La Madonna del Castellonchio


Distante un chilometro e mezzo circa dall'abitato di Graffignano, verso sud ovest, in località Selve sorge, sulle rovine di un antico castello, il complesso della Madonna del Castellonchio.
Il toponimo è un diminutivo di "castellum" (latino = fortezza, castello) inteso come piccola fortificazione, di proprietà di uno dei condomini della tenuta di Selva Pagana.

Tale castello sorgeva al centro di un vasto territorio intensamente coltivato a cereali ed in seguito, nel sec. XVII, lasciato a macchia ai tempi della contessa Domitilla Cesi.
Poco lontano passava la strada, "della Carrozza", antica arteria che dal Tevere conduceva, attraversando il territorio di Selva Pagana, ai castelli di Roccalvecce e Celleno e quindi a Montefiascone e Viterbo.
Pertanto, a motivo della sua posizione strategica, nel 1316, la comunità di Orvieto, in lotta con quella di Viterbo per il predominio nella Teverina, distrusse il Castellonchio ed altre località vicine (Sipicciano) per vendicare le scorrerie ed i saccheggi operati a suo danno dai Viterbesi.
Sono visibili ancora oggi le fondamenta di un consistente fabbricato alla base della vecchia chiesa e numerosi frammenti fittili, tegoloni a ceramica medioevale; nel corso di lavori di livellamento eseguiti nel 1963 sono stati riportati alla luce diversi resti umani.

Nei tristi anni del sec. XIV, sconvolti da lotte intestine e da violenza di ogni genere, frequenti erano carestie e pestilenze che decimavano inesorabilmente le popolazioni o costringevano i derelitti ad abbandonare i centri abitati per cercare rifugio nelle campagne. Le rovine del Castellonchio, di certo, costituirono sicuro asilo a quanti, ammalati e sofferenti, venivano allontanati dalle comunità.
Giova ricordare l'infuriare della terribile peste nera che sconvolse tutta l'Europa negli anni tra il 1347 ed il 1350.
È documentato che anche il territorio della Tuscia (Orvieto, Montefiascone, Bagnoregio, Acquapendente) fu colpito dalla pestilenza tanto che San Rocco, nel suo pellegrinare verso Roma, si fermò nel Viterbese prestando assistenza ai malati e operando miracolose guarigioni.
Il ricordo del Santo è testimoniato nel territorio da numerose chiese ed immagini sacre a lui dedicate. Questo può spiegare come, sulle rovine del distrutto Castellonchio, sia stata costruita la piccola chiesa dedicata alla Madonna "Salus Infirmorum", con ai lati i Santi Rocco e Sebastiano, particolarmente invocati per scongiurare il pericolo di contagio.
La tradizione popolare, nel ricordo degli anziani, fa risalire la devozione alla Madonna del Castellonchio all'apparizione miracolosa della Vergine stessa.
Si racconta, infatti, che in località "Le Selve" ad alcuni pastori apparve miracolosamente la Madonna.
Il fatto si ripeté tre volte ed i pastori, devotamente, portarono in processione un'immagine della Vergine dal luogo dell'apparizione alla chiesa parrocchiale.
Inspiegabilmente, però, questa si ritrovava sulla quercia dov'era apparsa.
In quei giorni la Madonna andò in sogno ad un'inferma ed a questa espresse il desiderio che le venisse eretta una chiesina nel luogo dove, l'otto d'agosto, sarebbe nevicato.
La chiesa doveva essere grande tanto quanto il terreno che si sarebbe imbiancato di neve. Il sogno si avverò, ma per poter erigere la chiesa si dovette tagliare la quercia sulla quale la Madonna era apparsa. Dal ceppo reciso sgorgò miracolosamente dell'acqua,
che fu incanalata e condotta alle fontanelle sottostanti la chiesa.


Maria sempre generosa di grazie verso quanti a Lei si affidano, operò numerosi prodigi. Particolari miracoli si verificarono nei confronti degli infermi.
Si narra che un pastore di maiali abbia accompagnato al Castellonchio un gruppo di pellegrini fra i quali un fanciullo cieco.
Tutti si raccolsero, una volta in chiesa, in fervida preghiera ed improvvisamente il bambino gridò di vedere.
Altro fatto prodigioso racconta di una madre preoccupata perché il figlio di tre anni non era ancora in grado di camminare; ella portato il piccolo dentro una "viscella" ai piedi dell'altare, implorò la Vergine che il figlio potesse presto camminare. Mentre pregava, il bambino chiese da bere, la madre si portò alla fontana sotto la chiesa lasciando il piccolo nel cesto.
Al suo ritorno, questi sgambettava sorridente per la chiesa.
Ancora si narra che un gruppo di pastori giocava a "sassetto"; uno di loro, adirato perché il gioco gli era contrario, fece atto di scagliare un sasso verso la chiesa ma il braccio gli restò fermo nell'aria, impossibilitato a muoversi.
Si tramanda, ancora, che i devoti, la gente che era nei campi a lavorare, usavano lasciare appese alla maniglia del portone della chiesa le coroncine del rosario come gesto di fede.
Una donna ne portò via una per tenerla come ricordo ma, sulla via del ritorno, fu assalita da atroci dolori che cessarono solo dopo che ebbe riposato la coroncina al suo posto e aver pregato con fede.
Di certo moltissimi altri fatti prodigiosi operò la Madonna del Castellonchio, come testimoniano i numerosi ex voto ancora oggi visibili.
Esemplari sono le testimonianze di molti reduci della prima e della seconda guerra mondiale, che attribuiscono la salvezza della loro vita e l'aver riabbracciato i propri cari all'essersi raccomandati alla Madonna.
La devozione e l'attaccamento alla Vergine del Castellonchio è quanto mai viva, in particolar modo durante il mese di Maggio. Significativa, al riguardo, è l'espressione dei nostri avi: "

Quando senti nominar Maria non domandar più che festa sia!".

I documenti storici riferiti al santuario della Madonna del Castellonchio, comunque, permettono di fissarne l'origine nella seconda metà del secolo XV.
La notorietà di questa piccola chiesa col tempo oltrepassò i confini di Graffignano richiamando numerosi fedeli dalle vicine comunità, tanto da suscitare l'interesse delle autorità religiose diocesane. Infatti, in un Catasto della mensa vescovile di Bagnoregio redatto il 2 Gennaio 1464 dal notaio Enrico Brun di Spira, canonico della cattedrale, le chiese di San Martino in Graffignano e quella di Santa Maria del Castellonchio, figurano fra quelle che pagavano al Vescovato una procurazione.
Era questa una tassa annua fissa, dovuta alle chiese per essere esentate dalle spese che avrebbero dovuto sostenere, in caso di visita, per il Vescovo ed il suo seguito. Per ogni procurazione era imposto un fiorino, i rettori di due chiese riunite, di solito, ne pagavano due. Questo avvalora la tesi secondo la quale l'affresco, dipinto da mano ignota, sia collocabile nei modi stilistici del tardo Quattrocento.

La Madonna della Misericordia fra i Santi, infatti, fu il tema dominante della produzione iconografica dei sec. XV e XVI; inoltre, con la rappresentazione dei Santi Rocco e Sebastiano, l'artista ha voluto evidenziare la locale devozione ai due taumaturghi contro le epidemie.
Anche il titolo di Salus Infirmorum , salute degli ammalati, speranza dei sofferenti, con il quale la Madonna è venerata dà conferma che la chiesa del Castellonchio sia servita, nel passato, come lazzaretto o ricovero per i contagiati dalla peste.
La Madonna, misericordiosa, apre il suo manto offrendo protezione ai popolani oranti. Il volto della Vergine, reclinato sulla spalla destra, sereno e familiare, lascia traspirare la sua Maestà. Alla destra della Madonna è raffigurato San Sebastiano legato ad un tronco e trafitto da frecce; a sinistra San Rocco, nelle vesti di roméo, mostra una ferita sulla coscia, segno del contagio. Fanno da fondale alle tre figure dei tendaggi nelle calde tonalità dell'arancio e del verde chiaro con delicati disegni floreali.


La devozione alla Madonna, nel sec. XVI, non diminuì, tant'è vero che nel 1585 i frati francescani da poco (1582) trasferiti da San Leonardo nel nuovo convento di S. Maria Apparuta, fecero richiesta al Vescovo di Bagnoregio, Tommaso Sperandio De Corbellis di Fano (1581-1590), grazie anche all’interessamento del Signore di Graffignano Giovanni Paolo Baglioni, di essere investiti del beneficio della chiesa del Castellonchio, in località Selve.
A proposito lo storico francescano conventuale P. Maestro Bonaventura Theuli nel 1644 affermava:

" ... vi abbiamo un'altra Chiesa, piccola, lontana un miglio, sotto il titolo di Madonna del Castellonchio. Detta così per un Castello che ivi stava, com'è tradizione, e vi si celebra la festa per il primo maggio".

I Francescani ressero la chiesa fino al 1652, quando Papa Innocenzo X, con la costituzione "Instaurandae", soppresse diversi ordini religiosi e numerosi piccoli conventi. L’intento era quello di riportare ordine nelle comunità che, spesso, per l'esiguità del numero, conducevano una vita dissipata in contrasto con la disciplina religiosa.
Il patrimonio del conventino soppresso fu devoluto per istituire un cappellano che coadiuvasse il Parroco nella cura delle anime e, in particolare, officiasse la chiesa del Castellonchio. Dalle visite pastorali risulta che la chiesa rimase sempre aggregata alla cappellania del conventino: il materiale per le celebrazioni religiose era fornito dalla stessa cappellania e le funzioni venivano celebrate, solennemente, tre volte all'anno partendo in processione dalla chiesa dell'Apparuta (o conventino).


È tradizione, ancora oggi, recarsi "d'obbligo" al Santuario, il Lunedì di Pasqua, il giorno di Santo Stefano ed il primo maggio.
La nomina di un cappellano comportò che la chiesa fosse oggetto delle visite pastorali del Vescovo diocesano ogni qual volta questi compiva tale ministero nella parrocchiale di San Martino.
Il Vescovo Onofrio Elisei (1705-1721) nella visita pastorale del 1719, ordinò che venisse restaurata l'immagine della Madonna e in quella del 1754, S. E. Mons. Ubaldo Baldassini (1754-1764) diede disposizione affinché si dotasse l'altare di un baldacchino.
Nella visita pastorale del 1790 del Vescovo Martino Cordella (1789-1812), le disposizioni della Curia sono state osservate poiché la chiesa è così descritta:

" ... Ha un solo altare circondato da cornice di legno nero ... baldacchino di tela dipinto ... predella, croce e ... candelieri il tutto usato, vi è l'affresco della Madonna".
Nel sec. XIX la devozione a Maria SS.ma del Castellonchio aumentò sensibilmente: la festa veniva celebrata il 2 maggio ed un comitato specifico provvedeva ad una questua il cui ricavato sarebbe servito a rendere più solenni sia il rito religioso che le festività civili.
Risale a questo periodo uno stendardo processionale ottecentesco dipinto su tela, che riproduce l'affresco, di recente restaurato (1989).
Nel 1832, lungo la strada che conduce al Santuario, fu deciso di far costruire una fontana nella contrada detta "Le Fontanelle", ancora in uso. Questa serviva, oltre al numeroso bestiame di passaggio, di certo, anche ai pellegrini che si dirigevano al Santuario.
La notorietà di questo luogo santo crebbe a tal punto che le autorità locali, agli inizi del sec. XX, prospettarono la necessità di erigere un tempio più grande che potesse accogliere i numerosi pellegrini che si recavano, in particolare nel mese di maggio, a visitare la Madonna
Nel 1906, pertanto, il Sindaco Liborio Polverini, a seguito di precedenti colloqui con il Vescovo di Bagnoregio, S. E. Eutizio Parsi (1896-1906), inviò una lettera allo stesso con accluso il "..progetto d'ampliamento del Santuario".
Nella lettera venivano rimarcati i motivi della necessità dei lavori i quali, nonostante la considerevole somma occorrente, erano

"... reclamati da tutti i fedeli che in ogni anno accorrono numerosi anche da lontani paesi a venerare la miracolosa immagine, sia perché una forma di tempio modesta ma decente verrà indubbiamente a ravvivare la fede e la devozione verso Maria Santissima; sia infine per addimostrare apertamente che la carità cristiana sa far tesoro delle elemosine dei fedeli, custodirle gelosamente ed erogarle a tempo opportuno a beneficio della popolazione".
Il Vescovo veniva nominato Presidente Onorario dell'apposito comitato che doveva provvedere alla gestione dei fondi.


Le fondamenta del nuovo Santuario furono gettate nel 1907 e nell'anno successivo l'opera era già compiuta grazie alla partecipazione dei devoti Graffignanesi e forestieri, uomini e donne che

" ... con spirito di fede e operosità febbrile, trasportarono suIle spalle e sulla testa, entusiasticamente e gratuitamente, sassi e materiali d'ogni genere".

La nuova chiesa fu costruita orientandola in senso opposto all'antica alla quale, però, è collegata dalla sacrestia; la sua architettura semplice ed austera, invita al raccoglimento ed alla preghiera.
Ha un'unica navata ed il tetto a capriate, il presbiterio è chiuso da una balaustra di marmo (1948) che sostituisce l'originaria di legno.
Al centro del presbiterio è situata l'edicola che racchiude in una cornice di legno con vetro, l'immagine della Madonna fra i Santi.
L'unico altare, originariamente in muratura (1946), è oggi di marmo policromo.
Il distacco del miracoloso affresco fu eseguito, il 28 agosto 1910, dall'artista Paolo Dall'Osso il quale aveva disegnato anche l'edicola che doveva accoglierlo.
I libri di amministrazione riportano che per dette operazioni furono corrisposte al Dall'Osso e a suo figlio 200 lire, altre 42 lire si spesero per il vitto e l'alloggio degli stessi. Per facilitare l'operazione, l'affresco unico, fu ridotto a trittico tutt'ora visibile; l'esito positivo del distacco venne annunciato dal suono a festa delle campane ed un grande, generale entusiasmo spinse tutti, dal paese e dai campi, verso il Santuario. Erano le ore diciassette pomeridiane precise!
Così il Parroco Don Luigi Cori ricorda quei momenti:

" Il popolo Graffignanese pianse di tenerezza ed esultò rimirando attonito la dolce e cara Madre Protettrice rifulgere di nuova gloria nel novello tempio più vasto e sicuro, protestando ad Essa tutto il proprio affetto filiale e la venerazione profonda nella speranza indefettibile del Suo Patrocinio, come per tanti secoli ebbero a sperimentare i loro maggiori".


L'8 settembre 1910, giorno in cui la Chiesa ricorda la Natività di Maria SS.ma, l'arcivescovo Mons. Angelo Maria Dolci della vicina Civitella d'Agliano, inaugurò solennemente la nuova chiesa dove, nello stesso giorno, l'affresco era stato traslato.
Nel 1911 l'affresco fu ritoccato dal romano Ulderico Bellioni, in maniera poco felice e per un compenso di 40 lire. Innumerevoli ex-voto anche d'argento oggi raccolti nell'antica chiesa, testimoniano la grande devozione alla Madonna.
Numerose le fotografie di chi si affida alla Sua protezione; caratteristici i quadretti di gesso o le semplici stampe raffiguranti la S. Famiglia che un tempo ornavano il capezzale dei nostri nonni; abiti da sposa, schegge di granate e bastoni, sono la testimonianza dei prodigi operati da Maria. La costruzione del nuovo Santuario richiamò maggior numero di fedeli da ogni parte della Teverina tanto è vero che l'amministrazione, comunale il 12 marzo 1911, propose l'istituzione di due fiere di merci e bestiame, il 2 maggio e la terza domenica di settembre, nella località "...Bosco Selve prossima alla Chiesa della Madonna".
Nel settembre del 1913, il timore già comparso anni prima di una improvvisa epidemia di colera, spinse la Giunta municipale a far scorta di acido fenico e cloruro di calce quali disinfettanti e, dietro invito del Sottoprefetto, deliberò di reperire quale locale da adibire a lazzaretto

" ... la camera attigua alla Chiesa ... della Madonna del Castellonchio ... che dista dal paese circa un chilometro e mezzo e ... può contenere una ventina di letti' che sarebbero stati requisiti dai "privati del paese".


L'11 marzo 1920, di nuovo il Consiglio, considerato

"il gran concorso di gente ... nel mese di Maggio, affluente alla venerazione della Madonna detta di Castellonchio",

deliberò di istituire una fiera di merci e bestiame, il 2 maggio di ogni anno.


Non è dato sapere se, negli anni che seguirono, la fiera si effettuò; queste decisioni, tuttavia, dimostrano come il Santuario da sempre facesse parte integrante della vita non soltanto religiosa ma anche economica e sociale di Graffignano. Particolarmente viva fu la devozione verso la "Salus Infirmorum" negli anni terribili della seconda guerra mondiale i cui orrori avevano gettato gli animi nella trepidazione e nell'incertezza.
Si deve a Mons. Luigi Rosa, nominato Vescovo della Diocesi di Bagnoregio nel 1942, l'iniziativa di recarsi ogni terza domenica del mese al Santuario, a pregare per i soldati esposti al pericolo dei campi di battaglia, per coloro che si trovavano nelle angustie della prigionia e della deportazione, per i dispersi.
Le pareti del tempio si ricoprirono di centinaia di fotografie che madri e spose, a piedi nudi in segno di umile devozione, lì portarono affidando le vite dei loro cari alla Madonna.


Il 26 settembre 1943, ladri sacrileghi penetrarono nella chiesa con l’intento di appropriarsi di alcuni oggetti preziosi posti negli ex-voto.
Il rettore del Santuario, però, alcuni giorni prima, aveva messo al sicuro "l'oro della Madonna" ed i ladri poterono asportare soltanto un calice e una pisside di scarsissimo valore.
Tuttavia, delusi per il mancato colpo distrussero gran parte degli ex-voto.
Da allora, il Vescovo diede ordine che nessun oggetto di valore fosse esposto nella chiesa.
Nel maggio e giugno 1971 ci furono altri tentativi di furto e il 2 settembre 1972 i ladri, saliti sull'altare, infransero il vetro impadronendosi degli orecchini e della collana fissati sull'immagine della Vergine e divelsero dal Suo capo la corona, credendola preziosa, staccando parte dell'intonaco e deturpando così, leggermente, l'immagine.


I Graffignanesi sono stati sempre attenti al decoro del Santuario e tutto il complesso reca l'impronta della loro generosità unita a quella dei pellegrini.
Costruito il nuovo tempio, ogni occasione fu propizia per renderlo più accogliente. Nel 1926, per il 2 maggio, i paesani residenti a Roma offrirono l'acquasantiera in marmo collocata a destra dell'ingresso.
Nel 1935, in occasione del 251 anniversario della costruzione della nuova chiesa, venne posta una lapide che riporta i nomi dei cittadini che, pur lontani dal paese, offrirono il loro contributo, implorando grazia e benedizioni.
Nel 1948 fu tinteggiata la chiesa e successivamente (1953) furono rivestite di marmo le fiancate dell’altare ed eseguiti (1954), mediante cantieri-scuola, lavori di ampliamento e sistemazione della strada che dal paese porta al Santuario. Un tempo, infatti, la strada era ripida e stretta fino al fosso il quale si doveva attraversare camminando su grosse pietre che affioravano dall’acqua. Scoscesa e tortuosa, l’antica via da secoli percorsa da migliaia di pellegrini che si recavano a visitare la Madonna a piedi, con carri o a dorso d'asino finalmente è percorribile agevolmente, realizzando così il desiderio degli innumerevoli devoti alla Madonna del Castellonchio che possono raggiungere la chiesa con facilità, evitando sassi, polvere e fango.
Nella primavera del 1963, si livellò l'area circostante le chiese e furono messe a dimora diverse piante ornamentali. I suddetti lavori, effettuati per dare più "respiro" all'insieme ed agevolare il transito dei fedeli, cambiarono l'originario aspetto naturale, aspro e selvatico, intorno al complesso, che si presentava chiuso fra il dirupo e un'altura ricoperta di fitta vegetazione.
Nel 1965 fu costruita una veletta ed in essa posta la campana, dono del Vescovo Adelchi Albanesi trasferito a Viterbo (7/6/1942) e legato al Castellonchio da profonda devozione. Alla Madonna, infatti, dedicò una magnifica preghiera ed organizzò, nei quattro anni di permanenza come Vescovo di Bagnoregio, ben due pellegrinaggi a carattere diocesano, con grande affluenza di religiosi e fedeli.
L'Università Agraria, la popolazione ed il Comune, nel 1977, provvidero a rialzare ed allargare il ponte e correggere la curva alquanto pericolosa, appena le fontanelle. Ciò permetteva ai pellegrini che venivano in pullman di non scendere a Graffignano per poi proseguire a piedi.
Si portò, inoltre, l'illuminazione elettrica al Santuario. Fu recintata con staccionata la zona adiacente la chiesa, rifatto l'intonaco della facciata, furono riattati il tetto e le finestre, poste alcune panchine sul prato e fu collocata nell'interno una semplice "via crucis" in ceramica, donata da alcuni devoti.
In quello stesso anno fu presa l'iniziativa di chiudere il mese di maggio con fiaccolata e messa notturna sul piazzale.
Sempre nel 1977, aderendo all'invito del sac. Alessandro Vinciotti, rettore del Santuario del Divino Amore in Roma, l'immagine della Madonna fu portata nella sala dell'esposizione, seguita da numerosi cittadini.
Nel 1979 nella vecchia chiesa fu rifatto il pavimento, intonacate le pareti deturpate dalle scritte dei visitatori e aperte due finestre. Il locale sarebbe servito a sala convegni e studi mariani o per ritiri spirituali.
La locale Università Agraria nella primavera del 1984 provvide a recintare la parte antistante la chiesa con muretto e rete metallica, vennero costruiti servizi igienici e una scalinata che conduce, evitando l'antico percorso meno agevole, alla cosiddetta "Acqua della Madonna".
Questa sgorga dalla roccia del pianoro sul quale sorgono le due chiese. Tappa d'obbligo per i pellegrini che lì si dissetano e sono soliti bagnarsi ed attingerla con devozione segnandosi gli occhi e portandola ai malati.
In occasione dell'anno mariano (1988), indetto da S. S. Papa Giovanni Paolo II, un gruppo di volontari, "Amici del Castellonchio", provvide a far effettuare lavori di consolidamento e restauro del complesso del Santuario con una spesa che venne sostenuta da enti, istituzioni e devoti. L'anno successivo (21/5/1989) il Vescovo diocesano Mons. Fiorino Tagliaferri elegge la Madonna del Castellonchio Compatrona di Graffignano e benedice l'artistico stendardo processionale confezionato per la neonata Confraternita femminile. Nello stesso giorno, l'On. Oscar Luigi Scalfaro, ora IX Presidente della Repubblica, visitò il Santuario illustrando ai fedeli la fondamentale figura della Vergine nel disegno divino per la salvezza dell'uomo.
Nel 1990 viene sistemato, nell'oculo della facciata della chiesa, il nuovo rosone ispirato al tema "Fede, speranza e carità"; un collage di 212 pezzi ideato dall'artista romana Laura Belforti.

Gli antichi documenti descrivono la chiesa del Castellonchio " piccola e povera" " ... da parte di Mezzogiorno ... in mezzo ad una macchia ... rude e spoglia".
Tuttavia, verso la metà del sec. XIX sotto l'episcopato di Mons. Gaetano Brinciotti (1854- 1867), si provvide a nominare un rettore amministrativo del Santuario con il compito di curare e custodire le rendite raccolte in quel luogo sacro.
Ciò lascia supporre che il Castellonchio, in questo periodo, avesse una certa risonanza nella diocesi e nei dintorni. Per questo incarico venne scelto il Sig. Girolamo Paparelli, quindi, il figlio Tommaso e poi il nipote Daniele Paparelli.
Dopo la rinuncia spontanea di quest'ultimo nel 1909, il Vescovo Mons. Rinaldo Camillo Rousset (1906-1909) nominò amministratore della chiesa l'arciprete don Luigi Cori che tenne l'incarico fino al 1938.
S. E. Mons. Adelchi Albanesi affidò la gestione del Santuario, nel 1939, alla Curia che provvide all'esercizio del culto mediante sacerdoti inviati da Bagnoregio. Questo fatto non fu ben accolto dai Graffignanesi che lo consideravano una indebita ingerenza nella "loro" chiesa.
Il nuovo Vescovo, Mons. Luigi Rosa, nel 1942, affidò di nuovo la cura della chiesa al Parroco di Graffignano, don Vittorio Bartoloni; attualmente la gestione è affidata al responsabile della Parrocchia di S. Martino Vescovo.


Al Castellonchio ben si addice la definizione dell'attuale Vescovo Mons. Fiorino Tagliaferri "Cuore di Graffignano" poiché la "Madonna", da secoli venerata, costituisce luogo in cui, indistintamente, tutti i Graffignanesi ritrovano il senso della loro comune umanità e fede.

PREGHIERA A MARIA SS.ma DEL CASTELLONCHIO
Salus Infirmorum

Amatissima Maria, Madre di Dio e degli omini,
che a te ha affidato il Redentore
tuo Figlio morente
o Vergine tutta bella e tutta santa,
immensamente cara alle Persone Divine della SS. Trinità,
a cui sei unita con i vincoli più intimi possibili a semplice creatura,
gradisci il nostro umile saluto e il nostro amore.
0 tu che usi della tua onnipotenza supplichevole per perdonare, compatire, beneficare,
ascolta benigna la nostra implorazione
e guarda pietosa i nostri bisogni.

0 Madre, se lo vuoi ci puoi aiutare!
Non respingere, Madre, la preghiera che
povera ma fiduciosa
ci sgorga dal cuore che tutto spera dalla tua bontà!

Esaudisci i nostri voti,
guarisci i nostri mali,
donaci con la grazia.....
che instantemente ti chiediamo,
una nuova testimonianza della tua materna pietà,
affincbé, spinti dalla riconoscenza ad amarti, a seguirti
qui in terra, possiamo benedici eternamente in Cielo.

Adelchi, vescovo
(inizio anni Quaranta)


PREGHIERA

0 Maria, Madre Santa di Gesù e dolce mamma nostra,
Tu hai voluto lasciare in questa nostra terra
il segno della Tua presenza e del Tuo affetto
mostrandoti alla nostra gente
che in Tuo onore ha costruito questo Santuario
dove da secoli Tu sei onorata ed invocata.

Con il tuo aiuto noi ci impegnamo ad essere fedeli a Cristo
ed a vivere gli insegnamenti del Vangelo.

Proteggi la nostra salute, il nostro lavoro
e conserva la pace nel nostro paese.

Difendi l'amore sacro e fedele degli sposi
e l'affetto sincero tra genitori e figli,
affinché ogni nostra famiglia cresca sempre più cristiana.

Ispira ai giovani l'entusiasmo delle scelte cristiane,
assisti i nostri bambini,
conforta gli ammalati e gli anziani
ed insegnaci a volerci bene, nella gioia e nella fatica,
lungo tutto il cammino della vita,
o nostra Madonna del Castellonchio.

Fiorino, vescovo
(maggio 1993)

 

IL SANTUARIO È OFFICIATO:

  • Il 10 maggio, festa della Madonna del Castellonchio
  • Tutte le domeniche di maggio
  • Ultimo sabato di maggio, conclusione delle celebrazioni mariane con fiaccolata (partenza da Graffignano, sagrato della Chiesa Parrocchiale, alle ore 21 circa) e celebrazione S.Messa sul piazzale del Santuario
  • il Lunedì dell'Angelo
  • Tutte le domeniche, da maggio a settembre, si celebrano S. Messe.
  • il 26 dicembre, festa di S.Stefano

Per informazioni più dettagliate, rivolgersi a:
Parrocchia "San Martino Vescovo"
(Abitazione del Parroco) - Piazza G. Marconi n. 14
Tel. 0761/901020.





Selva Pagana era un'ampia tenuta appartenente a diversi proprietari, situata al di qua del Tevere fra i territori dei castelli di Sipicciano, Torena, Roccalvecce e Civitella d'Agliano.
In essa vi era la chiesa di San Leonardo, una cappella dedicata alla Madonna ed un ospedale per i lebbrosi, fatto costruire dal nobile Bonconte da Persano, le cui strutture - successivamente - furono utilizzate dai frati francescani che ressero la chiesa.

Da tempo immemorabile la Vergine del Castellonchio riscuote venerazione anche tra gli abitanti di Montefiascone dovuta a particolari grazie dispensate dalla Madonna.
Un tempo, come alcuni testimoniano, i pellegrini provenienti da quella località si davano appuntamento nella zona di montesecco, al crocevia di S. Angelo e da lì, processionalmente, lungo la strada di campagna che conduce alle "Selve", arrivavano al Santuario.

Mons. Luigi Rosa "fin dalla sua nomina a Vescovo di Bagnoregio, si è sempre trovato vicino ai suoi diocesani con animo generoso e paterno verso i sofferenti ed intrepido nell'affrontare i prepotenti, come avvenuto durante l'occupazione tedesca dal settembre 1943 al giugno 1944".
In occasione delle solenni celebrazioni del XXV anno del suo Episcopato (8/l0/1967), il Comune di Graffignano offri un contributo di £ 78.000 (pari a £ 300 per ogni abitante; la popolazione contava 2.600 unità, compresa la frazione di Sipicciano) da elargire al Sindaco di Bagnoregio (delibera n. 68 dell'8/9/1967 G.M.) per l'acquisto di un dono unico dei Comuni della Diocesi.
Per la stessa occasione, con separato atto deliberativo n. 69 dell'8/9/67, inoltre, la Giunta Municipale propose alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il conferimento a S. E. Mons. L. Rosa, della Commenda al merito della Repubblica Italiana.
Al Vescovo L. Rosa, don Vittorio Bartoloni, Parroco di Graffignano, intitolò la sala cinematografica parrocchiale.

L' "Oro della Madonna", consistente in numerosi oggetti preziosi, segno evidente di grazie e profonda pietà, è stato oggi inventariato e messo al sicuro.
 

tratto da
"La Madonna del Castellonchio"
di

Tommaso Bernardini
Angelo Tanzella

 

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