SULLA CIMA DEL CALVARIO Si
offre alla morte 1
Giunsi senza forze,
senza vita. Portavo nel cuore un peso immenso. 2 Caddi sfinita con
il volto a terra presso la buca già aperta, nella quale doveva essere
piantata la croce. 3 Sentii come se venisse sopra di me un mondo di
belve. Che rabbia e che peso immenso mi scaricarono addosso! Il cuore
rimase oppresso e pulsava in grande afflizione: mi pareva spirare ad ogni
istante. 4 Che sconforto sento in me! E sconforto di amore. Tutto
mi causa orrore: la morte! la morte, l'abbandono, o mio Dio! In ginocchio,
alzo gli occhi all'Eterno Padre. Gli dò il mio segno di accettazione a
tutto. Mi offro alla morte. Abbasso gli occhi: li raccolgo in me e,
nell'abbraccio più intimo, stringo tutto al mio cuore. 5
Abbracciare quello che mi causa tedio e nausea! Viene
spogliato 6
Mi tolsero le corde che
mi cingevano il collo e la cintola: dolori atroci! Mi erano penetrate
nella carne, inzuppandosi di sangue. Mentre venivano strappate, mi
lasciavano sul corpo segni di grandi ferite. 7 Quando mi
spogliarono, lo fecero con tanta furia che strapparono brandelli di carne
insieme alle vesti: dolori violenti! 8 Gli occhi non potevano
aprirsi per il sangue, ma la vergogna mi obbligava a mantenerli più
strettamente chiusi: essere spogliata in pubblico! 9 Soltanto la
Grazia divina poteva tenermi in piedi. Mi esprimo meglio: non dico di me,
ma di Gesù. 10 Subito
sentii che la Mamma voleva, con il suo manto, coprire Gesù che era in me.
11 Rivissi la vergogna di Gesù: una cosa tanto profonda! non so
che nome darle. 12 Quale
nudità, la Sua, quale pudore senza uguale! 13 Tutto il corpo ne
tremò; il volto rimase come infuocato. 14
Furono molte le risate
di scherno che echeggiarono su tutto il Calvario! 15
Di tanto in tanto Gesù
alzava verso il Cielo i suoi sguardi; poi li abbassava di nuovo, per più
intimamente soffrire nel suo cuore. «
Mi hanno traforato mani e piedi. Una
turma di iniqui mi guardano sprezzanti
» (Sal 21,17)
16
Mi distesero sulla
croce. 17 Sentii
come se fossi io stessa a distendermi sul legno e a porgere mani e piedi
per essere crocifissa. Era un abbraccio eterno alla croce, all'opera di
Redenzione. 18 Le
membra di Gesù stavano nelle mie e nel mio stava il suo divin Cuore.
Eravamo noi due in un solo corpo a soffrire. Fu violentissima la
crocifissione. Sentivo come se mi strappassero le braccia, e le gambe,
tanta era la forza con cui le tiravano, per farle giungere al punto
segnato sulla croce. 19 Che
grido doloroso di soccorso uscì dal mio intimo verso l'Eterno Padre! Che
sguardi supplichevoli uscirono dai miei occhi a fissare il firmamento per
indurlo a compassione! 20
Vidi il soldato che,
con grande crudeltà, dava le martellate: era impavido, aveva lo sguardo
crudele e terrificante. 21
Lo vedevo sollevare il
martello in alto, e, con tutta forza, farlo cadere sul chiodo. 22
Dentro al mio petto
risuonavano i colpi di martello. Rimasi con i miei polsi e piedi aperti,
come fossero trafitti: 23
sentivo che dalle
ferite dei chiodi uscivano zampilli di sangue. 24
Provai come se un altro
chiodo, più rude e doloroso, mi venisse confitto nel cuore.
Le
martellate rimbombano lontano, ma non commuovono i cuori
25
Fu dolorosissima l'apertura delle piaghe. 26
Sentii come se i chiodi
mi trapassassero tutti i nervi. 27 Non sentii lacerarsi soltanto i
piedi e le mani, ma tutto il petto: pareva non avere più nulla dentro;
tutto era stato svuotato. 28
Il dolore
crebbe tanto che, se non fosse per un miracolo, quell'istante sarebbe
stato l'ultimo della mia vita. 29 Quando poi la croce fu rivoltata,
per ribattere i chiodi, il mio volto fu molto ferito contro il suolo e uscì
dalle labbra un fiotto di sangue. 30 Quando fu doloroso lo scorrere
un po' indietro dei chiodi ribattuti! 31
Tutti i dolori delle
ferite e la furia dei soldati si ripercuotevano nel mio cuore e sentivo
come se i soldati me lo rompessero e triturassero a morsi, tanta era la
loro rabbia! 32 Vedevo
le lingue bestemmiatrici che imprecavano contro di me. 33 Il mio
calvario, il mio calvario! 34 Fu Gesù ad essere ferito, non fui
io. Ma non so esprimermi in altra forma. 35 I colpi che
conficcavano i chiodi non si estendevano soltanto per il Calvario, ma
parevano echeggiare nel mondo. 36 Né le forti martellate che
rimbombavano lontano, né la vista di tanto patire commuovevano i cuori! «Con
Lui crocifissero altri due, uno da una parte e l'altro dall'altra»
(Gv 19,18)
37
Crocifissa, fui sollevata in alto. 38
Quali dolori sentii in
tutte le piaghe, quando lasciarono cadere tanto pesantemente la croce
nella buca! Mi parve di cadere in un pozzo! 39 Per gli scossoni
della croce, si rincrudirono di più le ferite delle spine. Ne sgorgò una
pioggia di sangue che mi bagnò il viso. 40 Il mio corpo era
coperto di spine, come fosse un riccio: era tutto dolore, era tutto
sangue. 41 In
croce, non cessai più il mio grido al Cielo: « Aiuto, aiuto! ». 42
Fui con Gesù tanto
inchiodata al Suo dolore che non vi era nulla che ci separasse. 43
Ai lati di Gesù furono crocifissi i due ladroni. Io sentivo che le loro
sofferenze, le loro croci aumentavano il carico su di me: sopra la croce
di Gesù che era in me. Sentivo uscire dal Cuore divino di Gesù lo stesso
amore, le stesse grazie; uno le accettava, l'altro le respingeva. «Accanto
alla croce stavano alcune donne: la Madre di Gesù... e il discepolo
preferito» (Gv
19,25-26) 44
Cuori tanto afflitti circondavano la croce! 45 Giovanni, le tre
Marie... 46 Ma il cuore della Mamma non assomigliava per nulla a
quello degli altri. 47 Con gli occhi fissi su Gesù, Ella
agonizzava con Lui, mentre due fonti di lacrime scorrevano per il suo
volto. 48 Gesù non vedeva con i suoi occhi umani il pianto della
cara Mamma, perché li teneva ora chiusi, ora alzati al Cielo; ma tutto
vedeva ed udiva con i suoi occhi e orecchi divini. 49 Penetrava
tutto il dolore che nel più intimo del cuore La faceva agonizzare. 50
Dall'alto della croce sussurrava: « Mamma, Mamma mia, persino
tu mi sei di martirio! Il
tuo dolore aumenta il mio: neppure tu puoi darmi sollievo! ». 51
Ella mormorava: « Tu
mi sei figlio, io sono tua madre: la mia agonia è la tua agonia ». 52
La Mamma, quanto ha
sofferto con Gesù! Sulla croce, era Lui con Lei un solo cuore, una sola
anima, un solo dolore, un solo amore. 53 Io, come Gesù, volevo
asciugare le lacrime della Mamma, prenderLa in grembo per farLe ciò che
Ella ben presto avrebbe fatto a Gesù, già morto. 54
Sentivo continuamente il bisogno di abbracciare me stessa, per
stringere di più in me il cuore della Mamma. Più Ella soffriva, più io
La amavo, più La sentivo mia Madre. 55 Sulla croce eravamo noi tre
nel medesimo dolore. «Gli
abiti miei dividono fra loro, sulla mia veste gettano le sorti» (Sal
21,19) 56
Vidi ammucchiare le vesti di Gesù, poi tagliarle e sorteggiarle. 57
Sentii come se la spada avesse fatto nel mio cuore il grande taglio fatto
sul mantello rosso: non ferì il panno, ma ferì me. 58 Mi ferì la
malvagità crudele con cui lo fecero. 59 Alcune parti delle vesti,
molto inzuppate di sangue, si incollavano nella mia anima. Come le sentii
al vivo! Sangue, e carni dell'innocente Gesù, nei pezzi delle sue vesti! 60
Per il peso del corpo,
le piaghe si laceravano sempre più; 61
il sangue cadeva dalle
mani e dai piedi in abbondanza. 62
Per la violenza del
dolore sentii come se si aprisse anche una vena presso il cuore: ne uscì
molto sangue che si diffuse nel corpo per poi sgorgare da tutte le ferite.
63 Sentivo
tutte le piaghe, ma più vivamente quella della spalla; mentre la cintola
pareva essere ancora tagliata dalle corde. 64 I nervi vibravano:
pareva che si contraessero. 65
Il dolore
raggiungeva il suo apice. Quale
brama di vederLo scomparire ad ogni costo! 66
Ho sentito
stringere il casco di spine sul capo: mi causò tanto dolore da farmi
perdere quasi i sensi; il cuore quasi cessava di palpitare. Non erano mani
che nell'alto della croce mi comprimevano fortemente il casco, ma era il
rancore più che infernale di tanti cuori. 67
Sentivo come se
mi flagellassero e sputacchiassero, pur essendo in croce. Sentivo i
flagelli nell'anima, come se mi fossero dati nel corpo. 68
Nell'udire le ingiurie più infamanti, sentivo scorrere sul mio corpo
rivoli di un sudore di morte. 69 Mi pareva che tutto il corpo e
l'anima fossero stracciati dal dolore, a somiglianza di una tela strappata
filo per filo. 70 Mi costò tanto la crudele ingratitudine di
quella gente sprezzante ed altera che affollava il Calvario! 71
Sentii che in molti
cuori aumentava l'odio, l'avversione contro Gesù, la brama di vederLo
scomparire dai loro sguardi; fosse come fosse, costasse ciò che costasse.
72 L'innocentissimo
Gesù era in un gemito continuo. La
Passione di Cristo si rinnova in ogni tempo 73
Onde di insulti,
tormenti, malvagità cadevano su di me. 74 Non sentivo solo i
maltrattamenti del Calvario, bensì quelli dell'umanità intera. 75
Io vedevo tutto attraverso i tempi, tutto. 76
Dalla croce osservavo i
mali che nel mondo intero, nello scorrere dei tempi, avrebbero rinnovata
la Passione di Cristo, che di me si era rivestito. 77 Sentivo gli
affronti di tutta l'umanità, persona per persona: alcune infierivano con
la massima crudeltà e malvagità; altre, forzate, e persino incoscienti
del male che facevano. 78
Sentivo tutto; tutto mi
stava davanti: il passato, il presente, l'ingratitudine e la malvagità
del futuro. 79 Volevo poter piangere le mie colpe e quelle di tutta
l'umanità; volevo il dolore e il pentimento della Maddalena; ma no, non
lo avevo! Avevo solo ansie di abbracciarmi alla croce per amore di Gesù. 80
Mi sentivo abbracciata ad essa. Volevo soffrire, volevo morire. 81
Il mio
calvario morto aveva lacrime; queste lacrime immergevano in sé l'umanità
intera. Questa morte gridava ed insieme aveva un dolore infinito e ansie
infinite di dare la vita. Dall'amore
per la croce nascono alberi di vita
82
Io, crocifissa,
continuavo a sentire che il mio corpo non era se non un cadavere. La mia
vita era Gesù nel mio cuore. Io morta, ma con Lui andavo a vivere. Il
suo divin Cuore in agonia beveva avidamente tutta la sofferenza,
nell'ansia di comunicare a me la sua Vita e farmi vivere di essa. 83
Vedeva chiaramente che
il suo dolore era manna, balsamo fecondo, vita per le anime. 84
Mi parve che il mio
cuore si trasformasse tutto in quello di Gesù: era tutto amore. Aveva una
sete divoratrice di sofferenza, perché vedeva che soltanto questa, con la
morte, poteva dare la vita e aprire il Cielo. Mi consegnai, mi diedi tutta
al martirio. 85 Rimasi
sulla croce e fui la croce. Dal mio cuore uscirono legami che la
avvinsero: erano legami di amore. Questo amore mise radici dalla croce
verso la Terra; da esse nascevano alberi fiorenti, alberi di vita. Io fui
tutto questo e da tutto questo fuggii. 86
Il Cuore
divino di Gesù non cessava in me di amare. Era dentro al mio cuore che
Egli amava l'umanità intera. E io non potevo cessare di amare la croce:
vedevo e sentivo che soltanto la croce era vita. 87
A braccia aperte e
occhi al Cielo, mi offersi al Padre come vittima; all'umanità offersi il
cuore e l'amore. Il
Cuore, prima che dalla lancia, è aperto dall'amore
88
Il sangue irrigava il Calvario. Ed era come se irrigasse il
mondo intero, tutto lì presente. 89
Vedevo che il mondo
fuggiva da quel sangue, ed io volevo salvarlo: con altro mezzo non può
essere salvato. 90 Erano tanti coloro che lo disprezzavano e lo
fuggivano a passi da gigante! E Gesù, folle di amore, senza poter
staccare le braccia dalla croce, li chiamava e li invitava ad entrare nel
suo divin Cuore aperto. 91
Desiderava liberare le
braccia per mostrarlo al mondo e dirgli: « Prima di essere trafitto
dalla lancia, è squarciato dall'amore: è per riceverti! ». 92
Il Cuore
era aperto in un abisso infinito di amore e di perdono. 93 Gesù amò,
Gesù ama; Gesù perdonò, Gesù perdona. Bontà incomparabile! 94
La sua risposta a tutto era ed è: amare, amare di un amore infinito. 95
La strada al Cuore divino di Gesù era sempre aperta; era luminosa. Dava
passaggio a quanti volevano. Oh, se la mia anima nella sua ignoranza
sapesse mostrare la bellezza infinita di quella strada che, allo stesso
tempo, era per Gesù motivo della più grande agonia! Tanto piccolo era il
numero di coloro che andavano al suo Cuore ansioso; tanto grande era
quello di coloro che si staccavano da Lui e fuggivano per sentieri errati!
«
Ricevi, Padre mio, l'incenso di questo amore! » 96
Gesù voleva offrire tutti all'Eterno Padre. E io li volevo offrire a Gesù.
Tanti ricusavano di entrare nel Cuore divino! Che umiliazione! che
vergogna! A nulla valevano le sofferenze di Gesù ed il suo sangue sparso!
A nulla valeva il mio martirio. Gesù stava mortificato davanti al Padre
suo. E io stavo mortificata davanti a Gesù. La mia agonia aumentava al
massimo. Gesù, prendendo il calice del mio cuore, lo sollevò, lo offerse
ripetute volte all'Eterno Padre dicendo: « Ricevi, Padre mio, il
tributo di questo martirio, l'incenso di questo amore! »
In verità io volevo
avere sempre un turibolo di incenso di amore da offrire a Gesù.
97 In un martirio dolorosissimo di anima e di corpo, durante
le tre ore di agonia, fissai il Cuore divino di Gesù. 98
Volevo tanto soffrire
io sola, al posto suo; e non riuscivo a nulla. Offrii con Lui, con Lui
agonizzai. 99 Con gli occhi dell'anima al Cielo e il cuore in Dio,
accettai tutto: amavo e, poiché amavo, soffrivo. «
Padre, perdona loro, che non sanno ciò che fanno! »
(Lc 23,34)
100
L'anima di Gesù
piangeva; io sentivo le sue lacrime. Udivo
questo gemito del suo Cuore: « Figli miei, perché mi ferite? Perché vi
comportate così? ». 101 Nel
ricevere gli insulti e i maltrattamenti, sospirava silenziosamente e
mormorava: «E’ così che mi amate? È così che ricambiate il
mio amore?». Ma subito aggiungeva: « Padre, perdona loro, che non
sanno ciò che fanno! ». 102
Il Cuore
amava tanto: pareva lanciarsi ai piedi di ogni creatura per chiedere di
lasciarsi conquistare. 103
Sentii nell'anima come
uno scroscio di flagelli: non perché gli aguzzini mi flagellassero in
quel momento, ma perché desideravano farlo. Gesù, dentro al mio petto,
già quasi moribondo per il dolore angustioso causato da quelle cattive
intenzioni, alzò gli occhi all'Eterno Padre e mormorò: « Padre mio,
mi costa la ingratitudine; ma perdona loro che non mi riconoscono per Tuo
figlio! ». 104 Sentii
che Gesù dal Calvario estendeva gli sguardi a tutta l'umanità. 105 Palpitava
di amore per il mondo indurito e colpevole; palpitava di dolore nel
chiedere al Padre compassione. «
L'ora » di Cristo e di Maria 106
La Madre, presso la
croce, univa le sue lacrime a quelle di Gesù. Come Gesù amava! 107
Vidi le sue lacrime e
forza d'animo: si teneva ritta in piedi con gli occhi fissi nel suo Gesù.
108 Contemplava
le Sue piaghe, vedeva il Suo sangue scorrere dalle carni lacerate! 109
Voleva abbracciarLo,
pulirgli il volto coperto di sputi e di polvere, tutto insanguinato, e
raccogliere così ogni goccia del prezioso sangue, che era anche suo. 110
Voleva fare a Lui
ancora vivo, quello che Gli avrebbe fatto dopo morto. 111
Avrebbe voluto che le
sue braccia divenissero ali per poter volare fino sulla croce ad
abbracciare il suo Gesù ed unirLo di più a sé. Unione senza uguale!
follia di dolore e di amore! 112
Vi erano nei loro Cuori
santissimi il medesimo dolore ed i medesimi aneliti: accogliere e
custodire per sempre il mondo intero, tanto ribelle e crudele. Come la
Mamma amava! Io partecipai del medesimo amore, del medesimo dolore, della
medesima letizia. Invoca
il Padre 113
Gesù a stento poteva
muovere le labbra per gridare invocando l'Eterno Padre; ma il suo cuore
stava in un grido continuo. 114
Questo si
elevava al Padre, ma era per il mondo, che, duro e sordo, non lo ascoltava
né si commuoveva. 115 Sul
Calvario tutto passava inosservato: il grido, già moribondo, non entrava
negli orecchi né penetrava nei cuori. 116
Poche volte Gesù
innalzò gli sguardi all'Eterno Padre, ma gli occhi della sua anima erano
sempre fissi in Lui. 117
Con Gesù sospiravo
anch'io, con Lui gemevo, con Lui mi dolevo per la povera umanità. Ai suoi
occhi divini univo i miei, già quasi moribondi; li innalzavamo al Cielo
in grande agonia per chiedere soccorso. 118
O agonia
tristissima, o tenebre angosciose! 119
O mondo,
o anime, quanto ci amò Gesù. AmiamoLo noi pure! Il nostro dolore, in
paragone al suo, è un nulla. Fu un dolore infinito, fu dolore di un Dio
fatto Uomo. AmiamoLo, amiamoLo senza cessare! AmiamoLo giorno e notte. Il
mio cuore va, come un uccellino smarrito, a mendicare amore, sempre amore
per Gesù. Il
Padre esige la riparazione 120
O cuore
amò tanto, tanto che non ricusò di rivestirsi di tutto il fango immondo,
per consumarlo in sé e farlo scomparire. Amò tanto, tanto che si consegnò
al Padre come reo di ogni colpa, per ripararla. Amò follemente fino a
dare la vita, perché noi possedessimo l'eterna Vita del Cielo. 121
Ero abbandonata
dall'Eterno Padre! Gridai, ma senza essere ascoltata. 122
Sentivo Gesù in croce,
sulla croce che ero io. E in me era Lui pure. Era indispensabile un aiuto;
era necessario un conforto. Invece di aiuto e conforto, sentii come se il
Cielo si abbassasse con tutto il peso della sua giustizia per schiacciarmi
fortemente contro il grande legno della croce. L'agonia aumentò e con
essa l'abbandono. L'Eterno Padre non dava conforto. Esigeva solamente la
riparazione. Era
il Giudice a chiedermi conto di tutte le colpe dell'umanità. « Padre
mio, Padre mio! Già ho dato tutto; già ho sparso tutto il mio sangue! »
123 Il peso
della giustizia divina sopra di me era molto grande, infinito: pareva
strapparmi dalle braccia della croce per sprofondarmi nella Terra, per
essere la Terra stessa! «
Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Mc
15,34) 124
Era notte, tremenda
notte! 125 O
agonia, o abbandono, o
oscurità! 126 Gridai,
gridai senza desistere: « Padre, Padre mio! Persino Tu mi lasci? Persino
Tu mi abbandoni? ». 127
Non ero io che gridavo:
era il mio cuore. Non ero io che volevo gridare, ma mi obbligavano la
violenza del dolore e l'agonia. 128
Sgomenta per le tenebre
e l'abbandono, udivo uscire dal cuore molte e molte volte il grido: « Padre,
Padre, Padre! Non
distogliere da me il Tuo volto! Non allontanare da me i Tuoi sguardi! ». 129
Il mio
grido doloroso e moribondo echeggiava in fondo alla montagna: 130
echeggiava come
dinamite nella roccia. Ma il Cielo, sì, il Cielo pareva chiuso per me. 131
Rimasi sulla croce con
Gesù ed Egli con me, nell'attesa di dare la vita per nuove vite.
Nell'estrema agonia, Gesù dentro di me gridava: «
Padre, Padre, Padre mio! ». Il
mondo, come risposta a questo grido di agonia, dava crudeltà, più
crudeltà; ingratitudine, più ingratitudine. «
Figli miei, ho sete di voi! » 132
Sentivo una sete bruciante e il più grande degli abbandoni. Uscì dal mio
cuore questo grido: Ho
sete, ho sete! ». Compresi che era di Gesù e mi ricordai che Egli
aveva sete di anime. 133
L'amorosissimo Gesù,
tra gli insulti, sentiva la sete divoratrice del suo divin Cuore e
sussurrava, pieno di tenerezza e di affetto: « Figli miei, ho sete di
voi! È così che mi saziate? ». 134
Nello stesso istante
sentii passare sulle mie labbra, una e poi un'altra volta, una spugna.
La sete delle labbra rimase; quella del cuore aumentò! 135
Era sete tanto ardente, che
solo l'amore dei cuori del mondo intero poteva saziare.
136
Il grido continuava: «
Non è la sete delle mie labbra, che voglio saziata;
bensì quella del cuore: è sete di anime! ». 137
Fino all'ultimo momento, fu
questa sete la vita di tutto il mio soffrire. L’amore,
unito alla grazia, trionfa sul dolore 138
Sulla cima, non perdetti
l'unione con il Padre. 139
Sentivo in me due vite, o
due nature: una che non resisteva a tanto dolore; l'altra che tutto
vinceva. 140 Mi
portava ad agonizzare la visione di tutti i crimini, delle ingratitudini e
malvagità dell'umanità intera. 141
In queste ore di
agonia, fu la vita divina che vinse nel mio corpo piagato, cadaverico.
L'amore, unito alla grazia e alla vita divina, trionfò sul dolore, trionfò
sulla morte. 142
Io davo al mondo la stessa
Vita che io ero, che dal Padre ricevevo. 143
Ancora prima di spirare
sentii che mi trafissero il cuore: questo dolore mi fu anticipato, perché,
una volta morta, non lo avrei potuto sentire. 144 Sentii la lancia
aprirmi il costato ed entrare fino ad attraversarmi il cuore: il taglio fu
come di spada affilatissima. 145
Con il cuore in
quello stato, lanciai uno sguardo al mondo e dissi: « È per te che
sto così! » 146
Gridai al Padre, ma
sempre rassegnata. «Venuti
per vedere lo spettacolo se ne tornavano a casa battendosi il petto»
(Lc 23,48)
147
Si fece buio sul Calvario. 148
Molti di coloro che mi
avevano fatto soffrire discesero spaventati: andavano a nascondersi gli
uni dietro agli altri, come formiche nel proprio formicaio. 149
Erano spaventati:
temevano qualche ulteriore avvenimento. Era il timore e non l'amore la
causa del loro sgomento! 150
A poco a poco il
Calvario rimase nel silenzio. Si udivano soltanto i sospiri di Gesù.
Regnava il dolore, aumentato dal rancore di molti cuori che, soffocati non
so da che, non parlavano più. 151
Dopo i maltrattamenti,
le bestemmie e le calunnie, rimasi a sentire quel silenzio del Calvario: 152
un silenzio saturo di
rimorsi. Solo due Cuori, molto uniti come se fossero uno solo, si
parlavano l'un l'altro: erano un solo dolore, un solo amore. 153
La Mamma, ai piedi
della croce, ferma come una statua, quasi moriva di dolore. 154
Io sentivo che dal
Cuore di Gesù scendevano verso il Cuore della Mamma molte grazie, molta
vita, molto amore. Tutto
questo Le alleviava l'indicibile dolore e Le dava vita per mantenersi
salda senza crollare, fino a che Egli spirasse.
155 Soltanto con la
forza divina Ella resistette senza svenire. «
Non posso fare di più »
156
Nel mio petto sentivo il
respiro affannoso di Gesù. 157
Unito al mio, palpitava
pure il suo divin Cuore. 158
Palpitava con tanta
forza e rapidità che un battito non dava tempo all'altro. Le sue divine
labbra impressero in me, come in un disco: « Ho sete! ». Il mio
cuore, nel sentire questo, comprendeva la sete di Gesù; gli disse: « Almeno
potessi io saziarTi! ». 159
Gli occhi agonizzanti di
Gesù rimasero nella mia anima un poco socchiusi a fissare il Calvario,
l'umanità. 160 Si serrarono poi ed Egli mormorò: « Sto per
morire. Traete profitto dal mio divin sangue e dalla mia morte, se volete
salvarvi: muoio per darvi il Cielo ». 161
Gesù era esausto: anelava
morire per dar luce e far vivere. 162
Il suo
divin Cuore diceva: « Figli miei, figli miei! Vi amo tanto fino a
morire per voi! 163
E' giunta l'ora
dell'amore: muoio per voi; non posso fare di più ». «
Madre mia, accetta il mondo » 164
Sentivo che il mio cuore
stava abbarbicato con radici di amore a tutti i cuori umani. 165
E’ la loro
ingratitudine, sempre a ferirmi, sempre a portarmi alla morte. 166
Riuscii a sussurrare a
tutto il mondo: « Può, la tua ingratitudine esigere di più da me? ».
167
E alla mamma mormorai: « Madre
mia, accetta il mondo: è tuo! È figlio del mio sangue; è figlio del tuo
dolore. Per salvarlo, hai da cooperare con me ». Dopo questo profondo
sussurro, con gli occhi al Cielo, aggiunsi: « Tutto è consumato ». 168
La Madre stette sempre
come chi, nella stessa croce, partecipa dello stesso dolore, dello stesso
martirio e follia di amore, nel medesimo compito di salvezza. 169
Da Lei verso di me vi
era un canale di salvezza. Tutto passava dal mio cuore o, piuttosto, dal
Cuore di Gesù che era in me, verso quello di Lei. Tutte le anime
ricevevano le grazie e i frutti della Redenzione attraverso la Madre.
170
Molto profondamente e al
vivo sentii quanto Ella cooperava con Lui alla nostra salvezza. Di quanto
Le siamo debitori! Padre,
a Te affido la mia vita »
(Lc
23,46)
171
Sentii che Gesù dava le
ultime gocce di sangue. Esse fervevano: era l'amore che le faceva fervere.
172
Mostrando al mondo il
divin Cuore aperto, sussurrava: « Per te ho fatto questo:ho dato tutto
il sangue e ti ho amato fino a non poterti amare di più ». 173
Agonizzava e ripeteva più
volte: « Padre, Padre, Padre, accetta la mia agonia! 174
Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito. E’
per Te il mio ultimo
sospiro! ». 175
Neppure un grido, neppure
un gemito era accolto dall'Eterno Padre! Persino la consegna dello spirito
pareva non essere accolta! 176
Agonia di tanta
afflizione! Io mormoravo continuamente: « Gesù, Gesù! ». E
sentivo in me altra voce che ripeteva: « Padre, a Te, nelle Tue mani
consegno il mio spirito ». 177
Con Gesù andavo
spegnendomi; con Lui mi sentivo morire.
178
Il mio corpo e la mia
anima si disfacevano totalmente come per lebbra. 179
L'anima tremava per il
dolore e per la paura, come il corpo trema per il freddo. 180
Stavo consegnata
all'abbandono. Era completo: non avevo più nulla da sperare, neppure
dall'Eterno Padre! Si
esauriscono le Sue forze, ma non il Suo amore 181
Dentro di me, Gesù stava
spirando: 182
solo di tanto in tanto
emetteva un sospiro; tra l'uno e l'altro rimaneva come se non avesse vita.
183
Mal poteva gridare al suo
Eterno Padre. 184
Erano gli ultimi rantoli. 185
Prossimo a dare il suo
ultimo respiro, per un impulso del cuore, gli vennero ancora alle labbra
alcuni sbocchi di sangue. E scorrevano lungo il suo volto le ultime
lacrime. 186
Lo vidi innalzare al Cielo
per l'ultima volta i suoi sguardi e inclinare poi il capo. 187
Sentii come se Egli non
distogliesse gli sguardi dalla Mamma. 188
Uscivano dal suo Cuore
raggi luminosi verso il Cuore di Lei, come fossero i Suoi addii. 189
Sentii nel mio cuore i
suoi ultimi sguardi e la dolcezza e l'amore che lasciava cadere su di me. 190
Le tenerezze del Cuore di
Gesù si diffondevano verso coloro che stavano crocifissi ai lati: alla
destra erano accettate; alla sinistra ricusate. Sentivo la rivolta di
colui che le rifiutava e l'amore di colui che le accettava. 191
Si esaurivano le Sue
forze, Gli veniva meno la vita; ma non si esauriva né veniva meno il suo
divino amore: si diffondeva per tutto il Calvario, e dal Calvario al
mondo, come soffio di vita, come profumo delizioso.
La
Vita che Lo aveva portato sulla Terra si riavvicina al Cielo
192
Nell'ansia di darmi
totalmente, nell'amore sempre più folle, giunse il momento di dare la
vita. 193
Mi pareva di non avere più
mani e piedi, tanto grandi erano le piaghe. E non avevo più cuore che
potesse essere ferito oltre: 194
Io ero vittima e ostia.
Prima di spirare, sentii come se fossi legata alla croce dal capo ai
piedi, con spaventosi serpenti: erano come catene che mi legavano al
legno. Mi causavano spavento. 195
Sulla cima della montagna,
tremenda montagna, continuai a gridare; la violenza del dolore, a
somiglianza di acqua che muove la ruota del mulino, fece rotolare la
montagna. E questa rimase su di me. 196 Tutto il mio essere era
cuore per amare e consegnarsi al Padre. 197
Il cuore
andava morendo lentamente. E quella Vita che mi aveva portato sulla Terra
si avvicinava nuovamente al Cielo. «Il
sole si oscurò e il grande velo del tempio si squarciò a metà»
(Lc 23,45) 198
L'agonia, tanto grave,
faceva sì che tutto il mio essere si squassasse, proprio sino alle
viscere. 199
Sentii come se mi
scorressero lungo il volto e il corpo i
sudori freddi della morte.
200
Un urlo doloroso,
soffocato, passò per il mio cuore: fu l'ultimo grido di Gesù
agonizzante. 201
Fu tale lo sforzo, tale la
violenza del dolore, che Gesù pareva staccarsi dalla croce. 202
Il grido di agonia,
dolorosissimo, risuonò in tutto il Calvario o, meglio, io sentii come se
echeggiasse nel mondo intero, e scuotesse tutto. 203
Muoveva e rimuoveva la
Terra. 204
Il cielo parve aprirsi in
spaccature di fuoco. Udii come un echeggiare strepitoso di tuoni. 205
Il velo del Tempio si
squarciò e cadde. 206 Tutta la terra tremava. Era un potere
supremo che la faceva scuotere. 207
Sentii come se il
piede della croce si interrasse di più…
208 Che
paura, che spavento veniva dalIa terra; che sgomento veniva dal cielo! 209
Sul Calvario era buio.
Si aprirono grandi crepacci. Tutti fuggirono. Soltanto le anime amiche di
Gesù rimasero. 210
Gli occhi della mia anima
stettero sempre fissi al Cielo a chiedere perdono e misericordia per la
Terra. Il
Cielo riconciliato con la Terra 211
Sentii, prima nel cuore e
poi in tutto il corpo, un freddo agghiacciante: era la morte. Gesù spirò.
212 Il
mistero della morte regnò
sul Calvario e nella mia anima. 213
Quando Gesù spirò,
il Cielo si aprì. Noi tutti già potevamo passare dal Calvario al Cielo. 214
In quel momento avvenne
una prodigiosa mescolanza tra Cielo e Terra: rimasero due in uno solo. La
Terra si riconciliò con il Cielo: ora noi tutti potevamo vivere la stessa
Vita. 215 Il
Cielo si unì alla Terra
in tal modo che mi fece sentire e ricordare ciò che da piccola avevo visto:
l'impasto fatto dal panettiere nel cilindro; quella ruota mescolava tutto.
Che movimento! Cielo e Terra, una stessa massa! 216
Rimase il Cielo
riconciliato con la Terra. 217
Un suono armonioso riempì
Cielo e Terra. Libera
le anime in attesa 218
Il Calvario stava in
tenebre. E io discesi in un luogo di tenebre. E io stessa fui
la luce che tutto illuminò. Dico « io » ma non fui io, perché io sono
tenebre e morte. Fu quella Vita che viveva in me, che trionfò sul
Calvario e sulla Croce. 219
Discesi come in un
inferno, ma non un inferno di fuoco, di maledizione e tormenti, bensì ad
un inferno solo di tremenda oscurità, ove non entrava luce né gioia: era
un inferno di cecità ed ansietà. Sentii come se nostro Signore stesse in
me, contento, a braccia aperte, comunicando la propria gioia ad una
moltitudine in attesa. Sentii che di nuovo ne uscii, portando dietro di me
quella schiera innumerevole di esseri che non erano corpi. 220 Sentii
la gioia del Cielo e di molte anime. 221
Io sentii e vidi tutto, ma
rimasi sempre immersa nel dolore, nella cecità e nella morte.
La
sua Vita divina si è separata da me 222
Era volata la sua Anima
santissima. E io ero rimasta nel medesimo dolore della Mamma, a sentire la
stessa perdita. 223 La
sua Vita divina si era separata da me. 224 Restai come se l'anima
mi avesse lasciata e non avessi più vita: 225 quella Vita
dall'alto era stata sempre la forza di tanto soffrire. 226
Gesù era spirato; e io
ero rimasta in questo strappo: non appartenevo a Dio; non appartenevo alla
Terra. 227 La morte di Gesù oscurò il calvario della mia anima; 228
il silenzio della morte
regnò nel calvario della mia anima. 229
Poco dopo, vidi dare il
colpo di lancia nel suo divino costato. 230 Fu dentro di me che
Egli fu trafitto. 231
Il Cuore fu trafitto:
diede le ultime gocce di sangue; 232
le ultime del suo
preziosissimo sangue e, alla fine, gocce di acqua. 233
Rimasero raggi dal Cuore a
illuminare la Terra; mentre il sole, come si vergognasse, si nascondeva
dietro le nubi che tremavano unitamente al suolo del Calvario. 234
Da tutte le piaghe uscivano raggi di luce, come raggi di sole da fessure. La
Madre piange tanti figli morti per il peccato 235
La mia anima vide Gesù
mentre veniva deposto dalla croce: il capo penzoloni, un braccio già
schiodato; la Mamma già seduta, a braccia aperte, per riceverlo. Sentivo
in me il corpo di Gesù senza vita, gelido: rabbrividii. 236
Sentii come se Egli,
morto, stesse in me e anch'io, con Lui, nelle braccia della Mamma: eravamo
un corpo solo, un solo cadavere. 237
Sentii la Mamma stringerLo
al Cuore, fargli tutto quello che poco prima aveva desiderato ardentemente
fargli, nell'alto della croce. 238
Le lacrime della cara
Mamma cadevano sopra il mio volto. 239
Io ero Gesù e Lei era mia
Madre; io ero il mondo e Lei era la Madre del mondo. 240
Volevo consolarLa ed
abbracciarLa e non potevo. Fu allora che Gesù, non più morto in me, ma
vivo, mi disse: « Figlia mia, le lacrime della mia Madre santissima
sono somiglianti a quelle che Ella sparse, in un'altra ora, sopra di me,
sul Calvario. Ella oggi non piange, al vedere il Figlio morto nelle sue
braccia, ma piange al vedere, in tutta l'umanità, tanti figli, la maggior
parte dei suoi figli, morti per il peccato. Che dolore, quello del suo
santissimo Cuore, e che dolore quello del mio divin Cuore, per la visione
di questa perdita, di questa morte quasi totale! Dammi il tuo dolore:
ripara i nostri Cuori tanto feriti. Abbi coraggio! ». Provai tanto
dolore che mi parve di morire. 241
Fu l'amore che portò Gesù
a dare la vita. E la Mamma continua la stessa missione: amare noi come Gesù. «Cristo
è morto ed è tornato in vita per essere il Signore dei morti e dei vivi»
(Rm 4,9) 242
Fra le nere nubi della
morte, Gesù irruppe: si levò in alto; andò a brillare più oltre. Vinse
tutto e su tutto trionfò. Ma io non Lo accompagnai in quella vittoria, in
quel trionfo, in quella luce: rimasi sempre nel mio dolore, nella mia
amarezza ed agonia. Egli andò nel gaudio di un trionfo luminoso, ma
rimase sempre con me: unito a me, trasformato in me, soffriva. Vorrei
saper parlare di questo sdoppiamento di Gesù: nel gaudio e,
contemporaneamente, nella unione dolorosa dentro al mio corpo. Ma non so.
Ciò che so, è che l'agonia continuò. 243
Gesù morì e visse
sempre. Sentii che Egli morì e sentivo che continuava a vivere. O Vita, o
Vita celeste! «Vi
chiamo con amore di Padre» 244
All'improvviso si illuminò
tutta la mia anima di una luce che illuminava il mondo. 245
Sentii come se, da cima a
fondo, si squarciasse un velo: Gesù mi apparve con la sua Luce e mi diede
la sua Vita. 246
Risuscitò e fece
risuscitare la mia anima. Sentii che nel mio cuore Egli diceva: «
Udite, figli miei, la voce di Gesù che vi chiama! Vi chiama perché vi
ama. Ascoltate con attenzione: è l'ora della Grazia che passa!
Ricevetela, propiziatela, accettatela! Batto con insistenza, chiedo con
tutto l'ardore del mio cuore: Venite a me! Vi chiamo con amore di padre ». «Credo,
Gesù, credo» 247
In una angustia lancinante
ripetei i miei
atti di fede: « Credo, Gesù, credo che fu per me la tua Nascita, il
tuo Orto, il tuo Calvario. Credo, Gesù, credo! ». I miei abissi
erano tanto tetri e profondi che soltanto un Dio poteva penetrare in essi:
fu quanto Gesù fece. Discese fino alla mia profondità, portò alla
superficie il mio povero essere e lo illuminò con alcuni raggi della sua
Luce.
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