Il “Santuario della Rovere”, detto anche “Santuario di Nostra Signora della Rovere”, è tra i più antichi e rinomati della Liguria, sia per le guarigioni miracolose qui avvenute, sia per il flusso di pellegrini e turisti che vi hanno sostato e continuano a sostare in preghiera. E’ adagiato nella vasta conca compresa tra Capo Cervo e Capo Berta della Riviera dei Fiori, nel comune di San Bartolomeo al Mare, poco lontano dalla Via Aurelia. E’ una perla incastonata in un borgo medioevale, tra roveri e ulivi, pini e palme, oleandri e gerani, siepi di buganvillee e viali odorosi d’aranci e limoni.
L’antico e vasto territorio su cui sorge il borgo medioevale della “Rovere”, compreso tra le cittadine di Cervo e Diano, in epoca preromana era denominato “Lucus Bormani”, dove “lucus” equivale a “bosco sacro”, “bor” a “sorgente” e “man” a “dedica”; per cui il “Lucus Birmani” indicava il “bosco sacro dedicato al dio Borman”, il dio delle sorgenti, crudele e sanguinario. I Romani dedicarono il bosco ricco di selvaggina a Diana, dea della caccia, per cui il villaggio di Diano fu chiamato “Pagus Dianius”. Le
cinque piante di rovere che ancora oggi attorniano il “Santuario della
Rovere”, sono gli ultimi esemplari di quell’antico bosco. Negli anni
1977-1982, la Soprintendenza Archeologica della Liguria ha riportato alla
luce, a nord della chiesa, ruderi di una “mansio romana”, ossia di un
luogo di sei vani destinato alla sosta di truppe e al cambio di cavalli. Inoltre,
durante i lavori di consolidamento della parte destra della facciata della
chiesa, furono scoperte tre sepolture tardo-romane, databili al secolo
III-IV dopo Cristo, resti di un piccolo villaggio che si conserva ancora
oggi.
Il santuario della
“Madonna della Rovere”, è superbo nelle sue linee architettoniche, ma
manca d’unità, per il fatto che fu costruito a più riprese e con
sovrapposizione di stili. Lo storico della diocesi d’Albenga, Leone
Raimondi, considerando l’antichità delle due feste maggiori,
l’Assunta e la Purificazione di Maria che si celebrano rispettivamente
il 15 agosto e il 2 febbraio, ipotizza alla Rovere, l’esistenza di una
cappella fin dai secoli VII-VIII dopo Cristo. E’ documentata, invece, la
sua esistenza nel 1353. Infatti, in quell’anno, nell’ambito della
chiesa matrice di S.Giorgio di Cervo, esisteva la “Villa S.Maria de
Ruvere” e, naturalmente, detta villa (=villaggio) supponeva una piccola
chiesa dedicata a S.Maria. Da indizi architettonici pare fosse orientata
verso nord. Verso
la metà del 1400, alla Rovere, la chiesa era ad unica navata, con
campanile a sinistra, triplice porta d’ingresso sulla facciata e
finestra ad occhio sopra di essa. Questa, non più orientata a nord, ma ad
est, è riprodotta nel dipinto fiammingo risalente, appunto, a metà del
1400. La
chiesa della Rovere, il 27 luglio 1505, era dedicata al mistero
dell’Annunciazione. Questa notizia è ricordata nell’atto di
smembramento della parrocchia di Cervo, per creare la nuova di
S.Bartolomeo, di cui la contrada della Rovere era frazione. A partire
della seconda metà del 1500, la chiesa subì un rifacimento radicale, e
fu costruita a tre navate. Il portale rinascimentale risale al 1553 e i
pilastri ottagonali e le feritoie a doppia strombatura della navata di
destra agli stessi anni. Probabilmente anche il campanile risale allo
stesso periodo. Nel
1602, il campanile fu aperto da tre lati per allungare la navata. Nel 1646
fu innalzata la cupola della navata centrale e nel 1647, quella della
navata di sinistra. Negli
anni 1809-1810, durante l’epoca napoleonica, fu abbassato di circa un
metro il livello del sagrato per impedire all’acqua piovana di confluire
all’interno e fu posata la nuova pavimentazione in acciottolato, e
infine, nel 1860, fu rifatta la facciata in stile neoclassico.
Guarigione miracolosa nel santuario. Il 19 aprile 1671, lo stesso Giacinto Perato, cavalcando la sua giovane somara, si recò al santuario di “Nostra Signora della Rovere”, in compagnia della moglie e di don Damiano Tagliaferro. Durante la messa, al momento della comunione, gli si offuscarono gli occhi e cadde a terra svenuto. Quando, dopo tre quarti d’ora, si svegliò e, sorretto dalla moglie, si alzò pian piano allungando le braccia con disinvoltura. Era completamente guarito. Su questo fatto, hanno deposto con giuramento, ben sette persone, tra cui un medico, un notaio e sei sacerdoti. Gli atti sono conservati nell’archivio della Curia vescovile di Alberga. Il 10 maggio 1671 la Madonna riapparve al contadino guarito e gli chiese che fosse costruita una cappella nel luogo dove era apparsa. Tutte queste apparizioni infervorarono la devozione ed il richiamo Mariano. La chiesa fu costruita subito. Numerose altre grazie. Il
santuario della Madonna della Rovere, inoltre, fu teatro anche di numerose
altre guarigioni miracolose. La storia ne documenta nove nel solo 1671,
tutte autentificate dal vescovo di Alberga, monsignor Tommaso Pinello,
dopo aver raccolto numerose testimonianze giurate. Ricordiamone tre:
In
data 23 dicembre 1820, il cappellano e i fabbricieri della chiesa del
Santuario della Rovere, allora sotto la giurisdizione della parrocchia di
S.Bartolomeo, ottennero dal Capitolo della Basilica Vaticana
l’autorizzazione a procedere all’incoronazione della statua di
“Santa Maria della Rovere, venerata da tempi remotissimi”. Allo scopo
fu delegato il vescovo diocesano monsignor Carmine Cordiviola. La solenne
incoronazione avvenne l’8 settembre 1921 sul sagrato della Chiesa, dove
era stato allestito un maestoso altare. Il sagrato era affollato in ogni
settore dalle popolazioni provenienti da Porto Maurizio, Oneglia, Diano,
Cervo, Andora e da altri paesi vicini. Durante la cerimonia, fra il lieto
suono delle campane e lo strepito fragoroso di centinaia di mortaretti, la
gente singhiozzava e piangeva.
Ogni anno, il 2 febbraio, festa della Purificazione detta anche “Candelora”, il Santuario è meta di numerosissimi fedeli. Secondo un’antica consuetudine, che ritroviamo nelle storie di tutti i santuari delle nostre vallate, a questa festa religiosa se ne affianca una laica, nata in origine per essere un momento di incontro, di scambio di merci, di vendita del bestiame, con balli campestri, musica e cibo in comune. Oggi rimane solo una fiera che si protrae anche il giorno seguente. Anche il 15 agosto, festa dell’Assunta, e l’8 settembre, Natività di Maria, sono celebrate con grande affluenza di pellegrini.
Dal
mese di Marzo al giugno dell’Anno Mariano 1988, la Santa Effigie della
Madonna della Rovere ha effettuato un lungo itinerario nel Vicariato
Dianese, toccando tutti i paesi della vallata, raccogliendo attorno a sé,
come in un abbraccio, migliaia e migliaia di devoti.
Ogni giorno, per quasi tutto il tempo dell’anno, alla Madonna della Rovere salgono molti turisti provenienti anche da diversi paesi lontani. Salgono per affidare a Maria il proprio cammino, per raccontarle le proprie preoccupazioni e per dirle il proprio grazie gioioso per i doni ricevuti. LINK: http://www.santuariodellarovere.it/ - http://santuarionostrasignoradellarovere.blogspot.it/
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