I RACCONTI DI UN PRETE ESORCISTA. 

Dalla rivista "Fede e cultura"

Come ha iniziato, come si è accorto di questa vocazione?
   Me ne sono accorto, quasi per caso. Non avevo mai pensato a quest'attività, a questo apostolato. Ero in provincia di Avellino, come rettore di un nostro seminario a Gesualdo. Il 07/12/1952, di pomeriggio, bussano alla porta del convento alcune persone. Non andò ad aprire il portinaio e ci andai io. Vidi tre persone, di cui una donna tutta attorcigliata in uno scialle di lana, e due uomini di cui uno era il cognato e l'altro il fratello (in seguito scoprii che proprio quel cognato era l'autore del male verso quella donna). Ho chiesto loro cosa desiderassero. Siccome sembravano dei poveri ho subito chiesto se volessero mangiare qualcosa, ma nessuno rispondeva. Allora, per rompere il silenzio, a quella donna che aveva degli occhiacci fuori dalle orbite (degli occhi molto strani)  chiesi come si chiamasse. Stranamente mi rispose la voce di un uomo, ed esultando, mi disse: " Mi chiamo diavolo!". Ebbi qualche attimo di brivido, poi mi ripresi subito e quasi scherzando, mi presentai e dissi:" Tanto piacere, tu ti chiami "diavolo" ed io mi chiamo Padre Cipriano". Siamo stati per un'ora a parlare di tante cose, ma avevo capito che mi trovavo davanti ad un fatto strano, una cosa nuova. Ne parlai al mio superiore ma lui non volle interessarsene, e mi ingiunse di occuparmene io, perché lui aveva paura. Presi l'iniziativa di andare a parlare con l'allora Vescovo d'Avellino Mons. Gioacchino Pelicini il quale mi autorizzò a portare avanti quella battaglia. 
   Questo caso mi impegnò per tre anni e in quei tre primi anni di questa attività ho imparato tante cose, ho visto anche tanti inganni, sono stato anche vittima d'inganni, data la mia inesperienza. Per affrontare questo caso ebbi l'aiuto spirituale di Padre Pio al quale io mi rivolsi. Egli mi fece sapere che avrebbe pregato perchè non mi stancassi.  La lotta col demonio, infatti, è dura e lunga e naturalmente stanca. Grazie a Dio fino ad oggi non mi sono mai stancato. 
   Padre Pio ha sempre combattuto col diavolo, sin dall'inizio, e con la preghiera e la sua benedizione lo ha scacciato e colpito, ma ne ha ricevuto anche tanti "disturbi". 
   Il diavolo ha l'abitudine di vendicarsi! Ma l'importante è sapere quali armi usare quando ci si trova, con certezza, dinnanzi ad offensive e strategie maligne.
  Padre, in questi 50 anni di servizio, quali sono stati i casi più difficili, quelli che l'hanno colpita di più?
   Ce ne sono tanti, ed ogni caso ha avuto la sua sfaccettatura, la sua singolarità. Ho imparato molto da questa lunga battaglia col demonio: la sua subdola cattiveria, le sua sottili astuzie, le preghiere che più gli danno fastidio e quelle che più odia; qual'è il tipo di vita più efficace per il sacerdote esorcista. Tutti i casi certi che ho affrontato sono documentati in un libro che sto finendo di scrivere e che presto verrà pubblicato. Racconterò le cose più essenziali: c'è una parte dottrinale (l'ecclesiologia, cosa insegna la Chiesa, cosa credere) e una parte operativa (come operare, cosa utilizzare, ecc.).
 
  In che modo lei opera il discernimento? Come fa a distinguere i casi di persone disturbate dal demonio, da quelle che hanno solo disturbi psichici o psichiatrici ?
   Normalmente, noi esorcisti usiamo questo metodo: quando c'è un caso dubbio si fa l'esorcismo e l'esorcismo ha anche valore terapeutico. Nel nuovo rituale però si trova la proibizione di fare l'esorcismo se non si è certi della presenza del demonio. Noi non abbiamo accettato di buon grado questa proibizione. In ultima istanza per verificare se c'è presenza demoniaca, si fa la verifica proprio con l'esorcismo, con la formula che si trova nel rituale. Pur rimanendo dell'idea che l'esorcismo ha valore terapeutico,  per obbedienza alla Chiesa mi servo di altre preghiere per vedere se c'è l'azione o meno in questo senso. Comincio sempre col segno della croce, l'imposizione delle mani sulla testa e una preghiera alla Madonna, possibilmente in comune con i parenti o l'interessato,  poi altre preghiere,  e se è il caso concludo con l'esorcismo.
  
Padre, in tutti questi mercoledì che sono venuto qui a San Severo ad aiutarla, ho notato che Lei spesso prega in silenzio su queste persone. 
   So, per esperienza, che la preghiera silenziosa da molto fastidio all'avversario. Più di una volta, mi sono sentito dire: " Perché non parli ?".  Ma io non ascolto ciò che viene dallo spirito della menzogna. 
 
Padre Lei ha parlato dell'imposizione delle mani solo sulla testa,  perché evidentemente Lei pensa o sa che ci sono degli abusi con questa "imposizione delle mani"?
   Purtroppo per esperienza so che molti sacerdoti toccano dappertutto il corpo della persona.  Questa non è mai stata la prassi di noi esorcisti. Nella nostra esperienza, mai è stato approvato un metodo del genere. Tutt'al più si tocca con un crocefisso, con un oggetto sacro, però non con le mani dappertutto, specialmente se si tratta di donne e questo per motivi di prudenza. 
  
Il mercoledì, quando preghiamo insieme per questi particolari tipi di " ammalati ", Lei prima prega nella stanzetta sulla persona, se si accorge che effettivamente è un caso serio,  lo rimanda alla celebrazione della Messa che si svolge sempre a porte chiuse e solo con le persone che Lei autorizza, per motivi di prudenza. Perché fa così?. 
   La partecipazione alla S. Messa è il più grande tormento che si può dare allo spirito maligno. La S. Messa, in un certo senso, è il primo e il più potente e fondamentale.... esorcismo! 
  
Nei tanti mercoledì che sono stato con Lei, ho visto persone che tornano tante volte, qualcuno è in cura da anni. Come mai, a volte, la "terapia" è così lunga ?.
   Dipende dalla profondità del male, da quanto è radicato, da quanto la persona collabora, ecc. Si tenga conto che sempre la cura di questi casi introduce e promuove un vero cammino di fede, nel quale la persona cresce e si fortifica nella fede e questo coinvolge anche i parenti e gli amici che accompagnano il "paziente". La durata è dovuta al tempo necessario per avere persone robuste e mature nella fede. 
  
Lei giustamente,  invita tutte le persone a confessarsi, ad andare a Messa, a pregare il S. Rosario, ecc. perché senza un loro coinvolgimento, senza una qualche partecipazione da parte loro non si danno guarigioni magiche. L'esorcismo non può essere pensato come uno strumento magico. La "lungaggine" può essere dipesa anche dal fatto che loro non collaborino con la Grazia? Mi sono accorto che alcuni di loro sono incostanti, negligenti, anzi cercano di tenersi lontano dalla Grazia, per cui Lei deve faticare di più.  Allora, in qualche caso di ritardo nella guarigione, si può pensare anche a delle negligenze da parte degli "ammalati" ?
   Certo, io chiedo sempre una qualche collaborazione sia dell'interessato che dei parenti. Se le persone sono nel peccato o vogliono rimanere nel peccato, è inutile che mi vengano a dire o a chiedere una benedizione o un esorcismo perché non ha senso. Per prima cosa bisogna mettersi in grazia di Dio e quindi innanzitutto una buona confessione.
   Padre Lei ha conosciuto personalmente Padre Pio?
   Certo. Sin dal primo caso che ho avuto, pensai di portarlo da Padre Pio e lui, scherzosamente mi rispose: "Ho già tanti diavoli attorno, pure questo mi vuoi portare ? Pregherò per te in modo che tu non ti stanchi mai".  Quando, durante un esorcismo, mi fu detto che in un paziente c'erano quattro spiriti maligni (cfr: Mc 5,8-10) mandai un mio confratello a San Giovanni Rotondo per chiedere a Padre Pio, quando mi sarei sbrigato con quel caso. Padre Pio mi rispose con queste testuali parole: "Di a Padre Cipriano che non sono quattro, ma è uno solo il vero diavolo, che fa quattro voci!". Il demonio mira a ingannare il sacerdote, gli interessati e pure gli altri che stanno attorno. Invece in questi lunghi anni, ho curato una diecina di veri grossi casi, cioè di possessioni, che spesso mi hanno portato via anche degli anni. C'è stato il caso di una ragazza che è durato dieci anni. Una ragazza che, a prova fatta, era posseduta da dodici spiriti maligni che sono usciti, man mano, a forza di preghiere ripetute.
 
Nella preghiera del Mercoledì,  nella Chiesetta di S. Matteo, a San Severo, ho visto alcuni ammalati che a volte sono più calmi,  a volte invece sono proprio furiosi e cercano spesso di aggredirla anche fisicamente oltre ad insultarla e disturbarla durante la Messa.
   Quella è una tecnica. Il fatto di presentarsi un giorno calmi e un altro giorno furiosi è perché cercano di ingannare il sacerdote il quale vedendo che la persona sta calma, può pensare che la vittoria sia prossima e quindi rallentare il ritmo delle preghiere. Invece non bisogna mai farsi illudere, perché il demonio muove guerra ed usa tutte le armi.
  
Quando Lei è certo che una persona è stata liberata definitivamente ?
   In genere si vede che non reagisce più alle preghiere, che ha intrapreso una ricca e convinta vita sacramentale, ha amore alla preghiera e alla Parola di Dio. Il momento della liberazione è in genere accompagnato con un segno esterno,  come potrebbe essere anche il vomito. Ci sono casi in cui la persona ha espulso materiale che ho fatto esaminare da medici e istopatologi. Mi hanno risposto che non si trattava di cose del corpo umano ma che erano pelli di lucertola, di rospi, ecc. 
  
Padre, quali sono le più importanti differenze tra questo nuovo rituale per l'esorcismo e il rituale romano classico ?
  
La parte dottrinale è la stessa. E' nella parte pratica che ci sono delle differenze. Sono state tolte tante preghiere importanti che la nostra esperienza ci ha confermato essere molto efficaci e sono state tolte le invocazioni alla Madonna. Ricordiamo comunque che, in ultima istanza, quello che è decisiva è la santità della persona, la ricchezza di grazia personale. 
   
Io so però che il Card. Medina, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino,  a questo nuovo rituale ha aggiunto una notificazione in cui si afferma che gli esorcisti non sono obbligati a usare solo questo nuovo rituale ma, se vogliono, possono utilizzare anche il vecchio rituale facendo una richiesta al Vescovo. Il Vescovo chiede l'autorizzazione alla Congregazione che la concede senza difficoltà. Così grazie a questo cardinale c'è una scialuppa di salvataggio. 
   
La Scuola per esorcisti ha anche il compito di far studiare la storia del fenomeno e la storia dei vari strumenti messi a disposizione dalla Chiesa, nelle varie epoche,  per combattere il male. Io credo che oggi i Vescovi abbiano difficoltà  a nominare esorcisti, anche perché non è facile trovare sacerdoti e religiosi disponibili per questo compito. Forse non è neanche facile trovare persone che abbiano tutti i requisiti previsti dal Diritto  canonico.
  
Quanti esorcisti ci sono in Italia ? 
  
Ma io non credo che ce ne siano tanti: c'è qualcuno che parla di duecento, trecento,  ma io non ci credo. In teoria in ogni Diocesi ci dovrebbe essere un esorcista, ma in pratica questo non accade. Sicuramente nominati ufficialmente dai Vescovi dovremmo essere un'ottantina. 
  
Quali sono, secondo Lei, i maggiori abusi che avvengono in questo campo ?
  
Per esorcista bisogna intendere solo il sacerdote autorizzato dal proprio Vescovo. I sacerdoti non devono servirsi di presunti sensitivi che credono di avere poteri superiori a quelli del prete o addirittura del Vescovo. Bisogna evitare l'abuso dei sacramentali: mettere il sale in ogni angolo della casa, ungere tutte le mura con olio benedetto, oppure usare acqua santa prelevata da...sette chiese!!! Si può cadere in un uso superstizioso dei sacramentali. Quindi innanzitutto uso corretto dei sacramentali e mai mettere al primo posto i sacramentali, al di sopra cioè dei sacramenti. E' una cosa ridicola.
  
E' prima il sacerdote che deve fare una valutazione su questi casi e poi, se lo ritiene opportuno, manda dallo psichiatra oppure Lei pensa che bisogna mandare prima la persona dallo psichiatra e poi è lo psichiatra che, eventualmente, lo manda dal prete? 
  
Il sacerdote, quando gli viene presentato uno di questi possibili casi, fa la sua benedizione e le sue preghiere. Se poi vede, onestamente, che c'è qualcosa di patologico allora manda dallo psichiatra. Il sacerdote stesso chiede la collaborazione,  quando è necessaria. Il sacerdote deve dire, onestamente:" fin qua posso; questo altro fenomeno è competenza del neurologo,  del medico o dello psichiatra". Dunque viene prima il sacerdote, con i suoi mezzi, con la preghiera, con le sue benedizioni i suoi sacramenti, e il suo ufficio specifico, se poi nonostante tutto il disturbo continua o si manifesta come non di competenza dell'esorcista, allora si manda la persona dal medico competente. 

A cura di Don Guglielmo Fichera