Due studi resi noti ieri
sostengono che gli oceani del mondo abbiano assorbito quasi la
metà del diossido di carbonio prodotto dagli esseri umani
negli ultimi 200 anni, determinando rischi potenziali sa lungo
termine per coralli e alghe libere. Una squadra internazionale
di scienziati ha scoperto che i mari hanno assimilato circa
118 miliardi di tonnellate di diossido di carbonio generato da
attività umane tra il 1800 e il 1994, quasi un terzo della
loro capacità di contenimento a lungo termine.
Sono dati preoccupanti per le
sorti future degli organismi marini: i coralli, per esempio,
potrebbero vedere ostacolata la loro di formazione degli
involucri esterni a causa dell'aumento dei livelli di diossido
di carbonio “Questo processo ha un prezzo, e lo pagano gli
organismi viventi”, ha affermato il chimico marino Richard
Feely, membro della National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA) e principale autore di uno dei due
studi.
La ricerca è stata
pubblicata nel numero di luglio di Science.
Il livello di diossido di
carbonio rilevato nei mari, che ricoprono quasi il 75% della
superficie terrestre, è diminuito fino al 30% poiché alberi
e piante ne assorbono la maggior parte prima che finisca in
acqua; il 20% del gas è catturato dal fogliame, mentre il
restante 70% rimane nell’atmosfera. Lo studio, durato 15
anni, condotto ed elaborato con l’aiuto di diversi
ricercatori di tutto il mondo, ha analizzato quasi 72.000
campioni prelevati dall’Atlantico, dal Pacifico e
dall’Oceano Indiano.
Dall’inizio dell’età
industriale i livelli di concentrazione di diossido di
carbonio nell’atmosfera sono aumentati dai 280 ppm (parti su
milione) di due secoli fa fino ai circa 380 ppm di ora; senza
il contributo dell’oceano, però, il livelli attuali
sarebbero superiori di 55 ppm. Le ricerche mostrano che se
anche gli oceani assorbissero sempre più gas, ci vorrebbe
ancora molto tempo prima che diventino saturi. Le correnti,
infatti, generano un lentissimo ricambio dell’acqua: quella
che si trova in profondità viene spinta verso la superficie,
dove può assorbire quantità maggiori di diossido di
carbonio.
“Gli oceani possono
continuare ad assorbire CO2 ancora per migliaia di anni al
basso ritmo attuale di ricambio”, ha detto Christopher
Sabine, oceanografo della NOAA e autore del secondo studio.
L’aumento di CO2 nelle acque rappresenta però una grossa
minaccia per le specie che vivono nello strato superiore (il
10%) del mare: le superfici dell’oceano catturano e
immagazzinano il gas e la lenta circolazione delle acque
mantiene i gas concentrati per la maggior parte dove vivono
queste creature.
Il cambiamento della
composizione chimica degli oceani riduce il livello di ioni di
carbonato di cui hanno bisogno coralli e altri organismi per
produrre i proprio involucri. Nelle aree in cui il livello di
ioni è divenuto troppo basso, le conchiglie, costituite di
carbonato di calcio, possono cominciare a sciogliersi.
L’impatto a lungo termine su queste creature e sulle specie
che si nutrono di esse non è chiaro; per questo i ricercatori
hanno dichiarato che verificheranno se l’assorbimento di
diossido di carbonio di fatto colpisce la catena alimentare.
Secondo Victoria Fabry, una
biologa dell’Università della California che ha collaborato
alla ricerca, “esiste l’eventualità che si produca un
cambiamento nella struttura della catena alimentare... e
quindi una alterazione della competizione tra le specie
nell’ecosistema marino".
Fonte:
http://www.countercurrents.org/cc-doering160704.htm Tradotto
da Milena Patuelli per Nuovi Mondi Media For Fair Use Only