L’AGONIA NELL’ORTO

 

«Si gettò a terra e si mise a pregare» (Mc 14,35)

1 Trascinata da correnti di amore, entrai nell'Orto. 2 Vedevo i suoi ulivi. Vedevo il chiarore della luna impallidito e lo scintillìo delle stelle tristi, come triste era il Cuore divino di Gesù. Tutto appariva attraverso al fogliame, ma con tale tristezza che invitava solo al dolore, al silenzio, al raccoglimento. 3 Nell'oscurità degli ulivi, Gesù affrettò il passo: andò verso un luogo appartato a pregare. 4 Vidi gli ulivi quasi a voler coprire Gesù con il loro fitto fogliame molto verde; li vidi testimoni della sua sofferenza, come se di Lui avessero compassione. 5 Gli apostoli si addormentarono. 6 Nella solitudine, io mi sentivo piegare le ginocchia per pregare.

 

Sperimenta in sé anche le sofferenze future

7 Orto di agonia, Orto di tristezza! 8 Un Orto, che è il mondo, lastricato di dure pietre: una roccia irriducibile. 9 Quante sofferenze vede la mia anima per sé e per il corpo! 10 Già sente il dolore del bacio ingrato che questo viso riceverà; 11 sente uno schiaffo, 12 il viso sputacchiato, gli occhi bendati. 13 Sento il rinnegamento di Pietro; vedo il braciere circondato da persone; odo il gallo cantare. Dolore indicibile, paragonabile a quello del tremendo schiaffo! 14 Mi vedo schernita, di tribunale in tribunale, tra lo schiamazzo del popolo. 15 Vedo l'anello di ferro che sta infisso nella colonna; sento nel cuore i lacci che mi legheranno ad essa. 16 Vedo i flagelli che mi colpiranno il corpo e che già mi flagellano l'anima: odo il sibilo delle corde e delle verghe; vedo il rancore con cui sarò flagellata. 17 Già soffro come se fossi lacerata dai flagelli e coronata di spine; 18 e così condotta alla balconata di Pilato, con una canna in mano 19 e con una vecchia cappa sulle spalle. Io, nel massimo abbattimento, in mezzo a tanti aguzzini! 20 Vedo la moltitudine, odo le sue esclamazioni: devo essere condannata a morte! 21 A momenti mi pare di morire, di non poter resistere a tanto dolore. 22 In direzione dell'Orto viene il Calvario! 23 Vedo il percorso lungo il quale dovrò cadere per il peso della croce. 24 Mi sgomento per la visione della salita: come dovrò affrontarla? oppressa di maltrattamenti! Comincio a tremare e tutto il suolo pare tremare con me. 25 Sento la crudeltà con la quale sarò spogliata: si staccano, con le vesti, pezzetti di pelle e di carne! 26 Sento come se mi spogliassero non soltanto il corpo, ma anche l'anima! Il dolore che la penetra è mortale. 27 Vedo i chiodi, il martello, 28 la croce eretta! mi vedo crocifissa su di essa! 29 Tutte le sofferenze mi sono anticipate. 30 Ahi, che cosa è il dolore! Che cosa sono le sofferenze dell'Orto! Il mondo non le conosce, non sa ciò che soffrì Gesù. 31 O mio Gesù, solo chi lo prova può valutare quanto Tu hai sofferto.

 

Incontro ad un Calvario di molti secoli

32 Fu il cuore a ricevere tutti i maltrattamenti. Mi pareva che, disfatto in sangue, strisciasse per il suolo dell'Orto, come fosse un serpe velenoso, su cui tutti scaricavano le più grandi atrocità per togliergli la vita. 33 Il cuore però amava più di quanto fosse ferito. 34 Divenne come nube che, invece di assorbire acqua, assorbiva ogni dolore e martirio; dolore e martirio che si trasformavano in sangue che avrebbe irrorato tutto il Calvario e, nel Calvario, l'umanità intera. 35 Ebbi la visione del sangue che stavo per spargere e, allo stesso tempo, dei fiori che nascevano dal sangue. Tra questi fiori si propagavano siepi di spine acutissime: la maggior parte bagnate di sangue. Vedevo il frutto e vedevo l'ingratitudine; vedevo la gloria e vedevo il male. 36 Il mio cuore era percosso dalla indifferenza generale per il mio soffrire: non vi sono parole capaci di descriverne l'agonia. Per la mia anima, per il mio dolore - o, meglio, per il dolore di Gesù - non vi era compassione. 37 Gesù non andava incontro ad un Calvario di un solo giorno, ma di molti e molti secoli.

 

Il cuore della Madre già sente le sofferenze del Figlio

38 E la Mamma, dov'era a quell'ora? 39 La mia anima La vedeva e il cuore La sentiva tanto lontana, là nell'atrio, presso la discesa della scala, a fissare le strade che Gesù percorreva, i luoghi dove si trovava. Il suo Cuore, legato a quello di Gesù, presentiva quanto Egli andava a soffrire; e con Lui provava lo stesso dolore. 40 Con profondi sospiri mormorava: « Figlio mio, mio caro Figlio, quanto Tu soffri! ». Copiose lacrime scorrevano sul suo volto. 41 Passavano attraverso al mio cuore le lacrime innumerevoli da Lei versate. 42 Quanto soffriva per la Riparazione e per la dipartita di Gesù! 43 Ebbi la visione di ciò che sarebbe avvenuto dopo: una grande moltitudine seguiva Gesù e, tra la folla lungo il Calvario, la Mamma camminava con ansietà, in profondi sospiri e in lacrime. Voleva vedere e andare incontro al suo divin Figlio. 44 Gesù soffriva in grande agonia: soffriva per i patimenti che Lo aspettavano e per le sofferenze della Mamma. 45 Egli vedeva dove Ella stava: vedeva la distanza che Li separava. Dolore senza uguale! 46 dolore mi lacerava il cuore e l'anima.

 

Due alberi: uno di morte e l'altro della Vita

47 Vidi la grande sala ove fu trattata la vendita di Gesù e dove Giuda, disperato, andò poi a scagliare la borsa con il prezzo del sangue innocente. 48 Vidi lontano un albero al quale stava appeso Giuda. Da esso lo vidi cadere al suolo e scoppiare: vidi spandersi sul terreno ciò che il corpo conteneva. La vendita di Gesù, la consegna, il bacio traditore lo portarono a quell'atto di disperazione. Tutto sentii nella mia anima. 49 Io mi sentivo l'unico albero del mondo che si trasformava in virgulti floridi, cui dava nuova Vita: la Vita del Cielo. Ma per questo, dovevo affrontare tutto l'Orto, tutto il Calvario e, alla fine, morire sulla croce. Non importava la morte: ciò che importava era dare nuove vite. 50 L'amore mi obbligava al dolore: ad occhi chiusi, labbra mute, mi consegnai a tutto. Andai verso la morte. 51 In me sentivo che dovevo morire. E volevo morire. Senza la morte, non avrei portato a termine la missione che dovevo compiere sulla Terra.

 

Abbraccia tutta l'ingratitudine

51 In questo momento culminante sentii Gesù che fissava il mondo. Con profonda tristezza nel suo Cuore diceva: « Tanta ingratitudine verso tanto amore! Non erano bene accetti: i suoi patimenti, il suo divin sangue, la sua morte! 52 Si lanciò su di me quanto di brutale ha l'umanità con il suo peso. Mi schiacciò, mi aprì il petto, mi tolse la vita. Ma un'altra Vita, superiore, sublime, molto sublime, diede entrata nel cuore a tutta l'umanità e la avvolse in un incendio di amore. Fu tale la irradiazione e la follia di amore, che fece dimenticare tutta la crudeltà umana. Trionfò della morte e abbracciò tutta l'ingratitudine. 53 Questo abbraccio fu eterno. Gesù, con la sua luce, mi fece vedere e comprendere che questo era il suo abbraccio eterno alle anime: era per loro la sua vita eterna di amore.

 

E’ nell'Orto che chiamai a Me il mondo

54 E’ nell'Orto che chiamai a me il mondo. 55 Sopra il suolo dell'Orto si innalzò un mare immenso, le cui onde si abbattevano contro di me. 56 Tutto intorno a me era mare: battevano contro di me le onde furiose come io fossi la banchina. 57 Travolta da queste, caddi nella terra immonda e macchiata. Tutte le macchie erano mie. Tremavo di paura e mi pareva che la terra tremasse. 58 Ero coperta delle iniquità che attiravano sopra di me la giustizia dell'Eterno Padre. 59 Quante lacrime di vergogna, nel vedermi rivestita di tutte le malvagità e nel trovarmi in tale stato alla presenza del Padre! 60 La vergogna di me stessa e il peso della giustizia divina obbligavano la terra ad aprirsi ed obbligavano me a nascondermi in essa. 61 Mi inabissai in quel suolo duro. 62 Ne rimasi avvolta come in un manto. 63 Io, tutta monda, tutta corruzione e peccato, divenni responsabile davanti all'Eterno Padre. Ero solo io a pagargli questo ineguagliabile debito! Per un mare di peccato e di corruzione, un mare di sangue e di purificazione. 64 Tutto il mio essere rimase Orto. Tutto il mio essere rimase sangue.

 

Chicco di grano macinato

Grappolo d'uva torchiato

65 Fui posta su quel duro suolo, per essere responsabile di tutti e scandalo per una gran parte: questi erano ribelli, martirizzatori, assassini verso di me. 66 Il mio grido al Cielo irruppe nella solitudine, attraverso le tenebre della notte, tra il fogliame verdeggiante degli ulivi. 67 Gridavo tanto, ma quel grido rimaneva come perduto in un bosco: neppure il Cielo mi udiva. 68 Si era allontanato tanto da me il Cielo, che rimasi come se dalla terra non potessi fissare il firmamento. Tutto era sparito. Soltanto l'Orto restava. 69 L'Eterno Padre si era occultato: pareva non esistere. Ma la sua giustizia divina scendeva come in nere nubi a schiacciarmi. 70 Il suolo dell'Orto e la giustizia divina erano per me come pietre da mulino, che mi frantumavano in dolore e polvere. 71 Io ero il chicco di grano macinato, trasformato in farina; e questa continuava ad essere macinata e rimacinata, fino a scomparire. Io ero il piccolo grappolo d'uva, spremuto nel torchio. E dopo di avere dato tutto il succo, doveva sottostare ancora a nuovi torchi, i quali gli spremevano tutto, fino all'esaurimento. 72 Il sangue gocciolava mentre, stritolata, io stendevo le braccia in atto di offerta. La giustizia divina gravava su di me, ma si mitigava nei riguardi della Terra colpevole.

 

Abbandonato dalla Terra e dal Cielo

73 La notte oscura e serena in cui non si muoveva una sola foglia degli ulivi, se non quando il dolore faceva tremare tutto, invitava alla solitudine e faceva sentire di più tutto l'abbandono, persino quello dell'Eterno Padre. 74 Mentre gli apostoli dormivano, Gesù rimase per un po' di tempo vicino a loro. 75 Nel momento in cui Egli più aveva bisogno degli apostoli, amici e compagni suoi per tanto tempo, meno li aveva, minore era la loro preoccupazione: dormivano tranquilli, di buon sonno. Gesù soffriva per questa loro assenza. 76 Con gli occhi fissi al Cielo, parlava rivolto al suo Eterno Padre. Le stelle brillanti erano come lumi che, attraverso le fronde degli ulivi, venivano ad illuminare l'Orto oscurato. Ma per Gesù non brillavano, non davano luce: né a Lui rispondeva l'Eterno Padre. Però la sua anima parlava infinitamente e il suo Cuore infinitamente amava. 77 Il mio dolore giungeva fino a Dio. E il Suo abbandono si univa a quello dell'umanità. 78 E’ terribile l'abbandono da parte del Cielo, quando ho l'impressione di non avere per me più nessuno neppure della Terra!

 

« Padre, se vuoi, allontana da me questo calice... » (Lc 22,42)

79 Mi sentii in piedi. Tenevo nelle mani tremule il calice, che non cessava mai di traboccare: vi cadeva dentro sofferenza senza fine. Quel calice era come una coppa che riceve acqua da una fonte che non si secca mai. 80 Dentro di me, Gesù prendeva il calice dell'amarezza e più volte lo offriva all'Eterno Padre. Io ero Gesù e Gesù era me: eravamo la medesima offerta al Cielo. 81 Nel mio cuore sentivo Gesù ripetere: « Padre, Padre, Padre! Allontana da me questo calice, se è possibile. Ma si faccia la Tua volontà: voglio morire per dare la Vita ». 82 In questo momento, mentre chiedeva al Padre di allontanargli la sofferenza, ma allo stesso tempo voleva soltanto la volontà di Lui, il volto di Gesù era bello, molto sereno, con gli occhi fissi al Cielo:... 83 Mi sentivo nella mia anima splendere come due soli. 84 In quella dolorosa agonia con il cuore dicevo: « Gesù, se è possibile, allontana da me questa sofferenza! ». Ma subito mi gettavo verso di Lui a braccia aperte, come fossi bruciata dalle fiamme, per tuffarmi in un mare di frescura e di soavità: « Non si faccia la mia, ma la Tua volontà. O mio Dio e mio Signore! Voglio consolarTi e darTi le anime ».

 

Prega appoggiato a un duro masso

85 Vidi una strada interminabile coperta di robusti grovigli di spine: tutte quelle spine dovevano ferirmi! Il mio buon Gesù mi fece comprendere e vedere nell'anima, con una luce molto chiara, che quelle spine avrebbero ferito attraverso i tempi, fino a che sarebbe esistito il mondo, non il mio ma il suo divin Cuore. Vorrei sapere esprimere l'immensità di quella strada spinosa e il modo come Gesù era ferito. Ma non so. Seppi appena vedere e comprendere. E rimasi in quel dolore, in quell'angoscia spaventosa. 86 Vidi la cara Mamma in preoccupazione, in amarezza, in ansia. Dove si trovava il suo Gesù? Che cosa soffriva in quelle ore? 87 Egli pregava con il petto appoggiato a un duro masso, ed era circondato da grossi grovigli di spine, che si intrecciavano gli uni negli altri. Tanto dolore causava meraviglia e ammirazione agli angeli che dal firmamento, come stelle, Lo contemplavano. Soltanto il Cielo comprendeva il dolore di Gesù. Dopo il Cielo, era la Mamma a comprenderlo e a viverlo. Quanto si amavano Gesù e la Mamma e come si vedevano l'uno attraverso l'altro! Tutta la Terra, persino i discepoli, ignorava il dolore di Cuori tanto amanti!

 

« Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue » (Lc 22,44)

88 Poiché l'agonia aumentava, mi buttai con il volto a terra. 89 Sul duro suolo, in una oscurità spaventosa, forti tremori mi pervasero il corpo. 90 Mi prostrai a terra in più luoghi; in uno più solitario andai di nuovo a pregare da sola. Dopo, tornai a cercare la compagnia di quelli che amavo. Che mancanza di preoccupazione, la loro! 91 Nella notte silenziosa, il calice della mia amarezza era offerto all'Eterno Padre, mentre, incuranti, gli amati del mio cuore dormivano! 92 Su quel suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze diventassero fuoco, formassero fiamme che mettevano in ebollizione il mio sangue. 93 Il cuore dava tali scossoni da obbligare il corpo a rotolarsi per il suolo e a sudar sangue. 94 Sentii che le mie vene si accavallavano come fili di un gomitolo. Con grande dolore si aprirono e versarono sangue che inzuppò la terra. 95 Sentii come se avessi la mia veste, bagnata di sangue, incollata al corpo.  96 O Passione di dolore e di amore di Gesù, che non sei conosciuta!

 

« Ci ha liberati dai nostri peccati mediante il suo Sangue » (Ap 1,5)

97 Con Gesù pregai e sudai sangue. Con Lui dentro di me, sentivo il suo Cuore aperto come fosse il mio: aprivo il cuore a tutta l'umanità e con Gesù dicevo a tutti: « Io sono la Via, la Verità, la Vita ». 98 Vedevo che dal suo divin Cuore aperto, con sofferenza anticipata, Gesù dava da bere alle anime. Alcune si allontanavano da Lui, con rifiuto e disprezzo; non volevano neppure toccare il sangue di Gesù. Altre ne bevevano con freddezza e indifferenza, come fosse cosa da poco. Altre venivano a berlo con più amore. Altre bevevano incessantemente con amore vivissimo. Venne un'altra che le superò tutte e, con una sete insaziabile, bevve, bevve; si introdusse attraverso la piaga del Cuore divino, si perdette in Lui, non ricomparve più. 99 Il sangue irrigò la Terra: rugiada feconda, rugiada d'amore. Doveva essere, nel corso dei tempi, rugiada di vita e di salvezza per le anime. 100 Sentivo che il sangue versato cancellava le macchie del peccato. Ma, nello stesso momento, sentivo e intravedevo da lontano, molto lontano, nuove macchie, nuovi vizi: non si voleva approfittare di quel mare di sangue, di quel mare di purificazione.

 

L'albero della croce fiorisce

101 Mi vedevo lavare il mondo con il sangue. E l'albero della croce fioriva dalla mia parte. Ma subito una sconfitta, la sconfitta causata dal male, rovinava tutto, fino al tronco. Le mie vene erano le radici di questo tronco e, perché non morisse e continuasse a dare la vita, io dovevo seguitare a soffrire e dare il mio sangue. La sconfitta, la distruzione che la mia anima vide, mi portò all'agonia. 102 Istintivamente, tra me ripetevo: « L'anima mia è triste fino a morirne». 103 Alcuni momenti dopo, mi sentii uscita dal sepolcro: la pietra che lo copriva era rimasta da un lato. Ero uscita gloriosa a trionfare su tutte le sofferenze Questa visione di gloria, avuta anticipatamente, non mi diede alcun sollievo. 104 E nuovi grovigli di spine vennero ad avvolgere il calice. Queste spine emettevano luce che lo illuminava e lo rendeva splendente. Ma tutta la luce e lo splendore salivano al Cielo. All'anima restava soltanto la notte oscura, silenziosa, triste.

 

« Dal cielo venne un Angelo a Gesù per confortarlo » (Lc 22,43)

105 Prostrata per terra, in un angolo isolato... 106 venne un conforto dal Cielo. 107  Non vidi nessuno, ma sentii che dal Cielo discendeva qualcuno venuto a fortificare la mia anima, a sollevarmi dalla nuda terra, a lenire la mia agonia. Ma questa doveva riprendere subito. Sentii che a portare sollievo alla mia anima fu un inviato dall'Eterno Padre; ma il Suo abbandono continuò. 108 Il Calvario con la croce non scomparve. Il mondo con la sua malvagità continuò ad aggravare le sofferenze. 109 Mi sentii però più forte per affrontare ciò che mi aspettava. 110 Mentre la mia anima sgomenta lottava in quel martirio, sentii come se un canale discendesse dal Cielo e mi attirasse dentro di sé. Quel canale aveva la Vita divina. E tutta la mia vita terrena, tutto il mio essere di miserie fu trapassato da essa, come da raggi di sole splendenti e penetranti. Che impasto! La Terra con il Cielo! Se mi sapessi esprimere come seppi sentire, trascorrerei una vita intera a parlare soltanto di questo, senza mai finire.

 

« Alzatevi, andiamo! Sta arrivando colui che mi tradisce » (Mc 14,42)

111 Là nell'Orto, con Gesù agonizzante, vidi gli apostoli riuniti a dormire senza preoccupazione alcuna. 112 Gli apostoli dormivano. Giuda si approssimava. 113 Gesù, pieno di dolcezza e mansuetudine, chiamò gli apostoli per il grande avvenimento: la cattura. 114 Lo udii esclamare: « Alzatevi, venite! E giunta l'ora ». 115 Sorpresi dalla voce di Gesù, si scossero. 116 Era necessario che essi venissero a vedere tanto grande amore e tanto grande ingratitudine: l'uno di fronte all'altra.

 

« Giuda si avvicinò a Gesù e gli disse: Salve, Maestro! Poi lo baciò » (Mt 26,49)

117 Odo il trambusto della gente, il tintinnìo delle armi. 118 Vedo il folto gruppo dei soldati e, con loro, un maggior numero di uomini che si avvicinano a Gesù, con bastoni nelle mani alzate; portano il furore dell'inferno. 119 Sfinito, con le vesti intrise di sangue, in una tristezza profonda e quasi senza vita, Gesù attende. Vede approssimarsi la soldataglia e il traditore. 120 Odo una voce che, con tutta dolcezza, dice a colui che si avvicina: « Amico mio, per che cosa vieni? E con un bacio che consegni il tuo Signore? Che male ti ho fatto io, se non amarti? E così che corrispondi? ». E subito Giuda si fa avanti e bacia Gesù. 121 Ricevo sul mio viso quel bacio. Bacio tanto crudele! Eppure ottenne ancora dalle labbra di Gesù, traboccante di bontà, la dolce parola di « amico ». O dolcezza, o amore del Cuore divino! 122 Nello stesso momento vedo come un pugnale molto acuto che si configge nel Cuore divino di Gesù. Con questo pugnale conficcato, Egli va verso la cattura, in mezzo a maltrattamenti: non gli sarà più tolto. 123 Da quella grande ferita escono raggi luminosi che diffondono amore. 124 Vidi e sentii per molto tempo che quel bacio, quella ingratitudine, quel tradimento si sarebbero ripetuti attraverso tutti i tempi.

 

« Se cercate me, qui mi avete » (Gv 18,8)

125   « Chi cercate? Sono io: eccomi ». 126 Vedo i soldati cadere a terra e odo la voce di Gesù: « Già vi ho detto che sono io. Se cercate me, qui mi avete ». 127 I soldati avanzano per catturarLo. Pietro sguaina la spada e taglia un orecchio ad uno di loro. 128 Vedo l'incrociarsi delle spade, vedo le armi dei soldati. Che grande combattimento, se Gesù, con i suoi sguardi divini e con la mano alzata, non sedasse e calmasse tutto! 129 Vedo Gesù incollare l'orecchio. 130 Opera il miracolo: non rimane traccia di ferita! Con quale delicata bontà, agisce il Signore! 131 Gesù ha rimediato con tanta dolcezza al male fatto da Pietro. Con la stessa dolcezza si consegna ai malfattori e si lascia legare. Potessi mostrare la tenerezza, la mansuetudine e l'amore di Gesù verso tutti coloro che Lo offendono! Non vi è nulla sulla Terra che si possa paragonare a Lui.

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