S. Gregorio,
soprannominato Taumaturgo, nacque al principio del secolo III in
Neocesarea del Ponto. I suoi genitori, illustri per nobiltà e
ricchezze, ma idolatri, lo allevarono, assieme al fratello Atenodoro,
nelle pagane superstizioni. Ma la Provvidenza Divina che aveva
prestabilito di farne due grandi luminari della Chiesa, dispose che
ancora fanciulli trovassero la verità e la vera religione.
Dotato di grande penetrativa e di una sete inestinguibile di sapere,
Gregorio fu messo a frequentare la scuola di filosofia del celebre
Origene.
Alla luce di quelle lezioni tanto eloquenti, la sua mente logica fu
rischiarata e ben presto volle essere battezzato. Approfonditosi in
modo particolare nello studio della Sacra Scrittura, deliberò di
consacrarsi interamente al divino servizio e di rinunziare a ogni
vantaggio terreno. Infatti, mentre era ancora a Cesarea, la morte gli
rapì i genitori, ed egli trovandosi padrone di molte ricchezze, ne
fece parte alle vedove e agli orfani e si ritirò in una solitudine.
La penitenza, la preghiera e la studio della Sacra Bibbia furono i
suoi grandi mezzi per salire alla contemplazione e alla perfezione.
Non poté tuttavia rimanere ignoto, poiché la fama dei suoi consigli
e delle sue virtù giunse agli orecchi del santo vescovo Fotino, che
per speciale rivelazione dello Spirito Santo, lo volle far risplendere
sul candelabro della Chiesa, creandolo vescovo di Neocesarea.
Invano tentò ripetutamente di sottrarsi al grave peso; ma conosciuta
essere quella la volontà di Dio, dopo una conveniente preparazione,
fece l’ingresso nella sua popolatissima città, che non contava però
più di 17 cristiani.
Nondimeno la sua fama di uomo straordinario aveva incoscientemente
preparato quel popolo idolatra al culto del vero Dio; e da parte sua
il Santo non risparmiò sforzi, preghiere e specialmente miracoli per
affrettarne la conversione.
Ne riportiamo qualcuno. Si trattava di costruire il primo tempio
cristiano; ma il fiume da un lato e la montagna dall’altro rendevano
angusto il luogo. Il Santo comanda al monte di scostarsi, e il monte
docilmente si sposta quanto è necessario.
Il popolo si lagnava che una palude, già causa di discordie tra
fratelli, rendeva insalubre il clima. Gregorio con il segno di croce
la fa divenire fertile campagna.
In una piena, il torrente di Casalmacco ruppe gli argini e minacciava
l’abitato: vi accorre il Santo, pianta in terra il suo bastone, le
acque si ritirano nel loro alveo e il bastone diviene robustissima
pianta.
I tanti prodigi del taumaturgo vescovo non valsero a salvarlo dalla
persecuzione di Decio, né dall’esilio. Di là vigilava e pregava
per la perseveranza del suo gregge nella fede.
Conosciuta poi, per divina rivelazione, l’ora della sua morte, comandò
di fare diligente ricerca di quanti pagani rimanessero ancora nella
sua diocesi, e saputo ch’erano 17 esclamò: “Deo gratias, alla mia
venuta trovai appunto 17 cristiani!”.
Dopo 25 anni di episcopato chiuse placidamente gli occhi nel Signore.
Era l’anno 270.
Autore: Antonio Galuzzi
dal sito
www.santiebeati.it
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