente la scena agghiacciante a cui assistevo ogni giorno durante il breve periodo di tempo trascorso in Africa. Mi sembra ancora di vedere quella fila di bambini nudi e denutriti aggirarsi come ombre nei dintorni del luogo dove lavoravo, stendere le loro mani scarne per ottenere un po' di pane. tanta era la fame che qualcuno non riusciva a tenersi in piedi e cadeva sotto i miei occhi. Ma cos'era quel pezzettino di pane di fronte a tanti affamati? Solo una pretesa di sfamare cinquemila persone con soli cinque pani.
Bisognerebbe che molta gente che nella vita è stata più fortunata, facesse una simile esperienza ed allora si accorgerebbe che il pane è davvero il profumo della mensa, la benedizione di Dio. |