Un prete di Capurso, Don Domenico Tanzella, in gravissime condizioni di salute sembra ormai spacciato; i medici hanno diagnosticato un male inguaribile.
Il “Pozzo di Santa Maria”, di forma circolare, profondo appena una decina di metri e con poca acqua, è nelle vicinanze del paese, nella contrada chiamata Piscino, in un campo di proprietà del Capitolo dei Canonici che anticamente svolgevano il loro servizio nella Chiesa di S. Maria in Ara Cœli. Difficile è precisare le sue origini. Si pensa che risalga all’epoca degli eremiti Basiliani i quali hanno lasciato nella zona diversi segni della loro presenza. Probabilmente può essere servito come rifugio e luogo di preghiera ai cristiani i quali, in quel tempo, per timore degli iconoclasti, nascondevano in luoghi lontani dall’abitato le immagini sacre che veneravano dipinte sui muri. L’ultima domenica di agosto, volendo rendersi conto del miracolo della propria guarigione, Don Tanzella si reca con il fratello e con altri due amici a visitare il «Pozzo di Santa Maria», distante circa mezzo miglio dall’abitato, a destra della strada provinciale che conduce a Noicattaro. Il pozzo è in parte prosciugato e da tempo abbandonato. I quattro amici scendono con una scaletta a pioli; nella difficoltà della discesa, le candele, che hanno tra le mani, cadono nella poca acqua, ma continuano tranquillamente ad ardere e a far luce. Il fatto li incuriosisce e li sprona ad ispezionare attentamente le pareti del pozzo. Sull’intonaco, dalla parte verso mezzogiorno, scoprono una bellissima immagine della Madonna, in stile bizantino, che li guarda sorridente. La Vergine è ritratta a mezzo busto; un manto rosso, scendendo dal capo sulle spalle, copre per metà il braccio destro; un delicato pizzo bianco incornicia il volto e separa elegantemente il colore rosso del manto dal colore della carnagione della Vergine e dal colore paonazzo della tunica. Sul braccio sinistro siede Gesù Bambino, vestito di bianco, con sulla spalla un manto azzurro chiaro, e nella mano sinistra lo scettro, mentre la destra benedice, con le prime tre dita aperte. Il Tanzella ed i suoi amici cadono in ginocchio e contemplano a lungo la bellissima immagine, rischiarata dalla tremolante e incerta luce delle candele che continuano ad ardere sull’acqua. Decidono quindi di far staccare la delicatissima immagine dal muro, per esporla alla venerazione dei fedeli.
Terminata la costruzione della cappella, il 9 febbraio del 1706 essa viene benedetta ed aperta al culto del pubblico sotto il titolo di “Santa Maria detta del Pozzo”, dal luogo del rinvenimento, e “di San Lorenzo martire”. La fama del miracolo della guarigione del Tanzella e del rinvenimento dell’immagine, nonché di altri miracoli che la Madonna del Pozzo opera in pochi giorni, da quando è esposta alla pubblica venerazione, si diffonde rapidamente in terra di Bari ed oltre; moltissimi accorrono pieni di fede al nuovo Santuario di Maria ed ottengono segnalate grazie. Tra i primi miracolati è ricordata una certa Caterina, moglie di Oronzo Maffiola, da lungo tempo impossibilitata a camminare, tanto che è conosciuta con il soprannome di “Caterina la storpia”. Sentendo la bella notizia che la Madonna del Pozzo fa miracoli, si reca con fede nella piccola sacrestia dove è esposta l’immagine della Madonna ed implora la grazia. Improvvisamente avverte una nuova vigoria nelle gambe, si erge in piedi, muove i primi passi e si trova totalmente guarita.
Don Mario Morra (Salesiani di Don Bosco) (1) Michele Mariella, Il Santuario di Capurso nella storia e nella tradizione, Capurso, Edizioni LMP, 1979. Notizie tratte dalla rivista "Maria Ausiliatrice" dell'omonimo santuario di Torino eretto da Don Bosco. Luglio 2004.
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