E' quella nel cui preambolo non si è fatto il nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la protesta della Santa Sede. Ma questa stessa Costituzione, nel definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio. Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine. Le stelle, in effetti, sono quelle dell'Apocalisse al dodicesimo capitolo: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». Quella Donna misteriosa, per la tradizione cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori derivano da quel culto: l'azzurro del cielo e il bianco della purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle erano d'argento e solo in seguito hanno preso il colore dell'oro. Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell'Unione (e il cerchio di stelle che sovrasta l'iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) sono l'invenzione di un pittore che si ispirò alla sua fervente devozione mariana. E' una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo ricostruito con esattezza già nel 1995, in un'inchiesta per il mensile di Famiglia cristiana , Jesus . La vicenda, dunque, inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo «Consiglio d'Europa», un organismo poco più che simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di «porre le basi per un'¹auspicata federazione del Continente». L'anno dopo, anche per giustificare con qualche iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un concorso d'idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una bandiera comune. Alla gara partecipò pure Arsène Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la cosiddetta «Medaglia Miracolosa», coniata in seguito alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell'Apocalisse e l'invocazione: «Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». La devozione si diffuse a tal punto nell'intero mondo cattolico da fare di quella «Medaglia Miracolosa» uno degli oggetti più diffusi, con molte centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando, l'11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro. Ebbene,
Arsène Heitz non era soltanto uno degli innumerevoli cattolici ad avere
su di sé quella Medaglia nata da un'apparizione, ma nutriva una
speciale venerazione per l'Immacolata. Dunque, pensò di costruire il
suo disegno con le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su
uno sfondo di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il
concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un belga di
religione ebraica, responsabile dell'ufficio stampa del Consiglio, Paul
M. G. Lévy, che non conosceva le origini del simbolo, ma fu
probabilmente colpito positivamente dai colori. In effetti, l'azzurro e
il bianco (le stelle, lo dicevamo, non erano gialle ma bianche nel
bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d'Israele.
Quel vessillo sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede
della «Società Educativa Israelitica» e si ispirava allo scialle a
strisce usato dagli ebrei per la preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di
Basilea, fu adottato come simbolo dell'Organizzazione Sionista Mondiale,
divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele. In una
prospettiva di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami
cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è la «Figlia
di Sion» per eccellenza, è il legame tra Antico e Nuovo Testamento, è
colei nel cui corpo si realizza l'attesa messianica. Anche il numero
delle stelle sembra collegare strettamente le due fedi: dodici sono i
figli di Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di Gesù.
Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il Continente unito in
uno stendardo. Di Vittorio Messori Corriere della sera 14 luglio 2003
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