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maggio 1961 Sono
vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno
sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una
strada falsa: la via del male che mi condusse alla rovina. Vedevo
attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior
parte dei giovani segue quella via, senza darsi pensiero: ed io pure non
me ne preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma
non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una
strada cattiva. Consumai a vent’anni il delitto passionale, del quale
oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu
l’angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Ho
impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò
per me, intercedette per me, suo uccisore. Seguirono
trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato
condannato a vita. Accettai la sentenza meritata; rassegnato espiai la
mia colpa. Maria fu veramente la mia luce, la mia Protettrice; col suo
aiuto mi diportai bene e cercai di vivere onestamente, quando la società
mi riaccettò tra i suoi membri. I figli di San Francesco, i Minori
Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro
non come un servo, ma come fratello. Con loro vivo dal 1936. Ed
ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di
riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore e
alla sua cara mamma, Assunta. Coloro
che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento
di fuggire il male, di seguire il bene, sempre, fin da fanciulli.
Pensino che la religione coi suoi precetti non è una cosa di cui si può
fare a meno, ma è il vero conforto, la unica via sicura in tutte le
circostanze, anche le più dolorose della vita. Pace
e bene! Alessandro Serenelli Alessandro Serenelli ritratto con mamma Assunta (madre di S. Maria Goretti).
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