C’è il Brasile delle bianche spiagge, del sole, del football e della samba. C’è il Brasile delle foreste della terra riarsa, delle città sovraffollate, dei villaggi deserti e delle favelas senza fine. È c’è il Brasile dai posti suggestivi densi di mistero e di pace. In cui il popolo brasiliano riconosce nelle vie del culto il senso dell’esistenza. E guarda il pellegrinaggio come un percorso di spiritualità e di preghiera. Questa la ragione di fondo che spinge la gente della nazione, i fine settimana, e i turisti a ritrovarsi nel santuario mariano di "Aparecida" a 165 km da San Paolo. Da una statistica del 1998 risulta secondo, dopo "Guadalupe" in Messico con oltre 14 milioni di pellegrini, per i suoi sette milioni e mezzo di famiglie, uomini e donne, religiosi/e, sacerdoti che s’inoltrano nel "Vale do Paraíba", bagnata dal fiume Paraiba e circondata dalle catene montuose della Serra do Mar e della Serra da Mantiqueira. In questo dipinto di bellezza naturale si staglia il Santuario dai mattoni rossi forati. La Basilica ha una superficie di 18.000 metri quadrati. È lunga 173 metri e larga 168. Ha la forma di una croce. Solo la cupola è alta 80 metri. Può contenere 45.000 persone. I mattoni di terracotta, forati a forma di fiori, nella struttura architettonica costituiscono le finestre. Queste creano degli spazi d’infinito al pellegrino che si ferma in preghiera. Poiché facilmente può contemplare, da qualsiasi punto della Chiesa, la statua nera di terracotta della Madonna che pesa circa tre chili ed è lunga 30 cm., il tabernacolo e l’azzurro del cielo, attraverso il gioco delle nuvole che s’intrecciano tra i rami degli alberi o si nascondono dietro le montagne. Anche noi, quella mattina da San Paolo siamo partite di buon’ora. Già alle 5,30 le ruote della Volkswagen oltrepassavano il casello dell’autostrada per Rio de Janeiro. Eravamo diretti a San José dos Campos per conoscere suor Celia Aparecida de Souza, Figlia di Maria Ausiliatrice. Da diversi anni esercita la professione di avvocato. Difende la causa dei poveri, dei minori a rischio. A suor Celia i bisogni della gente l’hanno spinta a farsi carico dell’esistenza e del futuro di troppi "bambini e bambine" di strada, mi racconta suor Celia Apparecida da Silva, la provinciale del luogo. Eppure in una realtà così complessa ci si può imbattere in un qualche miracolo… come è avvenuto al tramonto del 17 ottobre 1917. Fu così che lungo il tragitto, suor Elvira Meneghelli, mentre guidava la macchina iniziò a raccontarmi la storia della Madonna Aparecida. "Un gruppo di pescatori gettavano le reti per la pesca nel fiume Paraiba. Ma quella notte niente pesci. Delusi, quasi tutti ormeggiarono le barche. Tranne tre presero il largo in cerca di pesci. Ma invano". Il fiume Paraiba, a quei tempi era il sostegno economico per la gente del posto. Era la prima volta che il fiume negava loro da mangiare. Proprio quando si presentava una giornata di vendita proficua poiché il Governatore della regione aveva organizzato un banchetto. I pescatori comunque non si arresero. Nelle prime ore dell’alba "il pescatore João Alves tirò dalla rete una minuscola statua di terracotta, decapitata. Un ‘raccolto’ inaspettato. L’avvolse nella sua camicia, adagiandola in un angolo della barca. Gettò ancora la rete, ed emerse in essa una piccola palla di creta: la testa della piccola statua di argilla nera. La statua rappresentava una donna. Un senso di stupore colse i tre che rigettarono le reti. Lo stupore illuminò i loro volti quando a fatica tiravano le reti vedendo in esse pesce di ottima qualità. La pesca fu così abbondante che a stento la barca si manteneva in equilibrio sulle acque. I pescatori, però, prima di andare al mercato, lasciarono la statua a Silvana, la moglie di João. Silvana ne incollò la testa al corpo e la tenne con sé per circa 10 anni. Tutti i giorni la famiglia, alla fine del lavoro, recitava il Rosario. Nel 1726 la statua fu affidata ai figli Atanasio e Pedroso che la deposero in una piccola nicchia di legno". Difatti il Porto Iguaçu, nei pressi del fiume Paraiba, lo si considera il primo "trono" della Vergine Aparecida. Subito cominciarono i miracoli. Nel 1883 fu eretta la Basilica. Oggi conosciuta con il nome "La Basilica Vecchia", poiché è stata costruita la nuova, inaugurata il 15 agosto 1967. Per l’occasione, il Papa Paolo VI, tramite un suo delegato, offrì una "Rosa d’oro". Nel luglio del 1980 Papa Giovanni Paolo II ha consacrato la Basilica alla Madonna Aparecida, affidando alle sue cure il popolo brasiliano. Il santuario è visibile da circa 10 km di distanza. Eravamo sull’ultimo cavalcavia prima di pagare il pedaggio. Ma suor Elvira non aveva ancora finito il racconto: "Subito dopo quella "pesca miracolosa" la gente semplice con una grande fede è stata quella che ha ricevuto subito miracoli. Si racconta di uno schiavo di nome Zaccaria che viveva in una piantagione di caffè. E non riuscendo più a sopportare la ferocia dei sui "padroni", scappò e si diresse nella città di San Paolo. Il capitano, responsabile degli schiavi, gli diede la "caccia". Lo trovò in un bosco. Gli mise alle mani e ai piedi delle catene pesanti sette chili. E lo trascinò per la strada. Passando davanti alla Cappella della Madonna ‘Aparecida’ lo schiavo implorò il Suo aiuto. Subito si aprirono le catene. Di fronte a quel fatto il capitano lo lasciò andare. Ecco perché la tradizione dice che la Madonna è nera perché vuole essere accanto agli oppressi e in quel tempo i poveri erano i negri". Senza accorgermene arrivammo anche noi al santuario. La prima cosa che pensai guardandone la struttura è stata: ad Jesum per Mariam! ***
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