In questa “perla sperduta tra i monti” fiorisce fin dal 1596 una grande devozione alla Madonna radicata nel Santuario della Madonna dell’Adorazione, al quale accorrono le popolazioni della Lunigiana. Un'umile donna di nome Margherita, detta Caugliana dal paese d’origine del marito, vive la sua vita semplice e ordinaria di mamma di famiglia e di sposa, quando improvvisamente si ammala. Si pensa ad una di quelle solite malattie dalle quali ben presto ci si rimette, ma passano i giorni, le settimane e Margherita non accenna a migliorare. I medici non sanno stabilire la natura dell'infermità; le cure non approdano a nulla. L'ammalata giace immobile nel suo letto senza speranza di poter riacquistare le forze e di potersi rialzare. La vicenda suscita profonda pietà; ovunque si parla di lei, del suo caso infelice, ed inizia un lungo pellegrinaggio di gente che viene a salutare e confortare la povera inferma. Poi, a poco a poco subentra l'assuefazione e l'indifferenza. La speranza della guarigione si allontana, le visite si fanno sempre meno frequenti. Solo qualche comare del vicinato e qualche conoscente affezionato vengono a tenerle compagnia e a prestarle qualche servizio. Il mondo continua il suo ritmo di vita e Margherita è sempre presente a se stessa, conscia del suo dolore e del suo stato infelice. Dal letto delle sue sofferenze prega e spera.
Dopo diciotto anni di questa infermità e solitudine, giunge alle
orecchie di Margherita la notizia che a Reggio Emilia, in una località
deserta, chiamata “La Ghiara”, si venera un’Immagine della Madonna
che dispensa grazie e favori straordinari. La fiducia dell'inferma si
rianima; è certa che la Madonna farà anche a lei la grazia. Da quel
momento si rianima e cresce in lei la fiducia.
Qualche giorno dopo, precisamente il 5 maggio 1596, Vaseschi ritorna, e Margherita per prima cosa gli chiede: «E l'Immagine?». Dall'ansia dell'inferma, il povero uomo comprende la gravità della sua dimenticanza, e confuso, a testa bassa risponde con un fil di voce «Margherita, mi sono dimenticato!». L’inferma che nell'impeto del desiderio, alla vista di Vaseschi si è leggermente sollevata, ricade sui cuscini, gli occhi le si riempiono di lacrime e, con un gesto di invocazione, volge lo sguardo al cielo. Meraviglia! Alla trave del soffitto è appesa un'Immagine della Madonna, piuttosto grande: l'Immagine tanto desiderata. È la Madonna della Ghiara, dolce e soave nell’atto di adorare il Figlio, con graziosi fiorellini ai suoi piedi. Margherita lancia un grido e sente una vitalità nuova nelle sue membra; d'un tratto le è ritornata l'elasticità dei movimenti. Si fa portare le vesti, si precipita dal letto ed in ginocchio, con le braccia protese verso l'Immagine, esclama: «Sono guarita, sono guarita!». Le lacrime sgorgano abbondanti dai suoi occhi. Dopo diciotto anni di immobilità e di malattia, ora è fuori dal letto, sana e in forze, davanti all'Immagine miracolosamente apparsa. Anche per lei si ripete il miracolo di Marchino, il ragazzo muto, che all'apparizione della Madonna della Ghiara, a pochi chilometri di distanza, sei giorni prima, il 29 aprile di quell'anno, ha riavuto la parola.
Don Mario Morra SDB (tratto dalla rivista "Maria Ausiliatrice" del santuario omonimo di Torino) 1 Anonimo, Istoria della miracolosa Immagine di Maria Santissima che sotto il titolo dell’Adorazione si venera nella chiesa dell’insigne Prepositura di Fivizzano di cui è la Patrona principale (Parma, Carmignani 1802). 2 Ezio Pandiani, La miracolosa apparizione. Storia della prodigiosa Immagine della Beata Vergine dell’Adorazione (Fivizzano, Conti 1966). IMMAGINI: 1 Scorcio panoramico della valle di Fivizzano 2 Interno del Santuario di Fivizzano |