La testimonianza di un terziario francescano |
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Nella
vita, ogni scelta ha i suoi oneri. A volte è necessario saper
mettere tra parentesi i propri problemi, le proprie esigenze
personali, il proprio bisogno di affetto, di amore, di comprensione,
le proprie relazioni con l’ambiente familiare, gli amici, ecc.
Per
seguire Cristo attraverso l’esempio di San Francesco è necessario
spogliarsi del proprio Io per affrontare la quotidianità. Rinnegare
se stessi abbracciare la propria croce e seguire senza esitazioni il
Figlio dell’Uomo nelle salite della vita. Rinnegare se stessi
significa rivalutare se stessi mortificando il proprio orgoglio, la
propria presunzione, il proprio credere di essere differenti da ciò
che in realtà si è.
Vivere
da terziario francescano significa lasciarsi istruire da Dio; agire
sempre con umiltà accettando di confrontarsi con i propri limiti e le
proprie debolezze per non giungere stremati al cospetto del nostro
nulla. Il Signore è sempre con noi ed è pronto a soccorerci quando
cadiamo sotto il grave peso delle nostre iniquità.
Gesù
ci esorta ad essere innocenti come bambini per poter entrare nel
Regno dei Cieli (Mc 9, 36-37; 10,15). Ma, spesso, gli uomini danno
più importanza al sentire dell’intelletto che al sentire
dell’anima. Ne consegue che la semplicità, l’innocenza,
l’umiltà, l’apertura totale del cuore a Dio diventano aspetti
surclassati dalla presunzione, dall’arroganza e dall’apparire.
L’insegnamento
del Signore Gesù è semplice e lineare; non pretende erudizione ma
solo abbandono filiale al Suo Amore infinito. Ma gli uomini lo
contaminano con le loro interpretazioni, con discussioni e dibattiti
non di rado sterili, con la presunzione di spiegare ciò che non è
spiegabile in parole semplici perché è puro sentire dello spirito.
Molti
tentano di spiegare la Verità e di imporre i propri punti di vista.
L’immagine del bambino che Gesù ci propone, dovrebbe evocare in
noi un sentire puro e innocente, fatto di sentimenti e di emozioni
positive, in cui non c’è spazio per l’elucubrazione mentale,
per i malesseri terreni, per la snervante e dolorosa rassegnazione
di fronte agli eventi che caratterizzano la vita.
Possiamo
verificare a che punto è il nostro amore nei confronti di Gesù
nella misura in cui riusciamo a dimenticare noi stessi. Sia che
siamo capaci e intelligenti, sia che siamo incapaci e tardi,
dobbiamo riuscire a dimenticare noi stessi e le nostre presunzioni.
Dobbiamo essere così come siamo dimenticando di essere. Agli occhi
di Dio, le capacità umane sono solo orpelli privi di senso. Sono le
nostre capacità interiori, del cuore, della mente e della volontà
a nutrire il nostro amore nei confronti di Gesù. Orgoglio e vanità
servono solo a garantire a noi stessi di esistere…malgrado tutto.
E’
importante, sempre, volgere lo sguardo oltre gli orizzonti del
nostro io. Rinnegare se stessi significa dar risalto a quella
sottile e discreta presenza dello Spirito che vive in noi. La vita
è fatta di salite e discese. Difficilmente il cuore percorre le
pianure. Ma è soprattutto quando il nostro cammino è in salita che
hanno inizio “le sublimi metamorfosi”, quei misteriosi moti
dell’anima che ci conducono direttamente tra le braccia di Dio.
Felice Di Giandomenico
dgf@interfree.it
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