Il vescovo che non
credeva a satana... |
(...il suo superiore, il Padre
Provinciale Benedetto da S.Marco in Lamis, chiedeva a Padre Pio di far
cessare i rumori che provenivano dalla sua cella, perché "è necessario che
questi rumori cessino una buona volta").
La preghiera fu esaudita, e il baccano che tanto scompiglio creava nei
frati ebbe termine. Non la curiosità; perché, gli assalti anche se
silenziosi, e sempre all'ora di cena, continuavano. Non mancavano dei
frati, fra i più anziani, che volevano verificare la realtà di quelle
lotte, e si fermavano talvolta nella cella di Padre Pio, in sua compagnia.
Padre Paolino da Casacalenda, allora guardiano del convento di San
Giovanni Rotondo, in quel periodo compì una visita a Foggia e ne ha
lasciato una testimonianza: "Mi recai nella stanza di Padre Pio e, facendo
lo spiritoso, dissi al padre che giacché mi trovavo presso di lui sarei
rimasto all'ora della cena nella sua stanza per vedere se il diavolo aveva
il coraggio di venire in mia presenza. Padre Pio sorridendo mi sconsigliò
dicendo che aveva molta speranza che il fatto non avvenisse quella sera.
Io però tenni duro e rimasi. A un certo punto gli dissi:"Vedi? Finora
niente è avvenuto, ma non andrò a cena se prima i confratelli non escono
dal refettorio". E così fu. Mi avviai verso il refettorio, non l'avessi
mai fatto! Non appena discesi il primo scalino udii immediatamente un
tonfo formidabile che, essendo la prima volta per me, mi scosse da capo a
piedi. Come un bolide raggiunsi la stanza del padre, pieno di rammarico
perché non mi sarei aspettato un colpo così improvviso e rimasi veramente
male nel trovarlo pallidissimo come sempre accadeva. Mi accorsi che il
sudore era abbondantissimo e che tutto corrispondeva a quello che mi era
stato detto. Satana era passato di lì".
Lo stesso episodio, ma con una ben maggiore ricchezza di dettagli, e con
l'aggiunta di un episodio che non va molto a onore di un vescovo, lo ha
ricordato Luigi Peroni:
"Avviene che durante la permanenza di Padre Pio nel convento, ogni tanto
si sentono dei rumori fortissimi, come dei colpi violenti. Nessuno ne
capisce il motivo. Ma... i colpi si verificano quando Padre Pio è solo in
camera, che si trova al primo piano, proprio sopra il refettorio dei
frati. Una sera, dopo aver consumato la quarta parte di un gelato, Piuccio
chiede al Superiore di potersi ritirare in camera. Il Superiore lo
accontenta, sapendo che lui non cena. D'un tratto un colpo violento
rimbomba sulla testa dei commensali che, come per intesa, ammutoliscono
tutti insieme. Il laico, Fra' Francesco da Torremaggiore, corre di sopra,
per chiedere al padre di che cosa si tratti. Padre Pio lo rassicura di non
aver bisogno di nulla; e quando i frati salgono nella sua camera per una
breve ricreazione, lui non solo si associa alla loro allegria, ma ne è un
po' l'anima. Infatti sa raccontare gustosi aneddoti o simpatiche
barzellette con un'arguzia tutta propria che rende attento e divertito
l'uditorio. Così la prima sera, poi la seconda, poi la terza. I frati in
refettorio, quando arriva l'ora della "botta" sul soffitto, cominciano ad
ammutolire, a levare quasi di sfuggita gli occhi verso l'alto, a ritirare
la testa dentro il saio. Poi dopo la ricreazione si rifugiano nella loro
celletta e chiudono ben bene a chiave.
Un giorno, mentre i frati sono a pranzo, presente il vescovo della diocesi
di Foggia, monsignor Salvatore Bella, si sente un fracasso indiavolato e
un rotolamento di sassi, casse ed altro materiale per le scale, mentre
nuvoloni di polvere e fumo oscurano il corridoio. Si crede sia caduto il
soffitto della stanza. Corrono tutti assieme al vescovo per vedere che
cosa sia successo. Niente di anormale, tutto è al suo posto, ma Padre Pio
è disfatto, madido di sudore, pallido come la cera e respira a stento.
"Padre Pio, che cosa è successo?". "Niente, niente!... Lasciatemi riposare
un poco, andate a mangiare". I frati escono, ma il guardiano resta, è
deciso a tenergli compagnia. "Questo no, lasciamo solo", insiste Padre
Pio. "Ma Padre Pio, io non posso tollerare tanto strazio che si fa della
tua persona senza venire incontro alle tue necessità e bisogni". "Per il
bene dell'anima tua, vattene e lasciami solo con Dio". Padre Nazareno,
nell'udire la misteriosa minaccia, allibisce per lo spavento, bacia la
mano a Padre Pio e si allontana frettolosamente.
E lecito dedurre che si tratti di lotte per vincere tentazioni contro la
virtù della purezza.
Una sera è ospite illustre del convento mons. D'Agostino, vescovo di
Ariano Irpino. E' inevitabile che la conversazione cada sui colpi e su
congetture, supposizioni e sospetti circa la loro origine. C'è persino chi
osa sospettare che si tratti di opera del demonio! Ampie risate del
monsignore che allargando le braccia, quasi in segno di sconforto,
esclama:"Ma via, Padre guardiano, il Medioevo è finito e voi credete
ancora a queste panzane?".
La cena volge al termine. Quando a un tratto si sente in alto, proveniente
dal soffitto, come un calpestio; poi, giù una botta, e un boato da far
tremare tutto il refettorio. Il domestico del vescovo, che mangia nella
vicina foresteria, arriva come un bolide, di corsa, con i capelli irti per
la paura, chiedendo che cosa sia successo. Il vescovo non fiata, perché
non ha fiato; ma è pallido e tremante. Chiede al guardiano che un frate
gli faccia compagnia la notte e appena fattosi giorno se ne va per non
mettere mai più piede nel convento di Sant'Anna. Mentre fugge, il vescovo
di Ariano Irpino forse si chiederà come mai sia possibile che, al lampo
del pensiero modernista, possa far eco il tuono di un superato Medioevo!
Nel frattempo padre Nazareno si decide a esorcizzare il convento e poi,
entrando in cotta, stola e secchiello dell'acqua santa nella camera di
Padre Pio, gli dice di confidargli il motivo di tutti quegli strepiti.
Padre Pio ride e cerca di sviare la conversazione. Ma il guardiano lo
avvisa che se rifiuta di parlare, gli imporrà di farlo per obbedienza.
Così Padre Pio narra che il demonio cerca di tentarlo con tutte le forze e
avviene fra loro una colluttazione, nella quale Padre Pio vince sempre
"per grazia di Dio".
"E perché questa detonazione?".
"Satana, per rabbia schiattò", o, come dice nel suo colorito dialetto: "pe"
la rabbia, schiattìa".
(Il colloquio fra Padre Pio e il padre Guardiano è stato tratto dagli
appunti di padre Nazareno. Anche Padre Paolino, nelle sue "Memorie",
conferma il fatto...)
Tratto dal libro:
"Padre Pio e il diavolo: Gabriele Amorth racconta... ", Marco Tosatti,
editrice Piemme. 2004
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