SETI è l'acronimo di Search for ExtraTerrestrial
Intelligence, ricerca di intelligenza extraterrestre.
Pensando a quale possa essere il miglior sistema per riuscire
a scoprire se siamo soli nell'universo o no, siamo obbligati a
fare alcune considerazioni. Non abbiamo messo ancora piede sul
suolo marziano e le sonde spaziali si sono inoltrate solo poco
oltre i confini del sistema solare. Ci rendiamo quindi conto che
compiere questa ricerca in prima persona o sfruttando delle
sonde, come è stato fatto per i pianeti del nostro sistema
solare è, per il momento, impossibile. Ciò a causa del fatto
che le distanze da coprire per una missione interstellare sono
proibitive, o meglio, non sarebbero attuabili nel breve periodo
ed infatti risulta evidente osservando i limiti di ciò che
siamo riusciti a costruire fino ad ora.
La massima velocità mai raggiunta da un oggetto di fabbrica
umana nello spazio, la sonda Voyager I, che attualmente si trova
oltre l'orbita di plutone, sta viaggiando a 62.272 km/h.
Nonostante questa velocità possa sembrare elevata per i
"canoni terrestri" diventa obbrobriosamente lenta nei
viaggi interstellari, in quanto per raggiungere la stella più
vicina, alla modesta distanza di 4.3 anni luce (circa 40.000
miliardi di kilometri), impiegherebbe più di 70.000 anni.
Dunque, se non possiamo andarli a cercare, come possiamo
venire a sapere della loro esistenza? Potremmo cercare qualcosa
che loro abbiano creato, qualcosa di indiscutibilmente
artificiale che sia giunto fino a noi, e questa prova possono
essere le onde radio.
I primi a ipotizzare una ricerca di questo tipo furono
Giuseppi Cocconi e Philip Morrison, della Cornell University,
che nel 1959 pubblicarono un ormai famoso articolo su Nature,
all'interno del quale suggerirono agli astronomi di puntare i
loro radiotelescopi verso le stelle di classe solare e cercare
eventuali segnali provenienti da civiltà ET alla frequenza di
1420 MHz. Questa è la linea di emissione radio dell'idrogeno
neutro ed è estremamente importante in radioastronomia in
quanto permette di studiare l'estensione ed il moto della nostra
galassia. Infatti, negli enormi spazi che esistono fra le stelle
non vi è completamente il vuoto, bensì vi sono alcuni atomi di
idrogeno. Una civiltà con semplici rudementi di radioastronomia
avrebbe già scoperto questa emissione radio e sarebbe quindi già
in possesso di ricevitori dedicati all'analisi di questa
frequenza.
Un'altra qualità che unisce la frequenza dell'idrogeno alle
frequenze "vicine", da 1 a 10 GHz, è la presenza di
rumore di fondo dell'universo a intensità estremamente bassa.
Questo permetterebbe comunicazioni a lunghe distanze, facilmente
riconoscibili. Nel caso, dunque, la civiltà ET volesse
trasmettere un segnale facilmente riconoscibile ad un'altra
potenziale civiltà è molto probabile che userebbe la frequenza
a 1420 MHz, che per la sua importanza, sarebbe un segno di
riconoscimento universale.
Poco tempo dopo, all'inizio degli anni '60, un giovane Frank
Drake decise di andare a lavorare al NRAO a Green Bank. Il suo
progetto fu quello di puntare il radiotelescopio verso
determinate stelle al fine di scoprire evcentuali segnali di
chiara origine artificiale. Le stelle erano solo 2: Tau Ceti e
Epsilon Erinadi. Tramontata la prima, l'antenna veniva
puntata verso la seconda. La frequenza scelta da Drake era 1420
MHz, non a causa dell'articolo di Cocconi e Morrison, ma per il
semplice fatto che allora al NRAO esistevano già ricevitori per
lo studio della linea d'emissione dell'idrogeno e quindi non era
costretto a chiedere ulteriori fondi per la costruzione di
apparecchi dedicati.
Il progetto era assai modesto e non durò molto: l'analisi
veniva fatta solo sui 1420 MHz ed il target erano solo 2 stelle.
Si trattava, comunque, dell'inizio vero e proprio della ricerca
SETI.
Nonostante il breve, ma decisamente pioneristico lavoro di
Drake non trovò segnali, la ricerca affascinò molti astronomi
nel mondo. Nell'immediato furono gli astronomi russi a portare
avanti ricerche simili e furono presto accompagnati da altri
astronomi in altre parti del mondo che utilizzarono il tempo
libero dei loro radiotelescopi, per puntare nelle direzioni
concesse dalla posizione dell'antenna in quel momento. Non si
trattava di progetti organizzati sistematicamente: non erano
sintonizzati alle frequenze milgiori, non utilizzavano i
ricevitori adatti e non puntavano nelle zone di cielo più
interessanti.
Negli anni '70 la ricerca SETI riscosse un buon interesse
all'interno della NASA che cominciò ad esaminare possibili vie
per la realizzazione di un proprio progetto. Fu effettuato uno
studio molto accurato riguardo alla possibilità di costruire un
osservatorio dalle enormi capacità, dedicato unicamente alla
ricerca SETI. Tale progetto, conosciuto come il progetto Cyclops,
non fu mai realizzato sia per la maestosità dell'impresa, un
elevatissimo numero di antenne disposte su di un cerchio dal
diametro di 16 kilometri, che per il suo l'unico fine, il SETI.
Nonostante il progetto fosse un po' "megalomane", il
materiale tecnico contenuto all'interno del report fu di grande
aiuto per la realizzazione del futuro progetto SETI della NASA.
Dopo tante polemiche, studi, ore di lavoro e progettazione,
il NASA SETI partì nel 1992, il suo budget consisteva di 12
milioni di dollari all'anno, una piccolissima percentuale del
budget della NASA. Anche se non aveva nulla a che vedere con le
potenzialità del Cyclops, la ricerca fu portata avanti con
strumenti incredibilmente all'avanguardia e con le migliori
menti americane e straniere. Finalmente era cominciata una
ricerca sistematica ed eseguita con i mezzi adeguati, di un
segnale ET. La ricezione delle onde radio veniva eseguita
attraverso il DSN (Deep Space Network) di Pasadena per una
copertura dell'intera volta celeste, mentre sarebbero stati
utilizzati i radiotelescopi più potenti del mondo per una
simultanea ricerca puntata alle 1000 stelle di classe solare più
vicine a noi.
Dopo solo un anno, il congresso americano tagliò tutti i
fondi per continuare la ricerca. I dollari per le attrezzature
d'avanguardia erano ormai stati spesi e solo il 0.1% delle
analisi previste erano state eseguite. La ricerca per dare
risposta ad una delle domande fondamentali dell'uomo, ovvero,
"siamo soli?" era stata bloccata da politici alla
ricerca di una facile pubblicità.
Risulta chiaro da questo veloce resoconto storico, che non si
può certo accusare il SETI di non aver trovato niente dopo 40
anni di ricerca, poichè progetti con buone possibilità di
successo sono nati solo recentemente.
Articolo di Ippolito Forni
Fonte: www.astrofili.org/