Distante
un chilometro e mezzo circa dall'abitato di
Graffignano, verso sud ovest, in località Selve
sorge, sulle rovine di un antico castello, il
complesso della Madonna del Castellonchio.
Il toponimo è un diminutivo di "castellum"
(latino = fortezza, castello) inteso come piccola
fortificazione, di proprietà di uno dei condomini
della tenuta di Selva Pagana. |
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Tale castello
sorgeva al centro di un vasto territorio intensamente
coltivato a cereali ed in seguito, nel sec. XVII, lasciato a
macchia ai tempi della contessa Domitilla Cesi.
Poco lontano passava la strada, "della Carrozza",
antica arteria che dal Tevere conduceva, attraversando il
territorio di Selva Pagana, ai castelli di Roccalvecce e
Celleno e quindi a Montefiascone e Viterbo.
Pertanto, a motivo della sua posizione strategica, nel 1316,
la comunità di Orvieto, in lotta con quella di Viterbo per il
predominio nella Teverina, distrusse il Castellonchio ed altre
località vicine (Sipicciano) per vendicare le scorrerie ed i
saccheggi operati a suo danno dai Viterbesi.
Sono visibili ancora oggi le fondamenta di un consistente
fabbricato alla base della vecchia chiesa e numerosi frammenti
fittili, tegoloni a ceramica medioevale; nel corso di lavori
di livellamento eseguiti nel 1963 sono stati riportati alla
luce diversi resti umani.
Nei tristi
anni del sec. XIV, sconvolti da lotte intestine e da violenza
di ogni genere, frequenti erano carestie e pestilenze che
decimavano inesorabilmente le popolazioni o costringevano i
derelitti ad abbandonare i centri abitati per cercare rifugio
nelle campagne. Le rovine del Castellonchio, di certo,
costituirono sicuro asilo a quanti, ammalati e sofferenti,
venivano allontanati dalle comunità.
Giova ricordare l'infuriare della terribile peste nera che
sconvolse tutta l'Europa negli anni tra il 1347 ed il 1350.
È documentato che anche il territorio della Tuscia (Orvieto,
Montefiascone, Bagnoregio, Acquapendente) fu colpito dalla
pestilenza tanto che San Rocco, nel suo pellegrinare verso
Roma, si fermò nel Viterbese prestando assistenza ai malati e
operando miracolose guarigioni.
Il ricordo del Santo è testimoniato nel territorio da
numerose chiese ed immagini sacre a lui dedicate. Questo può
spiegare come, sulle rovine del distrutto Castellonchio, sia
stata costruita la piccola chiesa dedicata alla Madonna "Salus
Infirmorum", con ai lati i Santi Rocco e Sebastiano,
particolarmente invocati per scongiurare il pericolo di
contagio.
La tradizione popolare, nel
ricordo degli anziani, fa risalire la devozione alla Madonna
del Castellonchio all'apparizione miracolosa della Vergine
stessa.
Si racconta, infatti, che in località "Le Selve"
ad alcuni pastori apparve miracolosamente la Madonna.
Il fatto si ripeté tre volte ed i pastori, devotamente,
portarono in processione un'immagine della Vergine dal luogo
dell'apparizione alla chiesa parrocchiale.
Inspiegabilmente, però, questa si ritrovava sulla quercia
dov'era apparsa.
In quei giorni la Madonna andò in sogno ad un'inferma ed a
questa espresse il desiderio che le venisse eretta una
chiesina nel luogo dove, l'otto d'agosto, sarebbe nevicato.
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La
chiesa doveva essere grande tanto quanto il terreno
che si sarebbe imbiancato di neve.
Il sogno si avverò, ma per poter erigere la chiesa si
dovette tagliare la quercia sulla quale la Madonna era
apparsa. Dal ceppo reciso sgorgò miracolosamente
dell'acqua, |
che fu
incanalata e condotta alle fontanelle sottostanti la chiesa.
Maria sempre generosa di grazie verso quanti a Lei si
affidano, operò numerosi prodigi. Particolari miracoli si
verificarono nei confronti degli infermi.
Si narra che un pastore di maiali abbia accompagnato al
Castellonchio un gruppo di pellegrini fra i quali un fanciullo
cieco.
Tutti si raccolsero, una volta in chiesa, in fervida preghiera
ed improvvisamente il bambino gridò di vedere.
Altro fatto prodigioso racconta di una madre preoccupata perché
il figlio di tre anni non era ancora in grado di camminare;
ella portato il piccolo dentro una "viscella"
ai piedi dell'altare, implorò la Vergine che il figlio
potesse presto camminare. Mentre pregava, il bambino chiese da
bere, la madre si portò alla fontana sotto la chiesa
lasciando il piccolo nel cesto.
Al suo ritorno, questi sgambettava sorridente per la chiesa.
Ancora si narra che un gruppo di pastori giocava a "sassetto";
uno di loro, adirato perché il gioco gli era contrario, fece
atto di scagliare un sasso verso la chiesa ma il braccio gli
restò fermo nell'aria, impossibilitato a muoversi.
Si tramanda, ancora, che i devoti, la gente che era nei campi
a lavorare, usavano lasciare appese alla maniglia del portone
della chiesa le coroncine del rosario come gesto di fede.
Una donna ne portò via una per tenerla come ricordo ma, sulla
via del ritorno, fu assalita da atroci dolori che cessarono
solo dopo che ebbe riposato la coroncina al suo posto e aver
pregato con fede.
Di certo moltissimi altri fatti prodigiosi operò la Madonna
del Castellonchio, come testimoniano i numerosi ex voto ancora
oggi visibili.
Esemplari sono le testimonianze di molti reduci della prima e
della seconda guerra mondiale, che attribuiscono la salvezza
della loro vita e l'aver riabbracciato i propri cari
all'essersi raccomandati alla Madonna.
La devozione e l'attaccamento alla Vergine del Castellonchio
è quanto mai viva, in particolar modo durante il mese di
Maggio. Significativa, al riguardo, è l'espressione dei
nostri avi: "
Quando senti nominar Maria non domandar più che festa sia!".
I documenti
storici riferiti al santuario della Madonna del Castellonchio,
comunque, permettono di fissarne l'origine nella seconda metà
del secolo XV.
La notorietà di questa piccola chiesa col tempo oltrepassò i
confini di Graffignano richiamando numerosi fedeli dalle
vicine comunità, tanto da suscitare l'interesse delle autorità
religiose diocesane. Infatti, in un Catasto della mensa
vescovile di Bagnoregio redatto il 2 Gennaio 1464 dal notaio
Enrico Brun di Spira, canonico della cattedrale, le chiese di
San Martino in Graffignano e quella di Santa Maria del
Castellonchio, figurano fra quelle che pagavano al Vescovato
una procurazione.
Era questa una tassa annua fissa, dovuta alle chiese per
essere esentate dalle spese che avrebbero dovuto sostenere, in
caso di visita, per il Vescovo ed il suo seguito. Per ogni
procurazione era imposto un fiorino, i rettori di due chiese
riunite, di solito, ne pagavano due. Questo avvalora la tesi
secondo la quale l'affresco, dipinto da mano ignota, sia
collocabile nei modi stilistici del tardo Quattrocento.
La Madonna della
Misericordia fra i Santi, infatti, fu il tema dominante della
produzione iconografica dei sec. XV e XVI; inoltre, con la
rappresentazione dei Santi Rocco e Sebastiano, l'artista ha
voluto evidenziare la locale devozione ai due taumaturghi
contro le epidemie.
Anche il titolo di Salus Infirmorum , salute degli ammalati,
speranza dei sofferenti, con il quale la Madonna è venerata dà
conferma che la chiesa del Castellonchio sia servita, nel
passato, come lazzaretto o ricovero per i contagiati dalla
peste.
La Madonna, misericordiosa, apre il suo manto offrendo
protezione ai popolani oranti. Il volto della Vergine,
reclinato sulla spalla destra, sereno e familiare, lascia
traspirare la sua Maestà. Alla destra della Madonna è
raffigurato San Sebastiano legato ad un tronco e trafitto da
frecce; a sinistra San Rocco, nelle vesti di roméo, mostra
una ferita sulla coscia, segno del contagio. Fanno da fondale
alle tre figure dei tendaggi nelle calde tonalità
dell'arancio e del verde chiaro con delicati disegni floreali.
La devozione alla Madonna, nel sec. XVI, non diminuì, tant'è
vero che nel 1585 i frati francescani da poco (1582)
trasferiti da San Leonardo nel nuovo convento di S. Maria
Apparuta, fecero richiesta al Vescovo di Bagnoregio, Tommaso
Sperandio De Corbellis di Fano (1581-1590), grazie anche
all’interessamento del Signore di Graffignano Giovanni Paolo
Baglioni, di essere investiti del beneficio della chiesa del
Castellonchio, in località Selve.
A proposito lo storico francescano conventuale P. Maestro
Bonaventura Theuli nel 1644 affermava:
" ... vi abbiamo un'altra Chiesa, piccola, lontana un
miglio, sotto il titolo di Madonna del Castellonchio. Detta
così per un Castello che ivi stava, com'è tradizione, e vi
si celebra la festa per il primo maggio".
I Francescani ressero la chiesa fino al 1652, quando Papa
Innocenzo X, con la costituzione "Instaurandae",
soppresse diversi ordini religiosi e numerosi piccoli
conventi. L’intento era quello di riportare ordine nelle
comunità che, spesso, per l'esiguità del numero, conducevano
una vita dissipata in contrasto con la disciplina religiosa.
Il patrimonio del conventino soppresso fu devoluto per
istituire un cappellano che coadiuvasse il Parroco nella cura
delle anime e, in particolare, officiasse la chiesa del
Castellonchio. Dalle visite pastorali risulta che la chiesa
rimase sempre aggregata alla cappellania del conventino: il
materiale per le celebrazioni religiose era fornito dalla
stessa cappellania e le funzioni venivano celebrate,
solennemente, tre volte all'anno partendo in processione dalla
chiesa dell'Apparuta (o conventino).
È tradizione, ancora oggi, recarsi "d'obbligo"
al Santuario, il Lunedì di Pasqua, il giorno di Santo Stefano
ed il primo maggio.
La nomina di un cappellano comportò che la chiesa fosse
oggetto delle visite pastorali del Vescovo diocesano ogni qual
volta questi compiva tale ministero nella parrocchiale di San
Martino.
Il Vescovo Onofrio Elisei (1705-1721) nella visita pastorale
del 1719, ordinò che venisse restaurata l'immagine della
Madonna e in quella del 1754, S. E. Mons. Ubaldo Baldassini
(1754-1764) diede disposizione affinché si dotasse l'altare
di un baldacchino.
Nella visita pastorale del 1790 del Vescovo Martino Cordella
(1789-1812), le disposizioni della Curia sono state osservate
poiché la chiesa è così descritta:
" ... Ha un solo altare circondato da cornice di legno
nero ... baldacchino di tela dipinto ... predella, croce e ...
candelieri il tutto usato, vi è l'affresco della Madonna".
Nel sec. XIX la devozione a Maria SS.ma del Castellonchio
aumentò sensibilmente: la festa veniva celebrata il 2 maggio
ed un comitato specifico provvedeva ad una questua il cui
ricavato sarebbe servito a rendere più solenni sia il rito
religioso che le festività civili.
Risale a questo periodo uno stendardo processionale
ottecentesco dipinto su tela, che riproduce l'affresco, di
recente restaurato (1989).
Nel 1832, lungo la strada che conduce al Santuario, fu deciso
di far costruire una fontana nella contrada detta "Le
Fontanelle", ancora in uso. Questa serviva, oltre al
numeroso bestiame di passaggio, di certo, anche ai pellegrini
che si dirigevano al Santuario.
La notorietà di questo luogo santo crebbe a tal punto che le
autorità locali, agli inizi del sec. XX, prospettarono la
necessità di erigere un tempio più grande che potesse
accogliere i numerosi pellegrini che si recavano, in
particolare nel mese di maggio, a visitare la Madonna
Nel 1906, pertanto, il Sindaco Liborio Polverini, a seguito di
precedenti colloqui con il Vescovo di Bagnoregio, S. E.
Eutizio Parsi (1896-1906), inviò una lettera allo stesso con
accluso il "..progetto d'ampliamento del Santuario".
Nella lettera venivano rimarcati i motivi della necessità dei
lavori i quali, nonostante la considerevole somma occorrente,
erano
"... reclamati da tutti i fedeli che in ogni anno
accorrono numerosi anche da lontani paesi a venerare la
miracolosa immagine, sia perché una forma di tempio modesta
ma decente verrà indubbiamente a ravvivare la fede e la
devozione verso Maria Santissima; sia infine per addimostrare
apertamente che la carità cristiana sa far tesoro delle
elemosine dei fedeli, custodirle gelosamente ed erogarle a
tempo opportuno a beneficio della popolazione".
Il Vescovo veniva nominato Presidente Onorario dell'apposito
comitato che doveva provvedere alla gestione dei fondi.
Le fondamenta del nuovo Santuario furono gettate nel 1907 e
nell'anno successivo l'opera era già compiuta grazie alla
partecipazione dei devoti Graffignanesi e forestieri, uomini e
donne che
" ... con spirito di fede e operosità febbrile,
trasportarono suIle spalle e sulla testa, entusiasticamente e
gratuitamente, sassi e materiali d'ogni genere".
La nuova chiesa fu costruita orientandola in senso opposto
all'antica alla quale, però, è collegata dalla sacrestia; la
sua architettura semplice ed austera, invita al raccoglimento
ed alla preghiera.
Ha un'unica navata ed il tetto a capriate, il presbiterio è
chiuso da una balaustra di marmo (1948) che sostituisce
l'originaria di legno.
Al centro del presbiterio è situata l'edicola che racchiude
in una cornice di legno con vetro, l'immagine della Madonna
fra i Santi.
L'unico altare, originariamente in muratura (1946), è oggi di
marmo policromo.
Il distacco del miracoloso affresco fu eseguito, il 28 agosto
1910, dall'artista Paolo Dall'Osso il quale aveva disegnato
anche l'edicola che doveva accoglierlo.
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I
libri di amministrazione riportano che per dette
operazioni furono corrisposte al Dall'Osso e a suo
figlio 200 lire, altre 42 lire si spesero per il vitto
e l'alloggio degli stessi. Per facilitare
l'operazione, l'affresco unico, fu ridotto a trittico
tutt'ora visibile; l'esito positivo del distacco venne
annunciato dal suono a festa delle campane ed un
grande, generale entusiasmo spinse tutti, dal paese e
dai campi, verso il Santuario. Erano le ore
diciassette pomeridiane precise! |
Così il Parroco
Don Luigi Cori ricorda quei momenti:
" Il popolo Graffignanese pianse di tenerezza ed esultò
rimirando attonito la dolce e cara Madre Protettrice rifulgere
di nuova gloria nel novello tempio più vasto e sicuro,
protestando ad Essa tutto il proprio affetto filiale e la
venerazione profonda nella speranza indefettibile del Suo
Patrocinio, come per tanti secoli ebbero a sperimentare i loro
maggiori".
L'8 settembre 1910, giorno in cui la Chiesa ricorda la Natività
di Maria SS.ma, l'arcivescovo Mons. Angelo Maria Dolci della
vicina Civitella d'Agliano, inaugurò solennemente la nuova
chiesa dove, nello stesso giorno, l'affresco era stato
traslato.
Nel 1911 l'affresco fu ritoccato dal romano Ulderico Bellioni,
in maniera poco felice e per un compenso di 40 lire.
Innumerevoli ex-voto anche d'argento oggi raccolti nell'antica
chiesa, testimoniano la grande devozione alla Madonna.
Numerose le fotografie di chi si affida alla Sua protezione;
caratteristici i quadretti di gesso o le semplici stampe
raffiguranti la S. Famiglia che un tempo ornavano il capezzale
dei nostri nonni; abiti da sposa, schegge di granate e
bastoni, sono la testimonianza dei prodigi operati da Maria.
La costruzione del nuovo Santuario richiamò maggior numero di
fedeli da ogni parte della Teverina tanto è vero che
l'amministrazione, comunale il 12 marzo 1911, propose
l'istituzione di due fiere di merci e bestiame, il 2 maggio e
la terza domenica di settembre, nella località "...Bosco
Selve prossima alla Chiesa della Madonna".
Nel settembre del 1913, il timore già comparso anni prima di
una improvvisa epidemia di colera, spinse la Giunta municipale
a far scorta di acido fenico e cloruro di calce quali
disinfettanti e, dietro invito del Sottoprefetto, deliberò di
reperire quale locale da adibire a lazzaretto
" ... la camera attigua alla Chiesa ... della Madonna
del Castellonchio ... che dista dal paese circa un chilometro
e mezzo e ... può contenere una ventina di letti' che
sarebbero stati requisiti dai "privati del paese".
L'11 marzo 1920, di nuovo il Consiglio, considerato
"il gran concorso di gente ... nel mese di Maggio,
affluente alla venerazione della Madonna detta di
Castellonchio",
deliberò di istituire una fiera di merci e bestiame, il 2
maggio di ogni anno.
Non è dato sapere se, negli anni che seguirono, la fiera si
effettuò; queste decisioni, tuttavia, dimostrano come il
Santuario da sempre facesse parte integrante della vita non
soltanto religiosa ma anche economica e sociale di Graffignano.
Particolarmente viva fu la devozione verso la "Salus
Infirmorum" negli anni terribili della seconda guerra
mondiale i cui orrori avevano gettato gli animi nella
trepidazione e nell'incertezza.
Si deve a Mons. Luigi Rosa, nominato Vescovo della Diocesi di
Bagnoregio nel 1942, l'iniziativa di recarsi ogni terza
domenica del mese al Santuario, a pregare per i soldati
esposti al pericolo dei campi di battaglia, per coloro che si
trovavano nelle angustie della prigionia e della deportazione,
per i dispersi.
Le pareti del tempio si ricoprirono di centinaia di fotografie
che madri e spose, a piedi nudi in segno di umile devozione, lì
portarono affidando le vite dei loro cari alla Madonna.
Il 26 settembre 1943, ladri sacrileghi penetrarono nella
chiesa con l’intento di appropriarsi di alcuni oggetti
preziosi posti negli ex-voto.
Il rettore del Santuario, però, alcuni giorni prima, aveva
messo al sicuro "l'oro della Madonna" ed i ladri
poterono asportare soltanto un calice e una pisside di
scarsissimo valore.
Tuttavia, delusi per il mancato colpo distrussero gran parte
degli ex-voto.
Da allora, il Vescovo diede ordine che nessun oggetto di
valore fosse esposto nella chiesa.
Nel maggio e giugno 1971 ci furono altri tentativi di furto e
il 2 settembre 1972 i ladri, saliti sull'altare, infransero il
vetro impadronendosi degli orecchini e della collana fissati
sull'immagine della Vergine e divelsero dal Suo capo la
corona, credendola preziosa, staccando parte dell'intonaco e
deturpando così, leggermente, l'immagine.
I Graffignanesi sono stati sempre attenti al decoro del
Santuario e tutto il complesso reca l'impronta della loro
generosità unita a quella dei pellegrini.
Costruito il nuovo tempio, ogni occasione fu propizia per
renderlo più accogliente. Nel 1926, per il 2 maggio, i
paesani residenti a Roma offrirono l'acquasantiera in marmo
collocata a destra dell'ingresso.
Nel 1935, in occasione del 251 anniversario della costruzione
della nuova chiesa, venne posta una lapide che riporta i nomi
dei cittadini che, pur lontani dal paese, offrirono il loro
contributo, implorando grazia e benedizioni.
Nel 1948 fu tinteggiata la chiesa e successivamente (1953)
furono rivestite di marmo le fiancate dell’altare ed
eseguiti (1954), mediante cantieri-scuola, lavori di
ampliamento e sistemazione della strada che dal paese porta al
Santuario.
Un tempo, infatti, la strada era ripida e stretta fino al
fosso il quale si doveva attraversare camminando su grosse
pietre che affioravano dall’acqua. Scoscesa e tortuosa,
l’antica via da secoli percorsa da migliaia di pellegrini
che si recavano a visitare la Madonna a piedi, con carri o a
dorso d'asino finalmente è percorribile agevolmente,
realizzando così il desiderio degli innumerevoli devoti alla
Madonna del Castellonchio che possono raggiungere la chiesa
con facilità, evitando sassi, polvere e fango.
Nella primavera del 1963, si livellò l'area circostante le
chiese e furono messe a dimora diverse piante ornamentali. I
suddetti lavori, effettuati per dare più "respiro"
all'insieme ed agevolare il transito dei fedeli, cambiarono
l'originario aspetto naturale, aspro e selvatico, intorno al
complesso, che si presentava chiuso fra il dirupo e un'altura
ricoperta di fitta vegetazione.
Nel 1965 fu costruita una veletta ed in essa posta la campana,
dono del Vescovo Adelchi Albanesi trasferito a Viterbo
(7/6/1942) e legato al Castellonchio da profonda devozione.
Alla Madonna, infatti, dedicò una magnifica preghiera ed
organizzò, nei quattro anni di permanenza come Vescovo di
Bagnoregio, ben due pellegrinaggi a carattere diocesano, con
grande affluenza di religiosi e fedeli.
L'Università Agraria, la popolazione ed il Comune, nel 1977,
provvidero a rialzare ed allargare il ponte e correggere la
curva alquanto pericolosa, appena le fontanelle. Ciò
permetteva ai pellegrini che venivano in pullman di non
scendere a Graffignano per poi proseguire a piedi.
Si portò, inoltre, l'illuminazione elettrica al Santuario. Fu
recintata con staccionata la zona adiacente la chiesa, rifatto
l'intonaco della facciata, furono riattati il tetto e le
finestre, poste alcune panchine sul prato e fu collocata
nell'interno una semplice "via crucis" in
ceramica, donata da alcuni devoti.
In quello stesso anno fu presa l'iniziativa di chiudere il
mese di maggio con fiaccolata e messa notturna sul piazzale.
Sempre nel 1977, aderendo all'invito del sac. Alessandro
Vinciotti, rettore del Santuario del Divino Amore in Roma,
l'immagine della Madonna fu portata nella sala
dell'esposizione, seguita da numerosi cittadini.
Nel 1979 nella vecchia chiesa fu rifatto il pavimento,
intonacate le pareti deturpate dalle scritte dei visitatori e
aperte due finestre. Il locale sarebbe servito a sala convegni
e studi mariani o per ritiri spirituali.
La locale Università Agraria nella primavera del 1984
provvide a recintare la parte antistante la chiesa con muretto
e rete metallica, vennero costruiti servizi igienici e una
scalinata che conduce, evitando l'antico percorso meno
agevole, alla cosiddetta "Acqua della Madonna".
Questa sgorga dalla roccia del pianoro sul quale sorgono le
due chiese. Tappa d'obbligo per i pellegrini che lì si
dissetano e sono soliti bagnarsi ed attingerla con devozione
segnandosi gli occhi e portandola ai malati.
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In
occasione dell'anno mariano (1988), indetto da S. S.
Papa Giovanni Paolo II, un gruppo di volontari, "Amici
del Castellonchio", provvide a far effettuare
lavori di consolidamento e restauro del complesso del
Santuario con una spesa che venne sostenuta da enti,
istituzioni e devoti. L'anno successivo (21/5/1989) il
Vescovo diocesano Mons. Fiorino Tagliaferri elegge la
Madonna del Castellonchio Compatrona di Graffignano e
benedice l'artistico stendardo processionale
confezionato per la neonata Confraternita femminile.
Nello stesso giorno, l'On. Oscar Luigi Scalfaro, ora
IX Presidente della Repubblica, visitò il Santuario
illustrando ai fedeli la fondamentale figura della
Vergine nel disegno divino per la salvezza dell'uomo. |
Nel 1990 viene
sistemato, nell'oculo della facciata della chiesa, il nuovo
rosone ispirato al tema "Fede, speranza e carità";
un collage di 212 pezzi ideato dall'artista romana Laura
Belforti.
Gli antichi documenti descrivono la chiesa del Castellonchio
" piccola e povera" " ... da parte di
Mezzogiorno ... in mezzo ad una macchia ... rude e spoglia".
Tuttavia, verso la metà del sec. XIX sotto l'episcopato di
Mons. Gaetano Brinciotti (1854- 1867), si provvide a nominare
un rettore amministrativo del Santuario con il compito di
curare e custodire le rendite raccolte in quel luogo sacro.
Ciò lascia supporre che il Castellonchio, in questo periodo,
avesse una certa risonanza nella diocesi e nei dintorni. Per
questo incarico venne scelto il Sig. Girolamo Paparelli,
quindi, il figlio Tommaso e poi il nipote Daniele Paparelli.
Dopo la rinuncia spontanea di quest'ultimo nel 1909, il
Vescovo Mons. Rinaldo Camillo Rousset (1906-1909) nominò
amministratore della chiesa l'arciprete don Luigi Cori che
tenne l'incarico fino al 1938.
S. E. Mons. Adelchi Albanesi affidò la gestione del
Santuario, nel 1939, alla Curia che provvide all'esercizio del
culto mediante sacerdoti inviati da Bagnoregio. Questo fatto
non fu ben accolto dai Graffignanesi che lo consideravano una
indebita ingerenza nella "loro" chiesa.
Il nuovo Vescovo, Mons. Luigi Rosa, nel 1942, affidò di nuovo
la cura della chiesa al Parroco di Graffignano, don Vittorio
Bartoloni; attualmente la gestione è affidata al responsabile
della Parrocchia di S. Martino Vescovo.
Al Castellonchio ben si addice la definizione dell'attuale
Vescovo Mons. Fiorino Tagliaferri "Cuore di
Graffignano" poiché la "Madonna",
da secoli venerata, costituisce luogo in cui, indistintamente,
tutti i Graffignanesi ritrovano il senso della loro comune
umanità e fede.
PREGHIERA A MARIA SS.ma DEL CASTELLONCHIO
Salus Infirmorum
Amatissima Maria, Madre di Dio e degli omini,
che a te ha affidato il Redentore
tuo Figlio morente
o Vergine tutta bella e tutta santa,
immensamente cara alle Persone Divine della SS. Trinità,
a cui sei unita con i vincoli più intimi possibili a semplice
creatura,
gradisci il nostro umile saluto e il nostro amore.
0 tu che usi della tua onnipotenza supplichevole per
perdonare, compatire, beneficare,
ascolta benigna la nostra implorazione
e guarda pietosa i nostri bisogni.
0 Madre, se lo vuoi ci puoi aiutare!
Non respingere, Madre, la preghiera che
povera ma fiduciosa
ci sgorga dal cuore che tutto spera dalla tua bontà!
Esaudisci i nostri voti,
guarisci i nostri mali,
donaci con la grazia.....
che instantemente ti chiediamo,
una nuova testimonianza della tua materna pietà,
affincbé, spinti dalla riconoscenza ad amarti, a seguirti
qui in terra, possiamo benedici eternamente in Cielo.
Adelchi,
vescovo
(inizio anni Quaranta)
PREGHIERA
0 Maria, Madre Santa di Gesù e dolce mamma nostra,
Tu hai voluto lasciare in questa nostra terra
il segno della Tua presenza e del Tuo affetto
mostrandoti alla nostra gente
che in Tuo onore ha costruito questo Santuario
dove da secoli Tu sei onorata ed invocata.
Con il tuo aiuto noi ci impegnamo ad essere fedeli a Cristo
ed a vivere gli insegnamenti del Vangelo.
Proteggi la nostra salute, il nostro lavoro
e conserva la pace nel nostro paese.
Difendi l'amore sacro e fedele degli sposi
e l'affetto sincero tra genitori e figli,
affinché ogni nostra famiglia cresca sempre più cristiana.
Ispira ai giovani l'entusiasmo delle scelte cristiane,
assisti i nostri bambini,
conforta gli ammalati e gli anziani
ed insegnaci a volerci bene, nella gioia e nella fatica,
lungo tutto il cammino della vita,
o nostra Madonna del Castellonchio.
Fiorino,
vescovo
(maggio 1993)
IL SANTUARIO È OFFICIATO:
- Il 10
maggio, festa della Madonna del Castellonchio
- Tutte le
domeniche di maggio
- Ultimo
sabato di maggio, conclusione delle celebrazioni mariane
con fiaccolata (partenza da Graffignano, sagrato della
Chiesa Parrocchiale, alle ore 21 circa) e celebrazione
S.Messa sul piazzale del Santuario
- il Lunedì
dell'Angelo
- Tutte le
domeniche, da maggio a settembre, si celebrano S. Messe.
- il 26
dicembre, festa di S.Stefano
Per
informazioni più dettagliate, rivolgersi a:
Parrocchia "San Martino Vescovo"
(Abitazione del Parroco) - Piazza G. Marconi n. 14
Tel. 0761/901020.
Selva Pagana era
un'ampia tenuta appartenente a diversi proprietari, situata al
di qua del Tevere fra i territori dei castelli di Sipicciano,
Torena, Roccalvecce e Civitella d'Agliano.
In essa vi era la chiesa di San Leonardo, una cappella
dedicata alla Madonna ed un ospedale per i lebbrosi, fatto
costruire dal nobile Bonconte da Persano, le cui strutture -
successivamente - furono utilizzate dai frati francescani che
ressero la chiesa.
Da tempo immemorabile la Vergine del
Castellonchio riscuote venerazione anche tra gli abitanti di
Montefiascone dovuta a particolari grazie dispensate dalla
Madonna.
Un tempo, come alcuni testimoniano, i pellegrini
provenienti da quella località si davano appuntamento nella
zona di montesecco, al crocevia di S. Angelo e da lì,
processionalmente, lungo la strada di campagna che conduce
alle "Selve", arrivavano al Santuario.
Mons. Luigi Rosa "fin
dalla sua nomina a Vescovo di Bagnoregio, si è sempre trovato
vicino ai suoi diocesani con animo generoso e paterno verso i
sofferenti ed intrepido nell'affrontare i prepotenti, come
avvenuto durante l'occupazione tedesca dal settembre 1943 al
giugno 1944".
In occasione delle solenni celebrazioni del XXV anno del suo
Episcopato (8/l0/1967), il Comune di Graffignano offri un
contributo di £ 78.000 (pari a £ 300 per ogni abitante; la
popolazione contava 2.600 unità, compresa la frazione di
Sipicciano) da elargire al Sindaco di Bagnoregio (delibera n.
68 dell'8/9/1967 G.M.) per l'acquisto di un dono unico dei
Comuni della Diocesi.
Per la stessa occasione, con separato atto deliberativo n. 69
dell'8/9/67, inoltre, la Giunta Municipale propose alla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, il conferimento a S. E.
Mons. L. Rosa, della Commenda al merito della Repubblica
Italiana.
Al Vescovo L. Rosa, don Vittorio Bartoloni, Parroco di
Graffignano, intitolò la sala cinematografica parrocchiale.
L' "Oro della Madonna", consistente
in numerosi oggetti preziosi, segno evidente di grazie e
profonda pietà, è stato oggi inventariato e messo al sicuro. |