Dalle messe nere alla black metal music: l’ultima tentazione di Satana
Culti
infernali, droga, delitti: il satanismo giovanile miete vittime in
Italia. Le sue organizzazioni e la sua subcultura. Gli esorcismi del
papa e l’opinione di un esorcista famoso, padre Gabriele Amorth
di Sandro Magister
ROMA – Fabio, 16 anni,
si era messo con le Bestie di Satana, si imbucava a Milano nelle
birrerie dark dietro Porta Romana, cantava black metal music nel Circus
of Satanis e sul suo diario scriveva che “risorgeranno gli antichi con
a capo il signore delle tenebre”.
Invece, da una fossa nei boschi di Somma Lombardo, è uscito il suo
corpo martoriato, accanto a quello di Chiara, 19 anni, anche lei del
gruppo. Quando scomparvero era il 17 gennaio 1998. Ci sono voluti più
di sei anni e un’altra ragazza, Mariangela, uccisa con una
pistolettata e un badile lo scorso 24 gennaio, e altre quattro morti
sospette, e la cattura di Andrea con la sua confessione, e poi quella di
Nicola e Pietro e Mario ed Elisabetta, perché si scoperchiasse
l’inferno.
Satana è tornato. Ma a modo suo c’è sempre stato. Il 6 giugno 2000
è stata un’altra delle sue giornate più nere ed ambigue, in Italia.
A Chiavenna tre ragazzine tra i 16 e i 17 anni, Ambra, Veronica e
Milena, con tanta voglia di rompere la noia, infatuate dalle canzoni di
Marilyn Manson e attratte da satanismi alla moda, tendono un agguato
alla suora più benvoluta del paese, suor Maria Laura Mainetti, e
l’uccidono con diciannove coltellate: per sbaglio una in più della
regola che dice sei più sei più sei, il numero simbolo del principe
delle tenebre.
Lo stesso giorno, a Modena, il tribunale commina da due a quattordici
anni di carcere a quindici uomini della Bassa Padana per riti satanici
con violenze a bambini. Un prete, don Giorgio Govoni, amatissimo dai
suoi parrocchiani, era anche lui tra gli accusati, ma era morto
d’infarto poco dopo l’arringa del pubblico ministero. L’anno
seguente, la corte d’appello di Bologna l’avrebbe totalmente
scagionato. Caduta a pezzi la montatura dei riti satanici di gruppo,
s’era accertato che il solo vero delitto erano le violenze ad alcuni
bambini commesse da sette dei condannati, non nei cimiteri ma in casa e
in famiglia.
Satana è il principe dell’inganno. Anche quando compare, non sai mai
se è autentico. Charles Manson, uno dei più celebri suoi adoratori,
l’uomo che nel 1969 uccise l’attrice Sharon Tate, moglie del regista
Roman Polanski, tirò in mezzo Satana solo dopo il delitto, per
magnificare col suo marchio la strage. E in effetti il suo processo
ottenne un memorabile trionfo sui media.
Un altro caso d’intreccio tra verità e propaganda è quello di Marco
Dimitri, fondatore e capo, a Bologna, dei Bambini di Satana.
Richiamandosi come a proprio maestro al mago inglese Aleister Crowley,
sedicente “uomo più perverso del mondo”, Dimitri esalta un Satana
simbolico più che personale: “denaro, orgasmo, musica, lesbismo e
tradimento”. I suoi riti si svolgono tra casolari diroccati e
appartamenti di città, con tende nere, teschi e figure diaboliche. I
suoi adepti ricevono il marchio di sangue, col 666 della Grande Bestia.
Il sesso sfrenato è la regola, incesto compreso. Nel 1992 i carabinieri
fanno irruzione nel pieno di un rito. Processo, assoluzione, pubblicità.
Dimitri diventa ospite richiestissimo nei talk shaw televisivi: in
Italia è l’unico satanista dichiarato e pubblico, i suoi adepti
balzano da un paio di dozzine a duecento. Ma è anche più osservato di
prima. Nel 1996 è denunciato per atti di violenza carnale su una donna
e un bambino, e per sacrifici umani. È arrestato, processato e assolto
per questi delitti, ma subisce una condanna per evasione fiscale: faceva
pagare per assistere ai suoi riti, e intascava senza dare la ricevuta.
Nel 1999 altra perquisizione poliziesca. Dimitri accusa i circoli
cattolici attivi contro le sette di perseguitarlo ingiustamente, e
scendono in campo in sua difesa gli anonimi libertari bolognesi che si
firmano Luther Blisset. Oggi i suoi Bambini di Satana sono pur sempre il
gruppo satanista più organizzato e folto d’Italia, ma gli adepti sono
scesi a meno di cinquanta. La pubblicità ha giocato per lui a doppio
taglio, più contro che a favore.
C’è un satanismo alto e uno basso. Il primo è organizzato con sedi,
pubblicazioni e giornali. In Italia, oltre alla setta di Dimitri, ci
sono due Chiese di Satana tra loro scismatiche e un pugno di gruppuscoli
minori. In tutto con poco più di duecento affiliati, che nel mondo
intero diventano un migliaio. È il satanismo più elaborato, ma anche
il più controllabile. È quello che passa nei libri di storia, a
cominciare dai suoi esordi alla corte del Re Sole, a metà del Seicento.
Fu un’aristocratica parigina, Catherine La Voisin, a inventare le
messe nere, perversa parodia della messa cattolica, con esercizi di
sesso e sacrifici di bambini sull’altare. Stroncò tutto il gelido
capo di polizia di Luigi XIV, Nicholas de la Reynie.
Un secolo dopo entrarono in scena i vampiri, con la Chiesa cattolica in
testa agli scettici. A metà del Settecento, mentre tra i circoli
illuminati facevano furore i reportage dalla diabolica Transilvania, a
Roma Benedetto XIV, il colto papa Lambertini, denunciava il falso e
metteva in guardia i vescovi dal cadere nella macchinazione. Oggi il
vampirismo sopravvive in qualche ramo della Chiesa di Satana. Ma gli
adepti non succhiano il sangue conficcando i canini nel collo della
vittima designata: se lo prelevano e scambiano con poco romantiche
siringhe da ospedale.
Il satanismo odierno ha il suo antesignano in Aleister Crowley e il suo
atto di nascita a San Francisco nel 1966, con fondatore il cineasta
fallito Anton Szandor LaVey. A Hollywood va subito di moda, e tra i suoi
primi aderenti ha l’attrice Jayne Mansfield. LaVey non crede
nell’esistenza di Satana, il suo motto è “indulgenza in luogo
dell’astinenza”, trionfo dei piaceri sregolati, col diavolo come
pura metafora. Ma proprio per questo il suo satanismo razionalista
produce uno scisma ad opera dei credenti nel Satana vero, capeggiati da
Michael Aquino. Questi nel 1975 fonda il Tempio di Set, che con i suoi
circa trecento membri è oggi la più grossa setta satanista mondiale.
Intanto però la fortuna è girata. Sui media del mondo il satanismo non
va più nelle pagine delle bizzarrie innocue, ma nelle cronache del
terrore planetario. Uno psichiatra cattolico canadese, Lawrence Pazder,
porta in Vaticano una sua paziente, Michelle, che sotto terapia ha
ripescato dalla propria memoria d’essere stata violentata, quand’era
bambina, da satanisti di una setta di dimensione mondiale, d’aver
assistito ad atti di cannibalismo e d’aver visto il diavolo comandare
il tutto. La tesi di Pazder è che questi ricordi, ricorrenti sotto
ipnosi in migliaia di casi analoghi, corrispondano tutti al vero. Il suo
libro “Michelle Remembers”, del 1980, diventa un best seller. Ma in
Vaticano non gli danno retta. Per una volta danno ragione a Freud, che
aveva liquidato simili ricordi come fantasie.
Non è il satanismo alto, ma quello basso, che più preoccupa la Chiesa:
il satanismo disordinato e selvaggio che non ha organizzazioni, né
indirizzi, né ideologie, ma permea circuiti di pedofili, gang
criminali, club sadomaso, soprattutto bande giovanili. Non è il
satanismo di Charles Manson, ma piuttosto del suo quasi omonimo Marilyn
Manson. Non delle messe nere, ma della black metal music.
Il satanismo selvaggio non sa nulla degli elaborati dell’occultismo.
Naviga su internet, abita le discoteche, consuma droga, ascolta e
riproduce una musica molto particolare. È la musica della Dark Wave:
l’ondata tenebrosa, “gotica”, partita negli anni Settanta
dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti con Alice Cooper e i Black
Sabbath e presto divenuta una subcultura impastata di sangue, di morte,
di macabro, con un suo gergo, un suo abbigliamento rigorosamente sul
nero, le sue riviste tipo “Propaganda” e “Ghastly”, i suoi
scrittori horror tipo Anne Rice, le sue band musicali. Una di quelle più
di successo è la Venom, con la compilation “Welcome to Hell”, del
1997: “Sono in lega con Satana / Sono cresciuto all’inferno /
Cammino per Salem / Tra i morti viventi / Nessuno può dirmi / Cosa è
giusto o sbagliato / Bevo sangue di bimbi / Faccio prede la notte”.
Oppure “Carnage” dei Mayhem, nel cd “Live in Leipzig” del 1990:
“Magia, sangue, Satana / Faccia a faccia con la morte / Sangue / Fuoco
/ Tortura / Dolore / Uccidi! / Venti di guerra, venti di odio /
Armageddon, voci dall’inferno / Voglia di massacro, voglia di peccato
/ Vieni e ascolta i canti di Lucifero”.
La black metal music è nazistoide, antiebraica, sfrenatamente
anticristiana. Un cd del 1995 dei Marduk, svedesi, ha per titolo “Fuck
Me Jesus” e per immagine una giovane donna che si masturba con un
crocifisso. Specie nell’Europa del nord i suoi fan bruciano chiese,
scoperchiano tombe nei cimiteri. Nel 1992 un membro della black metal
band Emperor uccide per strada un gay, a Lillehammer, semplicemente
perché non sopporta di vederselo passare vicino.
Giovanni Paolo II intravede questa nuvola tenebrosa, infernale, quando
decide, quasi per istinto a metà del suo pontificato, di dedicarsi
anima e corpo alle masse giovanili. Le giornate mondiali della gioventù
sono la sua crociata contro il fumo di Satana a difesa della purezza
delle nuove generazioni. Figli della luce contro figli delle tenebre.
Nella Chiesa lo seguono freddi, il diavolo e l’inferno sono capitoli
in disuso, gli esorcismi men che meno. Ma anche qui il papa tiene alta
la fiaccola. Pratica lui stesso esorcismi, e non in segreto. Affinché
il mondo sappia.
Il primo è del 1978, su richiesta di un famoso esorcista romano che
operava alla Scala Santa presso la basilica di San Giovanni in Laterano,
padre Candido Amantini.
Il secondo è del 27 marzo 1982. Il vescovo di Spoleto accompagna dal
papa una giovane, Francesca, che al vederlo si agita e grida, ma si
acquieta quando Giovanni Paolo II promette: “Domani dirò messa per
te”. Un anno dopo Francesca tornerà a trovarlo col marito, tranquilla
e felice, in attesa di un bambino.
Il terzo è del 6 settembre 2000. Una ragazza di 19 anni, già
sottoposta a esorcismi, esplode come una furia al termine dell’udienza
pubblica col papa. Giovanni Paolo II la vuole vicino a sé e le dedica
una mezz’ora di preghiere e benedizioni. Anche per lei promette di
dire una messa.
L’indomani, con l’esorcista che l’ha in cura, padre Gabriele
Amorth (vedi sotto), la ragazza darà voce cavernosa al demonio:
“Nemmeno il papa è stato capace di vincermi”. Tre mesi prima, nel
segno di Satana, suor Maria Laura era stata accoltellata, a Chiavenna. E
Chiara e Fabio erano già sotto terra, nel bosco di Somma Lombardo. La
sfida continua.
”Se nel diavolo non si crede più, lui è
contentissimo”
Intervista con padre Gabriele Amorth
Gabriele Amorth (nella foto in alto), 80 anni, è l’esorcista ufficiale
più famoso del mondo. Il suo libro “Un esorcista racconta” è stato
tradotto in quattordici lingue. Opera a Roma dal 1986, ogni giorno alle
prese con Satana. “All’inizio pregai la Madonna: avvolgimi nel tuo
manto protettivo. Mi ha esaudito. Dal demonio ho avuto tante minacce, ma
mai nessun danno”.
D. – Padre Amorth, prima le tre ragazze di Chiavenna, poi Erica e Omar,
e adesso la banda giovanile di Somma Lombardo. È Satana che agisce in
loro?
R. – “Sicuramente sì, i due primi casi li ho studiati bene. Quei
ragazzi erano dediti al demonio, leggevano libri satanici. E che ferocia
inaudita nei loro atti! Quando una figlia dà novantasette coltellate alla
propria madre non si può non vedere all’opera il principe delle
tenebre”.
D. – Ci sono tempi in cui Satana è più attivo che in altri?
R. – “In via ordinaria Satana è sempre attivo. È tentatore fin dal
principio. Fa di tutto perché l’uomo pecchi e ogni volta che viene
compiuto del male c’è sempre lui dietro, fermo restando che è l’uomo
a decidere liberamente i suoi atti. Ma poi c’è anche un’azione
straordinaria del maligno: e questa è il possesso diabolico”.
D. – Sono frequenti i casi di possessione?
R. – “No, sono rari. Ma mi è impossibile dare cifre precise. I casi
di vera possessione diabolica che ho in cura sono parecchi, ma è perché
a me arrivano i casi più difficili, non risolti da altri esorcisti. Nei
primi anni della mia attività, quando accoglievo tutti senza filtro, la
stragrande maggioranza erano malati psichici, senza il demonio di
mezzo”.
D. – Da che cosa capisce che uno è indemoniato?
R. – “Lo capisco durante la cura, non prima. Un sintomo inequivocabile
è la violentissima, viscerale avversione a tutto ciò che è sacro.
Ricordo un padre che temeva d’avere un figlio posseduto dal demonio e un
giorno, mentre erano assieme a tavola, disse mentalmente per lui un’Ave
Maria. Il ragazzo proruppe in un grido: ‘Papà, no, taci!’. Poi c’è
il parlare in lingue sconosciute, c’è l’esplodere di una forza
sovrumana, c’è la levitazione: tutte cose che avvengono durante gli
esorcismi”.
D. – Tra una crisi e l’altra un indemoniato come vive?
R. – “In un modo normale. Va al lavoro e nessuno lo sa. Tiene ben
nascosto il suo stato. Quando sente arrivare una crisi si allontana, si
chiude in bagno, smania, e poi torna impassibile al suo posto. Questo vale
a maggior ragione per gli indemoniati in cura, ai quali l’esorcismo dà
la forza per tornare pienamente a una vita normale. Una cosa va
sottolineata: la possessione diabolica non è ereditaria, né
contagiosa”.
D. – Che cosa lega gli indemoniati ai satanisti?
R. – “Capita di frequente che un indemoniato diventi tale dopo esser
entrato in una setta spiritica o satanista. Tra quelli che ho in cura ce
ne sono pochi così, perché a chiedere l’esorcismo vengono solo i
satanisti pentiti. Ma tra di loro penso che siano molti di più. Nelle
sette sataniche è facile entrare ma è difficilissimo uscire. In certi
casi si rischia la vita”.
D. – E i satanisti che legame hanno col demonio?
R. – “Ce ne sono di due tipi: quelli che adorano il demonio, celebrano
messe sataniche, hanno loro sacerdoti e una gerarchia; e quelli che
nell’esistenza personale di Satana non credono affatto, ma si danno ad
azioni turpi e contro natura. Quest’altro satanismo è il più
pericoloso”.
D. – Giovanni Paolo II ha pronunciato esorcismi su tre indemoniate. Sono
guarite?
R. – “La terza no. L’ho in cura dal 1998 ed è un caso davvero
doloroso”.
D. – A parte il papa, nella Chiesa com’è la credenza nel diavolo?
R. – “Molto in ribasso. E il demonio ne è contentissimo, perché così
ha mano libera per fare il suo lavoro. La Chiesa è andata da un eccesso
all’altro. Per rimediare alla pazzia della caccia alle streghe, che
invece d’essere esorcizzate venivano bruciate, ha cancellato tutto,
diavolo ed esorcismi. Il risultato è che intere regioni cattoliche non
hanno più un solo esorcista: Spagna, Portogallo, Germania, Austria,
Svizzera. Io ammiro i vescovi italiani. Non ne capiscono niente, ma almeno
li esorcisti li nominano. L’anno scorso noi italiani ci siamo riuniti:
eravamo centosettanta”.
D. – Spieghi meglio, in che senso i vescovi non ne capiscono niente?
R. – “Perché anche loro, come tutti i preti, hanno studiato in
seminario. E da tempo in seminario non si insegna più niente degli angeli
e dei demoni, più niente degli esorcismi, più niente dei peccati contro
il primo comandamento, ‘Non avrai altro Dio fuori che me’: magia,
spiritismo e satanismo”.
D. – E la curia vaticana?
R. – “Stessa incompetenza. Ha dato il via libera a un nuovo rituale
che per noi esorcisti è un disastro. Vieta di operare in caso di
maleficio, quando il 90 per cento dei casi di possessione derivano proprio
da lì. Vieta di operare se non c’è la certezza previa dell’azione
diabolica, quando lo si può capire solo esercitando. Per fortuna continua
a valere anche il vecchio rituale. Io uso quello, altrimenti dovrei
chiudere”.
[Da “L’espresso” numero 24 dell’11-17 giugno
2004]
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