La storia del progetto S.E.T.I.

SETI è l'acronimo di Search for ExtraTerrestrial Intelligence, ricerca di intelligenza extraterrestre.

22-06-2004 - Fonte: astrofili.org

 

SETI è l'acronimo di Search for ExtraTerrestrial Intelligence, ricerca di intelligenza extraterrestre.

Pensando a quale possa essere il miglior sistema per riuscire a scoprire se siamo soli nell'universo o no, siamo obbligati a fare alcune considerazioni. Non abbiamo messo ancora piede sul suolo marziano e le sonde spaziali si sono inoltrate solo poco oltre i confini del sistema solare. Ci rendiamo quindi conto che compiere questa ricerca in prima persona o sfruttando delle sonde, come è stato fatto per i pianeti del nostro sistema solare è, per il momento, impossibile. Ciò a causa del fatto che le distanze da coprire per una missione interstellare sono proibitive, o meglio, non sarebbero attuabili nel breve periodo ed infatti risulta evidente osservando i limiti di ciò che siamo riusciti a costruire fino ad ora.

La massima velocità mai raggiunta da un oggetto di fabbrica umana nello spazio, la sonda Voyager I, che attualmente si trova oltre l'orbita di plutone, sta viaggiando a 62.272 km/h. Nonostante questa velocità possa sembrare elevata per i "canoni terrestri" diventa obbrobriosamente lenta nei viaggi interstellari, in quanto per raggiungere la stella più vicina, alla modesta distanza di 4.3 anni luce (circa 40.000 miliardi di kilometri), impiegherebbe più di 70.000 anni.

Dunque, se non possiamo andarli a cercare, come possiamo venire a sapere della loro esistenza? Potremmo cercare qualcosa che loro abbiano creato, qualcosa di indiscutibilmente artificiale che sia giunto fino a noi, e questa prova possono essere le onde radio.

I primi a ipotizzare una ricerca di questo tipo furono Giuseppi Cocconi e Philip Morrison, della Cornell University, che nel 1959 pubblicarono un ormai famoso articolo su Nature, all'interno del quale suggerirono agli astronomi di puntare i loro radiotelescopi verso le stelle di classe solare e cercare eventuali segnali provenienti da civiltà ET alla frequenza di 1420 MHz. Questa è la linea di emissione radio dell'idrogeno neutro ed è estremamente importante in radioastronomia in quanto permette di studiare l'estensione ed il moto della nostra galassia. Infatti, negli enormi spazi che esistono fra le stelle non vi è completamente il vuoto, bensì vi sono alcuni atomi di idrogeno. Una civiltà con semplici rudementi di radioastronomia avrebbe già scoperto questa emissione radio e sarebbe quindi già in possesso di ricevitori dedicati all'analisi di questa frequenza.

Un'altra qualità che unisce la frequenza dell'idrogeno alle frequenze "vicine", da 1 a 10 GHz, è la presenza di rumore di fondo dell'universo a intensità estremamente bassa. Questo permetterebbe comunicazioni a lunghe distanze, facilmente riconoscibili. Nel caso, dunque, la civiltà ET volesse trasmettere un segnale facilmente riconoscibile ad un'altra potenziale civiltà è molto probabile che userebbe la frequenza a 1420 MHz, che per la sua importanza, sarebbe un segno di riconoscimento universale.

Poco tempo dopo, all'inizio degli anni '60, un giovane Frank Drake decise di andare a lavorare al NRAO a Green Bank. Il suo progetto fu quello di puntare il radiotelescopio verso determinate stelle al fine di scoprire evcentuali segnali di chiara origine artificiale. Le stelle erano solo 2: Tau Ceti e Epsilon  Erinadi. Tramontata la prima, l'antenna veniva puntata verso la seconda. La frequenza scelta da Drake era 1420 MHz, non a causa dell'articolo di Cocconi e Morrison, ma per il semplice fatto che allora al NRAO esistevano già ricevitori per lo studio della linea d'emissione dell'idrogeno e quindi non era costretto a chiedere ulteriori fondi per la costruzione di apparecchi dedicati.

Il progetto era assai modesto e non durò molto: l'analisi veniva fatta solo sui 1420 MHz ed il target erano solo 2 stelle. Si trattava, comunque, dell'inizio vero e proprio della ricerca SETI.

Nonostante il breve, ma decisamente pioneristico lavoro di Drake non trovò segnali, la ricerca affascinò molti astronomi nel mondo. Nell'immediato furono gli astronomi russi a portare avanti ricerche simili e furono presto accompagnati da altri astronomi in altre parti del mondo che utilizzarono il tempo libero dei loro radiotelescopi, per puntare nelle direzioni concesse dalla posizione dell'antenna in quel momento. Non si trattava di progetti organizzati sistematicamente: non erano sintonizzati alle frequenze milgiori, non utilizzavano i ricevitori adatti e non puntavano nelle zone di cielo più interessanti.

Negli anni '70 la ricerca SETI riscosse un buon interesse all'interno della NASA che cominciò ad esaminare possibili vie per la realizzazione di un proprio progetto. Fu effettuato uno studio molto accurato riguardo alla possibilità di costruire un osservatorio dalle enormi capacità, dedicato unicamente alla ricerca SETI. Tale progetto, conosciuto come il progetto Cyclops, non fu mai realizzato sia per la maestosità dell'impresa, un elevatissimo numero di antenne disposte su di un cerchio dal diametro di 16 kilometri, che per il suo l'unico fine, il SETI. Nonostante il progetto fosse un po' "megalomane", il materiale tecnico contenuto all'interno del report fu di grande aiuto per la realizzazione del futuro progetto SETI della NASA.

Dopo tante polemiche, studi, ore di lavoro e progettazione, il NASA SETI partì nel 1992, il suo budget consisteva di 12 milioni di dollari all'anno, una piccolissima percentuale del budget della NASA. Anche se non aveva nulla a che vedere con le potenzialità del Cyclops, la ricerca fu portata avanti con strumenti incredibilmente all'avanguardia e con le migliori menti americane e straniere. Finalmente era cominciata una ricerca sistematica ed eseguita con i mezzi adeguati, di un segnale ET. La ricezione delle onde radio veniva eseguita attraverso il DSN (Deep Space Network) di Pasadena per una copertura dell'intera volta celeste, mentre sarebbero stati utilizzati i radiotelescopi più potenti del mondo per una simultanea ricerca puntata alle 1000 stelle di classe solare più vicine a noi.

Dopo solo un anno, il congresso americano tagliò tutti i fondi per continuare la ricerca. I dollari per le attrezzature d'avanguardia erano ormai stati spesi e solo il 0.1% delle analisi previste erano state eseguite. La ricerca per dare risposta ad una delle domande fondamentali dell'uomo, ovvero, "siamo soli?" era stata bloccata da politici alla ricerca di una facile pubblicità.

Risulta chiaro da questo veloce resoconto storico, che non si può certo accusare il SETI di non aver trovato niente dopo 40 anni di ricerca, poichè progetti con buone possibilità di successo sono nati solo recentemente.

Articolo di Ippolito Forni

Fonte: www.astrofili.org/

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