Le
Origini del Santuario
di
Nostra Signora
di Montallegro
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Le
origini
L’origine
del Santuario è dovuta ad una apparizione di Maria SS. Il contadino
Giovanni Chichizola della vicina parrocchia di Canevale stava
ritornando da Rapallo al suo paese e al termine della sua lunga
salita, riprendeva fiato. Era il mezzogiorno del 2 luglio 1557,
quando improvvisamente in un bagliore di luce una Signora gli
apparve e con voce soave gli disse:"Non
temere Giovanni, io sono Maria, la Madre di Dio. Annuncia ai
Rapallesi la mia apparizione e di loro che qui voglio essere
onorata. Questo piccolo quadro, portato per ministero angelico dalla
Grecia, lo lascio loro come pegno di particolare predilezione.
Digiunate il Sabato".
Poco tempo dopo l’Arcivescovo di Genova, Mons. Gerolamo Sauli inviò
sul monte il vicario generale insieme a due inquisitori, al fine di
controllare i fatti. Il 6 agosto 1558, Mons. Egidio Falceta,
terminate le indagini, emetteva due decreti nei quali si ordinava la
costruzione di una chiesa in onore della Vergine ed un’ospizio per
i pellegrini. Da quel momento molti pellegrini cominciarono ad
affluire da ogni parte e si parlò di miracoli.
1593:
quando a Montallegro salì il primo Vescovo Diocesano
Dopo
l'accertata ascesa di Mons. Falceta al colle dell'Apparizione per la
consacrazione nel 1558, si dovettero attendere quasi quarant'anni
perchè il Vescovo della diocesi salisse al monte Berzarino, poi
monte dell'allegrezza.
E' del 23
ottobre 1593, infatti la visita che mons. Alessandro Centurione,
Arcivescovo di Genova. L'atto relativo, registrato dallo zelante
cancelliere della Curia genovese Giacomo Cuneo, si limita però ad
indicare: "Visitata fuit
Ecclesia Beatae Mariae de Monte Bezarino Rapalli, sita ut asseritur
intra fines parochiae SS. Gervasij e Protasij del Rapallo".
La sommarietà
del documento in latino ci consente comunque di apprendere che la
chiesa era retta da quattro massari della Parrocchia rapallese e da
due di quella di S. Maurizio di Monti.
Questa,
infatti, sappiamo era stata la soluzione sancita dal Vicario
dell'arcivescovo Antonio Sauli, Nicolò Tuccio di Lucca, l'8 marzo
1589 dopo una lunga e accesa vertenza che aveva contrapposto
l'arciprete di Rapallo Andrea Massa e il rettore di Monti Francesco
Aries. Dall'atto veniamo a conoscenza che a reggere la chiesa sul
colle era stato chiamato il francescano Bonaventura Bellocchio, al
quale veniva corrisposto un salario di 200 lire genovesi, con
l'impegno di celebrare ogni giorno la S. Messa.
Di grande
rilievo poi la notizia, offerta sempre dalla registrazione del
cancelliere vescovile, che dalla fondazione dell'edificio sacro si
avevano memorie vive ed anche scritte e che la sua consacrazione era
avvenuta per mano di mons. Egidio Falceta. Sulla base di documenti
giuntici il Ferretto precisò che la cerimonia dovette aver luogo
dopo il 6 agosto del 1558. E' da allora che il Santuario apre le sue
porte al pellegrino che voglia incontrare la Madre.
Il
riconoscimento del Patronato di Nostra Signora di Montallegro sul
Capitaneato di Rapallo
Il 31 gennaio
1739 N.S. di Montallegro venne proclamata dalla Congregazione dei
Riti, Patrona del Capitaneato di Rapallo.
La liberazione
dal pericolo austro-sardo (testimoniata da una bellissima lamina
argentea che fu portata ex-voto dalla comunità rapallese a
Montallegro), ed i benefici che la Vergine accordò a tutto il
territorio genovese, indusse il Doge Gio Giacomo Grimaldi, dopo il 2
gennaio 1757, a chiedere l'estensione del patronato al territorio di
tutta la Repubblica; tale domanda faceva seguito alla petizione che
la comunità rapallese aveva già avanzato il 7 giugno 1751. La
richiesta del Doge non fu accolta per vizio di forma in quanto Mons.
Saporiti, Arcivescovo di Genova, non era stato messo al corrente
della richiesta ed il Papa Benedetto XIV rispose pertanto
negativamente.
Nell'archivio
del Santuario è conservata la copia di una terza supplica inviata
al Papa.
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Apparizione di
Nostra Signora di Montallegro
- RAPALLO -
"NESSUNO OSI TRASFERIRMI DA QUI"
2 LUGLIO 1557 |
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Il 1500 è un secolo infelicissimo per tutta
l’Italia, divenuta campo di battaglia per gli eserciti di Francia e di
Spagna che si contendono la supremazia in Europa. La Repubblica di
Genova inoltre, da sempre travagliata da lotte interne, lo è ora anche
da varie insurrezioni di nobili e popolani, ai quali si aggiungono le
agitazioni dei Corsi. Dal mare poi, con frequenza spunta il terrore dei
pirati di Tunisia ed Algeria, che uccidono, saccheggiano, distruggono e
trascinano schiavi nella loro fuga uomini, donne e ragazzi. Rapallo,
posta ad un terzo del percorso tra Genova e La Spezia, vive in pieno
questa situazione dolorosa, ma proprio sulle montagne che la circondano
si manifestano la bontà e l’aiuto del Signore.
Venerdì 2 luglio del 1557, Giovanni Chichizola, un popolano di San
Giacomo di Canevale, rientrando da Genova, dove si è recato a vendere i
suoi prodotti, giunge sul monte Leto stanco ed affaticato per il gran
caldo, in quel meriggio di luglio. Si rifugia in una grotta formata da
ruderi di un secolare castello e si addormenta. D’improvviso un
accecante bagliore lo scuote dal sonno: una Signora, rivestita di una
veste color turchino, meravigliosamente ricamata, splendente come il
sole, gli dice:
«Non temere Giovanni! Sono la
Madre di Dio. Ti ho scelto a messaggero del mio materno volere. Va’
agli ecclesiastici di Rapallo e fa’ loro sapere che la Madre di Dio ha
prescelto questo luogo a sua perpetua dimora e desidera che qui sia
eretta una chiesa al suo nome».
Sorpreso dalla visione e spaventato per l’incarico
che gli viene affidato, Giovanni risponde: «Ma come potrò io, povero
uomo di contado, essere ascoltato?». «Tu mostrerai questa immagine e
la scritta di questa pietra»,1 lo assicura la Signora. La visione
scompare lasciando una celeste fragranza e l’animo del veggente
ricolmo di gioia spirituale. A terra, vicino ad un ruscello dall’acqua
argentina, è rimasta una piccola tavola con su raffigurato il Transito
di Maria santissima. Giovanni stende la mano per prendere quel quadretto
e portarlo alla bocca per baciarlo, ma per quanta forza faccia, non
riesce a smuoverlo dal suo posto. Preso da riverenza e da timore, grida:
«Miracolo! Miracolo!». Accorrono alcuni contadini che lavorano nelle
vicinanze, si meravigliano per il racconto di Giovanni ed ammirano la
tavola dipinta. L’Arciprete della chiesa parrocchiale dei Santi
Gervasio e Protasio, al quale Giovanni è corso a raccontare
l’accaduto, sale processionalmente con le autorità e molta gente fino
alla grotta sul monte, dove il Quadretto spicca con i suoi vivi colori
tra siepi verdeggianti. L’Arciprete lo prende, lo avvolge in un velo
di seta e, non comprendendo le parole scritte sulla roccia,
processionalmente, devotamente cantando, lo porta in città, e lo ripone
nella Chiesa parrocchiale, sotto chiave; la gente commentando
meravigliata l’avvenimento, se ne torna alle proprie case. Il mattino
seguente il pensiero di tutti corre al quadretto;
l’Arciprete apre l’armadio, ma il quadretto non c’è più!
Con meraviglia di tutti il quadretto è ritornato sul monte,
nella grotta. Riportato con maggior venerazione nuovamente in Rapallo,
il giorno seguente è ritrovato sul monte, nella grotta. I fedeli
accorsi numerosissimi videro pure, accanto al quadretto, zampillare
un’acqua limpida cristallina, che ridona salute agli ammalati e che
non si esaurisce neppure in tempo di grande siccità, come quella
terribile del 1683. Nasce quindi la convinzione comune che la misteriosa
Tavoletta con su il Transito di Maria Santissima sia stata portata dagli
Angeli.
Si tratta di una minuscola tavoletta di 18 per 15 cm, leggermente
arcuata nella parte superiore, dipinta a guazzo, con colori stemperati
in acqua. Su di uno sfondo sferico di color giallo sfumante in roseo si
eleva un trono turchino, striato da una raggiera d’oro che termina in
alto con sei stelle. Ai lati due Angeli si appoggiano con la destra al
trono e con la sinistra indicano con reverenza la figura centrale.
Un’unica aureola d’oro circonda tre teste unite di profilo e
distinte: sono la raffigurazione della SS. Trinità. Nel petto della
figura di sinistra brilla un minuscolo viso. Il manto che avvolge la
veste della Trinità, alla sinistra della figura contrassegnata dal
viso, risale ed avvolge una fanciullina aureolata, simbolo dell’anima:
nell’aureola si leggono due gruppi di lettere greche in oro HP OY, che
significano Madre di Dio. Ai piedi della figura centrale, su un sudario
rosso porpora, giace il corpo della Madonna: una veste nero-turchina
lascia scoperti i piedi ed avvolge il corpo fino al capo; sopra la veste
un manto dello stesso colore lascia scoperti il viso, il collo e le mani
incrociate. Un’aureola d’oro dà risalto al biancore del volto e del
collo; sulla spalla sinistra, le solite sigle greche in oro HP OY.
Dal lato del capo della Madonna, un vecchio venerando, aureolato
d’oro, con i capelli bianchi e la barba fluente, con il grande palio
dalle croci nere, tiene un libro aperto sulle braccia. Dall’altro
lato, dodici figure – tre aureolate d’oro – fissano gli occhi
stupiti sul viso di Maria; l’ultima figura in basso, agita un
turibolo. Sul pavimento dieci ramoscelli di rose e di altri fiori con
foglioline verdi.
Diciannove anni dopo la scoperta, nel dicembre 1574, alcuni naufraghi di
Ragusa, saliti a ringraziare la Madonna di Montallegro, riconoscono la
tavoletta per quella scomparsa da Ragusa proprio nel 1557, e la
rivendicano come propria. Il tribunale di Genova, dopo diciotto mesi, la
restituisce, ed essi esultanti la portano sulla loro nave, ma il mattino
seguente, quando stanno per salpare, si accorgono che la tavoletta che
avevano gelosamente racchiusa nella stiva, non c’era più. Era
ritornata sul monte, segno che là era stata recata misteriosamente e
che là voleva rimanere.
Don Mario Morra
SDB
1 Alfonso Casini, Nessuno osi trasferirmi da qui.
Storia di Montallegro, Editrice Ipotesi, Rapallo 1981; C. Stefano Cuneo,
Memorie storiche dell’insigne Santuario di Montallegro scritte in
occasione delle feste del terzo anno secolare, Tip. di Giuseppe
Esposito, Rapallo 1882.
IMMAGINI:
1 Apparizione di Maria a Nicolò Barabino / 2 Santuario di Nostra
Signora di MONTALLEGRO, RAPALLO (ge) / 3 La miracolosa tavola lignea
della Dormizione della Vergine, rinvenuta a Rapallo il 2 luglio 1557
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2003-7
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