Maria
nel silenzio della sua anima (Lc
4,14-30) Dall’episodio del ritrovamento di Gesù nel tempio trascorsero altri diciotto anni; poi il Figlio di Dio diede inizio alla sua attività pubblica. In questi diciotto anni Gesù divenne un uomo e lo divenne anche e soprattutto grazie agli insegnamenti della madre e del padre. Molto probabilmente Giuseppe morì prima che suo figlio incominciasse a predicare la Parola di Dio lungo le polverose strade della Palestina. Nel Vangelo non è tramandata con certezza questa informazione, ma pare in ogni caso che sia presumibile pensare in questi termini di Giuseppe perché non è più menzionato nei passi successivi. Come deve essere stato, in ogni caso, quel momento per Maria e per Gesù? Maria aveva perso il compagno della sua vita mentre Gesù aveva perso quel padre terreno che lo aveva protetto e custodito e che gli aveva insegnato tutto quello che egli, fino a quel momento, conosceva per vivere e sopravvivere nel mondo. L’uomo che aveva badato a custodire il segreto di quel parto verginale per opera dello Spirito Santo li aveva improvvisamente lasciati. Maria si strinse forte a Gesù e piansero… Giuseppe non era più con loro. L’evangelista non narra niente a proposito e forse è un bene. Credo sia stato un atto di carità nei loro confronti lasciare che questo dolore, così personale ed intimo, fosse lasciato solo alla loro memoria eterna ed ai loro cuori perfetti. Nel momento in cui Giuseppe si spense Maria si rese perfettamente conto che gli era rimasto solo più il suo Gesù e se lo strinse forte a sé; ben sapendo che sarebbe, alla fine, giunto il giorno in cui avrebbe perso anche lui. Maria era perfettamente cosciente che Gesù, nonostante ella fosse sua madre, non apparteneva a lei ma apparteneva a Dio e che sarebbe giunta l’ora in cui Dio avrebbe chiesto a suo Figlio di iniziare la sua missione pubblica. Quel giorno venne quando Gesù raggiunse l’età di trent’anni. Anche questo episodio non è narrato nel Vangelo di Luca, ma sarebbe stato superfluo. Meditare sul giorno in cui Gesù si allontanò da casa sua per andare incontro alla volontà del Padre ci conduce vicinissimi alla effettiva realtà dei fatti. Questo perché tutti noi conosciamo le mamme poiché tutti hanno avuto una mamma. E le mamme sono tutte uguali, oggi come allora. Le mamme non cambiano mai perché i figli costano gli stessi sacrifici, sempre. Maria quel giorno si sentì come quando aveva perso suo marito Giuseppe, si sentì morire dentro e capì che era veramente rimasta sola. A parte Dio non vi era più nessuno sulla terra a prendersi cura di lei. Il Figlio di Dio doveva andare dove Dio lo chiamava. Maria, seppur con il cuore trafitto dal dolore, non si oppose. Ebbe fede e pregò. Nonostante nel piccolo paese di Nazareth i parenti, gli amici ed i conoscenti la deridevano e la compativano. Essi non potevano capirla. Non potevano comprendere il perché Gesù, suo figlio, fosse andato via lasciandola sola per andare di paese in paese farneticando di essere il Figlio di Dio. Per loro Gesù era sicuramente matto, era un figlio snaturato senza il minimo briciolo di cuore perché nessun figlio lascia la propria madre da sola per fare il mendicante in giro per il mondo raccontando frottole alla gente. E che frottole! Loro lo conoscevano bene Gesù. Lo avevano visto nascere, crescere e diventare uomo. Lo avevano visto e bene anche. Lui era il figlio del falegname, era quello che andava dove avevano bisogno di lui. Quando avevano bisogno di lui. Gesù era colui che aveva rifatto il tavolo a Tizio e che aveva sistemato le assi di legno a Caio; Gesù era colui che aveva anche riso e scherzato con il figlio di Tizio e di Caio ed era quello che una volta, da ragazzino, si era addirittura perso andando a Gerusalemme per la festa di Pasqua e per tre giorni i genitori lo dovettero cercare e quasi morivano di crepacuore. Gesù era tutto questo anzi, era solo questo e tutti, ma proprio tutti coloro che lo avevano conosciuto, ridevano di lui e si comportavano falsamente con sua madre. Alla fontana le donne facevano finta di niente ma poi quando Maria passava oltre tutte, ma proprio tutte, spettegolavano e la consideravano una poveraccia disperata e misera. Come si dice adesso: ”il paese è piccolo e la gente mormora”; possiamo essere più che certi che a Nazareth la gente mormorava parecchio l’atteggiamento di Gesù e non potendo incolpare Giuseppe, solo perché era morto, non avevano altro con cui prendersela che con la povera Maria. Che cosa dovette sopportare Maria solo lei può veramente saperlo. Ma umilmente ci accostiamo, in doverosa ed umile punta di piedi, a questo suo dolore per confortarla e comprenderla meglio anche e soprattutto oggi. Il vero problema, per gli abitanti di Nazareth, non era tanto cosa Gesù facesse della sua vita e dove egli si recasse nei suoi cammini. Il problema era quello che Gesù diceva. Se Gesù rischiava la propria vita andando a dire in giro di essere il Figlio di Dio i suoi vecchi compaesani rischiavano la reputazione, già di per sé molto bassa, e magari anche problemi più grossi. Era questo il vero punto della questione. I nazareni non avevano certamente voglia di passare dei guai con la loro legge religiosa o con quella romana. Non volevano essere additati ed accomunati con quel pazzo che avevano visto crescere nel loro paese; non volevano essere visti come sostenitori di quelle falsità. Per loro era una vergogna da sopportare perché poi in tutta la Palestina, al passaggio di un nazareno, chiunque li avrebbe derisi…e magari sarebbe andato anche oltre. Tutto sarebbe potuto accadere con un uomo che andava in giro per le sinagoghe professandosi Figlio di Dio… e nazareno. Passi che una persona lasci il proprio paese e la propria attività perché la testa non gli funziona più tanto bene, passi che quest’uomo lasci anche sola sua madre così in fondo si ha qualcuno su cui sparlare; ma che questo individuo porti anche dei problemi alla comunità intera non era proprio concepibile. Ma siccome Gesù non era presente fisicamente per fargliela pagare ecco che, in un modo o nell’altro, la persona su cui sfogarsi c’era ed era anche un facile bersaglio: sua madre Maria. Per fare questo non era necessario andare davanti alla sua porta tutti i giorni per deriderla e magari farle anche un po’ di paura. L’uomo è molto più perfido e subdolo. Bastava evitare di rivolgergli la parola, evitare di fargli un piacere, evitare di dargli una mano nel bisogno (e una donna sola, di bisogno, ne aveva sempre molto), evitare di dare un conforto, evitare di dire una parola affettuosa, evitare d’essere gentili, evitare di chiedere come stava, evitare di sapere se aveva bisogno di qualcosa, evitare di incontrarla, evitare…di farla sentire amata e rispettata in modo da non amare e rispettare neanche il figlio. Ma Gesù, che nella sua onnipotenza divina e nella sua sensibilità umana conosceva bene i patimenti di sua madre per causa sua, decise di iniziare la sua predicazione proprio in Galilea per poi recarsi a Nazareth. In questo modo sarebbe stato vicino, per quel poco che ancora poteva, a sua madre. L’avrebbe confortata con la sua presenza anche se la visita di Nazareth, tecnicamente parlando, non era in modo specifico dedicata a lei. Gesù, così facendo, avrebbe messo in chiaro i suoi rapporti con i suoi compaesani ed avrebbe confortato spiritualmente sua madre. Gli avrebbe fatto comprendere che lui era veramente consapevole di quello che faceva e diceva e che non doveva preoccuparsi per la sua salute e la sua sicurezza. Per una madre queste sono le principali preoccupazioni e Gesù, da figlio, lo comprendeva bene. Maria non soffriva per sé, per quello che la gente diceva o faceva nei suoi confronti, ma soffriva unicamente per il pensiero che le correva sempre a suo figlio non sapendo, a parte le voci che giungevano sporadicamente a Nazareth, delle sue effettive condizioni. Maria avrebbe preferito stare sempre vicina a Gesù ma capiva che non avrebbe potuto perché egli, in quel momento, doveva andare da solo per le strade a portare la Parola di Dio di cui Lui era il Verbo che si era incarnato in lei trenta anni prima. Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione; egli, nella sua sapienza perfetta, preferì che fossero le voci su di lui e la sua fama ad annunciarlo, piuttosto che recarsi direttamente ed improvvisamente nel suo paese. Volle tornare a Nazareth in modo, possiamo dire, plateale. Attese che la sua fama fosse diffusa in tutta la regione dove insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano le lodi. Tutti tranne i nazareni. Per loro Gesù era e rimaneva un pazzo perché lo conoscevano bene e ciò che egli diceva non era la realtà. Anche
Maria, però, conosceva bene Gesù e quando le arrivava qualche notizia
il suo cuore gioiva ed esultava. Maria sapeva bene che suo figlio non
era impazzito, era solo giunto il momento di rendere gloria a Dio.
Sempre più spesso le ritornavano alla mente le parole dell’angelo che
trent’anni prima le aveva detto: ”Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla
luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio
dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre
e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine”. Maria sapeva bene che quell’avvenimento non lo aveva sognato ma era stato concreto e reale. Lo aveva sempre saputo e lo aveva tenuto nel silenzio dell’anima, insieme alla sua famiglia, per tutti quegli anni. Nel silenzio delle mura della sua piccola casetta, che era diventata dopo la partenza di Gesù ancora più vuota, Maria viveva nel cuore gli avvenimenti che Gesù viveva nella vita. Il legame di una madre e di un figlio non si spezza mai. Non può spezzarsi mai. Anche se le distanze diventano insormontabili nulla può dividere gli spiriti. Maria e suo figlio vivevano la loro missione rimanendo uniti nello spirito: l’uno predicando e l’altra pregando, l’uno camminando sulle strade di Dio e l’altra inginocchiandosi davanti a Dio, l’uno con la Parola e l’altra con il silenzio. Giunse
così il giorno in cui Gesù si recò a Nazareth, dove era stato
allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e
si alzò a leggere. L’evangelista è chiaro nella sua descrizione del fatto, egli si sofferma su una precisazione particolarmente importante: ”secondo il suo solito”. Questa precisazione ci serve per comprendere quanto fosse, per gli ipocriti dottori della legge, questo comportamento ritenuto offensivo e contrario ai precetti. Di sabato non era lecito insegnare ma Gesù voleva dimostrare che lui era il Signore del Sabato. Com’era solito fare nelle altre sinagoghe così fece anche nella sinagoga di Nazareth; sarebbe stato impossibile che Gesù si comportasse diversamente dal solito solo perché era a casa sua. La sua missione salvifica non si modificava secondo la parentela, di un’amicizia o di una convenienza personale. Egli era e doveva essere coerente sino all’inverosimile. In tutto. Niente doveva scalfire la sua Potenza e la sua Parola. Neanche il fatto che si trovasse in mezzo ai suoi parenti ed ai suoi vecchi amici d’infanzia, neanche il fatto che in quel paese aveva lasciato la propria madre e quindi poteva farle ulteriormente rischiare la reputazione, la tranquillità ed anche la vita stessa. Ci domandiamo, a questo punto, se sua madre si recò nelle vicinanze della sinagoga per scorgere, almeno da lontano, suo figlio. A Nazareth lo sapevano tutti perché quell’avvenimento era stato anticipato dalla fama che ormai aveva Gesù, come abbiamo visto, in tutta la regione. Forse la prudenza di Maria, non tanto per sé stessa ma quanto per evitare ulteriori problemi a Gesù, ci porterebbe a dedurne che non abbia assistito a quell’episodio. Maria era tutto per gli altri ed ogni suo gesto, ogni sua azione, doveva comportare un bene e mai un male. Probabilmente recarsi nelle vicinanze della sinagoga avrebbe comportato un male ulteriore per Gesù perché avrebbero potuto indicarla come la responsabile, essendo la madre, delle farneticazioni del figlio. Ma
sapere questo particolare non modifica affatto ciò che accadde nella
sinagoga. Gesù
si alzò a leggere. Gli
fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era
scritto: Lo
Spirito del Signore è sopra di me; per
questo mi ha consacrato con l’unzione, e
mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per
proclamare ai prigionieri la liberazione e
ai ciechi la vista; per
rimettere in libertà gli oppressi, e
predicare un anno di grazia del Signore. Poi
arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gesù
era lì, all’interno della sinagoga di Nazareth, seduto al centro. Lui
guardava loro e loro guardavano lui. In un’attesa che sembrava non
avere fine. Tutti
pensavano la stessa cosa: “Adesso dovrà dichiararci la verità e dovrà
ammettere che è solo il figlio del falegname. Dovrà ammettere che si
è inventato tutto…e se lo fa, magari, saremo anche in grado di
perdonare lui e sua madre. In fondo tutti possono momentaneamente
sbagliare...” Gesù
conosceva questi pensieri, leggeva in tutti i cuori ed in tutte le
menti. Ma loro non lo sapevano. Gli occhi di Gesù erano limpidi, sereni
e senza la minima ombra di preoccupazione mentre gli occhi di tutti
nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Era superfluo, per
l’evangelista, aggiungere che quegli occhi che lo fissavano erano
pieni d’ipocrisia e derisione. Gesù,
al momento giusto, incominciò il suo discorso dicendo: “Oggi si è
adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Poi proseguì con le sue affermazioni e le sue argomentazioni. Tutti
erano stupiti delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e si
meravigliavano dicendo: ”Non è il figlio di Giuseppe?”. Gesù
rispose a questa affermazione dicendo: ”Di certo voi mi citerete il
proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a
Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”. Difatti
egli sapeva che i miracoli fatti a Càfarnao ed in altri luoghi della
Galilea erano giunti agli orecchi dei suoi compaesani ed inoltre sapeva
anche molto bene che si erano radunati tutti nella sinagoga non tanto
per sentirlo parlare quanto per vedergli fare dei miracoli. Era questa
la grande lotta che Gesù doveva vincere in quella sinagoga. Fargli
comprendere che non erano tanto i suoi miracoli la cosa essenziale
quanto il comprendere la Parola di Dio che si esprimeva per mezzo suo. Gesù
aggiunse, per meglio evidenziare la questione:”Nessun
profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove
in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e
sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di
esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma
nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. Gesù
divenne chiaro e con le sua affermazioni fece capire a tutti i presenti
che per loro non vi sarebbero stati segni dal cielo se non unicamente le
sue parole. Era importante che lo capissero per fare in modo che
meditassero bene sul perché non era possibile fare miracoli, per un
profeta quanto per il Figlio di Dio, nella propria patria. Vi era
mancanza totale di fede. Loro avrebbero dovuto guardare Gesù con gli
occhi dell’anima e non con quelli del corpo come invece facevano.
Erano avidi di miracoli perché erano legati più alle cose della terra
che non a quelle dello Spirito dove invece, a loro insaputa, si compiono
i più grandi miracoli.Possiamo affermare che Gesù ci provò. Tentò
di richiamarli all’ordine delle cose: prima le cose del cielo e poi
quelle della terra. Ma fu tutto inutile. All’udire queste cose,
tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono
fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la
loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Possiamo essere più che certi del fatto che, se Maria non era nei pressi della sinagoga, sicuramente le urla di tutta quella folla le aveva sentite ugualmente. “Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno”, ciò significa che una gran massa di persone, più quelle che si saranno aggiunte dopo per curiosità, si erano accanite su di lui per condurlo sul ciglio del monte e buttarlo di sotto. Maria vide quello che stavano per fare i suoi parenti, i suoi amici e tutti i suoi conoscenti. Pregò in cuor suo perché non gli facessero niente di male. Pregò il Signore che lasciassero stare suo figlio, il suo Gesù. Ma il Signore sapeva bene che non era ancora giunto il suo momento e Gesù stesso comprendeva che quello era solo l’inizio dei suoi dolori. Difatti, egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
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