25/09/1903

Tema: Descrivere una pioggia dopo una lunga siccità.

"Ieri, sull'orizzonte, splendeva il sole, che, con i suoi cocenti raggi riscaldava la terra: il cielo era sereno e tranquillo e appena appena spirava soavemente un alito di vento dalla parte occidentale.

Ma il sereno non durò molto, perché dopo mezzogiorno il cielo s'oscurò, il sole si nascose, né più fu ridente il creato coi suoi variopinti colori, né si udì più la melodia degli uccelli. Quindi tutto mutò.

Cominciò a tuonare, a lampeggiare di continuo, in modo da fare spavento. Poco dopo, la pioggia venne giù fitta e rumorosa allagando le vie e facendo gocciolare i tetti. Io, tanto per non annoiarmi, di dietro ai vetri stetti a osservare le gocce che, l'una dopo l'altra, precipitavano senza posa. Moltissime filavano dritte per il loro cammino, e cadevano nel bel mezzo della via; molte altre scendevano tranquille lungo i muri; vi furono di quelle, che un po' audaci, si fecero ai vetri della finestra, forse per curiosità.

Ne osservai anche parecchie, che, rimaste trattenute da qualche sporgenza, si affacciavano all'orlo di essa, forse per misurare la profondità dell'abisso, e dopo di essere state un tantino titubanti, si facevano coraggio e cadevano confuse alle altre mille che precipitavano dal cielo.

Vedevo i viandanti che passavano frettolosi, curvi sotto ai parapioggia grondanti, e vedevo le innumerevoli pozze d'acqua che le gocce di pioggia increspavano, sollevandovi bollicine, che appena nate scomparivano.

Intanto tutta quell'acqua formava rivi e torrentelli improvvisati, scorreva saltellando lungo le pendenze del terreno, s'avviava in cerca di un torrente che la conducesse al mare.

Pensando ai grandi benefizi che l'acqua avrebbe portato alla campagna, rimasi soddisfatto e contento. Da molto tempo non era più caduta una goccia d'acqua, e la pioggia veniva in buon punto a rinfrescare l'aria, a rifornire i pozzi e le cisterne; e, quel che è più, avrebbe ravvivate le piante e le erbe, riarse dalla siccità."