"HO VISTO LA MADONNA, ORA PARLO". Nell’ampia e fertile pianura dell’Alto Canavese, tra l’Orco e la Malesina, sorge la cittadina di Ozegna, circondata dai centri importanti di Castellamonte, Rivarolo, Agliè e San Giorgio. La storia delle sue origini si perde nelle nebbie dei primi secoli dopo Cristo. Il suo nome Augenia, poi Useina e quindi Ozegna, deriverebbe, per trasformazione, dal leggendario Eugenio che l’avrebbe fondata verso il 392 d.C. Caratteristica di Ozegna è la venerazione, tutta particolare, per San Besso. Non esiste, infatti, in altri paesi di questa zona di pianura e delle vicine vallate, fatta eccezione della Val Soana, alcun riferimento a questo Santo della Legione Tebea dell’Imperatore Diocleziano (284-305 d.C.), il quale per sfuggire alla persecuzione, con altri compagni, viene in queste terre dove inizia la predicazione del Vangelo e dove subisce il martirio, essendo fatto precipitare da un promontorio roccioso dell’alta valle. Dopo svariate vicende storiche, Ozegna viene nuovamente all’onore della cronaca, nel 1623 per alcuni fatti straordinari. Il 21 giugno di quell’anno, mentre sono in pieno svolgimento i lavori per la fienagione, un giovane sordo e muto, certo Giovanni Guglielmo Petro, riacquista l’uso della parola in seguito ad una visione. Egli si trova con lo zio di nome Besso in un prato bellissimo, che fiancheggia il torrente Orco, qua e là chiazzato di arbusti e cespugli. Il suo lavoro è di spargere con un bastone l’erba falciata dallo zio.
Lo zio Besso è il primo testimone dell’accaduto. Desidererebbe tanto vedere anche lui la Madonna, quale grazia tante volte da lui richiesta a San Besso, partecipando assiduo ogni anno alla processione in suo onore, fra le montagne della Val Soana, e salendo faticosamente fino alla rupe da cui fu precipitato il Santo. Ma è ugualmente contento che l’abbia vista Giovanni e di sentire la voce del nipote. Superato lo sbalordimento iniziale, zio e nipote si recano in pio pellegrinaggio ad Oropa dove pregano la Madonna, recitano diverse preghiere, parlano con il Rettore del Santuario, e quindi ritornano ad Ozegna dove Giovanni riacquista definitivamente la parola. Davanti ad un notaio Giovanni lascia scritta la dichiarazione dei fatti che conclude con le parole: “Io attesto la sovra scritta deposizione ed aver udito la Madonna santissima al bosco d’Ozegna et di propria mano per essere così la verità mi sono sotto scritto. Gio Guglielmo Petro di Ozegna”.(1) Nell’assemblea della popolazione del paese, convocata il 2 luglio, festa della Visitazione della Beata Vergine a Santa Elisabetta, sorge subito la decisione di costruire una Chiesa in onore della Madonna, per ricordare l’evento miracoloso. In breve tempo vengono acquistati i terreni, viene approvato il progetto e vengono addirittura incaricate diciotto persone responsabili dei vari turni di lavoro; poco lontano dal cantiere è costruita una fornace per fornire coppi e mattoni. Si decide pure di costruire accanto alla Chiesa un Convento da affidare alle cure ed alla sorveglianza di una comunità di religiosi. Il vescovo stesso Mons. Giuseppe Ceva, con rescritto in data 9 agosto 1623, delega il Pievano di Ozegna, D. Cesare Braida, a benedire in sua vece la prima pietra. Il fervore della gente non si affievolisce; in soli due anni la Chiesa è edificata, veramente grande e solenne, dalle sobrie e slanciate linee architettoniche, ed è ratificato “l’atto di donazione da parte del Consiglio ordinario di Ozegna, presieduto dal Castellano Bernardino Pollono e dal Consigliere di Stato, Antonio Brayda, ai Padri Riformati di S. Francesco dell’edificio in fase di costruzione e di tre giornate di terreni contigui, con la riserva però del Dominio e del Patronato da parte del Comune di Ozegna”. Da parte dell’Autorità Ecclesiastica non mancano accertamenti, confronti, valutazioni approfondite dei fatti e delle testimonianze. “Tra gli altri, il castellano Giovanni Francesco Rho deve attestare giudizialmente di aver conosciuto il Petro prima e dopo l’avvenuta guarigione”. Finalmente il 4 agosto 1662 il Santuario è consacrato solennemente da Giovanni Battista di Sanmartino, vescovo di Losanna ed il 29 agosto 1880 Mons. Davide dei Conti Riccardi di Netro, vescovo di Ivrea, dopo aver passato una settimana di Esercizi Spirituali presso il vicino Santuario della Madonna delle Grazie di Piova, ne incorona solennemente l’Immagine del quadro. Don Mario Morra SDB (1) Martino Chiara, Roberto Flogisto, Enzo Morozzo, Da Eugenia a Ozegna (Edigraph, Chieri 1980); Torasso Giacomo, Il Santuario della Madonna del Convento in Ozegna (Ardizzone & Oliaro, Vercelli 1981). Tratto dalla rivista "MARIA AUSILIATRICE" del giugno 2001
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