Il
“Magnificat”: l’intima essenza di Maria
Leggendo il Magnificat, la preghiera più sublime di Maria, leggiamo nelle profondità della sua anima. Leggiamo quello che di lei, lei stessa, ha voluto farci conoscere. L’anima mia magnifica il Signore Quanta bellezza in queste parole, in questa prima strofa, così belle che si potrebbero ripetere all’infinito senza mai stancarsi…l’anima mia magnifica il Signore! Maria ci rende partecipi della sua infinita sensibilità e spiritualità, la sua anima è così perfetta che magnifica il Signore e nello stesso tempo ne è magnificata, in una sorta di scambio spirituale. Il Signore ama tutte le anime allo stesso modo, ma quelle anime che si innalzano a Lui lo glorificano, lo magnificano perché l’amore è il canale principale di dialogo con Dio. L’anima di Maria era perfettamente sintonizzata su questo canale di comunicazione da cui riceveva Amore e da cui trasmetteva lo stesso sentimento. Ognuno di noi magnifica il Signore quando ama, quando si offre, quando si rende piccolo, quando accetta, quando prega, quando si annulla completamente per amore. Maria amava in maniera totale e perfetta, la sua vita terrena è stata una continua ascesi verso l’amore e neanche sotto la croce del Figlio, molti anni dopo, smise d’amare. Anzi, in quell’ora terribile, fu lo stesso Gesù a fargli capire che era giunto il momento d’amare tutto l’universo, tutto il creato. Maria non avrebbe potuto descrivere meglio la sua condizione spirituale; perché con una singola strofa, con una singola frase, mette alla luce la sua natura più nascosta. L’anima di Maria è talmente cristallina, talmente pura, che magnifica Dio; così come il capolavoro di un artista che magnifica l’artista stesso. Ma a differenza di un lavoro terreno, che rimane tale, quello di Maria è un lavoro spirituale che procede in una ben precisa direzione: il Cielo. Maria nella sua esperienza terrena compie un’ascesi spirituale unica, perfetta ed ininterrotta che le consente di salire verso le più alte vette dello Spirito. Ognuno di noi è invitato a percorrere questo cammino, tremendamente difficile e doloroso; perché non esiste ascesi senza sofferenza, non esiste Luce senza tenebre. Il dolore purifica l’anima forgiandola come per un metallo impuro in un crogiolo alchemico. Dopo la prova del fuoco, della miseria, del dolore l’anima si distacca dalle proprie scorie, dalle proprie impurità che la legano ad altri elementi e ne pacano la perfezione ultima. Ecco che dal crogiolo, dopo il martirio del fuoco, si raggiunge quella perfezione altrimenti irraggiungibile. Maria, attraverso la sua esistenza, compie sulla propria persona questo cammino per divenire perfetta agli occhi del Signore. Molti potrebbero obiettare: ” …ma Maria era già perfetta, perché concepita immacolata!”. Sì, Maria era già perfetta, ma la prova è stata di mantenere durante la vita terrena la sua perfezione, per divenire un modello universale da imitare. Diceva sant’Agostino: ”Colui che ha fatto te senza di te non può salvare te senza di te!”. Aspirare alla perfezione o rimanere perfetti è sempre un atto di volontà. Maria ha perseguito quest’ultimo fine, sempre. La sua partecipazione alla redenzione dell’umanità ha avuto inizio con il suo ” Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto “. Da quell’istante, per l’eternità, la sua strada e quella di Gesù non si separeranno mai. Non penso sia molto lontano dalla realtà immaginare Dio come un cercatore d’oro accovacciato ai bordi di un fiume, il fiume della vita, che instancabilmente, con un setaccio, va alla ricerca delle preziose pagliuzze d’oro; quell’oro che aveva creato a sua immagine e somiglianza all’inizio della Creazione. Immaginarlo con le due mani immerse nel fango: la destra che rappresenta la mano di Gesù mentre la sinistra quella di Maria. e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché l’anima che raggiunge lo Spirito di Dio non può fare a meno di esultare. Maria, portando in seno il Figlio di Dio, era pienamente immersa nella Luce dello Spirito; portava Colui da cui tutto aveva avuto inizio e che si era degnato di degradarsi alla condizione umana per il più grande e misterioso evento della storia umana. perché
ha guardato l'umiltà della sua serva. La
caratteristica più preminente di Maria è evidenziata dalle sue stesse
parole: l’umiltà. Ella è stata una serva umile ed obbediente, la cui
umiltà era resa ancora più grande dal suo silenzio interiore. D'ora
in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Perché
alla luce dello Spirito aveva sentore delle grandi
cose che
ha fatto in lei l'Onnipotente. Infatti,
da secoli Maria è chiamata beata e lo sarà, sempre, da tutte le
generazioni. e
Santo è il suo nome: Maria
avverte la grandezza del Signore Onnipotente più d’ogni altra
creatura umana perché in lei è l’Onnipotente ed in lei opera
incessantemente. di
generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che
lo temono. Ecco
un altro insegnamento di Maria: il timore di Dio. Avere sempre timore
del Signore, non paura o terrore, perché Lui è Amore: TIMORE! Il
timore nel Signore consente all’uomo di rendersi conto della grandezza
del creatore, non gli permette di mancare in umiltà nei suoi confronti.
Chi ha timore in Lui ottiene la Sua misericordia: questo ci dice Maria.
Chi ha timor di Dio non compie mancanze nei Suoi confronti e più
facilmente la Sua misericordia ricadrà sull’uomo, altrimenti
ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei
pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,
mentre ha
innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i
ricchi a mani vuote. Maria ci illumina sulla
pedagogia divina: i superbi sono dispersi, i potenti rovesciati,
i ricchi rimandati a mani vuote mentre sono innalzati gli umili e
ricolmati di beni gli affamati. Comprendiamo come alcune qualità che il
mondo apprezza (la superbia, la ricchezza) non siano prese in
considerazione dal Cielo. Dio non guarda alla ricchezza accumulata in
opere terrene ma a quella ricchezza accumulata in opere spirituali, non
guarda alla superbia ma all’umiltà, ai poveri, agli affamati. Dio
guarda a quelle pagliuzze d’oro che aveva creato. Il Magnificat termina ricordandoci che Dio mantiene sempre le sue promesse, perché Egli ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.” |