L' APPARIZIONE DI BETTOLA (PC)

Madonna della Quercia

Un fatto straordinario del secolo XV attorno al quale Bettola e la sua valle crebbe in importanza storica e religiosa è l'Apparizione della Madonna della Quercia. Nella considerazione di questo evento, che attirò attorno al luogo dell'Apparizione interesse e devozione, Bettola fu definita da alcuni storici la "figlia della Madonna", comparsa ad una pastorella intorno al 1400 sul Colle dei Frati.

« Una giovane pastorella se ne stava pascolando il gregge su di un'altura poco lontana dall'abitato e vicino al torrente; mentre le pecorelle se ne stavano brucando fra i cespugli, essa si stava riposando sotto una quercia, quando tutto ad un tratto, fra i rami dell'albero si partiva uno splendore di luce intensa. La giovane alzava lo sguardo e vedeva, in celeste visione, una maestosa Donna, vestita di sole e con in braccio un bambino. All'estasiata giovinetta la Madonna indirizzava un messaggio: 

"Sono la Madonna, dì ai maggiorenti dei paese che io voglio sia eretta qui una chiesa sotto il titolo di Maria della Quercia ad onore e gloria dei mio Gesù ».

Fin qui la leggenda, che divenne coi tempo tradizione tramandata per cinque lunghi secoli. Dalla 'Historia Tertii Ordinis, Cronologium" del padre francescano Francesco Bordoni da Parma dei 1653 prendiamo:

«Dopo la "Comparsa" venne edificata una chiesa grande, fornita di più altari con organo e campanile; vi fu annessa una Congregazione di Cordiglieri e una nicchia con l'immagine della Beata Vergine e, immurata, una "quercia" nascosta nel muro dell'altar maggiore». 

Questa chiesa-convento venne soppressa dal governo imperiale napoleonico nel 1810 e la statua della Madonna fu trasportata nell'oratorio del vecchio Borgo Sant'Ambrogio, che fu poi elevato a parrocchia da Mons. Lodovico Loschi, vescovo di Piacenza, anche su interessamento di Maria Luigia, duchessa di Parma e Piacenza. La precarietà e la modesta capienza dell'antico oratorio di proprietà dei Nicelli (sec. XV), unitamente allo sviluppo di Bettola come centro religioso e commerciale, suggerì all'Arciprete don Vincenzo Pettenati, la costruzione di un nuovo e grande Santuario della Madonna della Quercia. Il complesso venne terminato nel 1884 e, nell'abside, venne definitivamente collocata la statua lignea della Vergine (parroco don Giuseppe Molinari). I documenti comprovanti il prodigioso fatto vennero sottratti nel 1810 dal Demanio francese - almeno così racconta il padre Andrea Corna - e non vennero mai più ritrovati. 

Dopo cinque secoli di tradizione, l'autenticità dell'evento - come scrive il Bordoni - venne alla luce con la scoperta della Quercia murata nell'antica chiesa dei Frati, durante la demolizione decretata dalle autorità civili per far posto alla costruzione delle Carceri Mandamentali di Val Nure. Della Quercia si conservano ancora oggi reliquie, una delle quali giacente in una teca immurata nella cappella giardino, sorta per volontà di Mons. Luigi Bottazzi nel 1954 sul luogo dell'Apparizione, progettata dall'Arch. Piero Berzolla e arricchita da uno splendido mosaico del pittore piacentino Luciano Ricchetti. 

« Si può ben dire - scrive il Bordoni - che la tradizione originata dal fatto stesso mai si corruppe, ma intatta e genuina passò fra le diverse generazioni per 5 secoli e tale arrivò fino a che fu scoperto un motivo nuovo di autenticità ».

La costruzione del santuario

Secondo la volontà espressa dalla Madonna alla pastorella, sul luogo dell'Apparizione gli abitanti del luogo innalzarono una Chiesa affidata ai terziari Regolari Francescani accanto al quale eressero anche un loro convento. Per i frati però la vita non fu sempre così facile. Dopo aver rischiato di essere soppressi dall'imperatore Giuseppe II nel 1769, lo saranno poi con Napoleone che, nel 1810, chiuse anche questo convento e ne incamerò i beni. Varie furono in seguito le traversie del complesso monastico. Sappiamo che nel 1860 vi alloggiarono truppe piemontesi transitanti per la valle; più tardi sarà parzialmente trasformato in carcere mandamentale. 

Quando Chiesa e convento furono abbandonati dai religiosi e condannati ad un progressivo ed inarrestabile deperimento, la fede della popolazione salvò la statua della Madonna, che qui si venerava, trasportandole nel 1817, in una piccola Chiesa di Bettola, cioè nell'abitato che si era andato sviluppando lungo il greto del fiume.
La costruzione dell'attuale Santuario della Beata Vergine della Quercia risale quindi al XIX secolo; la prima pietra fu posta dal Vescovo di Piacenza, Beato Gianbattista Scalabrini, il 5 ottobre 1879. L'edificio, progettato dall'Ing. Guglielmo Della Cella, in puro stile romanico-lombardo con la facciata in sassi bianchi e neri, fu realizzata con la partecipazione plebiscitaria di tutto il popolo, sia per i lavori manuali, sia per la raccolta delle offerte necessarie all'acquisto dei materiali.
Un atto notarile conferma che l'area su cui sorge la « parrocchiale di San Giovanni », fu donata dalla famiglia Bianchi nel 1870 che mantenne in perpetuo diritto, una grata comunicante con il lato sinistro del santuario. 

La Chiesa venne tutta costruita con i sassi del Nure trasportati a mano dai parrocchiani. Il sig. Perani Giovanni, guardiano delle carceri, suonava la sveglia alle quattro del mattino per risuonarla alle cinque, l'orario d'inizio dei lavori gratuiti. Uomini e donne facevano il « passamani » ammucchiando le pietre davanti all'erigenda Chiesa. Alle 11 un nuovo suono di tromba del Sig. Giovanni per segnalare alle donne l'ora di ritornarsene in casa per preparare il pranzo ai mariti « affamati », che lasciavano il lavoro alle 12 precise. Ovviamente non va sottovalutato l'apporto dei due Parroci del tempo: Don Vincenzo Pettenati che nel 1879 diede inizio alla costruzione e Don Giuseppe Molinari che, succedendogli nel 1882, la condusse a termine. 

La nuova fabbrica viene consacrata il 31 maggio 1885 dal Beato Scalabrini, assistito dai Vescovi di Cremona e di Bobbio, ma è ancora priva dell'abitazione del Parroco, che verrà costruita nel 1913 e del campanile « monumentale » che sorgerà nel 1929 per merito del Parroco Mons. Morisi; mancano inoltre le opere d'arte, la maggior parte delle quali sono dovute all'iniziativa del Parroco Mons. Luigi Bottazzi, dal 1948 al 1988, sempre con la collaborazione di tutta la popolazione. Nel 1950 vi è la posa del nuovo pavimento in marmo; nel 1958 si provvede alla decorazione, agli affreschi ed alle vetrate, opere affidate al pittore Luciano Ricchetti, lo stesso che l'anno seguente eseguirà i quadri della Via Crucis. Magnifico e dettagliato il racconto del Ricchetti nel Santuario della Madonna della Quercia: le vetrate, realizzate dalla ditta Gianina di Torino, e gli affreschi svolgono con continuità, sinteticamente, la vita della Vergine che inizia con l'Immacolata Concezione e si sviluppa nella natività di Maria, nello sposalizio, nell'Annunciazione, nella nascita di Gesù, nelle Nozze di Cana, nella Madonna accanto alla Croce, nella Pietà, nella Madonna nel Cenacolo, ed infine nell'Assunta e nell'Incoronazione (sei vetrate e cinque affreschi).

Nell'abside si è voluto giustamente mettere in evidenza la statua della Vergine, il centro ideale ed il motivo di tutta la decorazione; per questo, eliminate le lesine, che ne accentuavano il verticalismo rendendola inadatta allo svolgimento di un tema unico, la statua è stata protesa in avanti su di una mensola, dietro la quale si apre, a mandorla, una nicchia rivestita di mosaico a tessere dorate. La Madonna è avvolta dai rami di una quercia secolare che allarga le sue fronde entro un coro di angeli. Nella parte inferiore, la « panoramica » del Ricchetti sintetizza, con dovizia di particolari, la vita plurisecolare dell'antico e del nuovo Santuario attorno al miracolo della comparsa. Inginocchiati ed in piedi sotto la grande quercia rendono omaggio alla Madonna padre Paolo Segneri, il più grande predicatore quaresimale del XIX secolo, Sant'Antonio Maria Gianelli, Mons. Morisi, il Papa Pio XII, il Cardinale Nasalli Rocca, un frate dell'ordine francescano regolare, il Commissario di polizia Ambrogio Zanca - che, assieme al notaio Francesco Lupi, scrisse e testimoniò sugli atti relativi all'apparizione, avvenuta nei primi anni del XV secolo -, l'umile pastorella, i contadini, i possidenti, i soldati ed i poveri della Val Nure. Nel 1963 sono fuse in bronzo le tre lunette, uscite nel 1920 dallo studio dello scultore Pogliaghi, rappresentanti rispettivamente l'incoronazione della Madonna della Quercia, il battesimo di Gesù ed il martirio di San Giovanni Battista; i tre altorilievi vengono poi collocati sui tre portali della facciata. 

Nel 1970 lo scultore Paolo Perotti scolpisce il complesso dell'area presbiterale, tutta in marmo giallo: la sede del celebrante, con il bassorilievo del Buon Pastore, l'ambone, formato dalle quattro figure stanti dei quattro Evangelisti, e l'altare, con le immagini essenziali dei misteri dell'Incarnazione, della Passione e della Resurrezione. Di valore artistico anche la bella cancellata del famedio in ferro battuto, lavorato con bravura nelle fucine Leonardi di Grazzano Visconti (PC). 

Accanto al Santuario svetta, snello ed elegante con la sua « agilità zebrata » di 54 metri, il « monumentale » campanile. Sulla guglia piramidale un austero angelo custode alza col braccio destro il « faro della fratellanza ». E' dedicato ai caduti in guerra e del lavoro della Val Nure. 

In località i Frati, nei pressi dell'ex prigione mandamentale, sorge, nel suo stile rustico-montano, la Cappella dell'Apparizione, fatta costruire da Mons. Luigi Bottazzi nel 1954, il quale tradusse in realtà l'antico sogno dei bettolesi, ovvero quello di avere finalmente un ricordo perpetuo sul luogo dell'apparizione. All'interno della cappella un artistico mosaico del Ricchetti, racconta la scena dell'apparizione con la pastorella che ascolta la Vergine la quale, dall'alto di una quercia, le detta il messaggio da ripetere ai maggiorenti del paese. Sullo sfondo i due borghi lambiti dalle acque chiare del torrente Nure.

Santuario Madonna della Quercia / Diocesi: Piacenza-Bobbio
Indirizzo: Piazza Cristoforo Colombo. Tel. 0523.91.77.52
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