Allarme nucleare in Somalia:

“Lo tsunami ha portato alla luce la pattumiera tossica d’Europa”

11 Marzo 2005
Il WWF denuncia un capitolo finora poco conosciuto del recente rapporto UNEP sugli effetti ambientali dello tsunami nei diversi paesi: secondo gli esperti l'urto del maremoto ha fatto riaffiorare sulle coste della Somalia ingenti quantità di rifiuti tossici, alcuni dei quali di tipo radioattivo, da tempo sepolti nell'Oceano Indiano e si presume di provenienza principalmente europea. In questi giorni è dunque allarme in Somalia per quello che si può considerare uno dei più tremendi effetti "collaterali" dello tsunami.

Che, dopo aver colpito lo sorso dicembre 6 paesi del sud-est asiatico, devastò anche oltre 650 chilometri di costa settentrionale in Somalia, tra Hafun e Garacad, provocando circa 300 morti e oltre 18.000 senza tetto.

Secondo il rapporto Unep a seguito del maremoto, infatti, alcune popolazioni della costa settentrionale somala sono state colpite da insolite patologie, facilmente riferibili a gravi fenomeni di inquinamento, come infezioni acute alle vie respiratorie, sanguinamenti dalla bocca, emorragie addominali. Un fenomeno gravissimo che ha spinto pochi giorni dopo un membro del Parlamento somalo, Awad Ahmed Ashra, a lanciare un appello alla comunità internazionale per bonificare l'area dai rifiuti tossici disseppelliti dallo tsunami.

"Anche il nostro paese ha delle gravissime responsabilità rispetto a quanto sta accadendo ora in Somalia e deve rispondere alle richieste già avanzate sia dall'UNEP che dai membri del Parlamento somalo di un aiuto internazionale per approfondire le indagini e avviare operazioni di bonifica" ha dichiarato Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia. "Il ruolo svolto da ditte italiane in Somalia nei traffici di rifiuti tossici è tra l'altro ben noto allo stesso Unep, come conferma l' allarme lanciato nel 1992 dal segretario Mustafà Tolba, e ribadito più volte nelle relazioni della stessa Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti. Dopo un lungo silenzio con il maremoto in Somalia è riaffiorata la cattiva coscienza del nostro paese portando con se i drammatici effetti dei traffici illeciti per anni denunciati dagli ambientalisti".

Il WWF ha scritto una lettera alle Commissioni parlamentari sui rifiuti e Ilaria Alpi, chiedendo di valutare gli ulteriori elementi emersi dal recente rapporto Unep e la necessità di approfondimenti specifici sui traffici illeciti di rifiuti che hanno coinvolto la Somalia ed i paesi europei, Italia compresa, e l'eventualità di contatti con le autorità somale, anche attraverso una missione in loco della Commissione.

Nick Nuttal, portavoce dell'UNEP e successivamente lo stesso parlamentare somalo, ha, infatti, denunciato una diffusa contaminazione da materiale estremamente nocivo, come uranio, mercurio e cadmio, rifiuti ospedalieri e di industrie farmaceutiche contenute in cisterne adagiate sui fondali o appena interrate nella sabbia della battigia, a volte sigillate in maniera del tutto rudimentale, distrutte poi dall'urto violentissimo delle onde provocate dallo tsunami.

"L'effetto post-tsunami in Somalia potrebbe avere effetti devastanti per l' intera costa orientale africana - ha continuato Michele Candotti - compromettendo non solo la salute degli abitanti di oggi, ma anche attività fondamentali di sostentamento come la pesca e l'agricoltura con danni irreversibili anche per le generazioni future. Il fatto mette ben a nudo le vere questioni di "good governance" civile e ambientale a livello planetario: purtroppo, sappiamo che molte regioni dell'Africa sono state utilizzate per anni come vera e propria pattumiera da molti paesi europei, Italia compresa, per un'elementare quanto cinica valutazione del costo-opportunità: se in Europa, infatti, smaltire una tonnellata di rifiuti tossici costa oltre 1.000 dollari, in Africa la cifra si riduce ad appena 8 dollari per tonnellata; uno sporco affare di cui si conoscono molti dettagli fin dagli anni '90, che ha coinvolto faccendieri e malavita approfittando della latitanza o dell'inesistenza del governo locale e che probabilmente è anche una delle chiavi di volta per comprendere, ad esempio, il movente dell'omicidio della giornalista italiana, Ilaria Alpi, avvenuto proprio in Somalia".

Gli stessi survey effettuati dall'"African stockpile programme", un Programma internazionale che coinvolge numerose istituzioni internazionali tra cui Unep, FAO e WWF progettato con il coinvolgimento di molti paesi africani per rimuovere migliaia di tonnellate di pesticidi stoccati da almeno 40 anni senza sicurezza, hanno svelato almeno 1400 siti tossici in Africa dove si concentrano sostanze ormai bandite, come i famigerati POP's (inquinanti organici persistenti tra cui il DDT).

Nei vari dossier redatti dal 1994 ad oggi dalle associazioni ambientaliste, WWF, Legambiente e Greenpeace, già resi noti alle suddette Commissioni, si sottolinea come il fenomeno delle cosiddette navi a perdere abbia una rilevanza di carattere internazionale e costituisca senz'altro il tassello più importante delle complesse attività giudiziarie in corso in Italia come ad esempio, quella relativa alla Motonave Rosso, affondata nel 1990 al largo delle coste calabresi.

Anche nella relazione conclusiva del 1996 della stessa Commissione si esprime "preoccupazione per episodi che fanno sospettare l'interesse che alcuni paesi dell'UE avrebbero per possibili forme di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi o radioattivi e l' esistenza documentalmente provata di intense attività di intermediazione poste in essere dai titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia, paese notoriamente al centro di intensi traffici illegali di ogni tipo, e di come tali navi a perdere si ipotizza siano state utilizzate per l'affondamento di rifiuti radioattivi nel Mar mediterraneo e in particolare a largo delle coste ioniche e calabresi o lungo tratti antistanti ...di paesi africani come la Somalia, la Sierra Leone e la Guinea..".

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