LA SALITA AL CALVARIO «Le
guardie lo fecero andare fuori della città costringendolo a portare
la croce sulle spalle» (Gv
19,17) 1
Ricevetti la croce. 2
Non la presi io: sentii
che me la collocavano sulle spalle. 3 Piegata, schiacciata dal
suo peso, vi caddi sotto nello stesso posto dove mi trovavo. 4 Mi
pareva di sprofondare sotto il suolo. 5 Mi fece ricordare le mie
crocifissioni: sentivo lo stesso peso della croce che mi
faceva svenire. 6
Sotto quel carico schiacciante, come camminavo io?
Come fossi un vermiciattolo della terra, nascosto in essa. 7 Camminavo
per strade tristi. Sì, non c'era luce; erano cupe. Vi si udiva soltanto
lo scherno e la gazzarra del popolo. 8
Tutta l'umanità riempiva
quelle strade! La croce, Gesù, io, ci avvolgevamo in essa: era come un
rullo che rotola sempre. 9 Camminavo morta lungo la salita del
Calvario. E sopra la mia morte portavo la morte di tutta l'umanità: che
peso su di me! 10 Sulle mie spalle non portavo solo la croce ma
il mondo intero: lo sentivo bene. La
Madre si apre un varco tra la gente
11
Udivo il tumulto del
popolo. 12
Era tutto un urlo e uno
schiamazzo dietro di me. Non erano grida di dolore, ma di odio e di
ingiuria. 13
Vedevo la moltitudine che
mi accompagnava: pochi amici, quasi soltanto nemici! Gli amici si
commuovevano; i nemici scaricavano staffilate sul mio corpo, senza
compassione né pietà. 14
Il cuore sentiva anche le
sghignazzate che venivano da lontano, dense di scherno e di
soddisfazione. 15
Insieme a Gesù
camminavano i due ladroni, con le proprie croci. 16
L'anima vide la Mamma, a
volto quasi coperto, camminare tutta in lacrime, molto affrettatamente,
alla ricerca di Gesù. 17
Si apriva un varco tra la
gente, per vedere dove potesse incontrarLo. 18
mio cuore intuiva quanto
soffriva il suo Cuore di Mamma e con quale ansietà Ella andava alla
ricerca. 19
Il suo Cuore scoppiava e
si dissolveva in dolore, facendo scoppiare e dissolvere in dolore quello
di Gesù. 20
Per quanto non si vedessero, io sentivo l'unione, il
dolore, l'amarezza dell'uno e dell'altro Cuore. «Un
gruppo di donne si battevano il petto e facevano lamenti su di Lui»
(Lc 23,27)
21
Quasi al principio,
Gesù cadde: si ferì gravemente il volto ed il petto. 22
Lo sfinimento, la
tristezza e le ferite del Suo corpo si riproducevano nel mio. 23
Cadde un'altra volta; e caddi anch'io. 24 Nelle cadute, le spine
penetravano sempre più profondamente: il capo era un solo dolore; il
viso, pestato e insanguinato, macchiava ogni volta le pietre su cui
batteva. 25 Il sangue colava - o meglio io sentivo come se
colasse -; mi passava alle labbra, mi soffocava: talvolta mi mancava il
respiro. 26
Per il carico
schiacciante, camminavo curva e la ferita della spalla si aggravava.
Poiché andavo molto curva, sentivo e vedevo cadere dai miei occhi al
suolo frequenti lacrime di sangue. 27 Mi seguivano alcune donne:
piangevano amaramente alla vista di tanti patimenti. Mentre camminavo,
le fissavo con sguardi di compassione. Il
cuore mormorava loro: « Non piangete per me, ma per voi. Piangete le
vostre colpe: sono la
causa dei miei dolori ». Gesù
invita a seguirLo, portando la propria croce
28
Davanti a me camminava
Gesù con la croce sulle spalle. A volte girava indietro il suo
santissimo volto: fissava su di me i suoi sguardi pieni di tenerezza,
invitandomi a seguirLo e a portare per Lui la mia croce. 29 Sguardi
tanto dolci che invitano e attraggono a sé le anime! Io non potevo
resistere a quell'invito; non reggevo a quel dolore. 30
Abbracciai fortemente la mia croce e percorsi molta strada: amavo con
tutto l'amore le spine che avvolgevano il mio capo. 31
Sentivo come se fossi io
a portare sulla cima della montagna tutto quel carico, con tutti gli
strumenti di martirio. Li portavo con tanto amore, li
stringevo fortemente a me e li custodivo come fossero il più grande
tesoro: erano le chiavi per il Cielo. 32
La croce gravava su di
me. Ma Gesù non mi lasciò sola: mi accompagnò, mi aiutò a portarla. L’amore
Lo obbliga a salire 33
Caddi varie volte per il peso della croce. 34 Fui trascinata per
vari metri mediante corde, con il volto a terra. Grandi ferite mi
restavano sulle guance, per le carni lacerate che rimanevano sulle
pietre, insanguinandole. 35 In una caduta lo sfinimento fu tale
che non fui capace di rialzarmi. Un furore infernale mi tirò su con
grande crudeltà: 36 Fui strascinata all'indietro per molti
tratti! 37 Sentivo le corde alla cintola e al collo che mi
tagliavano. 38 Ero
come una palla che rotolava dall'alto in basso e dal basso in alto, tra
le sofferenze. Ero la palla di divertimento dei carnefici! Scendevo,
quando ero strascinata dal furore; salivo, quando la violenza mi faceva
salire. Ma, soprattutto, mi muoveva l'amore. 39 I miei occhi si
rifiutavano di fissare le miserie orribili che sentivo. 40 Andavo
cieca nella direzione del dolore; ma ci vedevo bene nella direzione
dell'amore: era l'amore che mi obbligava a camminare e a vincere. 41
Salivo il pendio con
tutti i patimenti, ma lo salivo con tutto l'amore per dare la vita. 42
Più forte, assai più
forte della furia degli aguzzini era la forza dell'amore che mi
trascinava. Incontra
la Madre 43
Mi venne incontro la
Mamma. 44 Mi guardò intensamente; io guardai intensamente Lei.
Si unirono i nostri cuori nel medesimo dolore. 45 Quante cose si
dissero l'un l'altro! Lo scambio dei nostri sguardi fu breve: dovetti
proseguire maltrattata, spinta, strascinata. 46 Senza tempo per
poterla contemplare, per causa della fretta di chi mi trascinava, mi
restò il cuore legato a Lei. Camminavo sempre. Ella pure camminava,
guidata dal mio sguardo, che Le aveva ferito e attratto il cuore e
l'anima. 47 In tutto il percorso non perdetti mai l'unione con
Lei: non trascinavo soltanto la croce, ma trascinavo anche Lei, o,
meglio, trascinavo il suo dolore. 48 I nostri cuori, nel dolore,
non si separarono: erano uniti come da due fili di corrente elettrica. 49
Mi accompagnò, lontana in apparenza, ma in realtà a me unita. I nostri
cuori soffrivano in un solo cuore. Le nostre lacrime avevano la stessa
amarezza, lo stesso dolore, gli stessi sentimenti. 50
I nostri cuori si
parlavano ininterrottamente. Bacia
la terra nella quale si ferisce 51
Camminavo silenziosa:
l'anima piangeva, mentre il cuore sanguinava. 52
Sopra di me pesava la
montagna tremenda di tutta l'umanità. 53 Ansiosa di dare la
vita, sentivo come se ad ogni passo facessi una scavatura nella roccia
più dura: roccia che dovevo rammollire con il mio sangue. 54 A
metà del cammino, grande fu la caduta e la scarica di flagelli sul mio
corpo. 55 Rimasi con un ginocchio a terra e l'altro alzato. Ad
uno strattone brutale delle corde, che pareva più infernale che
terreno, caddi in avanti. Le spine del capo si confissero profondamente;
il mio viso si ferì sino a mostrare le ossa. Le labbra mi si aprirono
insanguinate; e baciavo la terra nella quale mi ferivo. 56 Gli
sguardi della mia anima si estesero sull'umanità. Quali sguardi! quante
cose esprimevano! A quante cose la invitavano! Il
gesto coraggioso della Veronica 56
Procedo piagata in tutto il corpo: i miei occhi ed anche le orecchie
gocciolano sangue. Il mio capo è soltanto spine bagnate nel sangue. Ad
ogni strattone violento delle corde, le mie ossa paiono slogarsi. 57 Mi
viene incontro una donna, la donna diletta che ha compassione del mio
dolore. Con quale delicatezza e amore mi pulisce il volto dal sudore,
dal sangue, dalla polvere! Vincoli della più stretta amicizia legano i
nostri cuori. E indicibile ciò che vorrei dire di lei; le lodi che
vorrei farle. Come vorrei che si parlasse di questo suo atto tanto
eroico! 58 Sento che il mio volto e l'amore del mio cuore - che
non è il mio amore - restano impressi nella tela. 59 Ella la
stringe al cuore, come il maggior tesoro; e lo è, in verità! 60
Quel ritratto senza
uguale sarà contemplato sino alla fine del mondo. 61
Gesù non soltanto le
lasciò il Suo volto impresso, ma le donò insieme, come premio, il suo
Cuore infiammato di amore. Quale gratitudine, quella di Gesù! 62
Quale grande ricompensa
ricevette da Lui! 63 Sapessi anch'io amare Gesù come Lo amò la
Veronica! In
una caduta sviene sotto il peso della croce 64
Caddi sotto il peso della
croce. Un braccio della medesima mi colpì il petto e mi ferì il cuore.
Rimasi svenuta per alcuni istanti. Gli aguzzini mi fissarono
incuriositi, credendomi morta. Un nuovo furore mi strascinò con forza,
facendomi urtare nelle pietre della strada: nuove fonti di sangue furono
aperte dalle spine del mio capo. Ma, anche così, dal mio cuore sgorgava
solo amore e compassione per gli aguzzini. La marcia riprese, ancor più
accelerata; la rabbia degli aguzzini bramava di vedermi sulla cima del
Calvario: volevano completare i loro malvagi intenti. Gesù sussurrava
nel mio cuore: « Perché mi ferite così, se vado a morire per voi?
». 65 La
Mamma, con le mani incrociate, seguiva Gesù, trafitta di dolore. 66
Lo seguiva in doloroso
pianto. Alcune donne La accompagnavano. 67
Gesù camminava, ma come
chi guarda indietro, per fissare la sua Madre benedetta. 68 Che
dolore, quello della Mamma, per non poter avvicinarsi a Gesù e
rialzarLo nelle sue cadute! Avrebbe voluto baciarLo, pulirLo, lavargli
le ferite con le sue lacrime. 69
Dietro camminava una
donna: non le vidi il volto, ma solo una folta capigliatura sciolta. «Fermarono
un certo Simone nativo di Cirene; gli caricarono sulle spalle la croce e
lo costrinsero a portarla dietro a Gesù»
(Lc 23,26)
70
Stavo per spirare ad ogni passo. Caddi, e sopra di me cadde la croce.
Non per pietà, ma per timore volevano qualcuno che la
portasse. Vi fu chi continuò a portarla: non per amore, ma per
imposizione. 71
Questo aiuto non fu
volontario: non ne ricevetti consolazione. 72
Tuttavia sentii che il
mio cuore gli dispensava tanto amore. 73 Fu solo verso la cima
della montagna che mi fu tolta la croce. Ma io sentivo come se ne
portassi sempre il peso. 74 Camminavo quasi senza vita e come se
portassi la croce. Il sangue che versavo si trasformava in legami che mi
univano ad essa. 75 Le labbra erano serrate, ma il cuore pareva
parlare a tutti per mostrare a tutti il suo amore. 76
Amava chi, nel viaggio,
mi confortava e dava prove di affetto; amava chi mi maltrattava e
disprezzava. 77 Il mio cuore pareva coprire tutta la Terra. 78
Pareva che un cuore
tanto amante non potesse essere contenuto nel mio petto. Il suo amore
pareva bruciare tutto il mio essere. La
sete ardente del cuore è la forza del suo camminare 79
Una Vita dall'alto
sosteneva il mio corpo, già quasi cadaverico. 80 Era in uno
stato peggiore di quello di un lebbroso in disfacimento. Il cuore
avanzava ansioso: doveva vincere, doveva morire per le anime. 81
La sete del cuore, sete
di morire, sete di aprire il Cielo per fare apparire e brillare il sole
nelle anime, cresceva, si faceva sempre più viva quanto più si
approssimava la cima e il momento di dare la vita. Sete insopportabile,
sete indicibile: sete che non era mia. 82
Le mie labbra moribonde
avevano una sete ardente, ma il cuore era ancora più assetato: voleva
bere l'amarezza fino all'ultima goccia; tutto voleva soffrire, perché
aveva amore per tutti. Tutto voleva dare per tutto ricevere. 83
La sete ardente che
portavo nel cuore era la forza del mio camminare. Montagna
di morte per Gesù, di vita per l'umanità 84
La
vita fuggiva! la cima non arrivava! 85 La montagna si innalzava,
si innalzava. 86 Pareva giungere alle nubi! 87
Era tanto alta: dalla
terra giungeva al cielo! E io, senza forza per salire! 88 Quanto
più camminavo, più venivo meno; mentre più alta, difficile e dolorosa
io vedevo la montagna. 89 Quanto più si approssimava la fine, più
difficile diveniva la salita: più agonia, più sangue, più abbandono,
più dolore. 90 Non potevo fare un passo senza sentire le mie
carni disfarsi e i miei nervi distruggersi. 91 Gli sbocchi di
sangue erano quasi continui. Lo sfinimento mi piegava a terra. 92
Tutte le sofferenze
che mi vedevo davanti mi premevano sul cuore: era un'oppressione che lo
soffocava e gli toglieva la vita. 93 Un amore irresistibile mi
legava sempre più alla croce. L'amore oltrepassava tutti i dolori. 94
In questa follia di amore si approssimava la cima. Per me e per Gesù
che in me saliva era montagna di morte, ma stava per diventare montagna
di vita per l'umanità. Il dolore aumentava insieme all'amore. L’anima
comprende i misteri della sofferenza 95
Tutto il mio vivere era immerso nella Passione dolorosa di Cristo. Il
mio cuore, ardente di amore, era legato al Padre celeste: era Lui che
amavo; era per Lui che amavo le anime. 96
Andavo, o mi pareva
di andare, attraverso un altro mondo, superiore a questo, mentre il mio
cuore qua in basso soffriva il dolore più triste e profondo. Era tanto
piccolo per tanto soffrire! 97 Il cuore amava e là, sulla cima
che giungeva al cielo, l'anima vedeva la croce di Gesù e Lui in essa
confitto. Io dovevo unirmi a Lui. 98
La croce era un faro
di luce che entrava nel mio petto a illuminare tutto. Me ne sentivo
attratta. Per abbracciarla, per possederla, continuavo a camminare. 99
Era croce di trionfo, che
brillava più del sole. 100
Il mio
cammino è spine e sangue; e Gesù, tutto ferito, è
croce, dolore e
amore. 101 Quali
segreti indicibili vedeva la mia anima in così grandi sofferenze, in
tanto doloroso viaggio e, infine, sul Calvario! Le tenebre nere della
notte non impedirono che l'anima potesse sondare tutti quei segreti, che
solo la sapienza di un Dio può e sa rivelare. 102
Erano segreti,
misteri di Redenzione. 103
Unita a questa
sapienza, di cui nulla so dire, io mi sentii obbligata a soffrire e ad
agonizzare. «
Cammina! Io ti aiuterò »
104
Andavo
lungo il Calvario, triste ed umiliata. Sempre lo stesso verme ad aprire
il cammino, senza perdere la Vita del Cielo. 105
Erano tali e tante le
sofferenze, che io non reggevo: mi sentivo mancare, non ne potevo più. 106
Rimase esausto il
corpo; rimase sfinita l'anima. 107
Mi apparve Gesù con
il suo Cuore divino, non sofferente, ma pieno di gloria. Da tutto il suo
corpo santissimo, ma con maggiore abbondanza dal suo costato aperto,
uscivano raggi brillanti di fuoco, che venivano verso di me. Gesù alzò
le mani e, con un dito puntato verso il Cielo, mi disse: « Cammina,
che io ti aiuterò ». 108 Camminavo facendo cadere,
come rugiada di solo amore, molte lacrime su Gesù e la sua croce.
Andavo, ma non portavo la croce: non portavo nulla. Qualcuno la
sosteneva e portava per me. Era Gesù il cireneo di tutti i miei giorni,
il cireneo di ogni momento della mia vita. 109
Il mio
cuore non si distaccava da Gesù: solo da Lui aspettavo la forza. I miei
occhi non potevano distaccarsi dal cielo. Camminavo, ma sempre con gli
sguardi ben fissi là. Il Cielo, il Cielo, il fine di tutto il mio
soffrire! Dare onore e gloria al mio Dio e salvare le anime. Accettare e
fare la volontà del Padre. 110
Benedetta la croce!
Benedetto Gesù che così me la dà! L'amore
vince, nonostante tutto 111
Il cuore ansimante
sembrava scoppiare per i forti desideri di scorgere nuovi mondi di
purezza e di amore da consegnare a Gesù. 112
L'amore vinceva,
nonostante che mi sembrasse di trascinare a fatica con me il mondo. 113
Non ero io che
camminavo: era un'altra Vita che il mio essere aveva. Questa Vita apriva
un nuovo cammino nei cammini dell'amarezza. Però questi restavano
rammolliti, irrigati col mio sangue. 114
Il mio
corpo dava sangue, come una fontana pubblica: irrigava i cammini per cui
passava. 115 Mi
pareva che fossi io a spargere sangue lungo il Calvario; ma, nello
stesso tempo, il sangue di Gesù irrigava me e mi apriva una nuova via
che mi conduceva al suo divin Cuore. Era via unica, la Via di salvezza. 116
Sentii che Gesù mi
portava con Sé. Egli era il viandante e il condannato. Era Colui che
soffriva. Ma trasmetteva il suo dolore al mio cuore. 117
La strada al
suo divin Cuore rimaneva aperta. Tutti avevano il permesso di
percorrerla. Pareva scavata tra massi di pietra, dai quali si potevano
ricavare capolavori; ma era necessario che fossero irrigati con il
sangue di Gesù, e lo erano, in verità. Ma non bastava ancora: era
necessario dare la vita. Ed erano questi gli aneliti di Gesù. Che
stanchezza mortale al termine della salita!
118
Ormai vicino alla
cima della montagna, sentivo Gesù morire. Non poteva più fare un
passo: faceva più strada trascinato crudelmente, di quanto ne facesse
coi suoi piedi. Non ci vedeva per gli occhi incollati dal sangue. E il
suo santissimo corpo era gelido, prima ancora di essere sulla croce. 119
Alla fine del
viaggio, sentii nel mio cuore che Gesù cadde. Voleva rialzarsi e non
poteva: i vestiti si impigliavano; lo sfinimento non glielo permetteva.
Gli aguzzini Lo trascinarono con le corde per alcuni metri. 120
Nel mio cuore Lo vidi
e Lo sentii innalzare gli occhi al Cielo in atteggiamento di chiedere
soccorso. 121 I
suoi occhi divini,
serrati o quasi verso il mondo, erano aperti verso il suo Eterno Padre. 122
Io sentivo in me lo
sfinimento di Gesù. Volevo salire e non potevo. Volevo aiutarLo ma,
terra come ero, non mi era possibile. 123
Che stanchezza
mortale, al termine della salita! 124
Che dolore, il mio:
lasciare Gesù tanto solo! 125
In tutto mi associai
a Lui e con Lui volevo morire, per quanto vedessi che era una morte
spaventosa. 126 A
tutto mi assoggettai, vincendo la mia ripugnanza per amore di Gesù. 127
Fu tanto lungo il
viaggio! Non mi parve di alcune ore, bensì di anni, di molti anni. |