Incomincio
precisando i limiti di questo articolo. Non parlo
dell’antichità, ossia dei secoli prima di Cristo, e neppure
dei popoli non cristiani. Mi limito a dire che presso tutte le
religioni e presso tutti i popoli ci sono sempre stati diavoli
ed esorcisti, anche se con nomi diversi. Anche prima degli
ebrei, degli egiziani, degli assiri, dei babilonesi, ogni popolo
ha avuto l’intuizione dell’esistenza di spiriti del male da
cui occorreva difendersi, liberarsi, o che bisognava
ingraziarsi. Naturalmente la concezione di questi spiriti
dipendeva – e tuttora dipende – dalla mentalità
socio-culturale dei vari popoli, e così pure i rimedi: riti,
stregoni, danze, sacrifici...
Non parlerò delle Chiese cristiane non cattoliche. Mi limito a
dire che una prima grande differenza di comportamento avvenne già
nel IV° secolo, quando la Chiesa latina istituì il
sacramentale dell’esorcistato, affidato ai vescovi. La Chiesa
d’Oriente non ha mai accettato tale istituzione, senza per
questo venir meno all’unità. Quando poi avvennero gli altri
"strappi", con le scissioni delle Chiese della
riforma, anche le pratiche esorcistiche si sono differenziate
lungo i secoli, secondo le varie confessioni. L’Enciclica Ut
unum sint, del 25 maggio 1995, sottolinea l’importanza di
conoscere le Chiese sorelle e rileva che in esse «certi aspetti
del mistero cristiano a volte sono stati messi in luce più
efficacemente» (n. 14). Mi pare che si possa applicare questa
osservazione al caso della fedeltà alla lettura della Bibbia da
parte del popolo; credo anche che si possa fare la stessa
osservazione a proposito degli esorcismi, che nel mondo
ortodosso in generale e in talune confessioni del
protestantesimo costituiscono una pratica pastorale ordinaria,
come in passato era anche nella Chiesa latina, cosa che
purtroppo oggi non è più.
Gesù e gli apostoli. Premettiamo un’osservazione basilare. Solo
con la rivelazione divina l’uomo è giunto ad una cognizione
esatta, benché parziale, del mondo invisibile.
Per cui anche le forze del male, di cui tutti i popoli hanno
avuto una vaga conoscenza, hanno acquistato chiarezza con la
cognizione dei demoni: esseri spirituali e personali, creati
buoni da Dio, ossia creati angeli, e
ribellatisi a Dio giungendo ad una totale e irreversibile
perversione.
Solo con l’avvento di Cristo anche l’esorcismo acquista
piena efficacia. Perché Gesù è venuto «per distruggere le
opere di Satana» (1 Gv 3,8), è venuto, come afferma lo stesso
Signore, per distruggere il regno del demonio e instaurare il
regno di Dio (cf Lc 11,20). Quando Pietro riassume l’opera di
Gesù alla presenza di Cornelio, il primo pagano che si converte
al cristianesimo, si limita a dire: «Passò facendo del bene e
liberando coloro che erano schiavi del demonio» (At 10,38).
Satana, «principe di questo mondo», come lo chiama Gesù (Gv
14,30) e «dio di questo mondo», come lo chiama Paolo (2 Cor
4,4), era il forte, padrone di tutti i regni della terra, che si
sentiva sicuro del suo dominio. Gesù è il più forte, che lo
disarma (Lc 11,21-22).
Il Maestro Divino ha dato degli insegnamenti precisi e
dei poteri precisi contro il demonio, chiarendo dubbi
che anche al suo tempo erano ricorrenti, sulla stessa esistenza
del maligno: i farisei ci credevano, i sadducei no. Ha
messo in chiaro l’azione di Satana contro Dio; si
pensi, ad esempio, alle spiegazioni che lui stesso ha dato alla
parabola del buon grano e della zizzania e alla parabola del
seminatore. Ha liberato gli indemoniati, distinguendo con
chiarezza la liberazione dal demonio dalla guarigione dei
malati; saranno certi teologi e biblisti di oggi, pasticcioni e
traditori del vangelo, a confondere e negare la chiarezza
evangelica, per cercare di imporre la loro incredulità.
Anche conferendo i suoi poteri agli apostoli, Gesù ha
sottolineato bene la distinzione tra il potere di liberare da
Satana e il potere di guarire i malati. E ha proceduto
progressivamente: prima ha dato il potere di cacciare i demoni
agli apostoli; poi lo ha esteso ai discepoli; infine lo ha
conferito a tutti coloro che avrebbero creduto in lui e agito
con la forza del suo nome (Mc 16,17).
Seguendo le
parole del Maestro e l’esempio degli apostoli, nei primi tre
secoli, tutti i cristiani che lo volevano facevano esorcismi.
Questo fatto ha avuto anche un grande valore apologetico perché
i pagani indemoniati si rivolgevano ai cristiani per essere
liberati. Scrive Giustino: «Cristo è nato per volontà
del Padre e salvezza dei credenti e a rovina dei demoni.
Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i
vostri occhi. In tutto l’universo e nella vostra città (Roma)
ci sono numerosi indemoniati che gli altri esorcisti,
incantatori e maghi non hanno potuto guarire. Invece molti di
noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo,
crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo
all’impotenza i demoni che possedevano gli uomini» (Apologia,
VI, 5-6).
Tertulliano conferma l’efficacia con la quale
i cristiani liberano dai demoni sia gli stessi cristiani, sia i
pagani. E insiste sull’efficacia degli esorcismi non solo
sulle persone, ma anche sulla vita sociale, impregnata di
idolatria e di influenze malefiche. È un aspetto molto
importante, tenuto ben presente anche nei discorsi sul demonio
pronunciati da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Può
essere colpita una famiglia, una particolare società,
un’intera corrente politica che può giungere a detenere il
potere (penso alle orrende aberrazioni del nazismo; agli eccidi
di Stalin e seguaci: si parla di 20 milioni di vittime). È a
questo proposito che Paolo VI ci ricorda: «La Scrittura
acerbamente ci ammonisce che tutto il mondo giace sotto il
potere del maligno» (23.2.1977).
Origene aggiunge elementi nuovi quando
testimonia che, nel nome di Gesù, si possono cacciare i demoni
non solo dalle persone, ma anche dagli oggetti, dalle
case, dagli animali. Sono liberazioni che noi esorcisti
abbiamo sempre fatto anche se i documenti ecclesiastici non ne
parlavano (il Diritto Canonico e il Rituale Romano contemplano
solo il caso di possessione personale); ma ne parla ora
il Catechismo della Chiesa Cattolica. Interessante
Cipriano: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni,
vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai
nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura
delle nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano
preso possesso» (Contro Demetrio, c. 15).
Ho insistito sul potere apologetico degli esorcismi, allo scopo
di attirare i pagani, perché oggi ci troviamo sul versante
opposto: i cristiani non trovano più nessun aiuto,
nessuna comprensione negli uomini di Chiesa; perciò si
rivolgono ai maghi, ai cartomanti, alle sètte, ad altre
religioni.
Ricordo infine come la pratica degli esorcismi si sia andata
sviluppando, fin dai primi tempi, in due direzioni: per liberare
gli ossessi e come parte integrante del battesimo, in cui veniva
attribuito ad esso un grande valore, perché si sottolineava così
come il catecumeno veniva sottratto a Satana e incorporato a
Cristo. Abbiamo un’eco di questo trapasso nei voti
battesimali. Purtroppo nell’ultima riforma liturgica
l’esorcismo battesimale, specie dei bambini, è stato così
minimizzato che lo stesso Paolo VI ha manifestato pubblicamente
il suo disappunto, nel discorso del 15 novembre 1972. Ma oggi i
liturgisti nel demonio credono pochino; basti vedere come, nel
nuovo Benedizionale, sono state accuratamente tolte tutte le
invocazioni al Signore, per essere protetti dal maligno.
La svolta del IV° secolo. Tra le grandi figure di esorcisti che
la storia della Chiesa ci ricorda, non possiamo dimenticare san
Martino di Tours e poi i primi monaci, come Antonio, Pacomio,
Ilarione. Il popolo intuisce che chi più è dedito alla
preghiera e al digiuno più è adatto a fare esorcismi. È il
motivo per cui ancora oggi, nella Chiesa ortodossa, per trovare
un esorcista basta rivolgersi a un monastero; amministrare
esorcismi è considerato un carisma e, come affermano le
Costituzioni Apostoliche del 380, «si diventa esorcisti non per
ordine sacro, ma per decisione personale, buona volontà,
fortezza d’animo e grazia».
In Occidente invece è forte la tendenza, in parte dovuta al
diritto romano, di voler regolarizzare tutto. Già alla fine del
II° secolo s. Ireneo parla con ammirazione degli esorcisti come
di un ceto a parte, benché tutti vi potessero appartenere. A
Roma, papa Cornelio, in una sua lettera del 251 è il primo a
parlare degli esorcisti come di aventi un ufficio sacro. Penso
che si possa considerare conclusa questa istituzione del
sacramentale dell’esorcistato con l’anno 416, quando papa
Innocenzo I° stabilisce che gli esorcismi possano
essere amministrati solo dietro autorizzazione vescovile.
Questa è la disciplina tuttora vigente (con la precisazione che
il vescovo può dare la facoltà d’esorcista solo a
sacerdoti); trattandosi di istituzione ecclesiastica, sono
possibili e augurabili cambiamenti.
È importante un’osservazione. Non è che con l’istituzione
dell’esorcistato si sia misconosciuto il potere che Cristo ha
dato a tutti coloro che credono in lui, di cacciare i demoni; e
neppure è da ritenersi che l’esorcismo sia l’unica forma
per potersi liberare da possessioni o da influenze malefiche. Restano
sempre efficacissimi, direi indispensabili e spesso sufficienti,
i comuni mezzi di grazia: preghiere, sacramenti, penitenze,
opere di carità... E restano validissime le preghiere private
di liberazione; come pure rimane la libertà piena dello Spirito
Santo di dare carismi a chi vuole e quando vuole, anche il
carisma di liberare dai demoni. La differenza sta nel
fatto che la Chiesa, istituendo e regolamentando gli esorcismi
come preghiera pubblica, ha voluto anche sottrarre i
fedeli dagli imbroglioni e falsi carismatici, che non sono mai
mancati.
Fino al secolo XII° la pratica degli esorcismi è in pieno e
pacifico sviluppo, sia in Oriente sia in Occidente. Le Chiese
sono ben fornite di esorcisti, per cui l’esorcismo è quello
che deve essere: quando occorre, fa parte della comune attività
pastorale e non c’è nessuna difficoltà a trovare un
esorcista. In questo modo esiste anche quella che io chiamo la
scuola, che adesso è scomparsa per il lungo disuso:
l’esorcista anziano è aiutato da giovani che, venendo meno
lui, sono preparati a sostituirlo. È anche un periodo di grande
creatività di formule esorcistiche; menziono in particolare i
formulari di Alcuino (+ 804), che entrarono nel Messale Romano
Gallicano e poi in parte nel Rituale Romano promulgato nel 1614.
Un merito di quest’epoca è anche che sia il popolo sia i
teologi hanno respinto la credenza delle streghe, che stava
divulgandosi.
Furono invece assai tristi i secoli seguenti. Si incomincia a
dare il nome di streghe a quelle donne un po’ matte, che
venivano chiamate bonae feminae; e invece di esorcizzare le
persone, si incomincia a perseguitarle e addirittura a
condannarle al rogo. È il crollo di ogni giustizia pastorale e
giuridica, che fa perdere la testa anche alle persone più
responsabili le quali, sperando di moderare e regolare queste
cattive tendenze, emanano disposizioni dalle conseguenze
gravissime. Nel 1252 Innocenzo IV° autorizza la tortura agli
eretici; nel 1326 Giovanni XXII° autorizza l’inquisizione
contro le streghe. Si incomincia a demonizzare tutto, ma avviene
questo fenomeno: dove non si fanno più esorcismi, il loro posto
viene occupato dalle persecuzioni; altrove, come nella Spagna
nota per l’Inquisizione di Torquemada, si continuarono a fare
esorcismi e le streghe non furono perseguitate. Gli anni
peggiori furono dal 1560 al 1630, e le nazioni dei protestanti
furono assai più colpite che quelle cattoliche.
È giusto ricordare qualche nobile eccezione. È ben documentato
il caso di suor Giovanna Fery (1559-1620). Da vari anni aveva
stretto patti col diavolo: era una vera strega da consegnare
all’Inquisizione e da condannare al rogo, secondo le norme di
quell’epoca. Per sua fortuna trovò un prelato di grande
cultura e sensibilità pastorale, mons. Luigi de Berlaymont,
arcivescovo di Cambrai. Questi ordinò che la suora non fosse
processata, ma sottoposta ad esorcismi. Fu liberata e visse poi
come suora esemplare. In seguito scoppiò la ribellione contro
simili metodi barbari. Merita un particolare ricordo il gesuita
Friedrich Spee, che nel 1631 pubblicò il libro Cautio
criminalis, in cui faceva una critica spietata contro la tortura
e la caccia alle streghe.
La reazione fu irrazionale, come era stata irrazionale la
persecuzione. Tutto cessò di colpo. Ma non avvenne che le
torture venissero sostituite dagli esorcismi, come ci si sarebbe
aspettato. La reazione fu più radicale: si era giunti a
demonizzare tutto, e ora, dal secolo XVIII° in poi, si negò
ogni esistenza del demonio, che tutt’al più fu visto come un
pupazzo o come l’idea astratta del male. A questo brusco
passaggio contribuì la cultura laica, l’ateismo predicato
alle masse, il razionalismo del mondo scientifico e culturale.
Ne è stata conseguenza quella perdita di fede che stiamo
vivendo tuttora, e la crescita d’ogni forma di superstizione,
con l’espandersi d’ogni specie d’occultismo.
A che punto ci troviamo. Anche l’ambiente ecclesiastico è
stato molto influenzato da tutti questi rivolgimenti. Mi limito
al campo di mio interesse. Nel mondo cattolico si può dire che
gli esorcisti sono quasi scomparsi da tre secoli. Notiamo bene:
qualche esorcista c’è sempre stato; ed è interessantissimo
leggere le biografie dei santi, per vedere come molto spesso,
pur non essendo esorcisti, hanno liberato le persone possedute.
Oggi il mondo ecclesiastico è sprovveduto sia in teoria, sia
soprattutto in pratica.
In teoria. Da decenni nei seminari e nelle università
ecclesiastiche (salvo sempre eccezioni) non si studia più
quella parte di teologia dogmatica che, parlando di Dio
Creatore, parla degli angeli, della loro prova, della ribellione
dei demoni; così negli studi i demoni non esistono più. Non si
studia più la teologia spirituale, che tratta dell’azione
ordinaria del demonio, la tentazione, e della sua azione
straordinaria, la possessione e i mali melefici; tratta
quindi anche dei rimedi, tra cui gli esorcismi. Di conseguenza
agli esorcismi non si crede più, confermati in questa
incredulità dal fatto di non averne mai fatti e mai visti. Non
si studia più, in teologia morale, quella parte che riguarda
certi peccati contro il Primo Comandamento: la magia, la
negromanzia, lo spiritismo, ossia le forme di superstizione più
condannate dalla Bibbia e oggi più diffuse.
Per cui non si è istruito il popolo di Dio che, quando avvicina
i sacerdoti su queste materie, si trova quasi sempre di fronte a
un muro di ignoranza e di incomprensione.
Se a queste due grandi carenze, di studio e di esperienza
diretta, aggiungiamo gli errori dottrinali di tanti teologi e
biblisti, che arrivano perfino a negare gli esorcismi del
vangelo, ritenendoli "linguaggio culturale",
"adattamento alla mentalità dell’epoca", la
frittata è completa. È vero che contro questi errori si è
alzata la voce dei Pontefici, soprattutto di Paolo VI
e di Giovanni Paolo II, a cui va aggiunto il
documento sulla demonologia, promosso dalla Congregazione per la
Dottrina della Fede, pubblicato il 26 giugno 1975 e
inserito tra i documenti ufficiali della S. Sede. Ma questo non
è bastato a dissipare il nebbione della ormai radicata
incredulità.
E i vescovi, che hanno il monopolio della nomina degli
esorcisti? Anch’essi si trovano ad agire in mezzo a queste
difficoltà: da una parte il Diritto Canonico dà a loro e solo
a loro il potere di nominare esorcisti (can. 1172),
per cui è un potere-obbligo gravissimo; d’altra parte
anch’essi hanno gli stessi limiti di tutto il clero: non hanno
mai studiato questa materia, non hanno mai visto né praticato
esorcismi (salvo rare eccezioni), subiscono l’influenza delle
idee errate di certi teologi e biblisti; in conclusione, ci
credono solo in teoria. È difficile credere alle cose che
vediamo noi esorcisti, se non ci si assiste. Aggiungo anche che
questo abbandono di tre secoli ha fatto sì che, non
conoscendosi più gli esorcismi e il loro svolgimento, agli
occhi di molti appaiono come un qualche cosa di abnorme, di
mostruoso, a cui si deve ricorrere assolutamente meno che si può,
e meglio ancora se non si fanno mai. Così trovare un esorcista
nella Chiesa cattolica latina è diventato un dramma; solo in
Italia si è incominciato a muovere qualcosa negli ultimi anni;
ma la maggior parte delle altre nazioni ne sono quasi
sprovviste. La gente si sente non capita, abbandonata, e si
rivolge altrove, come abbiamo detto: a maghi, cartomanti, sètte,
altre religioni. In compenso chi non ha mai dormito è stato il
demonio. Dice chiaro il Vaticano II: «Tutta
intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro
le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine
del mondo e destinata a durare, come dice il Signore, fino
all’ultimo giorno» (Gaudium et spes, 37). E Giovanni
Paolo II: «Alla vittoria di Cristo sul diavolo
partecipa la Chiesa: Cristo infatti ha dato ai suoi discepoli il
potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere
vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera che, in
casi specifici, può assumere la forma dell’esorcismo» (20
agosto 1986). Ci sono le parole del vangelo; ci sono le
parole del magistero ecclesiastico e le norme del Diritto
Canonico; ma, in pratica, nonostante la grande richiesta, vedo
molto lontano il tempo in cui gli esorcismi torneranno a far
parte, in ogni diocesi, del comune servizio pastorale. E
sbagliano di grosso quelle persone che avvicinano l’esorcista
come se avesse dei poteri straordinari, un po’ come se fossero
dei "buoni maghi". Per avvicinare un esorcista ci
vuole tanta fede in Gesù Cristo e tanta fede nella Chiesa, in
nome della quale l’esorcista opera.
Che cosa fa un esorcista? Prima di tutto è un uomo di ascolto,
per vedere che cosa il caso richiede. Il più delle volte la
nostra gente ha solo bisogno di avvicinarsi a Dio; non si tratta
di aver bisogno di esorcismi, ma di conversione.
Credo che ogni esorcista possa testimoniare di aver avvicinato
alla preghiera, ai sacramenti, alla pratica cristiana, molte più
persone lontane da quando ha iniziato il ministero di esorcista,
che in antecedenza, quando ricopriva altri incarichi apostolici.
Vivere in grazia e ciò che questo comporta (preghiera,
sacramenti, istruzione religiosa...) resta anche sempre il mezzo
preventivo e curativo più efficace.
Un secondo compito dell’esorcista è quello di tranquillizzare
le persone. Oggi sono proprio tanti coloro che ritengono di
avere la jella, di essere stati raggiunti da un qualche
maleficio ad opera di persone invidiose, gelose, perverse,
concorrenti in affari e via dicendo. Inutile dire che spesso
questa convinzione viene confermata o fatta nascere da persone
sbagliate che si sono consultate: maghi, cartomanti,
sedicenti veggenti o carismatici, di cui c’è un’invasione e
una continua pubblicità da parte dei mass media. Ogni
sacerdote e ogni persona di buon senso sarebbe in grado di
tranquillizzare questi tormentati; ma la parola dell’esorcista
è più efficace perché è un po’ considerato un
professionista in questo campo.
Infine il compito dell’esorcista è di esorcizzare, quando
vede che ne sono presenti le condizioni. Ci possono essere
semplici motivi di sospetto, che con una brevissima preghiera
esorcistica vengono chiariti. Si inizia sempre con molta
semplicità e brevità. Solo chi ha un’ignoranza totale di
questo ministero immagina che l’esorcismo sia un qualche cosa
di spaventoso, di traumatico. Tale effetto può verificarsi nei
presenti inesperti, non nella persona colpita, se nel corso
dell’esorcismo o addirittura al suo inizio, si manifestano
reazioni esterne violente o fenomeni strani. Proprio perché
l’esorcismo, e solo l’esorcismo, può verificare se i
fenomeni "di sospetto" nascondono una causa malefica o
no, i primi esorcismi hanno importanza diagnostica più che
curativa.
Ogni esorcista segue poi dei criteri personali, sia nel modo di
condurre gli esorcismi sia nell’esaminare le persone che a lui
si rivolgono. Alcuni fanno riempire dei questionari che essi
stessi hanno preparato. Io consiglio sempre che la persona per
prima cosa intensifichi la sua vita di preghiera; normalmente
chiedo anche che, prima di essere ricevuta da me, abbia chiesto
una serie di preghiere di guarigione e liberazione, o fatte da
un sacerdote, o fatte da un gruppo di preghiera del
Rinnovamento, abituato a questo; e ricevo le persone solo se il
sacerdote che ha guidato queste preghiere mi segnala
l’opportunità di fare esorcismi e me ne specifica i motivi.
Nella lotta contro il demonio non si insiste mai abbastanza sui
criteri da seguire. Quando si tratta dell’azione ordinaria del
demonio, la tentazione, il vangelo stesso ci dice che i rimedi
sono due: «Vigilate e pregate per non entrare in tentazione».
Se si tratta dell’azione straordinaria del demonio,
possessione o disturbi malefici, io metto all’ottavo posto il
ricorso agli esorcismi, sia come efficacia sia come rimedio a
cui ricorrere. Questa è la mia successione: 1) vivere
in grazia di Dio; 2) la confessione;
3) la Messa; 4) la comunione; 5) l’adorazione
eucaristica; 6) ogni preghiera, soprattutto i salmi e il
rosario; 7) le preghiere di liberazione; 8) gli esorcismi.
Naturalmente si vede la contemporaneità di questi mezzi di
grazia e la diversa frequenza; ad esempio la preghiera,
come successione di tempo, precede e accompagna tutto.
«Coloro che crederanno in me, nel mio nome cacceranno i
demoni... imporranno le mani sugli infermi ed essi guariranno»
(Mc 16,17-18). Se almeno i sacerdoti credessero alle
parole del Signore e al potere che hanno, non si stancherebbero
di benedire tutte le persone che domandano anche solo una
semplice benedizione. Credo che tanti mali guarirebbero
e che un esercito di persone (maghi, cartomanti, sensitivi e
simili) finirebbero in cassa integrazione. È uno degli scopi
che noi esorcisti, almeno indirettamente, cerchiamo di ottenere.
Gabriele
Amorth
da "Vita
Pastorale", gennaio 1998 |