«Maria
è qui e ha bisogno di noi»
Intervista
con padre Jozo
Padre Jozo,
qual è il dono di Medjugorje?
I doni e i progetti divini rimangono sempre per noi un mistero, ma dai
frutti prodotti possiamo in molti casi capirne lo scopo. Per esempio,
dai frutti degli ultimi duemila anni si può comprendere lo scopo
dell’incarnazione, resa possibile dalla scelta della Vergine Maria: un
nuovo testamento, una nuova strategia della salvezza. L’Incarnazione
ha ricondotto l’uomo nel centro della creazione e ha reso possibile
che la grazia di Dio passi attraverso Cristo, attraverso l’uomo.
Ma veniamo all’oggi: si dice che l’umanità sta vivendo un tempo di
grande crisi, ed è vero: ci sono tante difficoltà nella famiglia,
nella scuola, nell’educazione, di fronte alle quali persino noi
cristiani sembriamo aver perso le risposte, perché la mentalità comune
ci ha influenzato, ha intaccato i valori della nostra fede. Tutto oggi
è contro l’uomo, contro la natura: la politica, la scienza,
l’informazione, con i mass media che sono inquinati come l’aria,
come il cibo. Tutto è contro l’uomo: non possiamo dire che il Signore
ha creato una mucca pazza, o una pecora malata... Il Signore non ha
affidato il mondo così all’uomo. E triste constatare che l’uomo ha
gestito male queste cose, che ha prodotto male. Ed è triste anche
vedere che di fronte a tutto questo non diamo il massimo per porvi
rimedio... il problema è che quando l’uomo esce dai suoi confini, non
tiene conto del suo limite, perde di vista la sua missione e succedono
cose gravi sulla terra.
In questa situazione anche la Chiesa ha sofferto e soffre. In questa
situazione si sono verificati i fatti di Medjugorje. Ecco, dopo
vent’anni si può cominciare a vedere quale è lo scopo di queste
apparizioni della Vergine: milioni e milioni di persone che hanno
incontrato la Madonna sono ritornate a Dio. C’è un fiume di grazia
che è partito da Medjugorje e che ha raggiunto tutto il mondo, tutte le
nazioni, tutte le comunità e le culture.
Oggi vengono a Medjugorje uomini e donne da ogni dove: dal Giappone,
dall’Indocina, dalla Corea e, segretamente e a rischio della incolumità,
perfino dalla Cina. E ogni anno molti fra questi, che neppure erano
cristiani, ricevono il battesimo.
Maria si è posta qui come luce delle genti, per risollevarci dai nostri
problemi per aiutarci a sbrogliare le più differenti e ingarbugliate
situazioni. E noi non possiamo far altro che dirle grazie, pieni di
riconoscenza per questa donna per la gioia che ci ha donato con la sua
presenza. A Lei, sempre obbediente al progetto del Padre, alla volontà
di Dio, che anche in questo caso ha rinnovato con Gesù il suo «Eccomi,
sia fatta la tua volontà».
Qual è il
cuore di questo dono e dei messaggi della Vergine?
La presenza fisica della Madonna in questo luogo. La Madonna in carne e
ossa ha fatto visita alla parrocchia, fa visita alle case dei veggenti,
come ha fatto visita a Elisabetta. Come in quella circostanza, anche a
Medjugorje Maria si è fatta incontro con un saluto di pace con «
Shalom». E come a Elisabetta, anche ai veggenti, alla gente di
Medjugorje e, a tutti noi, Maria, attraverso quel «Shalom» ha
trasmesso, ha iniziato la sua azione di grazia.
La sua presenza, poi, è presenza orante: attraverso il suo esempio
costante Maria ci chiede di pregare. E se l’uomo risponde a questa
chiamata e incomincia a pregare, qui immancabilmente per grazia riceve o
rinnova il dono della preghiera. «Per grazia», perché la preghiera è
un dono, e così è stato per noi della comunità parrocchiale: un
grande dono.
Maria viene per renderci certi che Lei ci è vicina, e che attraverso di
Lei l’uomo può ricevere tutto l’aiuto di cui necessita: è già
questo il primo dei messaggi, il suo essere con noi, tra di noi. E a
Medjugorje si sperimenta questa sua presenza: la si sente nell’aria,
la si respira nella preghiera, la si riconosce nella comunione tra i
pellegrini. È una sensazione tangibile, come il calore del sole in
estate, e la pioggia di settembre. E questo lo conoscono tutti coloro
che vengono a Medjugorje con cuore aperto.
Poi vengono i messaggi: essi servono per aiutarci a correggere i nostri
errori, a mettere a posto le situazioni che abbiamo compromesso o
lasciate in sospeso. Maria parla per ricordarci gli aspetti fondamentali
per la vita cristiana e per il nostro futuro; ci ricorda la preghiera, i
sacramenti come l’Eucaristia, la confessione, ci invita a leggere la
Parola di Dio, ad aprirci alla conversione del cuore: aspetti senza i
quali la Chiesa non esiste.
Ho appena incontrato un pellegrino che mi ha confidato «Da quando sono
stato a Medjugorje sto amando la Bibbia, vivo la Bibbia»... Ecco il
dono, ecco il messaggio: si crea un clima nuovo in cui possono
germogliare doni di fede, di pace, di conversione, di amore. Ecco il più
grande messaggio, la notizia più importante: l’uomo che rinasce.
Come ha
risposto il villaggio di Medjugorje in questi anni?
Che cosa Medjugorje ha fatto in vent’anni? Medjugorje ha pregato e ha
fatto digiuno. Medjugorje ha imparato a inginocchiarsi davanti al
Santissimo e alla Croce. Medjugorje è il luogo dove si trova la Madre
celeste, dove si sente la Madre, dove l’uomo torna a Dio.
C’è chi
dice che queste apparizioni sono un po’ lunghe... e che ciò è
strano...
Ma come lunghe? Non lo sono affatto: ne abbiamo bisogno, e di più,
perché la partita in cui ci giochiamo la nostra vita spirituale,
fortunatamente, non è una gara cronometrica. Perché perdere tempo a
chiedersi se le apparizioni sono o non sono lunghe: Maria è qui per
indicarci la via, approfittiamone. Non è forse molto lungo il tempo
necessario per disintossicare chi è diventato dipendente, «inquinato»
dalla droga? Quanto ci vuole per purificare il suo sangue, per
ricostruirne la mentalità, rimetterne in sesto il corpo e l’anima?
C’è bisogno di tempo, c’è bisogno che Maria appaia.
Maria
attraverso i veggenti ci ha messo molte volte in guardia da satana.
Dalle Scritture sappiamo che sarà lei a sconfiggerlo. perché tanta
preoccupazione?
La Madonna desidera liberare tutti gli uomini dal male, e per prima cosa
dice che satana c’è, esiste, ed è furbo e meticoloso. Mette in
guardia in particolare coloro che ritengono che la vittoria ascetica
della Madonna e personale su satana sia semplice. No, non è semplice:
la Madonna trionferà, ma gli uomini devono aiutarla. La Madonna
interpella attraverso questi veggenti loro e tutti noi a farci suoi
angeli, per aiutarla a sconfiggere il maligno come è descritto nel
racconto dell’Apocalisse. E ci dice: «Cari miei angeli, mi dovete
aiutare, dovete vigilare con me».
Che è poi la medesima attenzione che ci è chiesta da Gesù con la
parabola della zizzania: il contadino torna a casa dal campo appena
seminato e se ne va felice a dormire per il lavoro svolto senza
preoccuparsi che il nemico è sempre in agguato; e questi, la stessa
notte, trovando la porta sguarnita, viene e sparge il seme cattivo...
C’è il Nemico e se l’uomo non è disattento lo vede, lo riconosce.
Ma se l’uomo è disattento si sveglierà un giorno pieno di spavento
con il campo infestato di zizzania, di ciò che non ha seminato.
Dove
colpisce il nemico?
Nelle esistenze di giovani senza vita e senza scopo. Guarda quanti
suicidi, quanta disperazione, quanta droga. Per fortuna Maria ci mette
in guardia. Quante sono oggi le famiglie crollate: genitori e figli che
vivono separati in casa, che non si parlano; sposi che non vogliono
figli, bambini che vengono uccisi ancor prima di nascere. Sembrerebbe
che l’egoismo abbia vinto. Ma, per fortuna, Maria ci dice che non è
così e indica una via di uscita, ma ha bisogno di noi.
In che senso ha
bisogno di noi?
La Madonna viene a Medjugorje per ricordare i valori che abbiamo smesso,
che non si praticano più, e ci dà la grazia di poterli riconoscere e
vivere. Ce lo dice con messaggi pieni di tenerezza: «Cari figli, voglio
dividere la gioia, il mio amore per voi». La Madonna è piena di gioia
perché è piena di grazia. E la grazia è un dono. E a Medjugorje
milioni di persone hanno effettivamente trovato e testimoniato questo
dono, insieme con il dono della preghiera: ed è per questo che
Medjugorje non può essere ridotta ad argomento di chiacchiere e di
discussione. Non dipende dagli uomini la verità di Medjugorje, non
dipende da un parroco, non dipende dal vescovo. Non dipende dalla tua
simpatia o dalla tua propaganda Medjugorje, ma piuttosto dalla tua
risposta, dalla tua vita. Se nessuno vivesse Medjugorje sulla terra,
essa non esisterebbe, ma grazie al Signore ci sono milioni di persone
che cercano di vivere bene i messaggi, il digiuno e di pregare di nuovo
insieme in famiglia. E ogni settimana aumenta il numero di coloro che
rispondono all’invito di fare di più per Dio. Di questi sì ha
bisogno la Madonna per i suoi progetti.
Quando san Francesco tornò dalla Verna con le stigmate, i confratelli lo
videro piangere: «Ti fanno male?», gli chiesero. «No», rispose, «piango
perché l’Amore non è amato». Gesù non è amato: per questo
soffriva san Francesco, per questo il Papa è andato a Gerusalemme a
pregare, a cercare il perdono dagli avversari di Cristo. Anche nella
Chiesa oggi si ama poco Gesù: l’Amore non è amato. San Francesco in
punto di morte fu interrogato dai suoi per conoscerne l’ultimo
testamento; e lui, nonostante le sofferenze, disse: «Fino a oggi
abbiamo fatto poco; cominciamo a darci da fare di più». Questa è la
risposta dei santi e del nostro Papa, oggi.
Che cosa ho fatto io nei miei venti, quaranta, settanta anni di vita
come cristiano? Occorre una nuova evangelizzazione perché il paganesimo
è rifiorito proprio a partire da quei Paesi che si dicevano cristiani.
Bisogna decidersi per Cristo e amare Lui. Ma sta a noi la scelta.
Preoccupiamoci di portare frutto: pensate alla parabola del seminatore e
cercate di portare molto frutto. Così cresce la Chiesa, non attraverso
Internet o la Tv. Non ci sono nuove conversioni grazie alla Tv cattolica
o a Radio Vaticana: questi sono strumenti buoni per i credenti, ma che
gli atei rifiutano. La fede dipende dai testimoni. Non mancano le
università, le scuole, le emittenti, i libri, i programmi, i giornali
religiosi; ma mancano i santi nelle università, nelle scuole, nelle
parrocchie, nei giornali, anche in quelli religiosi.
Per questo chi viene a Medjugorje ed è toccato dalla grazia, deve
domandarsi: «Chi sono io? Che cosa posso fare per la Madonna?». Quanti
sacerdoti sono venuti in questi anni a Medjugorje, e quanti vescovi
anche, e hanno fatto poco, e non hanno fatto nulla nelle parrocchie e
nelle diocesi. Noi pensiamo: «La Madonna viene, farà Lei». E invece
no, perché Lei sempre ripete: «Ho bisogno di voi».
Che cosa
dobbiamo fare?
Maria è molto chiara. Come prima cosa vuole la nostra conversione, che
lasciamo cadere le lusinghe del male, che ci allontaniamo una volta per
tutte dalle sue sorgenti. L’uomo può vincere il peccato solo quando
crede e si affida a Dio, quando si lascia guidare come figlio, mano
nella mano della mamma. Allo stesso modo del figlio prodigo, che
finalmente riconosce la bontà del padre, che finalmente si accorge di
quanto lui tratti bene persino i servi e che non gli permetterà più di
vivere peggio dei porci, così anche tu torna a casa da Dio tuo Padre.
Ma sappi che satana ti farà da ostacolo perché è forte della sua
gelosia. E evidentemente forte: come possiamo capire sempre dai frutti,
in questo caso da quelli cattivi, che sono sotto i nostri occhi. Per
questo dobbiamo rompere gli indugi, vincere la pigrizia, essere attivi:
e pregare, pregare molto. Perché l’uomo che prega non permette che il
maligno gli entri in casa, che gli insidi la famiglia. Sono quasi
cinquanta ormai i messaggi in cui Maria ci ha invitati a mettere la
preghiera al primo posto nelle famiglie. E poi il digiuno. Chi fa
digiuno e prega, come ha detto Cristo stesso, è più forte del male: satana
trema di fronte all’uomo che prega e pronuncia con fede il nome di
Cristo.
La Madonna,
proprio nel giorno del Capodanno del 2001, all’alba del nuovo
millennio, ha detto a Marija che Satana è come «libero dalle catene»?
Che significa?
Ricordati che satana non è onnipotente e che l’uomo unito a Dio e a
sua Madre è più potente di lui. Ma questa unione ancora manca, e per
questo motivo satana è in qualche modo svincolato, ha libertà di
intromettersi fra l’uomo e Dio: per questo occorre rinnovare la
preghiera e il digiuno, come Gesù ha insegnato; e per questo, dietro
Lui, oggi sua Madre ripete: «Rinnovate la preghiera e il digiuno, con
entusiasmo».
Pregare,
digiunare, vivere ogni giorno i Sacramenti: se è fatto bene è un
programma molto impegnativo...
Impegnativo. La realtà è che noi non siamo capaci più di offrire, di
soffrire un po' con Cristo. Uno dei primi giorni la polizia segreta ha
fatto irruzione nelle case e strappato dai letti i giovani veggenti.
Spaventati, tristi , senza scarpe, feriti, mi ritrovo in canonica i
genitori e i fratelli: «Padre, che cosa possiamo fare?». Soltanto
pregare. Ma fu difficile perché il tempo passava e i ragazzi non
tornavano: mezzogiorno, niente; le cinque, niente. Al tramonto fummo
presi da agitazione e a mezzanotte dallo sconforto. Io non riuscivo a
trovare una parola di speranza. Finalmente, all’una e mezzo, per primo
un ragazzo e poi tutti gli altri cominciammo a sentire un canto lontano.
Erano loro: entrarono in canonica pieni di gioia mentre i genitori
scoppiavano in lacrime. A quel punto Vicka si fece incontro alla mamma
che si chiama Aurelia e disse: «Perché piangi?». Le fu risposto: «Ma
non vedi che ora è? E tu domandi perché piango?». Ma la figlia,
fattasi seria, aggiunse: «Non soffrire così; se questo è un tempo di
prova, mettiamolo a frutto: chiediamoci che cosa possiamo soffrire per
la Madonna, se possiamo offrirle quello che ci accade». E poi ripeté
con fermezza: «Mamma è importante soffrire qualche cosa per la Madonna».
Fu questo l’insegnamento che una ragazzina seppe dare a sua madre e a
noi tutti. Di tutte le domande che avrei voluto fare ai veggenti quella
sera non ne ricordo una; invece, da vent’ anni mi accompagna sempre più
presente un solo interrogativo: Che cosa posso fare oggi per la Madonna,
che cosa posso offrire oggi per lei, per Cristo, per la mia Chiesa? lo
sono sacerdote: se non sono capace di soffrire niente la mia vita
religiosa non vale niente, è falsa. L’abito che porto mi impone
questa riflessione. Un sacerdote che non sa offrire un po’ della sua
sofferenza crolla.
Lei è
sacerdote: nella crisi che attraversa l’umanità anche tanti sacerdoti
e religiosi sembrerebbero oggi disorientati. Non a caso la Madonna
avrebbe chiesto a Marija di pregare tanto per loro...
L’uomo che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una
grande responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun altro.
Non lo si può paragonare al maestro che insegna, al catechista che
predica, al medico che guarisce; no, perché il sacerdote è sacramento,
è segno visibile della grazia. Lui è segno che la Chiesa sta
camminando sulla strada giusta, che il Signore non l’ha lasciata sola.
Ecco il motivo per cui ogni sacerdote è un grande dono, una grande
cosa.
Molti sacerdoti sono disorientati, e così molti religiosi. Dobbiamo
levare le mani, congiungerle e chiedere nuove vocazioni. La Chiesa, se
vuole avere santi sacerdoti, deve pregare per i sacerdoti; tante
vocazioni sacerdotali non sono frutto del caso, ma frutto della
preghiera. Guarda Anna nell‘Antico Testamento che, nella vecchiaia,
chiede a Dio il dono di un figlio: che cosa fa? Prega. Quando è nato
l’ha chiamato Samuele, frutto della preghiera, e Samuele è diventato
sacerdote, dono per la Chiesa ricevuto attraverso la preghiera. E a
questo punto, però, voglio dirvi che a Riga il seminario è di nuovo
pieno, non c’è un letto vuoto. Grazie a Maria che ci ha invitato a
chiedere con lei questa grazia.
Desidero ricordare ai sacerdoti il messaggio della Madonna del marzo
2001, in cui ci sprona a «deciderci per la conversione e la santità»:
cari sacerdoti, la nostra chiamata è essere santi, tutto il resto è un
vuoto inutile, è un correre in tondo, è un vento che si disperde.
Essere santi non è solo normale, è del tutto normale, come il frutto
sull’albero: è normale dare frutto, è normale darlo buono, è
normale che la nostra vita sia fruttuosa per gli altri. Se Dio è santo
è inevitabile che ci chiami, allora, a essere santi.
Io voglio osservare il sacerdote al vaglio delle Scritture, attraverso
la tradizione cristiana: ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo
sacerdote ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e
questo avviene ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un santo sacerdote
vedi delle comunità ricche di giovani che fondano il loro cammino in
una certezza. Gesù ha detto «siete i miei testimoni»: il sacerdote è
dono suo, è grazia; non possiamo dimenticarcene o farne a meno. Eppure,
oggi, molti sacerdoti sono paventati dalle sfide della cultura
contemporanea: si sentono rifiutati e non accettano l’indifferenza.
Finiscono per stancarsi, per spegnersi. Trascinano la loro tenda nel
deserto e ci si infilano dentro; e la loro voce per le la facoltà
dell’ annuncio della Parola, e si svilisce in un grido senza eco e
soffrono, e tornano indietro, ma di nuovo non sono accettati. La Chiesa
deve accompagnare i sacerdoti, e qui per Chiesa intendo anche i singoli
parrocchiani. Il sacerdote è un uomo che, come tale, ha bisogno degli
altri; è un uomo che per dare tutto ha bisogno di incontrare la Chiesa,
di sentirsene parte, di essere bene accetto; ha bisogno di essere amato,
incoraggiato, aiutato con amore, con amicizia, con sostegni spirituali,
con preghiere che supportino i suoi progetti. Il sacerdote non può
realizzare le idee che riceve attraverso lo Spirito Santo se poi la
Chiesa, i parrocchiani gli voltano le spalle, le menti e il cuore.
Viviamo — è vero — in un’epoca che mette a dura prova l’identità
del sacerdote, ma chi ha a cuore la Chiesa si prenda cura dei sacerdoti.
E Maria che ce lo chiede.
Ma Maria
stessa a volte è messa in disparte nella Chiesa, magari in nome
dell’unità dei cristiani, dell’ecumenismo...
Non esistono errori altrettanto grandi come quelli commessi dagli uomini
contro la Madonna e il suo figlio Gesù. Gesù e stato addirittura
crocifisso e non a caso è stato definito pietra di scandalo. Ma anche
la Madonna ha dovuto sopportare l’ingiustizia. Perfino Giuseppe
all’inizio non ha riconosciuto il piano di Dio attraverso di Lei.
Quanti errori: gli anglicani hanno cancellato la Madonna completamente,
relegandola alla funzione di un taxi che ha traghettato Gesù sulla
terra. Così i Luterani e tutte le ramificazioni delle chiese
protestanti che hanno rifiutato la Madonna. Quanti errori e quanti
peccati contro di Lei anche oggi, e nella stessa Chiesa, ogni qualvolta
la Madre di Gesù viene messa da parte in nome di un falso ecumenismo.
Ogni qualvolta si sente dire, in nome di una futuribile e presunta unità
dei cristiani: «Lasciamo un po' nell’ ombra la Madonna e saremo più
vicini ai nostri fratelli anglicani, e ci riavvicineremo ai fratelli
protestanti». Quanti errori.
Ma è Gesù stesso che ci ha indicato Maria. Sulla Croce ha detto «ecco
vostra Madre»: appoggiateVi a Lei. Non può che essere Lei, che grazie
al suo «sì» è stata nell’Incarnazione ponte tra Dio e gli uomini,
a porsi ora nella Chiesa come ponte di conversione tra gli uomini e Dio.
Non è forse per questo che appare a Medjugorje? Lasciamo che ci conduca
a suo Figlio...
Quanti peccati... Non possiamo farcela senza la Madonna, senza la
Madonna non c’è la Chiesa, così come senza l’Eucaristia non c’è
la salvezza, non c’è l’alimento di salvezza. Guardate Elisabetta
come ha esultato perché ha riconosciuto che era la Madre di Dio, quella
donna che veniva a farle visita. La Madre di Dio è venuta a visitarci
anche a Medjugorje per insegnarci a purificare la nostra vita
dall’egoismo, dall’orgoglio, per riscattarci dalla sterilità. Lei
ci vuole capaci di portare frutto e ci dà la grazia per innamorarci del
suo «programma», dei suoi messaggi.
In quest’ottica, che non è quella delle polemiche, va inquadrata la
dichiarazione pontificia Dominus lesus che è molto importante perché
pone rimedio a un errore ormai molto diffuso, quasi legalizzato, che
creava grande confusione. I cattolici non devono rinunciare alla
pienezza della Rivelazione, e con essa alla loro identità, perché è
in essa che risiede la verità. Come potremmo, per esempio, immolare la
Madonna sull’altare di un vuoto ecumenismo, se è Lei stessa il nostro
tifoso più fedele, l’instancabile sostegno nel nostro cammino verso
il Cielo?
Ascoltiamo la Madonna che ci dice «convertitevi, tornate al Padre»: è
questa la meta a cui gli uomini devono tendere per un autentico
ecumenismo; è solo attraverso una nuova conversione che i fratelli
cristiani potranno ritrovare l’unità.
Perché la
Chiesa è così provata in questo tempo senza Dio, in cui molto potrebbe
fare?
Ma perché è in crisi la famiglia, che è la cellula originaria della
società umana a cui il sacerdote si rivolge. Se vacilla la famiglia il
sacerdote cade nel buio. Più di ogni cosa la Chiesa ha bisogno di santi
sacerdoti e di santi genitori. Dal cuore del prete inizia il
rinnovamento del mondo, un nuovo mondo; e dal cuore dei genitori inizia
il rinnovamento della famiglia umana, una nuova famiglia.
Una nuova
famiglia. La vita di questi veggenti, così straordinaria nel
quotidiano, non è illuminante sul senso della chiamata universale alla
santità sottolineata dal Concilio?
Ma certo. Dio ci vuole tutti santi e la via da percorrere sta
nell’assecondare la sua volontà secondo il proprio stato e i propri
talenti. Ma occorre la nostra disponibilità. Se il Signore sarà
presente nella nostra vita saremo sempre a posto; ma permettiamogli di
entrare come l’aria nei polmoni. Dipende da noi, perché Dio ci
rispetta. La Madonna però dice «ho bisogno di voi» e sollecita con
materna cura una nostra risposta.
Vogliamo essere degli strumenti nelle mani di Dio? Senza di te Dio non
può realizzare ciò che vuole, non perché non è onnipotente, ma perché
ti rispetta; senza di te Dio non può salvarti. La Madonna è diventata
grande quando ha accettato il disegno che il Padre aveva per lei, i
santi sono diventati tali dopo aver detto sì.
Vicka è nota a tutti per aver attraversato malattie molto gravi. La
prima volta la stavano portando in ospedale dopo che era caduta in coma
e ai medici sembrava in fin di vita. L’autista può raccontare che a
un certo punto si è svegliata all’improvviso e ha chiesto di
scendere. Di lì a poco le e apparsa la Vergine ma Vicka dopo la
visione, per nulla contenta di essere guarita, e ritornata all’auto in
lacrime. Più tardi — dimessa subito dall’ospedale — ci spiego che
la Madonna in quell’occasione le aveva chiesto se avesse preferito la
salute o la Croce avvertendola che se avesse scelto la salute le
apparizioni si sarebbero concluse. Vicka, memore delle sue sofferenze e
di quelle dei suoi cari, lì per li chiese la salute. La Madonna allora
la benedisse e le disse che le sarebbe apparsa dopo quaranta giorni. Ma
già durante quel saluto Vicka si pentì della sua scelta e pianse
lacrime inconsolabili per tutto quel tempo, perché il desiderio di
Maria era più forte di qualsiasi prova o sacrificio che le sarebbe
stato chiesto. E così, dopo quaranta giorni, rimise la sua scelta nelle
mani della Madonna.
Da allora sappiamo come è andata: Vicka ha sofferto per malattie molto
dolorose, per diversi tumori considerati letali, e più volte è stata
sul punto di morire, ma al tempo stesso il suo sorriso si è dilatato, e
ci sono migliaia di pellegrini e forse molti di più che si sono
convertiti grazie proprio a quel sorriso di chi vive la vita dì Dio. È
il sorriso di chi sceglie Dio, nonostante la strada della Croce aperta
da suo Figlio.
Con questo voglio dire che non può iniziare la tua vita nuova se tu non
la scegli; la fede non è opinione, né ideologia, né discussione: la
fede è Fiat, è risposta ogni giorno, è pratica, ed è sacrificio,
sempre; è rinuncia, è il seme che deve morire, è l’uomo che deve
morire a sé stesso e nel corpo, per poi risorgere in Dio.
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