Tutti gli abitanti della zona tra Concesio, Nave, Caino, “fin su dove la valle del Garza s’abbraccia con la Val Gobbia, conoscono e amano la chiesetta, il vecchio monastero, i prati, il cielo, l’immenso paesaggio che spazia, nelle belle giornate, fino all’azzurro del Garda”. (1) Lassù in Conche, luogo bello, ma isolatissimo, dove non giunge ancora la strada asfaltata percorsa dalle macchine inquinanti e dalle moto ruggenti, nel verde della natura e nel silenzio assoluto, nessuno avrebbe pensato di costruire un Santuario, se non un santo. Si deve proprio all’eremita San Costanzo la costruzione, in quella solitudine a 1110 metri sul mare, di una piccola cappella dedicata alla Santa Vergine, la Madonna di Conche.
La figura di San Costanzo è avvolta nella nebbia della leggenda, per cui risulta difficile tratteggiarne contorni sicuri. La tradizione fissa la data della sua nascita intorno al 1066, e lo vuole o francese, o italiano, o meglio ancora bresciano, di sangue nobilissimo, conte o vassallo, imparentato addirittura con la celebre contessa Matilde di Canossa, in quegli anni signora anche di Mantova. Prestante ed ardimentoso, ancora adolescente, Costanzo segue la carriera militare. In una delle tante lotte tra i partigiani dell’Imperatore Enrico IV ed i sostenitori della riforma della Chiesa nella lotte per le Investiture, i seguaci del Papa Gregorio VII, rimane gravemente ferito. Costretto dall’infermità all’inazione, Costanzo riflette sulla sua vita passata, sulla situazione penosa della Chiesa dilaniata dalle lotte interne. Stanco di tanta agitazione e desideroso di silenzio e di pace, avvolto da questi pensieri, ha la sensazione di essere sprofondato in una bolgia infernale tra fiamme orribili, bestemmie e grida di disperazione. Decide allora di abbandonare tutto e di ritirarsi in completa solitudine per dedicarsi alla preghiera ed alla meditazione. Venduto quanto possiede e donato il ricavato ai poveri, si ritira in luogo solitario per dedicarsi tutto a Dio. La tradizione ci informa che, mentre è in ricerca del luogo dove ritirarsi, Costanzo è guidato da una bianca colomba che lo conduce tra il verde della montagna di Conche dove si stabilisce e vive per oltre quarant’anni tra le più rigide penitenze, in perfetta castità ed in costante e generosa carità verso tutti i poveri e bisognosi, tanto numerosi in quei tempi di guerra e di calamità naturali. La Chiesa e l’antico convento di Monache Animato da grande amore verso Maria, la Madre della Misericordia, Costanzo decide di erigere in suo onore una chiesa con accanto un piccolo convento di suore che vivano in umiltà e castità, ed attendano alla cura della chiesa. Mentre, con alcuni carpentieri, in località “Pater”, sta squadrando i tronchi per le travi e le assi, Costanzo vede ricomparire la bianca colomba che, con tranquillità, prende ripetutamente nel becco un truciolo di legno e lo trasporta in volo verso il monte. Incuriositosi della cosa, la segue e, giunto in località Conche, s’accorge che la colomba ha disposto le schegge ed i trucioli di legno in modo da tracciare come il perimetro di un edificio. Alzando gli occhi, Costanzo vede una Signora con il Bambino in braccio, sollevata in alto sul perimetro segnato dalla colomba, che, con sorriso materno, gli indica il tracciato. Non può avere segno più chiaro della volontà divina! Costruisce pertanto in quel luogo la chiesa come prova della sua conversione e del suo amore per la Vergine.
Costanzo centuplica la sua carità esercitando le opere di misericordia verso tutti i bisognosi, ed in modo speciale verso i peccatori che converte e conduce all’amore del Signore. Dopo una vita tanto virtuosa e colma di opere buone, giunto alla più avanzata età, il Signore lo chiama al premio nella gioia di una serena morte. Il suo corpo viene sepolto presso l’altare maggiore della chiesa di Conche, ed è oggetto di venerazione da parte dei numerosi fedeli e fonte di non pochi miracoli. Attualmente non sappiamo quanto di vero vi sia nel racconto della tradizione; di certo però vi è la costruzione del convento e della chiesa, consacrata tra il 1110 ed il 1116 dal Vescovo Arimanno, convinto sostenitore della riforma del Papa Gregorio VII. Il Santuario diviene in breve un centro di viva pietà e di carità, con accanto una Comunità femminile probabilmente sotto la Regola agostiniana. Il flusso dei fedeli non si attenua nel corso dei secoli; nel 1465 e nel 1467 la chiesa è arricchita di sempre più ampie indulgenze e, nel 1478 la costruzione è restaurata con l’aggiunta di una navata laterale. Ad intensificare il concorso dei fedeli contribuisce il ritrovamento nel 1481 delle reliquie di San Costanzo riposte poi nella Parrocchiale di Nave, salvo un braccio riportato nella chiesa da lui costruita a Conche. Il culto per San Costanzo non offusca però la devozione alla Madonna di Conche. Un documento del Cardinale penitenziere Ludovico Borgia, del 13 maggio 1510, attesta i frequenti miracoli e le grandi folle di fedeli: le grazie ricevute sono attestate dai numerosissimi ex-voto esposti nel Santuario. Straordinaria è stata la festa del 9 agosto del 1959 che ha visto attorno al Vescovo di Brescia circa seimila fedeli. Ma alla Madonna di Conche si ricorre sempre, sia nelle pubbliche calamità, come nelle necessità personali, e sempre, ormai da un millennio, Ella tutti accoglie e consola. Don Mario Morra SDB (1) Antonio Fappani: "Conche ed il suo Santo", Brescia, Tip. Squassina 1987. Fonte: rivista "Maria Ausiliatrice", febbraio 2006; www.donbosco-torino.it ***
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