APPARIZIONE
DI TOURS - INDRE-ET-LOIRE
San Martino (nato nel
316/317 e morto nel 397), dal 371 vescovo di Tours, ebbe numerose
apparizioni della vergine. Il santo, asceta e taumaturgo, fu modello di
carità senza limiti verso i poveri ed i diseredati. E' considerato il
padre del monachesimo francese e fu predicatore instancabile ed
efficace.
Notizie
tratte dal libro:"Apparizioni mariane" di Marino Gamba Ed.Segno
***
San
Martino di Tours, Vescovo |
Nell'anno
397 d.C. a Tours moriva Martino, vescovo della città. Era nato
tra il 315 e il 317 in una località della Pannonia, Sabaria
(l'attuale Szambatkely in Ungheria). Figlio di un ufficiale di
frontiera dell'impero, si trasferì a Pavia con la famiglia; qui
fu indirizzato agli studi umanistici e venne a contatto col
cristianesimo, non ancora religione molto affermata ma, almeno,
non più perseguitata.
Appena
quindicenne fu avviato dal padre alla carriera militare. Quando
si trovava ad Amiens ebbe luogo il famoso episodio storico del
mantello,
documentato anche da alcuni scrittori del tempo. Nell'anno 339 fu
battezzato e nel 354 lasciò le armi per farsi monaco e dedicarsi
all'apostolato.
Da
quel momento iniziò a peregrinare prima in Francia, poi in
Ungheria e in Italia, acquistando fama per i miracoli che compiva
e per la protezione che offriva ai deboli e agli oppressi.
Verso
il 360 tornò in Francia e a Ligugé fondò il primo monastero
d'Occidente, a cui ne sarebbero seguiti altri. La sua fama crebbe
a tal punto che nel 371 gli abitanti di Tours lo elessero loro
vescovo. Anche in questa veste continuò i suoi peregrinaggi a
dorso d'asino nelle campagne francesi, portando la fede cristiana
tra i poveri e continuando nelle guarigioni miracolose e nella
difesa dei poveri. Nei pressi di Tours fondò il Monasterium Maius,
che raggiunse presto una grande notorietà.
Morì
il giorno 8 novembre 367 a Tours. Il culto di San Martino si
diffuse ben presto in tutta l'Europa, Italia compresa; basti dire
che da noi ammontano ad oltre 150 le località grandi e piccole
che portano il suono nome.
Dalle
"Lettere" di Sulpicio Severo.
Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì
quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel
frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la
diocesi di Candes. I chierici di quella chiesa non andavano
d’accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava
da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di
mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava infatti che
se fosse riuscito a rimettere l’armonia in quella chiesa avrebbe
degnamente coronato la sua vita tutta orientata sulla via del bene.
Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa
dove si era recato finché la pace non fu ristabilita. Ma quando già
pensava di fare ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le
forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli,
li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono
allora
grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare,
dicevano: "perché, o padre, ci abbandoni? A chi ci lasci,
desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci
difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? Sappiamo
bene che tu desideri di essere con Cristo; ma il tuo premio è al
sicuro. Se sarà rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a
compassione di coloro che lasci quaggiù. commosso da queste
lacrime, egli che, ricco dello spirito di Dio, si muoveva sempre
facilmente a compassione, si associò al loro pianto e, rivolgendosi
al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore,
se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia
fatta la tua volontà. O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella
fatica, invincibile di fronte alla morte. Egli non fece alcuna
scelta per sé. Non ebbe paura di morire e non rifiutò di vivere.
Intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non
rallentava l’intensità della sua preghiera. I sacerdoti che erano
accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo
povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose:
"Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto
che la terra, perché il mio spirito che sta per salire al Signore,
si trovi già sul retto cammino". Detto questo si accorse che
il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: "che fai qui,
bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato! Il seno di
Abramo mi accoglie". Nel dire queste parole rese la sua anima a
Dio. Martino sale felicemente verso Abramo. Martino povero e umile
entra ricco in paradiso.
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