Voglio
ringraziarti, Signore, per il dono della vita, ho
letto da qualche parte che
gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono
volare solo rimanendo abbracciati. A
volte, nei momenti di confidenza, oso
pensare, Signore, che
anche Tu abbi un’ala soltanto, l’altra
la tieni nascosta, forse
per farmi capire che
Tu non vuoi volare senza me, per
questo mi hai dato la vita: perché
io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami
allora, a librarmi con Te, perché
vivere non è trascinare la vita, non
è strapparla, non è rosicchiarla, vivere
è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza
del vento. Vivere
è assaporare l’avventura della libertà vivere
è stendere l’ala, l’unica ala con
fiducia di chi sa di avere nel volo un
partner grande come Te.
Ma
non basta saper volare con Te, Signore Tu
mi hai dato il compito di
abbracciare anche il fratello e
aiutarlo a volare. Ti
chiedo perdono, perciò, per
tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Non
farmi più passare indifferente vicino
al fratello che è rimasto con
l’ala, l’unica ala inesorabilmente
impigliata nella rete della
miseria e della solitudine e
si è ormai persuaso di
non essere più degno di volare con te, soprattutto
per questo fratello sfortunato, dammi,
o Signore un’ala di riserva.
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