Maria in visita da Elisabetta: passo dopo passo, i pensieri di una giovane mamma. (Lc 1,39-45)
Dopo
l’annuncio angelico Maria si accinge a compiere quel viaggio verso la
montagna che la porterà da sua cugina Elisabetta nel paese, secondo
la tradizione, di Ain-Karim, distante circa 150 Km da Nazareth. Non
si hanno particolari a riguardo di questo viaggio, quindi non possiamo
sapere se era stata accompagnata da alcuni parenti, se si era aggregata a
qualche carovana che andava nella sua direzione o se era partita da sola.
Vista la giovane età di Maria quest’ultima ipotesi, oltretutto,
sembrerebbe la meno attendibile. Quello che invece ritengo più importante
è comprendere lo stato d’animo di Maria durante quel viaggio. Maria
sapeva che da lì a nove mesi avrebbe dato alla luce un bambino che,
almeno in apparenza, sarebbe stato simile a tutti gli altri bambini della
terra; un fanciullo che l’angelo aveva chiamato Gesù: il Figlio
dell’Altissimo. Quante domande nel cuore di Maria durante quel viaggio!
Domande che nascondeva nelle segrete profondità del suo silenzio e della
sua preghiera. Poco più che adolescente si era ritrovata, all'improvviso,
ad essere madre; ma non una mamma come tutte le altre: lei era la mamma
del Figlio dell’Altissimo, del Figlio di Dio. E
passo dopo passo, mentre pregava e gioiva per sua cugina Elisabetta,
pensava a questo bambino, il suo bambino; che avrebbe tenuto fra le
braccia, che avrebbe baciato, difeso, coccolato, allattato. Passo dopo
passo tentava di farsi un’idea di come sarebbe potuto essere, a chi
avrebbe potuto assomigliare e passo dopo passo il suo cuore, nonostante
quella gioia che le era nata in grembo, si gonfiava sempre più di
un’amarezza che non riusciva a sradicare: Giuseppe. Che
cosa avrebbe pensato il suo futuro sposo? Che cosa avrebbe detto quando al
suo ritorno l’avrebbe rivista ed avrebbe capito il suo stato? Nel cuore
di Maria, passo dopo passo, iniziava a crescere la prima di una lunga
serie di spine che l’avrebbero fatta sempre più soffrire nel corso
della sua esistenza terrena. Tutta quella gioia interiore, che aumentava
lentamente come una silenziosa onda nel mare dell’anima, andava ad
infrangersi su uno scoglio che era il pensiero di Giuseppe.
Giuseppe
era buono, era semplice, era mite e queste qualità avevano fatto sì che
Maria lo avesse scelto tra tanti. Ma Giuseppe era anche uomo, e come uomo
cosa avrebbe pensato di Lei? E se lui, al suo ritorno, l’avesse
ripudiata di fronte a tutti? Cosa sarebbe stato di lei…e del suo
bambino? Maria sapeva che avrebbero potuto lapidarla, che era un diritto
del suo promesso sposo farlo. Questo pensiero le balenò più volte nella
mente ma la preoccupazione non fu per la sua vita ma per quella del suo
futuro bambino, per quella di Gesù. Se avessero tolto a lei la vita cosa
ne sarebbe stato di quel bimbo che lei portava in grembo e che era il
Figlio di Dio? Ma
oltre al pensiero di Giuseppe, ne seguivano altri legati alla sua
situazione sociale. Se Giuseppe non l’avesse ripudiata, in ogni caso, i
suoi parenti, gli amici ed i conoscenti di quel piccolo sperduto paese in
cui era nata avrebbero sicuramente iniziato a mormorare qualcosa. In fondo
lei era nell’attesa di un bimbo e non poteva, non voleva nasconderlo a
nessuno. Cosa avrebbe dovuto fare? Nascondere agli occhi del mondo quel
Figlio che le era stato donato dal Signore per regnare sulla casa di
Giacobbe? Non avrebbe né potuto e né voluto farlo. Non lo avrebbe
neanche lontanamente immaginato di fare una cosa del genere. Maria avrebbe
fatto qualsiasi cosa per quel figlio che le nasceva in seno ed avrebbe
sopportato qualsiasi umiliazione, in silenzio, per amore. Cosa che fece
tutta la vita. Maria si umiliò sino all’estremo senza mai lamentarsi,
nonostante le cattiverie e le malignità che indubbiamente, le sue
condizioni attuali, avrebbero attirato. E se tutto fosse andato come lei
sperava, per Gesù, come sarebbe stato quel bambino? A chi sarebbe
somigliato? Sicuramente non a loro, genitori putativi di un evento
straordinario e divino, ma a chi? Altre malignità su di lei e su Giuseppe
erano così da prospettarsi all'orizzonte… ma questi pensieri erano
anche interrotti, fortunatamente, da momenti più sereni in cui
s’immaginava quale gioia per lei sarebbe stato vedere nascere dal suo
grembo il Figlio dell’Altissimo. E poi Elisabetta, sua cugina;
un’altra gioia! Così,
in un’altalena di gioie e dolori il suo viaggio si concluse sulla soglia
della casa di Elisabetta, e dopo averla salutata il bambino di sua cugina le
sussultò nel grembo e, piena di Spirito Santo, esclamò: " Benedetta
tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la
madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è
giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.
" Maria, infatti, aveva creduto sin dal primo istante alle parole dell’angelo ed il suo viaggio non era stato per dare conferma a quell’evento, il suo viaggio non era stato per verificare che effettivamente Elisabetta fosse nell’attesa di un bimbo. Maria si era recata da sua cugina per darle una mano nel duro travaglio che avrebbe dovuto sopportare vista l’età; lei non aveva pensato altro che a portare aiuto. Maria
è sempre stata portatrice di aiuto. Sempre. Anche in quell’occasione. Ma
oltre a questa sua caratteristica principale se ne denota un’altra non
meno importante: Maria è portatrice di Colui che santifica.Maria
è colei che permetterà al Figlio di Dio di nascere, Maria è la nuova
Arca dell’Alleanza. E la fede di Maria è stata la chiave che ha
sigillato questo nuovo patto tra l’umanità ed il suo Creatore: un patto
di amore tra una madre ed un figlio. Così
il Figlio dell’Altissimo, ancora nel grembo della madre, porta a
Giovanni la Luce dello Spirito proprio per mezzo di quella giovane
fanciulla di Nazareth che è divenuta, grazie alla sua fede, l’anello di
congiunzione tra la terra ed il cielo. Lei è la donna per la quale tutte
le grazie scenderanno copiose, da lì in avanti sino alla fine del mondo,
sull’umanità sofferente. Portando
in grembo Gesù è divenuta la portatrice eterna di tutte le Grazie.
Maria, per realizzare questo, si è fatta serva del Signore, si è
annullata per far “esistere” il Figlio di Dio secondo i piani del
Padre; ha donato instancabilmente la sua intera esistenza, sia terrena sia
celeste, senza concedersi nulla per sé. Colei che ha portato in grembo
l’Amore, in un completo annientamento di sé, è divenuta la Madre
dell’Amore. Cosa
può insegnarci Maria? Quale segreto immenso si nasconde in tutto questo?
Che la moneta di scambio nel cielo non è il denaro, l’egoismo,
l’egocentrismo, la prevaricazione, l’io: nel
cielo la moneta di scambio è l’amore. Il
cielo lo possiamo immaginare, e considerare, come una società organizzata
che possiede come fulcro centrale un “motore” perfetto che è Dio, il
quale permette ai suoi membri di interagire fra loro utilizzando la stessa
energia di questo motore che è l’Amore Universale. Dalla
Creazione, immenso atto di amore, ad oggi tutto è emanazione di questa
forza che con “prepotenza” tende a portare in ogni luogo il primo
frutto dell’amore: la Vita. Amore
e Vita sono le due
facce della stessa moneta. Una non può esistere senza l’altra perché
l’amore di Dio Creatore è essenzialmente vita. Una vita che si esplica
in tutte le sue straordinarie manifestazioni visibili ed invisibili. Non
dobbiamo pensare che prima della nascita dell’Universo non esistesse la
vita. Certamente non esisteva la vita che conosciamo noi, ma anche quella
spirituale è vita. Anzi, quando Gesù trenta anni dopo inizierà in
Palestina la sua missione pubblica, farà ben capire a tutti che la “vera
vita” è quella del cielo, quella spirituale. Perché eterna. Quale
amore più grande di un Dio che ti crea e ti permette di vivere
eternamente come Lui? Credo non esista neanche lontanamente qualcosa che
indichi più amore di questo. Maria
aveva colto perfettamente queste verità e non aveva esitato neanche un
istante nel donarsi all’Amore per Amore. Un connubio perfetto il cui
frutto è stato Gesù. Il Figlio dell’Altissimo, il Figlio dell’Amore.
Tutto per mezzo di colei “che
ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” Giovanni e Gesù: una piccola riflessioneIn
quell’occasione Giovanni conobbe Gesù unicamente sul piano spirituale.
Poi per trenta lunghi anni le loro strade non si sarebbero più incrociate
sino al giorno in cui, sul fiume Giordano, Giovanni avrebbe battezzato Gesù.
Quale significato dare a quest’episodio? Credo che Dio abbia voluto farci capire che le relazioni “spirituali” possano essere anche più durature, resistenti e “vere” di tante relazioni “materiali”.
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